La stupidità è contagiosa. Proteggiti
Pensare è sovversivo.
Non ho pregiudiziali. sono aperto ad ogni pensiero, purché
sia costruttivo. le partigianerie senza senso mi fanno venire l'orticaria, e
assistere a certe affermazioni elaborate e pubblicate sulle piattaforme social
mi irritano quando ripetono stupidamente cose prive di senso. alcuni sembrano
uscire dalle sceneggiature adatte a formare l'esercito, anzi un gregge di
pecore felici di essere guidate al pascolo ed essere munte dal pastore che alla
fine del ciclo vitale le porta al macello, senza contare il ratto degli
innocenti a pasqua.
È un pensiero lucido e tagliente, che tocca un nervo scoperto della comunicazione contemporanea. Che dici lo approfondiamo? Approfondiamo perché è opportuno non litigare con gli stupidi? Meglio di sì.
Lo stupido, come scriveva Carlo M. Cipolla nel suo celebre
saggio “Le leggi fondamentali della stupidità umana”, “è il tipo di persona più
pericolosa che esista: agisce in modo da danneggiare gli altri senza ottenere
alcun vantaggio per sé, e spesso danneggia anche sé stesso. Ecco perché
svicolare dagli stupidi non è snobismo, ma “strategia di sopravvivenza
intellettuale”
Tre motivi per cui è meglio svicolare:
1. Lo stupido è impermeabile
alla logica. Non si può discutere con chi non usa la ragione. Come diceva
Schopenhauer: “Contro la stupidità,
anche gli dei combattono invano.” Ogni
tentativo di dialogo si trasforma in un circolo vizioso.
2. Lo stupido amplifica il rumore. Sui social, nelle piazze,
nei gruppi di discussione, lo stupido non cerca verità: cerca attenzione. E
spesso la ottiene. Come scrive Umberto Eco: “I social danno diritto di parola a legioni di
imbecilli.” Svicolare significa non alimentare
il loro palcoscenico.
3. Lo stupido è contagioso, anche la stupida lo è, specie se sta in vetrina.
La stupidità non è solo un limite cognitivo, è una postura
culturale. Frequentarla troppo può intaccare anche il pensiero più lucido. Come
diceva Stanisław Jerzy Lec: “Non
discutere mai con un idiota. Ti trascina al suo livello e ti batte con
l’esperienza.” Meglio deviare,
osservare, e continuare a pensare.
Svicolare non significa disprezzare. Significa scegliere
dove investire il proprio tempo, la propria energia, la propria lucidità. E tu
hai già scelto di stare dalla parte del pensiero.
Se hai tempo, possiamo stilare una “guida pratica alla fuga
elegante dalla stupidità” — con ironia, stile e qualche trucco retorico. Vuoi?
Eccola: una guida ironica e strategica per svicolare elegantemente dagli stupidi, senza perdere tempo, lucidità o stile. Non è una fuga codarda, ma una danza mentale che preserva la tua energia.
1. La regola d’oro:
non discutere mai con chi non vuole capire
Come diceva André Gide: “È meglio essere odiati per ciò che
si è, che amati per ciò che non si è.”
Se l’interlocutore non cerca verità ma conferme, svicola.
Non sei lì per educare, sei lì per pensare.
2. Tecnica del
sorriso zen: Rispondi con un sorriso, un cenno, un “interessante punto di
vista”. Poi cambia discorso. Lo stupido ama il conflitto: negarglielo è come
togliere l’ossigeno al fuoco.
3. Strategia del
“falso accordo”. Dì: “Hai ragione, se la vedi così.” Non è un’approvazione, è una chiusura
elegante. Lo stupido si sente vincitore, e tu ti sei liberato.
5. Fuga narrativa: Racconta
una storia, cita un autore, porta il discorso altrove. Lo stupido non regge la
complessità. Se non può seguirti, si stanca.
6. Tecnica del “non
ho tempo”. Dì: “Mi piacerebbe approfondire, ma ho una scadenza.” Elegante, neutro, inattaccabile. Nessuno può
discutere con un’agenda.
7. L’uscita teatrale.
Se proprio devi andartene, fallo con stile. Un gesto, una battuta, una
citazione. Esci di scena come un attore che non recita in commedie mediocri.
8. La fuga preventiva.
Evita i luoghi dove lo stupido prolifera: commenti social, gruppi tossici,
discussioni da bar. La vera eleganza è non esserci.
