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lunedì 11 novembre 2019

Le scarpe nuove

Sì, devo rivedere alcune abitudini. Anche perché non siamo più negli anni 60 quando le madri raccomandavano di tenere cura ai vestiti e alle scarpe della festa.
Una volta le madri e anche la mia quando indossavo le scarpe nuove e uscivo per incontrare gli amici mi gridava dietro: “…mi raccomando non giocare a pallone! Queste sono le scarpe della domenica!!!”.
Sì, non c’era molto da cambiare e scambiare. Il vestito buono e le scarpe lucide s’indossavano esclusivamente la domenica per andare a messa o a trovare i nonni e nelle feste raccomandate. Per gli esami e poche altre grandi occasioni dov’era necessario fare una buona impressione. “Vestiti zuccuna ca pari baruna” era una frase che si sentiva spesso allorché facevamo resistenza perché le scarpe vecchie erano più comode e ci sentivamo a nostro agio con i jeans.
E guai se c’era qualche strappo o qualche toppa! Sia mai! Dicevano con sdegno le buone madri di famiglia, quando ci passavano in rassegna. Peggio che in caserma! Scrima diritta; piega perfetta; colletto bianco; scarpe lucide e ben annodate; unghie corte e pulite…

È anche vero, però, che un tempo le scarpe ed i vestiti erano fatti per durare. Quindi materiale di prima qualità: pellame ben conciato per le scarpe e tessuti d’origine naturale quali la lana e il cotone per cucire dal sarto i vestiti delle grandi occasioni. Infatti duravano per molto tempo e passavano in dote dal fratello grande al piccolo.
Adesso tra il consumismo sfrenato e la qualità che scarseggia, piccole e grandi marche e la distribuzione hanno escogitato e coniato un altro modo per tenere vivo l’interesse massivo dei potenziali acquirenti così da fare girare i soldi nel commercio della roba d’uso quotidiano: “la resilienza programmata”!

Ma torniamo al concetto principale. Cioè al fatto di riconsiderare l’utilizzo delle scarpe “buone” e dei vestiti eleganti:

Avevo comprato delle belle scarpe. Un paio di scarpe comode nonostante fossero nuove. Ottimo! Mi dissi. Le terrò da parte per le occasioni importanti.
Infatti le usai pochissimo. E l’ultima volta che le indossai le suole si sbriciolarono: disintegrate peggio delle buste di plastiche che si sciolgono nel giro di poco tempo.

giovedì 4 aprile 2019

Segno dei tempi

Fiocchi di mais o corn flakes come definirli nel linguaggio comune?

In buona sostanza sono dei semplici cereali per la prima colazione. Alcuni sono arricchiti con vitamine, perlomeno così c'è scritto sulla confezione. Comunque vada il loro consumo varia a seconda delle abitudini e le virtù associate.

C'è chi li predilige nel latte e chi li immerge nello yogut. E anche per questo ultimo alimento esiste una letteratura infinita: coi probiotici, i fermenti lattici; zuccherato; al gusto di frutta esotica o nostrana.
Insomma, quello che fino a qualche decennio addietro era una sana e salutare prima colazione composta di latte appena munto e pane o biscotti fatti in casa nella maniera tradizionale, oggi è diventata una questione di moda! Di dieta in previsione della prova costume.
Una moda poco difforme dalla frenesia di postare foto sui social.

Globalizzazione e web hanno cambiato i nostri costumi e le nostre priorità.

I primi ad essere contagiati sono i bambini nativi da vestali catturate e possedute dalle piattaforme social.

I nativi digitali cresciuti a merendine e video-interattivi conoscono i linguaggi della comunicazione forse perché li apprendono già nel pancione delle mamme che scattano selfie per testimoniare il loro cambiamento corporeo. Ed in seguito, all'età di cinque o sei anni, sono i nativi a segnare e decidere gli scatti.
Bambini in posa come statue. Fermo immagine perfetto col sorriso impostato e la mano ferma sulle labbra come a mangiare qualcosa. O mandare baci.

È il segno del tempo.


giovedì 14 luglio 2016

Prima della fiducia la diffidenza

Impalcature mentali e relazioni sociali


La diffidenza è, a volte, uno scudo protettivo; per alcuni è sinonimo di protezione.
La diffidenza è l'armatura che protegge dall'ignoto.
Innalziamo teorie dettate dalla paura e le facciamo agire come agisce un anticorpo contro i virus per preservare il nostro, quieto, raggiunto, benessere.



Si diffida delle persone sconosciute. Delle promesse fino a che non seguono i fatti. E si diffida persino da chi si conosce da tempo immemorabile allorché ci sono interessi da tutelare in ballo.

Siamo fatti così. Prima vogliamo conoscere chi ci sta d'avanti, la sua storia, e dopo, se lo merita, forse, gli diamo piena fiducia. Ma sempre con il beneficio dell'inventario. Cioè mai al 100%.

sabato 7 marzo 2015

Eroica quotidianità al femminile

Donne coraggiose


La vita è una ruota, diceva mia madre.
La vita, appunto, coi suoi alti e bassi impone scelte immediate. Scelte, a volte dolorose ma necessarie per sopravvivere.

Con la morte nel cuore, mia madre si trovava ad un bivio, doveva decidere se accettare una nuova proposta di matrimonio oppure darsi da fare. Mettersi in gioco. Indossare i pantaloni per amore dei figli e trovare un lavoro. Uno qualsiasi purché onesto e dignitoso.
Lei riteneva inopportuno risposarsi. “Sono ancora feconda, -diceva argomentando il suo diniego in famiglia e al pretendente- e poi, che ne so che tipo di persona mi metto in casa! E se dovesse maltrattare i miei figli? no. Ho promesso a Vincenzo che sarebbe stato il primo e l'ultimo e così è!
Era consapevole degli ostacoli che avrebbe dovuto superare ma non si scoraggiò. Lei, una donna sola, ancora giovane, in un mondo di uomini avrebbe dovuto lottare e lo fece!

martedì 17 luglio 2012

donna oggetto o determinata dispensatrice di affetti?

