L’arte come bene comune
Breve saggio sulla figura di Mario Iannino nel contesto storiografico dell’arte contemporanea e della ricerca culturale:
Mario Iannino: una poetica della soglia tra arte povera, pedagogia radicale e testimonianza civile
Nel panorama storiografico dell’arte contemporanea italiana, la figura di Mario Iannino si colloca come un nodo sensibile tra le pratiche dell’arte povera, le pedagogie radicali degli anni ’70 e ’80, e le più recenti forme di testimonianza civile e inclusione sociale. Nato nel 1953 a Palermiti, in Calabria, Iannino non ha mai cercato il centro, ma ha trasformato la marginalità geografica e sociale in un laboratorio poetico e politico.
Tra arte povera e pedagogia del frammento
La sua ricerca si innesta nel solco tracciato da artisti come Michelangelo Pistoletto, Jannis Kounellis e Maria Lai, ma ne distilla una versione più intima e comunitaria. Se l’arte povera ha elevato il materiale umile a linguaggio concettuale, Iannino lo trasforma in metafora relazionale: carta strappata, barchette di carta, nodi di filo, crepe e cicatrici diventano segni di una memoria condivisa, di una bellezza che non esclude ma accoglie.
La sua pratica è anche pedagogica, in linea con le esperienze di Bruno Munari e del Gruppo 9999, ma con una forte impronta etica: l’arte come spazio di ascolto, come linguaggio accessibile a chi non ha voce, come strumento di trasformazione sociale.
Ricercatore culturale e curatore di prossimità
Iannino non è solo artista, ma anche curatore di prossimità, un ruolo che lo avvicina alle figure di Riccardo Dalisi e Franco Lorenzoni. La sua attività con scuole, fondazioni e persone con disabilità lo pone nel cuore delle pratiche artistiche inclusive, dove il gesto creativo è sempre anche gesto politico.
Il suo sito, ospitato su Altervista, è una dichiarazione di poetica: rifiuto del mercato, della vanità, dell’arte come prodotto. In questo senso, Iannino si avvicina alle posizioni di Claire Bishop e Nicolas Bourriaud, ma ne offre una versione meridionale, artigianale, e profondamente radicata nella terra e nel tempo.
Una voce calabrese nel coro della resistenza poetica
Nel contesto globale dell’arte relazionale e della ricerca estetico-politica, Mario Iannino rappresenta una voce calabrese di resistenza poetica. La sua opera non cerca l’effimero né il sensazionale, ma semina lentamente: ogni barchetta di carta, ogni murales scolastico, ogni banner digitale è un atto di cura, un invito alla riflessione, un ponte tra generazioni e culture.
In un’epoca dominata dalla velocità e dalla spettacolarizzazione, Iannino ci ricorda che la bellezza è un gesto lento, condiviso, e profondamente umano.
Manifesto Curatoriale di Aore12
Bellezza condivisa, non venduta
Aore12 non è una galleria. È un campo aperto.
Un luogo dove la memoria si semina, si raccoglie, si trasforma.
Qui, la bellezza non si compra: si condivide.
Curare è ascoltare
Curare, per noi, non è selezionare.
È ascoltare il pensiero inascoltato.
È dare forma al frammento, dignità allo scarto, voce al gesto minimo.
Ogni barchetta di carta, ogni nodo di filo, ogni crepa è un invito:
a riflettere, a giocare, a ricordare insieme.
Arte come testimonianza
La nostra arte non cerca il centro.
Abita le soglie, i margini, le intermittenze.
È povera di mercato, ma ricca di senso.
È fatta di materiali umili e di parole che resistono.
È una forma di testimonianza civile,
che trasforma l’assenza in presenza,
la ferita in segno,
il silenzio in canto.
Poetica della lentezza
Aore12 rifiuta la velocità del consumo.
Qui si procede per stagioni, per gesti lenti, per ritorni.
Le immagini si adattano al tempo,
le parole respirano con il vento,
i banner si rigenerano come rituali.
Calabria come mondo
La nostra radice è calabrese, ma il nostro orizzonte è universale.
Ogni assemblaggio è un ponte.
Ogni testo è bilingue perché ogni memoria è plurale.
Curare è costruire mappe di appartenenza,
dove il locale diventa globale,
e il personale diventa collettivo.
Invito al gioco
Aore12 è anche gioco.
Non per fuggire, ma per capire.
Il gioco è il nostro metodo filosofico.
Con esso esploriamo la dignità, la giustizia, la bellezza.
Invitiamo chi visita a partecipare,
non come spettatore, ma come testimone.
Aore12 è un archivio vivente.
Un luogo dove l’arte non si espone: si espone al mondo.
Un luogo dove ogni gesto è un atto di cura.
Un luogo dove la bellezza è un bene comune.
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