Processare la solidarietà: il paradosso Casarini
“Chi salva viene processato. Chi tortura viene rimpatriato.”
Nel cuore della Libia, nella prigione di Mitiga, gestita dal comandante Osama Almasri, migliaia di migranti — soprattutto donne — subiscono torture, stupri, umiliazioni. Una sopravvissuta ivoriana, oggi in Italia, ha denunciato queste atrocità davanti alla sua avvocata Angela Bitonti, che ha presentato un esposto alla Procura di Roma contro lo Stato italiano per presunta omissione e favoreggiamento.
Il suo appello a Giorgia Meloni è stato straziante:
“Giorgia, sei una donna. Aiutaci. Non puoi ignorare quello che ci hanno fatto.”
Ma mentre questa voce chiede giustizia, il governo italiano sembra voltarsi altrove. E non solo: chi salva le vittime viene messo sotto accusa.
Il paradosso giudiziario: Casarini sotto processo
Luca Casarini, attivista e coordinatore della ONG Mediterranea Saving Humans, è imputato per favoreggiamento dell’immigrazione clandestina. Il processo, avviato a Ragusa, si basa su un bonifico ricevuto per il trasbordo di 27 migranti da una nave danese nel 2020. L’accusa: aver agito “a scopo di lucro”.
Un paradosso inquietante: mentre chi coordina salvataggi viene processato, chi gestisce prigioni di tortura viene rimpatriato. Osama Almasri, arrestato a Torino nel 2023, è stato rispedito in Libia nonostante fosse ricercato dalla Corte penale internazionale.
Due storie, una sola domanda: chi protegge lo Stato?
- La donna ivoriana ha chiesto ascolto “in quanto donna” alla presidente del Consiglio.
- Casarini ha agito “in quanto essere umano” per salvare vite in mare.
Entrambi si sono scontrati con un sistema che sembra più interessato a perseguire chi denuncia, che a condannare chi tortura.
Il ruolo dei media e la costruzione del nemico
Mentre le testate vicine al governo amplificano il caso Casarini come esempio di “business dell’accoglienza”, il silenzio sulle prigioni libiche è assordante. La narrazione dominante:
- Criminalizza la solidarietà.
- Legittima accordi con milizie accusate di crimini contro l’umanità.
- Ignora le testimonianze delle vittime.
La responsabilità femminile nel potere
La sopravvissuta ha detto “per noi”, parlando a nome di migliaia di donne violate. Il suo appello a Giorgia Meloni è anche una sfida: “Se una donna non ascolta le donne, chi lo farà?”
In parallelo, il processo contro Casarini diventa il simbolo di una politica che, invece di interrogarsi sulle proprie complicità, cerca “nemici” da mettere alla sbarra.
Una democrazia sotto stress
Queste due storie — una di sopravvivenza, l’altra di solidarietà — convergono in una domanda cruciale:
Qual è il ruolo dello Stato: proteggere i diritti o difendere gli accordi?
“Per noi” non è solo un grido. È una richiesta di giustizia, di coerenza, di umanità. E oggi, più che mai, è una sfida per chi governa.
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