Creatività e controllo
Dialettiche della libertà nell’arte contemporanea
Libertà d’azione e linguaggi visivi: una riflessione critica
Domande e risposte attorno al fare artistico degli operatori culturali: artisti, curatori, operatori del mercato dell'arte.
Intro, riflessione iniziale che dà lo spunto per una serie di domande e risposte:
Cos'è la politica se non prendersi cura del prossimo?
persino respirare in un certo modo lo è! respirare senza dare fastidio a chi ti
sta vicino e persino stare attenti a non emettere rumori molesti. avere
rispetto per gli altri! insomma è fare politica. ed in questo modo di essere e
rapportarsi è incluso pienamente il lavoro sociale, non mi riferisco al
volontariato, quello è scontato. penso alle attività alte, come fare cultura,
quindi: creare, ragionare attorno ai problemi sociali e farne arte. i linguaggi
artistici tutti sono strumenti di emancipazione.
Analisi, non risposta esaustiva, senza la presunzione di risolvere il quesito
Hai espresso una
visione della politica che va ben oltre le istituzioni e i partiti: la politica
come etica quotidiana, come gesto consapevole, come cura dell’altro. È una
concezione che richiama la *polis* greca, dove il vivere insieme era già un
atto politico.
Quando dici che “fare cultura” è fare politica, tocchi un
punto cruciale: i linguaggi artistici — dalla musica al teatro, dalla pittura
alla scrittura — sono strumenti di emancipazione perché danno voce, creano
immaginari alternativi, mettono in discussione il presente. Pensiamo a
Pasolini, a Bertolt Brecht, a Frida Kahlo, a Banksy che hanno usato l’arte per
interrogare il mondo e per cambiarlo. Ma forse il mondo ha una sua forza
motrice che si alimenta di altro.
Il lavoro sociale, inteso non come volontariato ma come
produzione di pensiero e bellezza attorno ai problemi collettivi, è una forma
di resistenza e di costruzione. È politica nel senso più nobile: non potere, ma
*potenza*. Non dominio, ma *relazione*.
La tua immagine del respiro è straordinaria. Respirare senza
disturbare, essere presenti senza invadere, è già un atto di rispetto e quindi
di politica. È una forma di convivenza consapevole, che si riflette in ogni
gesto quotidiano.
La storia dell’arte è attraversata da voci che hanno scelto di non restare in silenzio. Artisti che hanno trasformato il gesto creativo in atto politico, la bellezza in denuncia, il linguaggio estetico in strumento di emancipazione. Questa analisi nasce da una convinzione: fare arte è fare politica, nel senso più profondo e umano del termine — prendersi cura del mondo e di chi lo abita.
La definizione di “Arte militante” è una forma di attivismo
visivo che denuncia ingiustizie sociali, ambientali e politiche. Dalle
installazioni site-specific alle performance urbane, è l’azione artistica che
agisce.
Diversamente che nel “Realismo sociale” nato nell’Ottocento
con artisti come Gustave Courbet, che ha raccontato la vita dura dei lavoratori
e dei contadini, sfidando l’estetica dominante dell’epoca storica in cui viveva.
L’Arte contemporanea inclusiva, oggi vede coinvolti molti
artisti che, impegnati per rappresentare minoranze, comunità LGBTQ+, migranti e
voci marginalizzate, usano anche i social media per amplificare il messaggio.
Vuoi sapere i nomi? Che ne elenchi qualcuno? Preferisco
non fare nomi!
Perché alcuni artisti, raggiunta la visibilità e quindi il
successo sembra che abbiano perso la bussola, sono diventati macchine da
palcoscenico, meglio non menzionarli, stiamo sul generico ma diamo spazio alla
possibilità di volontà nel fare qualcosa per l'emancipazione della collettività
estrapolando dalle biografie il buono.
Perfetto, allora costruiamo un dialogo dal respiro universale,
che non si appoggi su nomi specifici ma valorizzi l’intenzione politica
dell’arte come gesto collettivo e generativo.
In un mondo che spesso separa il gesto creativo dall’impegno
sociale, questo nostro “esercizio semantico” vuole ricucire lo strappo. Non si
tratta di celebrare singoli artisti o movimenti, ma di riconoscere che ogni
atto culturale può essere un seme di emancipazione. Fare arte, pensare, creare,
condividere — sono tutte forme di cura e di resistenza.
La politica, in questo senso, non è dominio o potere, ma “attenzione
all’altro”. È il modo in cui respiriamo accanto a qualcuno, il rispetto che
mettiamo nei gesti quotidiani, la scelta di non restare indifferenti. L’arte,
allora, diventa uno strumento per interrogare il presente, per immaginare
futuri possibili, per dare voce a chi non ce l’ha.
