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lunedì 20 maggio 2013

Medugorje, illusione ottica o altro?

davanti alla Croce blu di Medugorje 
L’ho analizzata puntigliosamente. Guardata da ogni angolazione. Osservato minuziosamente i contorni 
delle pietre, il profilo della statua e le linee della Croce. Tutto è preciso. Niente, nessun soggetto è sfuocato nella fotografia scattata il 15 maggio 2013 alle ore 20 e 43 ai piedi della Croce blu di Medugorje.

Se i soggetti avessero tutti le stesse ombre si potrebbe pensare ad uno scatto fatto da mano incerta, ma la fotografia è nitida. Lo dimostrano i soggetti in primo piano: i fiori, le rocce e i contorni netti dei simboli stessi della Cristianità che proiettano e accorpano le scie impalpabili.

Nessuna operazione di fotomontaggio da parte di alcuno ha fatto sì che si vedessero quelle strane ombre dietro la croce,  sul lato sinistro della statua della madonna e affianco ai pali che reggono la corda di recinzione.

Parlare di miracolo mi sembra eccessivo. Solo chi ha fede accetta segnali visivi analoghi come segni o messaggi da parte delle entità Celesti per gli uomini. 

Per una mente razionale è difficile accettare passivamente fenomeni simili.

Come spiegare allora gli effetti visivi catturati dalla macchina fotografica nel tardo pomeriggio di una normale giornata di sole ai piedi del percorso che i fedeli intraprendono per arrivare alla sommità della collina delle apparizioni?
Effetto ottico o altro ai piedi della Croce blu?

venerdì 10 dicembre 2010

la vita oltre la morte


Piove talmente forte da sembrare notte fonda e come sempre, quando piove, le strade si trasformano in torrenti in piena. A volte, al riparo delle intemperie, guardare la pioggia scivolare sui vetri, può essere poetico ma oggi no! Oggi è andato via un altro amico. Un amico col quale non ci si vedeva spesso, ma bastava un incontro fugace, un ciao come va, prendere il caffè insieme, scambiare quattro parole per recuperare le assenze. E ora? Ora che non c’è più la possibilità di un incontro, c’è poco da dire. Le assenze pesano! Un conto è sapere che è lì, a due passi e che, volendo, fai un salto, afferri il telefono, scambi quattro chiacchiere, altra cosa è la consapevolezza opposta.

Intanto piove. La vita continua a scorrere come l’acqua sui vetri. a volte forte e tumultuosa, altre volte lieve, sorniona con le contraddizioni, le falsità imposte dalle strategie affaristiche; le ambiguità della politica fatta scadere a mera gestione mercantile da volgarissimi cervelli allocati in corpi dalle fattezze umane.

Vuoti incolmabili riempiono i pensieri ma, ecco apparire, quando meno te lo aspetti, i volti schietti che hanno popolato il cammino della vita, riaffiorano alla mente nelle consuete movenze: la sigaretta, perennemente accesa, il sorriso bonario, la sofferenza malcelata, l’incitamento, la tensione...
Volti familiari danzano davanti agli occhi nei ricordi indelebili e rimangono a fare compagnia e incitare, opportunamente, con le cose fatte, a continuare verso la meta individuale prestabilita.
Suggerimenti granitici, fatti di parole ed esempi, scolpiti nelle coscienze, fungono da sentinelle contro le avversità, non più ideologiche. Suggerimenti che aiutano nel quotidiano.

sabato 4 dicembre 2010

l'amore delle mamme

L’amore delle mamme è infinito.

Nessun altro sentimento può essere paragonato alla forza che sprigiona un cuore di mamma.
E non c’è bisogno di fare elenchi per avvalorare la forza e la passione delle donne fin dalla gravidanza, anzi, se tentassimo una sorta di classifica, rischieremmo di essere sdolcinatamente banali.
Chiunque abbia avuto la fortuna di crescere in famiglia e vivere la presenza benevola di una donna e mamma custodisce dentro di sé episodi singolari di quotidiano amore, e quanti non hanno avuto questa possibilità, ma hanno conosciuto Natuzza, che ha incarnato tutto ciò, l’hanno compreso, perché lei ha saputo dissetare le anime in pena, dare conforto, accogliere e pregare insieme ai bisognosi; ha esortato genitori e educatori a comprendere e seguire i giovani, ha coccolato e spronato i giovani verso traguardi migliori spiritualmente e intellettualmente. Ha aiutato le anime a squarciare il velo d’isolamento che le imprigionava nelle tenebre. Ha ridato luce al mondo della spiritualità!
Natuzza è la mamma spirituale di quanti la cercano…

domenica 8 agosto 2010

l'acqua dei miracoli a S. Domenica di Placanica, RC

aore12
L’acqua dei miracoli, Madonna dello Scoglio, Placanica.