Eros e chirurgia plastica al mercato della vanità.


I rigonfiamenti laterali del labbro superiore lasciano uno spazio civettuolo impercettibile che calamita lo sguardo su quella apertura morbida, decisamente sensuale nella sua struttura decisamente innaturale. No, non può essere una bocca al naturale. E non è neanche un caso di labbro leporino aggiustato. È, piuttosto, un intervento di alta scuola di chirurgia plastica. Ne sono convinto! Vedi i rigonfiamenti sui lati? Troppo morbidi per essere carne naturale.
La donna sa di essere osservata. Lo si capisce da come atteggia a cuoricino il regalo del suo ultimo amante: la bocca! Che di carnoso ha ben poco. Come, del resto i seni. Quelli, invece, sono un regalo cumulativo. Costano molto di più.

Osservo la donna e ascolto i commenti dei convitati alla festa di compleanno della padrona di casa. La mia curiosità è attratta da quella donna. Non è eccessivamente bella! Ma m'incuriosisce sapere quale parte del corpo non è stato ancora trattato dal chirurgo plastico.
“non hai mai visto una donna?” mi sussurra sornione un amico. Guarda che quella, basta che tu gli faccia capire che hai soldi e che ti piace e il gioco è fatto...

lunedì 27 settembre 2010

il dito del senatùr bossi

aore12
Il dito del senatùr.


Che dire? È pura arte oratoria!

Profonda conoscenza di una lingua universale!

che testimonia la sua enorme, incommensurabile cultura.

Poverino, fa un po' fatica a parlare ma sa esplicitare benissimo cosa gli frulla in testa grazie all’esperienza giovanile, di quando calcava le piazze da mimo. Lui, radio elettrotecnico senzalavoro, doveva pur campare. Ma adesso, forte dell’esperienza pregressa esterna con gesti semplici ma efficaci sentimenti patriottici e cultura conquistata sul campo padano. Però, lo stipendio da parlamentare e ministro della repubblica se lo intasca a Roma.

martedì 9 marzo 2010

manipolazione genetica o procreazione naturale?


La nascita è il minimo comune denominatore biologico che accomuna esseri umani, animali, vegetali e persino minerali nell’attimo della loro alterazione formale o biologica.
All’inizio, la vita è una sorta di pasta informe che assume segni e peculiarità nel tempo, fino a disegnare fattezze consone al modello corporeo conosciuto. Insomma, qualsiasi forma di vita, nel nascere si manifesta come una sorta di semilavorato che prende sembianze ben definite nel tempo, in ossequio al suo dna.
Non basta nascere, dunque, per avere un corpo, un’origine, intesa come posizione sociale o geografica; è necessario costruire, conformare all'idea di corpo quel processo genetico conosciuto cui, infine s’impone un nome ben definito.

Nei vari linguaggi conosciuti dall’uomo, l’origine della vita risiede nella “madre”. Madre intesa come natura, prodiga nell’elargire una moltitudine di frutti.
Donna, madre di famiglia, incline ad accudire i figli, educarli, anche se non necessariamente o espressamente biologica.

Niente e nessuno è solo un corpo venuto al mondo per caso. Ogni cosa ha un’origine, un iter e un epilogo. Un’entità sociale che interagisce, si ammala; e da ammalati ci si rende conto di non essere soli. Si volge lo sguardo al cielo e s’indirizzano parole accorate alla mamma; insomma si penetra quel campo invisibile che trascende la materia; si dialoga con i cari estinti, con le Grandi Anime che abbiamo conosciuto in vita. Con la Mamma di tutti: Natuzza.

Natuzza, donna umile, mamma che piangeva di gioia quando era al cospetto della Mamma Celeste e di suo Figlio.
Natuzza, tratto d’unione tra individuo e società con i cenacoli di preghiera; presenza fisica intesa come sinonimo di esigenza materiale e spirituale per quanti hanno avuto la fortuna di conoscerla.

Antropologicamente, l’idea di “corpo vitale” trascende e plasma gli individui in carne ed ossa secondo canoni prestabiliti. Tutto il processo riproduttivo verte su forme di controllo antiche, comprendenti preparazione, semina e cura delle colture vegetali e animali.
Oggi, il modello di bellezza impone canoni visivi differenti dal passato.

Dall’imposizione della bellezza alla riproduzione, dal vigore al pudore, dalla salute al look. Insomma, modificazioni strutturali del corpo, basate su leggi estetiche non scritte ma che trovano riscontri apprezzabili nell’altro sesso. E se in passato alla parola “uomo” si associava un corpo mortale e anima immortale, quindi concetto trascendente a immagine e somiglianza di Dio, la filosofia di vita contemporanea ha segnato il trionfo dell’immanenza, la morte di Dio e dell'anima.

Oggi il mistero del corpo, della vita stessa è pura scienza, codice genetico. Medici e scienziati sono i nuovi sacerdoti che determinano la nuova realtà vitale, interpretano i codici del Dna e li modificano secondo un modello biologico di perfettibilità. Creano il granoturco e la patata trans genici, dimenticando gli effetti che il consumo di carni adulterate conosciute col termine “mucca pazza” hanno prodotto sull’uomo.

interpretazione creativa del vivere


Libera interpretazione poetica del vivere terreno


L’uomo, giacché immagine, quasi fedele, dell’Essere Supremo, tenta di eguagliare le gesta del Creatore. Alcuni si sentono talmente grandi da voler sottomettere il mondo intero, altri includono l’universo mentre una piccola parte si accontenta di dialogare con Lui.