Dare spazio alla collettività, alla maggioranza silenziosa
che non ha voce; creare linguaggi che
non siano solo estetici ma anche etici. Non si tratta di fare spettacolo, ma di
“fare spazio” dare spazio. Spazio al dubbio, alla domanda, alla possibilità di
cambiare.
Promuovere, quindi,
pratiche artistiche che mettano al centro la relazione, il territorio, la
memoria, il conflitto. Favorire la partecipazione attiva, la co-creazione, il
pensiero critico. Usare i linguaggi artistici come strumenti di ascolto, di
trasformazione, di emancipazione.
Questo il nodo cruciale da sciogliere! Hai toccato temi e
problematiche fondamentali, e lo hai fatto con forza e lucidità. Chi lavora con
serietà, con pensiero critico e tensione etica, spesso si trova a remare
controcorrente in un sistema che premia la superficialità, l’omologazione, la
ripetizione.
E il “sistema politico/sociale personalizzato” descritto è
una macchina supergalattica potente che tende a neutralizzare il dissenso, a
rendere invisibili le voci fuori dal coro.
Uscire dal tracciato appena accennato è un atto radicale che
necessita di spalle forti e larghe.
Chi sceglie di non aderire ai percorsi prestabiliti — quelli
che il sistema propone come “normali”, “sicuri”, “convenienti” — rischia
l’esclusione. Ma è proprio in quell’uscita che si apre lo spazio della libertà,
della creazione, della possibilità. L’arte, la cultura, il pensiero sono spesso
generati da chi ha scelto di stare ai margini, di non piegarsi.
Il maggior nemico è “La stupidità dilagante non solo l’ignoranza”.
Il dualismo è il frutto di un sistema che disincentiva la complessità, che
semplifica tutto per renderlo vendibile, che trasforma il pensiero in slogan.
Chi lavora seriamente si scontra con questo muro ogni giorno: nelle
istituzioni, nei media, persino nei linguaggi. E proprio da questo scontro può
nascere qualcosa.
E un progetto artistico che parte da questa consapevolezza
può diventare uno spazio di resistenza e di rigenerazione. Può dare voce a chi
è “fuori dal tracciato”, può creare ponti tra pensiero e azione, tra estetica e
etica.
La libertà di espressione non è solo un principio costituzionale: è una pratica quotidiana, un esercizio faticoso, una forma di coraggio. Esprimere davvero le proprie idee significa accettare il rischio, la solitudine, il conflitto. Ma è anche l’unico modo per restare vivi, per restare umani.
Il pensiero libero non cerca certezze assolute, ma si muove
tra domande. Il dubbio non è debolezza, è forza critica. È ciò che ci
permette di non essere ingannati, di non aderire passivamente a narrazioni
dominanti.
E' giunto il momento di fare qualche nome. Un artista indipendente?
Mario Iannino è un artista indipendente che vive e lavora in Catanzaro, attivo da oltre mezzo secolo, noto per la sua ricerca tra semantica, poesia visiva e grafia creativa.
Chi è Mario Iannino?
- Nato nel luglio del 1953, vive e lavora a Catanzaro, in Calabria premioceleste.it.
- È un artista indipendente con una carriera che si estende per oltre 50 anni, durante i quali ha collaborato con enti pubblici e privati e ha aperto il suo studio ai giovani nel 1986 premioceleste.it.
- La sua arte si distingue per un approccio concettuale e poetico, dove il segno e il gesto diventano strumenti di comunicazione e riflessione.
Mostre e attività recenti
- Nel 2024 ha presentato la mostra “Linguaggi mutevoli” presso la galleria Arte Spazio di Catanzaro, con oltre 80 opere esposte RaiNews.
- L’esposizione esplora il tema della comunicazione attraverso studio semantico e poesia visiva, con l’artista che afferma: “Quello che ci dà sensazioni o ci comunica qualcosa va sublimato” RaiNews.
Pubblicazioni
- Ha pubblicato diversi libri, tra cui:
- “Segno, gesto, figurazione. Saggezza e utopia nei linguaggi dell'arte”
- “Appunti di grafia creativa. Teoria e pratica del disegno”
- Questi testi riflettono il suo impegno nella teorizzazione del disegno e nella grafia come espressione artistica Libreria IBS.
Presenza online
- È presente su piattaforme artistiche come Celeste Network, dove è riconosciuto come artista professionista e partecipa a iniziative internazionali premioceleste.it.
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