Casa
racconto breve, scrittura creativa, narrazione.
Il profumo del tè
Il pomeriggio filtrava tiepido dalle persiane socchiuse, disegnando righe di luce sul tappeto persiano. La stanza era immersa in un silenzio denso, interrotto solo dal ticchettio sommesso dell’orologio a parete e dal fruscio delle pagine voltate piano.
Clara sedeva sulla poltrona accanto alla libreria, le gambe raccolte sotto di sé, un libro aperto sulle ginocchia. Ogni tanto alzava lo sguardo verso il tavolino, dove una teiera fumante aspettava paziente, circondata da tazze spaiate e un piccolo piattino di biscotti al burro. Il profumo del tè alla rosa si mescolava all’odore della carta, del legno antico, e a quello indefinibile che solo le case vissute sanno trattenere.
Dalla cucina arrivò il rumore di piatti sistemati con cura. Era suo padre, come ogni giorno, che riordinava senza fretta, canticchiando una vecchia canzone napoletana. Clara sorrise. Quella melodia era il sottofondo della sua infanzia, come il cigolio della sedia di sua madre quando cuciva, o il suono del modem quando lei faceva i compiti al computer.
Sul tavolo, accanto alla teiera, c’era una lettera aperta. Clara l’aveva letta tre volte, ma non riusciva ancora a decidere. Era un’offerta di lavoro a Milano, un salto nel vuoto, lontano da quella stanza, da quei pomeriggi lenti e pieni. Le parole della lettera sembravano brillare sotto la luce obliqua, come se volessero convincerla.
«Clara, vieni a prendere il tè, si raffredda,» disse suo padre, affacciandosi dalla porta con il grembiule ancora legato.
Lei chiuse il libro, si alzò, e si sedette accanto a lui. Versò il tè con gesti lenti, quasi rituali. Poi guardò la lettera, ancora lì, come un ospite silenzioso.
«Papà… se partissi, ti mancherei?» chiese, senza guardarlo.
Lui sorrise, prendendo la sua tazza. «Mi mancheresti ogni giorno. Ma se non vai, ti mancherai tu.»
Clara rimase in silenzio, mentre il vapore del tè si alzava in spirali leggere. In quella stanza piena di libri, fotografie e memorie, sentì che qualunque scelta avesse fatto, sarebbe rimasta parte di quel mondo. Come una pagina sottolineata, come il profumo del tè che resta anche quando la tazza è vuota.
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