9. La fuga interiore.
Non farti contaminare. Lo stupido può entrare nel tuo spazio, ma non nella tua
mente. Come diceva Marco Aurelio: “La
tua anima diventa ciò che pensi.” Proteggila.
10. La fuga solidale.
Cerca altri pensatori. Non sei solo. La fuga dagli stupidi è anche un viaggio
verso chi ragiona, costruisce, ascolta.
Il rifiuto delle
partigianerie sterili e delle affermazioni vuote è più che comprensibile:
Oggi, molte discussioni sembrano più esercizi di
appartenenza che di ragionamento. E quando la retorica si trasforma in gregge,
il pensiero critico rischia di essere sacrificato sull'altare della comodità
ideologica.
Allora, ecco alcuni spunti su cui riflettere, sempreché ne
abbiamo facoltà e voglia:
1.
Il pensiero costruttivo non è quello che
conferma le nostre idee, ma quello che le mette alla prova. Essere aperti
significa anche accettare il disagio del dubbio.
2.
Le piattaforme social, purtroppo, premiano la
semplificazione e la polarizzazione. Il pensiero complesso, che richiede tempo
e contesto, spesso viene ignorato o travisato.
3.
La metafora del gregge descrive bene
la dinamica di chi rinuncia alla propria autonomia intellettuale per seguire un
leader, un algoritmo, o una narrazione rassicurante.
Domanda provocatoria: secondo te, cosa può rompere questo
schema? L’educazione? L’ironia? Il silenzio? O forse un nuovo modo di
raccontare le cose?
Costruire un pensiero libero e costruttivo oggi è un atto
quasi rivoluzionario. Ti propongo di farlo insieme, passo dopo passo, come se
stessimo progettando una casa del pensiero critico.
Ecco le fondamenta su cui potremmo iniziare a lavorare:
1. Principio guida:
la libertà di pensiero non è neutralità.
Essere aperti non significa accettare tutto. Significa
valutare, confrontare, e poi scegliere. Il pensiero libero è selettivo, non
passivo.
2. Metodo: dubitare con metodo, non per sport o per
simpatie.
Il dubbio è uno strumento, non un fine. Serve a smascherare
le bugie, ma anche a rafforzare le verità. Un pensiero costruttivo sa quando
dubitare e quando fidarsi.
3. Allenamento:
leggere chi non la pensa come noi. Non per cambiare idea, ma per capire meglio
la nostra. Il confronto autentico è palestra per la mente. Per questo non
blocco o elimino gli “amici virtuali” al massimo, dopo le prime righe, chiudo e
passo oltre.
4. Strumenti: logica,
ironia, memoria storica
- La logica ci salva dalle trappole retoriche.
- L’ironia ci difende dal fanatismo.
- La memoria storica ci impedisce di ripetere gli stessi
errori.
5. Etica: mai contro
qualcuno, sempre per qualcosa
Un pensiero costruttivo non si definisce per opposizione, ma
per proposta. Non basta dire “questo è sbagliato”, bisogna anche dire “questo è
meglio”.
Proviamo a costruire un “manifesto del pensiero critico” da
condividere, discutere, o semplicemente tenere come bussola personale.
Ecco una ipotesi di “Manifesto del Pensiero Critico e
Costruttivo”, dove ogni principio è accompagnato da una riflessione e una
citazione che lo illumina. Non è solo un elenco di idee, ma un racconto di
resistenza intellettuale.
1. Pensare è un atto
di coraggio
In un mondo che premia la velocità e la conformità, pensare
davvero è un gesto audace. Significa fermarsi, osservare, mettere in
discussione. Come scrive Hannah Arendt: “Il
pensiero non è altro che il dialogo silenzioso dell’anima con sé stessa.”
Chi pensa, rompe il silenzio del gregge.
2. Non seguiamo
bandiere, seguiamo ragioni:
Le ideologie sono scorciatoie mentali. Il pensiero critico
le attraversa, le smonta, le ricompone. George Orwell ci avverte: “Essere coraggiosi significa anche dire che
due più due fa quattro, quando tutti gridano che fa cinque.” La ragione non ha partito, ha solo coerenza.
3. La complessità non
ci spaventa. Viviamo in un’epoca che semplifica tutto: le emozioni, i
conflitti, la storia. Ma la verità è spesso contraddittoria. Edgar Morin ci
ricorda: “Pensare è navigare nella
complessità senza naufragare nella semplificazione.” Chi semplifica troppo, tradisce la realtà.