I pochi uomini che si raccolgono in meditazione riescono a volare alto; veleggiare sopra le meschinità, le tracotanti beghe e le irresponsabili decisioni assunte da emeriti strunz. Strunz dalle gesta platealmente sconsiderate che riescono con estrema naturalezza a deturpare presente e futuro ambientale, economico e sociale d’intere nazioni.

Sulla terra ferma siamo concretamente avvezzi a celebrare ricorrenze, fare proposte d’intenti; raccogliere fondi per gli struzzi in via d’estinzione e nel frattempo comprare mitragliette per il tiro al bersaglio sui bambini del terzo, quarto e quinto mondo. Insomma, siamo orgogliosamente padroni di calpestare allegramente la dignità altrui!
E sì; l’uomo terreno interpreta creativamente le regole comunitarie e le modifica secondo il proprio esclusivo interesse. E se il risultato finale non collima con il resto della plebe pazienza! Come disse il marchese del Grillo: mi dispiace ma io so io e voi non siete un cazzo!

lunedì 8 marzo 2010

Sognatori, poeti, liberi pensatori, artisti: categorie estinte?



Libera interpretazione poetica del vivere terreno

L’uomo, giacché immagine, quasi fedele, dell’Essere Supremo, tenta di eguagliare le gesta del Creatore. Alcuni si sentono talmente grandi da voler sottomettere il mondo intero, altri includono l’universo mentre una piccola parte si accontenta di dialogare con Lui.

I pochi uomini che si raccolgono in meditazione riescono a volare alto; veleggiare sopra le meschinità, le tracotanti beghe e le irresponsabili decisioni assunte da emeriti strunz. Strunz dalle gesta platealmente sconsiderate che riescono con estrema naturalezza a deturpare presente e futuro ambientale, economico e sociale d’intere nazioni.

Sulla terra ferma siamo concretamente avvezzi a celebrare ricorrenze, fare proposte d’intenti; raccogliere fondi per gli struzzi in via d’estinzione e nel frattempo comprare mitragliette per il tiro al bersaglio sui bambini del terzo, quarto e quinto mondo. Insomma, siamo orgogliosamente padroni di calpestare allegramente la dignità altrui!
E sì; l’uomo terreno interpreta creativamente le regole comunitarie e le modifica secondo il proprio esclusivo interesse. E se il risultato finale non collima con il resto della plebe pazienza! Come disse il marchese del Grillo: mi dispiace ma io so io e voi non siete un cazzo!

domenica 7 marzo 2010

effetti collaterali del decreto interpretativo


Il decreto legge interpretativo, varato dal governo per sopperire al pasticcio combinato dai dirigenti del pdl delle regioni Lazio e Lombardia esprime l’ennesima azione unilaterale atta a salvaguardare, per certi aspetti, la libertà d’espressione degli elettori che si riconoscono nelle linee guida del partito di governo e l’arroganza del potere di chi impone pezze giustificative in tempi e metodi inopportuni.

Gli effetti collaterali, riscontrabili a pelle nell’opinione pubblica, evidenziano un generico allontanamento dei cittadini dalla politica, demotivati da assenza di dialogo e democrazia, coinvolgimento reale nella soluzione dei problemi e, ancor di più, scoraggiati dalla gestione dilettantesca e vessatoria che rende insopportabile persino la visione di parolai tronfi e demagoghi nei mass media.

Decreto inopportuno, quindi, ma che evita una competizione elettorale priva di concorrenti dal sapore dittatoriale. È inimmaginabile, in Italia, gareggiare da soli; un monologo; sarebbe come giocare a palla col muro. Decidere da soli quando iniziare e finire il gioco… (?)
La democrazia è tale se vi sono molteplici correnti di pensiero. Per cui, da una parte può essere ritenuta giusta e saggia la decisione del Presidente della Repubblica Italiana Giorgio Napoletano di apporre la firma al decreto e dall’altra rimane ferma la considerazione che diventa diseducativo cambiare le regole del gioco mentre la partita è in atto e peggio ancora imporle.

Se fosse stata una decisione corale, frutto di un’intesa democratica, non avrebbe dato adito a schieramenti, più o meno condivisibili.

sabato 6 marzo 2010

io dissento! e tu?

©archivio M.Iannino

Io Dissento! E tu?

Nel bel Paese si ride ancora, in barba alle tempeste meteorologiche politiche e giudiziarie cadute negli ultimi tempi sui cittadini che, esterrefatti, subiscono nonostante il loro conclamato dissenso esternato con contestazioni di piazza dai movimenti spontanei e l’analisi di artisti e intellettuali che disapprovano il criterio “creativo” gestionale delle leggi dello Stato, rivedute e corrette di volta in volta dalla classe politica italiana.

Premesso che le leggi sono scritte dagli uomini e quindi soggette a modifiche migliorative al passo coi tempi, i legiferatori, con l’ormai consueto ricorso urgente ai decreti legge tampone, sembrano ignorare l’elemento principe delle libertà consistenti nel rispetto delle altrui libertà e dei criteri democratici in atto nella Repubblica Italiana.

Le parti litigano senza esclusioni di colpi. I ministri incitano la piazza e l’opposizione sfrutta l’onda anomala della cattiva gestione per gonfiare demagogicamente i fatti, ma c’è da dire che, in quanto a populismo, nessuna delle componenti politiche scherza. Il popolo è tirato in ballo spesso! Ma questo benedetto popolo è davvero così determinato e vicino al pensiero degli agitatori di tessere?

giovedì 4 marzo 2010

competizioni politiche: ingenuità o furbe strategie?


