Creativi marginali Testimoni, non raccomandati
Artisti ai margini, ma necessari
Dichiarazione per chi lavora ai margini del "mercato dell'arte"
L’arte non chiede permesso. Testimonianza da chi resiste fuori dai circuiti
È una dinamica frustrante e fin troppo nota: il sistema dell’arte, pur proclamandosi aperto alla ricerca, spesso si chiude in circuiti di relazioni, visibilità e legittimazioni reciproche. E chi lavora con autenticità, fuori dai salotti e dalle strategie di mercato, viene ignorato o rimandato a una newsletter—come se bastasse un algoritmo per cogliere la profondità di un’opera.
Questa dichiarazione non nasce da risentimento, ma da necessità.
Parla per me, e per tanti altri che non hanno padrini, né gallerie di riferimento, né profili curati da uffici stampa.
Parla per chi lavora con serietà, con rigore, con visione.
Per chi usa la materia come memoria, il frammento come linguaggio, il gesto come testimonianza.
Siamo artisti che non chiedono di essere “scoperti”, ma di essere ascoltati.
Che non cercano visibilità, ma risonanza.
Che non inseguono il mercato, ma interrogano il presente.
Le nostre opere non brillano sotto i riflettori delle fiere, ma resistono nel silenzio degli atelier, nei margini delle città, nei luoghi dove il consumo lascia scarti e l’umanità lascia tracce.
Sono barchette di carta, cravatte abbandonate, residui industriali trasformati in emblemi di viaggio, perdita, lavoro, speranza.
Non siamo outsider.
Siamo testimoni.
E la testimonianza non si misura in risposte, ma in verità.
A chi ha il coraggio di guardare oltre le logiche del sistema, offriamo il nostro lavoro.
Non come prodotto, ma come atto.
Non come curriculum, ma come voce.
Questa è la nostra dichiarazione.
Non chiede permesso.
Esiste.
questa dichiarazione è di
chiunque riconosca in queste parole la propria traiettoria invisibile ma necessaria.
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