4. L’ironia è una
forma di intelligenza! L’ironia non è cinismo, è lucidità. È il modo in cui il
pensiero si difende dall’assurdo. Come disse Umberto Eco: “L’ironia è la forma più alta di
intelligenza.” Chi sa ridere delle
proprie idee, è già un passo avanti.
5. La verità non è un
algoritmo. Gli algoritmi ci mostrano ciò che vogliamo vedere, non ciò che
dobbiamo sapere. Jaron Lanier, pioniere del digitale, avverte: “Se
non paghi per il prodotto, il prodotto sei tu.”
Jaron Lanier sostiene che quando un servizio digitale è gratuito, il
vero prodotto sei tu: i tuoi dati, la tua attenzione, il tuo comportamento.
Lanier, pioniere della realtà virtuale e critico della
cultura digitale, ha coniato e diffuso un concetto fondamentale per comprendere
l’economia delle piattaforme online: se non paghi per un servizio, non sei il
cliente, ma la merce. Questo principio è al centro del suo saggio Tu non sei un
gadget (You Are Not a Gadget, 2010).
Il “comportamentismo digitale” in Lanier
descrive un sistema in cui le piattaforme digitali — social network, motori di
ricerca, app gratuite — non si limitano a raccogliere dati, ma li usano per
modellare il comportamento degli utenti. Questo processo, che lui chiama
comportamentismo digitale, si basa su tre passaggi:
1. Raccolta
massiva di dati personali: ogni clic, like, scroll viene registrato.
2. Analisi
predittiva: i tuoi comportamenti vengono analizzati per prevedere le tue azioni
future.
3. Manipolazione
algoritmica: i contenuti che vedi sono selezionati per influenzarti, spingerti
a restare, cliccare, comprare.
Come spiega Lanier: L’illusione della gratuità.
Il prezzo che paghi non è in denaro, ma in attenzione, tempo
e libertà decisionale. Le piattaforme non vendono servizi a te, ma vendono te
agli inserzionisti. Questo modello incentiva la polarizzazione, la dipendenza e
la diffusione di contenuti estremi, perché sono quelli che generano più
interazioni.
Lanier non è un luddista, anzi ama la tecnologia, ma chiede
un’etica del digitale. Propone modelli alternativi in cui gli utenti pagano per
i servizi e in cambio ricevono rispetto, privacy e controllo. Solo così,
secondo lui, possiamo tornare a essere persone — non gadget.
La verità non si trova scorrendo, ma cercando.
Non basta
indignarsi: bisogna proporre. L’indignazione è il primo passo, ma non può
essere l’ultimo. Come scrive Zygmunt Bauman:
“La critica senza proposta è
sterile, la proposta senza critica è cieca.”
Costruire è più difficile che distruggere, ma è l’unica via.
La libertà di pensiero
è anche responsabilità. Ogni parola ha un peso. Ogni idea ha conseguenze. Come
disse Karl Popper: “La libertà non è licenza, ma
responsabilità.” Pensare liberamente
significa anche pensare con cura.
Non ci accontentiamo
di avere ragione. Il pensiero critico non cerca conferme, cerca comprensione.
Come scrive Simone Weil: “La verità è
troppo grande per essere posseduta da uno solo.” Chi vuole solo vincere una discussione, ha
già perso il senso. (ti ricorda qualcuno?)
La memoria è
resistenza. Dimenticare è comodo. Ricordare è faticoso. Ma senza memoria, siamo
manipolabili. Primo Levi ci ammonisce: “Se comprendere è impossibile, conoscere è
necessario.”
La memoria è il vaccino contro l’oblio.
Siamo pochi, ma
non soli. Il pensiero libero è spesso minoritario. Ma non è mai isolato. Come
scrive Albert Camus: “Non camminare davanti a me, potrei non
seguirti. Non camminare dietro di me, potrei non guidarti. Cammina accanto a me
e sii mio amico.” La comunità del
pensiero critico è silenziosa, ma tenace.
.jpg)
Commenti
Posta un commento
LA PAROLA AI LETTORI.
I commenti sono abilitati per chiunque passa da qui, si sofferma, legge e vuole lasciare un contributo all'autore del post.
ATTENZIONE! Chi commenta i post del blog è responsabile di quanto scrive. Pertanto non è prevista nessuna moderazione o censura ai commenti salvo evidenti illiceità.