Mi viene in mente quando da ragazzi si giocava a pallone per strada o nei campetti di periferia per impegnare i pomeriggi d’estate. Si formavano le squadre e col benestare del proprietario del pallone si batteva il calcio d’inizio. Ognuno di noi si appropriava del nome del proprio idolo: Baggio, Buffon, Cannavaro, Del Piero… si giocava con impegno e passione fino a quando il ragazzone grande e grosso non perdeva in maniera clamorosa. A quel punto, forte della prestanza fisica, si proclamava arbitro indiscusso e si assegnava rigori da centrocampo, fermava il gioco quando gli avversari si trovavano sottoporta e annullava goal finché non portava l’esito della partita a suo favore.

L’orgoglio e la presunzione inducevano il ragazzone prepotente a gonfiare i muscoli e a prendere con la forza un risultato immeritato.

Ecco, la partita politica che il centrodestra sta giocando ci somiglia molto, anche se lascia spazio a dubbi e perplessità:
1. possibile che una formazione politica come quella del PdL, che ha al suo interno gente competente e che fa attività politica e sindacale da una vita sia sprovveduta fino a dimenticare di corredare le liste con contrassegni e firme secondo le leggi vigenti?
2. com’è pensabile che gl’incaricati del partito delle libertà, ben conoscendo le regole e gli orari di chiusura degli uffici, possano pensare di lasciare tranquillamente le stanze istituzionali preposte all’accettazione delle liste e dei relativi candidati alla presidenza per andare a mangiare un panino e pretendere di rientrare oltre l’orario stabilito dalla legge elettorale?
3. forse sono invasi da demenza senile?
4. oppure sono pervasi dai superpoteri?
5. o semplicemente si sono resi conto di avere esagerato con l’uso arrogante del potere e sono consapevoli di perdere la partita?
6. e, da buoni strateghi, per evitare di perdere la faccia davanti ad una solenne bocciatura popolare hanno creato un polverino mediatico, esportabile ovunque, anche nella nebbiosa Lombardia…

Le perplessità esposte non giustificano in ogni modo la strategia politica della sinistra che, in molti casi, è sembrata impacciata e poco attenta ai proclami ritenuti di sinistra come la tutela del lavoro delle classi meno abbienti, l’equità fiscale, l’emancipazione sociale dei deboli e tutte le belle parole di prammatica che spiattellano nei dibattiti pubblici.

Ancora, purtroppo, la classe politica non ha voluto cogliere l’umore degli uomini e delle donne che vivono in Italia; non si sono resi conto che è finito il tempo dei bei proclami! A questi devono seguire i fatti! Fatti non eclatanti ma semplici e seri nel pieno rispetto delle dignità sociali che vivono nel nostro Paese!

Ecco, per rimanere in tema con l’introduzione calcistica, ci si è trovati a sperare nel compagno di squadra con le spalle grosse ma, che purtroppo, rimane a guardare in silenzio.

mercoledì 3 marzo 2010

Fare creativo, autostima e crescita armonica nei laboratori ri/creativi




Oggi più che mai è indicato un ritorno alla quiete interiore; allontanarsi dal rumore mediatico e valutare serenamente le opportunità esistenziali racchiuse dentro di noi.

Valutare se davvero conveniente impegnare energie per il raggiungimento esclusivo del benessere materiale, diventare schiavi delle economie aziendali; essere drogati dalle luci della ribalta mediatica, che pare abbiano contaminato anche il web con lusinghiere esposizioni di blogger controcorrente e intellettualmente sani.
Insomma, essere condizionati dai miraggi o prendere piena coscienza delle nostre potenzialità e svilupparle in armonia con il bene supremo, vale a dire: l’amore per la vita?

Pensatori, filosofi, pedagoghi hanno lasciato indirizzi insegnamenti validi per eliminare ostacoli e sovrastrutture mentali inadatte al raggiungimento della serenità ma pare che l’uomo, se non soffre, non è contento!
Sembra assurdo ma spesso ci facciamo del male inutilmente. Rincorriamo traguardi fasulli e per raggiungerli siamo disposti a ogni bassezza. Mentiamo. Accusiamo innocenti. Violentiamo le coscienze. Smerciamo scorie tossiche. Provochiamo pandemie. Favoriamo ricerche scientifiche dubbie… Che dire: non è un bell’esempio di correttezza morale!

Nel frattempo, nelle periferie, i deboli, i diseredati soffrono la fame, il freddo e muoiono a causa di un semplice raffreddore, mentre i benestanti sprecano cibo, indumenti e prodotti tecnologici in tutta tranquillità.

Tutto ciò è con certezza la conseguenza logica di una serie incessante di teorie evolutive sbagliate, con le quali, l’uomo arrogante tenta di dare forme veritiere alla dissacrazione intellettuale e al saccheggio pratico dell’eco sistema terrestre. Ecco, quindi, che il fetente in questione assume un aspetto ben definito e che chiameremo: uomo arrogante! Senz’altro lontano dalle scuole di pensiero citate di seguito, non per esporre metodi e teorie in contrapposizione ma allo scopo di stimolare la riflessione e il dibattito circa la corretta prosecuzione naturale della specie secondo criteri, che personalmente ritengo saggi, del vivere civile.

Il concetto appare chiaro già nella ricerca di Rudolf Steiner proteso a elaborare una pedagogia che insegna ad apprendere continuamente dal vissuto quotidiano per tutta la vita.

