La Politica al Ribasso
Cronaca di una Crisi di Valori
Franco Cimino, autore dell’articolo https://aore12.blogspot.com/2025/11/la-guerra-e-la-propaganda-del-potere.html esprime un'accusa forte e indignata contro il
silenzio mediatico che circonda la situazione a Gaza. Denuncia come
l'attenzione pubblica e giornalistica si sia spostata altrove, in particolare
sulla guerra in Ucraina. Secondo l'autore: Gaza è scomparsa dai media:
Nonostante il conflitto continui e la popolazione soffra, i media mainstream
non ne parlano più. Le notizie su Gaza sono relegate in secondo piano, se non
del tutto assenti. Chi ne parla è emarginato: Chi continua a denunciare la
situazione viene spesso etichettato come retorico, antisemita o sabotatore
della pace.
È chiaro che vi sia una forma voluta di manipolazione dell'informazione:
L'autore sostiene che il potere globale usa la guerra come
strumento economico e politico, manipolando l'informazione per distrarre e
controllare l'opinione pubblica. E Gaza sarebbe stata usata per oscurare la
guerra in Ucraina, e ora il meccanismo si è invertito. Dal canto nostro vi è l’assuefazione
all’orrore. La popolazione mondiale si sarebbe abituata alla violenza e alla
sofferenza, rendendo le tragedie quotidiane di Gaza incapaci di suscitare
emozione o interesse. Come dargli torto se anche da noi la politica si trasforma
in teatrino da fiera. Quando gli esponenti del governo urlano e ballano sui
palchi al ritmo di “chi non salta comunista è”.
Vi sono ovvi motivi nel cogliere il tono grottesco e spettacolarizzato
che spesso assume la politica contemporanea. Il riferimento al coro “chi non
salta comunista è” non è solo una critica al linguaggio triviale, ma anche alla
riduzione del dibattito pubblico a slogan da stadio, dove la complessità viene sacrificata
sull’altare del consenso facile.
Nel semplificare il linguaggio La politica diventa spettacolo
trasformato in una serie di battute, cori e gesti teatrali, pensati più per i
social e le dirette TV che per il confronto serio.
Si punta a suscitare emozioni immediate — entusiasmo,
rabbia, appartenenza — piuttosto che a costruire ragionamenti o visioni di
lungo periodo.
Frasi come quella citata non servono a spiegare, ma a
dividere. Il “comunista” diventa una caricatura, un nemico simbolico, utile per
rafforzare il proprio gruppo.Mentre si balla sul palco, i temi cruciali — come
Gaza, l’Ucraina, la povertà, il lavoro, l’ambiente — vengono ignorati o
trattati superficialmente.
La teatralizzazione non è solo italiana. È parte di una tendenza globale dove la politica si fonde con l’intrattenimento, e i leader diventano personaggi da reality show. Ma dietro le luci del palco, le decisioni vere — quelle che riguardano vite, diritti, guerre — vengono prese lontano dai riflettori, spesso senza un vero controllo democratico.
L'autore accusa i governi occidentali, in particolare quello
americano, di ipocrisia e cinismo, sostenendo che l’interesse per la guerra sia
motivato da profitti economici legati all’industria bellica e, in futuro, alla
ricostruzione.
La riflessione si chiude con una frase amara e disillusa: "La guerra la vincerà soltanto la guerra", a indicare che, in questo
sistema, la guerra è fine e mezzo, e non c'è spazio per la giustizia o la pace
autentica.
Mentre noi "videoti" governati dallo spettacolo
mediatico dimentichiamo per un attimo i problemi veri e ci lasciamo andare a
cori da stadio. parteggiamo per chi riesce a farci scaricare la rabbia sociale
addosso ad un nemico, vero o presunto che sia non è rilevante. l'importante è
scaricare la rabbia su un obiettivo visibile.
