Nel cuore della Calabria
Fotogramma sul Golfo di Squillace: tra bellezza, memoria e resistenza
Nel cuore della Calabria, dove la terra si piega dolcemente verso il mare, il Golfo di Squillace si offre come uno specchio di luce e storia. Un fotogramma rubato tra i rami di un albero, con il mare in lontananza e il verde che avvolge lo sguardo, non è solo una scena naturale: è un atto di testimonianza. In quell’inquadratura si condensano secoli di lavoro, di attesa, di lotta silenziosa contro l’oblio.
La bellezza del paesaggio non è mai neutra. Essa parla, denuncia, consola. Il melograno che pende dal ramo, il sentiero che si insinua tra le foglie, il mare che chiama da lontano: ogni elemento è un segno, un invito alla riflessione. In un tempo in cui l’immagine è spesso svuotata di senso, questo fotogramma restituisce profondità. Non è decorativo, è civico.
Chi guarda questo scorcio non può farlo da turista. Deve farlo da curatore della memoria, da operaio della bellezza, da educatore del dubbio. Il Golfo di Squillace, incorniciato da foglie e silenzi, diventa allora un luogo di resistenza poetica. Qui non si consuma la natura, la si ascolta. Non si cerca lo spettacolo, ma la testimonianza.
Il saggio civico, come questo fotogramma, nasce dal basso. Non ha pretese accademiche, ma ha radici profonde. È il frutto di una vita vissuta tra lavoro e pensiero, tra famiglia e ricerca. È il gesto di chi ha trasformato ogni mestiere in semina, ogni immagine in disegno istoriato, ogni parola in cura collettiva.
In questo fotogramma c’è la Calabria che resiste, che non si piega alla retorica del degrado né all’estetica del consumo. C’è la Calabria che scrive, che disegna, che educa. E c’è anche il mare, che non è solo sfondo, ma orizzonte: aperto, inquieto, necessario.
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