Nella formazione steineriana non vi è traccia alcuna di nozionismo e questo, nelle intenzioni delle scuole, dovrebbe portare a uno sviluppo ottimale della personalità e della componente umanistica, scientifica, culturale oltre che artistica dello studente; inoltre non sono previste bocciature o altri rallentamenti nel percorso scolastico (tranne al liceo), poiché l'insegnamento è in relazione all'età dell'alunno. Nella formazione degli insegnanti steineriani è molto fondamentale il percorso di autoeducazione per risvegliare interesse, entusiasmo e spirito d’iniziativa in campo pedagogico.
Per Steiner la pedagogia è un‘arte ed il maestro vi deve essere portato ed avere una sorta di “vocazione". Un cattivo maestro genera cattivi alunni: una persona, pur preparata, che insegna per portare a casa lo stipendio, senza metterci la propria passione, non è degno di insegnare. L'insegnamento non è solo un freddo passaggio d’informazioni, ma è una relazione tra due esseri umani, in cui uno è assetato di conoscenza e l'altro è portato a trasferire tutto il proprio sapere umano ed intellettuale.

Anche Maria Montessori curò l’aspetto educativo dei deboli.
• S’interessò in particolare ai bambini con problemi psichici, ma stese delle teorie più generali.
• Il pensiero pedagogico montessoriano riparte dalla pedagogia scientifica come primo passo fondamentale per costruire un'osservazione obbiettiva dell'oggetto.
• L'oggetto dell'osservazione non è il bambino in sé, ma è costituito dalla scoperta del bambino nella sua spontaneità ed autenticità.
• Il principio fondamentale è la libertà dell'allievo.

Ancor prima, Tommaso Campanella nella stesura della società ideale esplicitata in “La Città del Sole” così teorizza il metodo educativo da adottare con i bambini:

• I piccoli «Solari» imparano giocando, correndo per le vie della città. Tutte le mura sono, infatti, istoriate, in modo da costituire una vera e propria enciclopedia visiva. Nel primo girone sono rappresentate le figure matematiche, una carta geografica di tutta la terra e le tavole riguardanti ogni provincia con i rispettivi riti, i costumi, le leggi e gli alfabeti delle varie lingue. Nel secondo girone sono raffigurati i minerali, le pietre ed i metalli, i mari, i laghi e i fiumi. Nel terzo, gli alberi, le erbe e le loro virtù medicinali, i pesci e il loro modo di vivere. Nel quarto sono riprodotti le varie specie di uccelli, rettili e insetti. Nel quinto gli altri animali terrestri. Le mura del sesto girone illustrano le arti meccaniche e gli inventori delle leggi, delle scienze e delle armi.

Altri formatori e pedagoghi moderni, intendono la scuola e le attività correlate come momento istituzionale con il compito di conferire agli allievi le conoscenze per accedere al mondo del lavoro.
L’una non pregiudica l’altra. L’importante è non eccedere nelle teorizzazioni strumentali degli allievi e pretendere concrete finalizzazioni tesaurizzanti piuttosto che reali crescite intellettive.

(Mario Iannino)

martedì 2 marzo 2010

Solidarietà e crescita sociale


La formazione culturale contemporanea massificata è inidonea alla genesi etica dei cittadini; non aiuta i bambini nella crescita intellettuale e mortifica i giovani che si affacciano a vivere nella variegata società multietnica; una collettività avida, che ha come modello la figura distorta e arrogante dell’arrampicatore sociale,  figura egocentrica e vittoriosa, propinata dai mass-media in tutte le salse, quasi a festeggiare o sottolineare negativamente, a seconda dei momenti, le prevaricazioni furbesche di determinati personaggi.

Sembra un paradosso ma è così! Nonostante gli approfonditi studi pedagogici supportati da osservazioni scientifiche o dalla consapevolezza di una filosofia basata sulla libertà del bambino, l’educazione globale sembra subire una battuta d’arresto.
D'altronde i cattivi maestri non mancano:
• programmi tv spazzatura
• mass media devianti (giornali, tv, editoria)
• arroganti personaggi reali
• artificiosi personaggi costruiti dal mondo dello spettacolo e della pubblicità.

Arrivismo e consumismo, caratterizzano l'attualità e inducono spesso i genitori a pretendere dai figli onorificenze e glorie, anche effimere, perfino dalla durata di un battito d’ali, purché provochino ammirazione e un pizzico d’invidia nei conoscenti.
Affinché ciò si avveri, i genitori, iscrivono i figli a danza, in palestra a scuola di calcio, canto… insomma laddove pensano di poter investire in visibilità e far primeggiare i rampolli; sottovalutando lo sviluppo ottimale della personalità dei figli intenti ad acquisire, attraverso il gioco, gratificanti esperienze e relativa autostima.
Genitori pronti a entusiasmarsi ed entusiasmare laddove c’è l’esasperazione dell’io ma mai attenti alle vere esigenze dei figli, suffragati da docenti e formatori demotivati ma attivi nell’alimentare l’idea furbesca nelle menti degli allievi in crescita, col motto "importante è arrivare primi".
Naturalmente, nel novero dei formatori gli attori principali sono i leader politici, sportivi, star dello spettacolo e quanti sono sovraesposti dai mezzi di comunicazione di massa. Vale a dire, quell’enorme popolo di figuranti che ruota e fa proseliti attorno ad un progetto in cui condensare aspettative, sogni, amori e avversioni comuni nella stragrande maggioranza narcotizzata dal baluginio effimero e videodipendente.

Il comportamento più o meno rispettoso dell’etica dei leader puntualmente si riflette nella società contemporanea e determina le regole del vivere civile; fortifica o indebolisce il rispetto della propria e altrui dignità che, idolatrata, può sfociare nella cattiva politica e nella volgare tv; atteggiamento, quest'ultimo, inteso e pilotato come verità dai media nell’amplificatore del fare umano, ovvero, la tv di regime.