Il nodo cruciale della nostra epoca è la trasformazione
della politica in intrattenimento e della cittadinanza in tifoseria. Il termine
“videoti” — crasi amara tra “video” e “idioti” — fotografa con sarcasmo la
condizione di una società che, ipnotizzata dallo spettacolo, smette di pensare
criticamente.
E lo spettacolo diventa anestetico
sociale con:
• Distrazione organizzata: La politica-spettacolo non è solo
folklore: è un meccanismo di distrazione. Mentre si balla sui palchi, si
distoglie l’attenzione da disuguaglianze, guerre, crisi ambientali, precarietà.
• Nemici su misura: La rabbia sociale, anziché essere
incanalata verso chi detiene il potere o genera ingiustizie, viene deviata su
bersagli visibili e spesso costruiti ad arte: migranti, minoranze, “i
comunisti”, “i radical chic”, “i boomer”, “i giovani”.
• Semplificazione emotiva: In un mondo complesso, la
semplificazione è rassicurante. Meglio un nemico da odiare che un problema da
comprendere. Meglio un coro da stadio che un’analisi.
+, in estrema sintesi un ciclo che
si autoalimenta!
Il meccanismo è efficace perché appaga un bisogno umano:
quello di sentirsi parte di un gruppo, di avere un’identità, di sfogare
frustrazioni. Ma è anche pericoloso, perché anestetizza la coscienza critica e
svuota la democrazia del suo significato più profondo: la partecipazione
consapevole.
Nel delirio catapultano anche il Quirinale, ma Sergio
Mattarella, attraverso i l suo gabinetto risponde a tono.
Sì, il Quirinale ha risposto con fermezza alle accuse,
definendole “ridicole” e manifestando stupore per chi dà credito a simili
insinuazioni.
Negli ultimi giorni, ricordiamolo, si è acceso uno scontro istituzionale tra
*Fratelli d’Italia* e il *Quirinale*, innescato da un articolo pubblicato da
*La Verità*. Il quotidiano di Belpietro ha attribuito a Francesco Saverio
Garofani, consigliere per la difesa del presidente Sergio Mattarella, presunte
dichiarazioni che suggerirebbero manovre per ostacolare la presidente del
Consiglio Giorgia Meloni.
Ecco cosa è successo:
Galeazzo Bignami,
capogruppo di FdI alla Camera, ha chiesto una smentita ufficiale da parte del
Quirinale, accusando i consiglieri di Mattarella di tramare contro Meloni. Secondo *La Verità*, ci sarebbe un “piano” per
favorire la nascita di una coalizione alternativa al governo attuale, con
l’obiettivo di indebolire la maggioranza di centrodestra.
La risposta del Quirinale non si è fatta attendere:
Il comunicato della
Presidenza della Repubblica è stato insolitamente duro: ha definito l’attacco
“ridicolo” e ha espresso “stupore” per il fatto che un esponente di primo piano
del partito di maggioranza dia credito a simili insinuazioni.
Il Colle ha ribadito la propria neutralità istituzionale e
ha respinto ogni ipotesi di interferenza politica.
Le reazioni politiche delle opposizioni, prontamente, hanno
difeso il Capo dello Stato, accusando FdI di gettare fango su una figura
istituzionale super partes.
Alcuni commentatori
hanno sottolineato come questo episodio riveli una crescente tensione tra il
governo e le istituzioni repubblicane.
Insomma è una politica sempre più teatrale, dove anche le
istituzioni più alte vengono trascinate nel vortice della polemica e della
propaganda. Ma è e rimane una strategia da quattro soldi che non cura gli
interessi del Paese che guarda solo da una parte e con un occhio solo.

Commenti
Posta un commento
LA PAROLA AI LETTORI.
I commenti sono abilitati per chiunque passa da qui, si sofferma, legge e vuole lasciare un contributo all'autore del post.
ATTENZIONE! Chi commenta i post del blog è responsabile di quanto scrive. Pertanto non è prevista nessuna moderazione o censura ai commenti salvo evidenti illiceità.