Certo, i mezzi di comunicazione di massa non stanno a perdere tempo con la morale! L’etica non paga, non suscita emozioni e non è spendibile nel mercatino dell’ambiguità. Insomma non è un buon propellente per la giostra mediatica.
Allora che fare?
Ove possibile, meglio stare lontani dai suddetti mezzi e se proprio è necessario assumere un ruolo, è preferibile essere propositivi, vestire panni di speranzosa sagezza, guardare il mondo con occhi puri e mani sporche di bambini che svolgono giochi creativi, senz'altro ingenui ma non inutili.
Ritornare bambini, quindi, e non badare al materialmente utile ma all'atto meramente gratificante del fare creativo. Stupirsi, navigare e narrare a più mani cromatiche strade verso un mondo migliore.


(Mario Iannino)

lunedì 1 marzo 2010

Domande alla politica, ecco cosa chiedo


Questo è il momento migliore per porsi e fare qualche domanda alla politica.

La politica con la P maiuscola. Quella politica che diventa arte di governare la società, e poiché, in democrazia nessun atto di vita si sottrae alla politica, come asseriva Gandhi, tutti hanno il diritto/dovere di partecipare all'amministrazione della “polis”, della città e del territorio; i cittadini sono tenuti a intervenire e far sì che le decisioni siano veramente collettive e sovrane!
Evitare, in poche parole, “il governo di alcuni”, la cosiddetta “oligarchia” composta dai soliti personaggi imprigionati nella ragnatela delle lobby o peggio il governo di un solo uomo: la tirannide!
È impossibile nasconderlo: in molti Paesi si è rasentata l’oclocrazia, ovvero il governo peggiore che si possa immaginare in quanto a scandali e collusioni con l’antistato, perciò diventa necessario, improcrastinabile, impegnarsi in prima persona, essere partecipi e solerti più che mai in questo sondaggio elettorale.
Rammentare a tutti, indistintamente, che:

Politica è occuparsi fattivamente della famiglia, del quartiere, della città, della nazione e del mondo intero.
Politica è accoglienza; diritto alla vita.
Politica è operare per la Pace! Abolire le guerre. Cooperare!

E, in quanto a integrazione e cooperazione, è opportuno ricordare che la Calabria ha fatto il possibile: ha accolto Africani, gente proveniente dal nordest asiatico, Ucraini, Bielorussi, Bosniaci…
Ma si deve fare di più! Trovare giusti equilibri tra politiche sociali coraggiose e integrazione reale del popolo rom che, storicamente è presente sul territorio nazionale dalla notte dei tempi. Inutile, però, nascondersi dietro i vetri: la convivenza è difficile! Specie se le culture vertono su equilibri differenti, ed è a questo che serve la Politica: a sviluppare piani strategici mirati all’evoluzione culturale delle persone che vivono in Italia.


domenica 28 febbraio 2010

Generazioni a confronto, post sessantotto e popolo viola


Non che mi piaccia fare la parte del castigamatti né tantomeno ergermi a moralista, però è vero quando si asserisce che siamo tutti diseducati al bello interiore, all’essere e non all’avere tanto per citare un saggio di Erich Fromm. In effetti, siamo abituati a guardare il lato esteriore delle cose, siano esse persone o oggetti ed esserne condizionati nel giudizio.

Gli uomini sono propensi a pavoneggiarsi davanti a una bella “gnocca”; a lei è permesso tutto, anche dire scempiaggini madornali purché poi… di contro, questi maschi assatanati, non vogliono perdere tempo a sentire ragionamenti intelligenti dai propri simili o, peggio, da qualche donna brutta e sciatta. Questi maschietti, forse perché reduci da un periodo carico di contestazioni femministe, di donne che sfilavano nelle piazze urlando: tremate tremate le streghe sono tornate! Oppure: la figa è mia e la gestisco da me! Hanno ripreso lo scettro del potere. Hanno sancito la fine di un’epoca e circoscritto il danno.
Bèh, il tempo delle rivalità sembra essere passato.
È passata l’epoca delle femministe; di quelle donne che volevano essere considerate per quello che erano veramente e non per l’aspetto esteriore. Di quelle donne che rivendicavano con determinazione la parità dei diritti, e per rafforzare ideologicamente il concetto eliminavano reggi seni, biancheria intima conturbante, trucchi e acconciature studiati per evidenziare la femminilità, gradita all’universo mentale maschile.
Le donne del movimento sessantottino volevano essere considerate dagli uomini come compagne di viaggio. Esseri pensanti. Persone utili alla società quanto l’uomo, anzi, un tantino di più, vista la potenzialità riproduttiva insita dell’essere donna. Insomma, s’illudevano di poter imporre al sistema maschilista una visione ideologica inaccettabile. Difatti, il potere, ch’è maschile e maschilista, ha lasciato un po’ di spazio alle legittime rivendicazioni femministe. Ha fatto finta di cedere qualche posto di comando in politica e nelle imprese a una sparuta cerchia appartenente alla casta dominante e ha lasciato alle altre, in rappresentanza del grande pubblico, i posti di veline, troniste, massaggiatrici, presentatrici, insomma, l’uomo le utilizza per uno scopo altissimo: il piacere personale del capo, del dominante. E poco importa, se è vero com’è vero, che dietro a ogni grande uomo si nasconde sempre una grande donna; nel gioco delle parti, l’uomo è il predatore e la donna la preda!
La generazione post-sessantottina ne è la prova lampante; ha perso i valori della famiglia, il potere tacito conquistato nel tempo, definito matriarcato, e delle loro madri che avrebbero voluto vedere esteso il raggio d’azione fuori dalle mura domestiche. L’ultima generazione scimmiotta le dive del piccolo schermo, rincorre l’illusione estetica al silicone e, ritiene più semplice procacciarsi la pagnotta da escort.
Sì, perché per la maggior parte delle femmine contemporanee è più importante apparire in trasmissioni come il grande fratello o l’isola dei famosi, mostrarsi con qualche misura in più di seno rifatto e due gommoni per labbra piuttosto che confrontarsi alla pari in una società costruita sull’effimero.

Anche l’uomo non è da meno! Nel sopracitato periodo anche lui disdegnava i simboli conformisti e borghesi. Il contestatore lasciava crescere barba e capelli; vestiva jeans giubbotto e non indossava cravatte. Curava di più e meglio l’intelletto e il suo modo di presentarsi era un chiaro rifiuto dei disvalori sociali.
Oggi, i ragazzi frequentano i centri estetici, si affidano alle manicure, si sottopongono a sedute di saune, lampade abbronzanti, si depilano, insomma curano l’aspetto esteriore meglio delle donne!

Siamo diventati tutti degli edonisti impenitenti? o possiamo confidare nel movimento viola e ritenerlo sinonimo di riscoperta dei valori etici e sociali per le generazioni presenti e future?


sabato 27 febbraio 2010

contro ogni falsità: democrazia e intelletto


Nonostante il casino che stiamo vivendo, il tempo continua a scorrere.
Notti e giorni si alternano e tra qualche mese ricominciano le vacanze estive; riprenderemo a lamentarci del caldo, dell’acqua sporca, delle imbarcazioni che arrivano sulla battigia, dei ragazzi che schizzano mentre vorremmo rosolarci al sole caldo di Calabria.

Tra qualche mese avremo novità politiche, istituzionali, e, forse, qualche buona nuova nella sfera del privato.

Tra qualche mese la bagarre politica elettorale sarà finita. I nemici torneranno a dialogare, a dividere e occupare posti di potere, a governare il sottobosco. Tutto come prima con più l’odore nauseabondo del putridume dilagante di un malcostume sociale incancrenito che deprime la morale comune e annulla la cultura di un popolo. Un popolo di morti viventi che vive rincorrendo bugie sparse dal cappellaio matto e dal suo esercito di leccalecca.
Il putridume dilaga; contagia le menti narcotizzate dai messaggi televisivi addomesticati dai programmi spazzatura e dalla disinformazione imposta come verità di regime. Un regime che sa di morte. Morte della cultura. Morte della morale. Morte della giustizia.

Ma, nonostante il profumo di morte che segue e spegne i giorni dei singoli la vita collettiva continua.

E allora che muoia il seme dell’oblio. Il seme della demenza che domina i popoli privi di memoria storica. La demenza che ammorba tutto e cancella i misfatti col suono suadente della voce del piazzista contemporaneo di pentole e vasellami; il venditore di fumo che promette paradisi terreni ai suoi seguaci; lo showman che fa dimenticare gli imbonitori che l’hanno preceduto e che hanno incantato le masse; fomentato odio; causato guerre; conflitti etnici; religiosi; creato miti e leggende; causato carneficine; costruito lager; legittimato omicidi etnici; cancellato il futuro di bambini inermi.

Per non dimenticare gli orrori collettivi, diamo uno sguardo al passato, ripercorriamo le azioni che hanno spento i sorrisi dei bambini deportati insieme ai genitori solo perché ebrei, zingari, oppure perché omosessuali, neri, insomma razze ritenute inferiori; e non dimentichiamo quei bambini rapiti, addestrati alle armi, mandati al macello o usati come pezzi di ricambio per il mercato opulento.

Non lasciamo che lo sberleffo del cappellaio matto copra fatti abominevoli ma reagiamo alla mistificazione e sfrondiamo il presente da oltranzismi e incomprensioni per aprire al dialogo alla conoscenza alla comprensione, se vogliamo lasciare un buon ricordo ai nostri figli e non essere maledetti dalle future generazioni! Difendiamo la democrazia!

mercoledì 24 febbraio 2010

L'Aquila, Basta! mai più!



La natura ha detto basta!
Le parole dei saltimbanchi non possono fermare il suo sfogo. L’acqua scende a valle. La terra in Calabria e in Sicilia è liquefatta. Si è sciolta sotto il peso della stupidità umana. Stupidità e arroganza cementate dall'avidità di faccendieri senza scrupoli sotto gli occhi esterrefatti degli innocenti.
Innocenti, perché ignari delle iniquità perpetrate da quanti avrebbero dovuto sovrintendere al bene comune e non l’hanno fatto! Iniquità che prende il nome di collusione, scambi di favori, ammiccamenti.

Faccendieri sciacalli.
Imprenditori famelici, che spartiscono dividendi tra le alte cariche aziendali mentre aprono la via della cassa integrazione per migliaia di famiglie italiane nel momento più tragico per la stabilità economica e sociale del nostro paese.

Politici e dirigenti che pensano di sbalordire l’opinione pubblica con le grandi parate o le esposizione di roboanti proclami; personaggi indegni di ricoprire incarichi pubblici perché usano accuse e falsità come armi di autodifesa per sopperire all'iniquità e condire demagogicamente la mistificazione di fatti e misfatti di quanti ronzano attorno al potere.

Di fatto, a L’Aquila, i cittadini hanno appeso le chiavi delle loro abitazioni sulle transenne del centro storico in segno di protesta per la mancata ricostruzione e per dire basta alle passerelle dei politici che non riescono a trovare soluzioni idonee e che nascondono l’evidenza dei fatti con parole puerili: siamo i più bravi siamo i più belli abbiamo fatto… noi siamo gli unici… deteniamo il primato mondiale…

Nessuno mette in dubbio le buone volontà del governo, ma queste devono sortire ad azioni concrete e funzionali per i cittadini disagiati parcheggiati lontani dalle loro radici.

Nessun’accusa alla Protezione Civile ma l’opinione pubblica rimane stupita davanti a operazioni inusuali attuate per la tutela dei beni che un padre di famiglia qualsiasi avrebbe effettuato col minor dispendio e col massimo vantaggio per sé e la sua famiglia e non l’opposto; tanto per ricordare i costi inutili di certe strutture messe in sicurezza o la realizzazione di alcuni costosissimi quanto inutili prefabbricati; operazioni che, se valutati con umiltà e lungimiranza, sarebbero sortiti a ben altri risultati, positivi.

È l’arroganza del potere che induce alla violenza decisionale e verbale; a chiudere gli occhi, zittire la ragione e quanti dissentono; oppure imporre scelte strategiche sociali, politiche, territoriali, perché chi comanda, si sente infallibile.
Tutto ciò è democraticamente accettabile e giusto?…

A volte, la giostra mediatica sembra fermarsi davanti alla strada principale della fiaba dei vanesi, laddove sfila l’imperatore per mostrare il “vestito nuovo” al popolo.
E, al solito, i bambini presenti, guardandolo con occhi puri, si accorgono che: il re è nudo!


lunedì 22 febbraio 2010

cari vecchi programmi rai: tutti x 1


All’inizio degli anni ’50 nelle case degli italiani inizia a far capolino una scatola magica, al cui interno strani mondi si lasciano scrutare per brevi ore.

Il palinsesto dei primi anni della televisione italiana, se pur risicato, è riuscito a trasmettere valori sani nelle menti dei ragazzi.
Famiglie intere e avventori di bar, avevano la possibilità di vedere le trasmissioni solo nelle ore pomeridiane. Per il resto del tempo, il nuovo mondo, composto da eroi e gente comune, era impenetrabile; risucchiato in un mare di scintille rumorose lasciava attoniti quanti schiacciavano il pulsante dello stabilizzatore di nascosto di mamma e papà con la speranza d’incontrare qualche cavaliere a spasso nella foresta o magari giocare con il gatto Felix; Bracco Baldo oppure poter chiedere una mano al maestro Manzi per sviluppare un problema di matematica…

I cavalieri della tavola rotonda hanno, da sempre, popolato le fantasie di scrittori, lettori, adulti e ragazzi, e fatto sognare generazioni intere cresciute tra gli anni ’50 e ’60.
Chi non ha sognato di essere seduto alla tavola rotonda insieme a re Artù, Lancillotto, Merlino oppure dialogare con Ginevra? Nell’immaginario dei ragazzi d’un tempo, quelli cresciuti con la tv in bianco e nero, le avventure di Lancillotto, Robin Hood, Lassie, Rin tin tin, i tre moschettieri, hanno lasciato il segno; d'altronde, era normale sognare di emulare gesta eroiche all’insegna delle belle storie irradiate nei primi anni della tv di stato; storie fantastiche, che legavano valorosi uomini alle virtù fondanti di una società giusta. Una società suggerita dal codice comportamentale degli eroi letterari televisivi:
Mai oltraggiare o compiere omicidio
Evitare l'inganno
Evitare la crudeltà e concedere pietà a chi la chiede
Soccorrere sempre le dame e le vedove
Non abusare mai di dame e vedove
Mai ingaggiare battaglia per motivi sbagliati quali amore, passione per una persona, e desiderio di beni materiali.

Purtroppo la realtà odierna è ben lontana da Camelot e dalla foresta di Sherwood.
I tiranni sono valenti prestigiatori.
Un solo motto rimane valido: tutti per uno uno per tutti!

domenica 21 febbraio 2010

Sanremo specchio dell'Italia



Festival della canzone italiana e dei costumi italiani; Sanremo, anche questa sessantesima edizione non poteva smentire la bagarre massmediatica che s’imbastisce attorno a quella che, di diritto, dovrebbe essere la regina del teatro Ariston: la musica e la canzone italiana.
Nella ancor calda kermesse, stentano a stemperarsi gli umori di quanti non accettano l’ennesima imposizione dei burattinai che gestiscono il potere. Anche qui si è vista chiaramente la volontà di imporre scelte che nulla hanno a che vedere con la creatività musicale. Canzoni e testi costruiti per personaggi che farebbero bene a trovare strade più consone al “rango”. Televoto ambiguo. Artisti in erba costruiti in laboratorio e conduzione falsamente familiare alimentano i cori del dissenso attuale.

Persino i musicisti contestano la finale e lanciano gli spartiti per terra mentre il pubblico fischia un ragazzetto stonato, impacciato nei movimenti ma non nel rispondere ai dissenzienti. Di contro, i cantanti bravi che lo supportano, subiscono anche loro gl’impietosi epiteti del pubblico offeso nell’intelligenza e nei gusti.
Alla bocciatura, quasi tutti i ragazzi, oggi non rispondono con un maggior impegno ma con l’arroganza tipica dei tempi in cui gl’inquisiti mantengono le poltrone dello Stato. Non tornano a lavorare in fucina ma restano saldamente ancorati ai posti privilegiati. Qualcuno ha anche commentato: “ma poverino che male fa se vuole fare un lavoro che gli piace?”; anche le migliaia di persone che stanno lottando per mantenerlo alla Fiat, all’Alcoa, nelle scuole, nelle università, nei call center di Phonemedia vorrebbero poter avere la dignità di un banalissimo posto di lavoro…

D'altronde, se la balia del xx secolo educa le nuove generazioni alla frivolezza e alla spettacolarità; all’appariscenza; al raggiungimento del benessere personale a tutti i costi; all’arrivismo impietoso e arrogante, è naturale che una volta adulti vedano i rapporti del mondo sociale con gli occhi disincantanti degli affari.

Sanremo è un colossale affare. Un affare completamente economico, in cui i veri artisti emergenti non trovano spazi per proporre le proprie creazioni, mentre quelli già affermati rifiutano l’invito per non alimentare un baraccone depresso dall’avidità e dall’ambiguità che lo sorregge.

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