Pare che qualche anno addietro la Madonna abbia detto a fratel Cosimo di scavare in un certo punto del terreno nella contrada Santa Domenica di Placanica dove gli apparve quando, ancora giovinetto, curava le greggi. E così fece! Fratel Cosimo Fragomeni scavò nel punto indicatogli, ma non vide subito l’acqua. Da quanto si dice, sentì il rumore e vide l’acqua scorrere lungo le gradinate del santuario in costruzione in un secondo momento. Anzi, sembra che glielo abbia riferito un operaio che stava lavorando antistante al sagrato. La costruzione, un’opera iniziata molti anni addietro con l’aiuto dei pellegrini devoti, ora sta prendendo corpo. Le brulle colline hanno cambiato il loro aspetto originario, e là, dove un tempo sorgeva una piccolissima cappella piena di ex voto lasciati dai miracolati della Madonna dello Scoglio, sta sorgendo un’opera importante per la fede cristiana.
Le cannule delle fontane erogano un’acqua molle, dal sapore indefinito ma che, secondo le testimonianze raccolte, pare abbia sollevato molte persone dalla psoriasi e altri mali. I fedeli si avvicinano speranzosi alle fontane allineate nello spiazzo. Qualcuno beve, sciacqua le parti interessate, riempie bottiglie da portare a casa per dare l'acqua miracolosa a familiari e conoscenti bisognosi, dimenticando, forse, che la maggiore forza taumaturgica risiede nella mente umana: nella volontà reattiva che si contrappone al male fisico e mentale. Senza quest’ultima condizione a nulla vale bere, bagnarsi e pregare. È un atto di fede che si concretizza attraverso la materia!

venerdì 30 luglio 2010

nel ricordo di mamma Natuzza: le apparizioni

È passato un anno dalla scomparsa terrena di Mamma Natuzza e sembra ieri. La sua presenza è costante. La si invoca o ne parli con quanti l’hanno conosciuta e sono divenuti figli spirituali e la si sente vicina. Il suo umile insegnamento è più che mai attuale! Ed è per questo che propongo e pubblico il documento dell’apparizione dell’Assunta dell’agosto 2008. Non c’è nulla di miracoloso, il dialogo tra Natuzza e la Mdonna mi è comparso stamane mentre riordinavo i file del mio pc e mi è sembrato un “segno”, un segnale da inviare a quanti avranno voglia di “perdere" qualche importante minuto della loro importante attività terrena protesa a tessere strategie di dominio…

Sila - 14 agosto 2008 (circa le ore 2)
Stavo molto male e pensavo di non farcela, quando mi appare la Madonna:
Natuzza: Madonna mia, un giorno prima?
Madonna: E’ sempre il momento giusto. Stai soffrendo?
Natuzza: Sì, non ce la faccio più, non ho la forza.
Madonna: La sofferenza è un dono di Dio. Chi la offre, acquista meriti e grazie. Non ti
preoccupare! Gesù te l’ha data sempre la forza e te la da anche ora, finché sei
sulla terra, perché questo fa parte del progetto di Dio.
Ed è scomparsa
Sila - 15 Agosto 2008 –
Solennità della Vergine Maria Assunta in Cielo
(circa le ore 2)
Madonna: (con le lacrime) Figlia mia, lo so che stai soffrendo terribilmente per i
peccati del mondo. Le anime cadono nel peccato come le foglie dall’albero in autunno,
perché i malvagi, suggeriti sempre dal diavolo, le portano al peccato. Non soffri solo
tu, ma più di tutti soffre Gesù ed Io, insieme a voi anime buone. A te ti ha scelto in
modo particolare.
Natuzza: Io mi lamento, Madonna mia, perdonatemi! Vorrei avere la forza per
sopportare le sofferenze.
Madonna: Hai ragione di lamentarti, anche Gesù sulla Croce si è lamentato. Tu, figlia
mia, sei clinicamente morta, sei sopra una foglia che da un momento all'altro si
spezza. E' l'amore di Gesù che ti tiene in piedi.
Natuzza: Di più mi dispiace, perché vi vedo con queste lacrime.
Madonna: Una mamma, che perde un figlio, piange sempre. Figurati Gesù che non
vuole perdere nessuno dei suoi figli. Con la tua sofferenza aiuti molto Gesù e
Lui soffre più di te perché vede i figli che cadono nel peccato.
Anche Gesù si addolora perché ti vede soffrire, però ha bisogno del tuo
sostegno nel suo dolore. Ogni tanto sceglie qualcuno che non si ribella e che
dice: “Gesù dammi la forza, e io con tutto il cuore ti accompagno nella tua
sofferenza per la salvezza degli uomini che cadono nel precipizio”. Cadono
mediante i grandi che si sentono “grandi” e li corrompono. Dicono bugie per il
denaro, ma non sentono l’Amore e la Misericordia di Dio.
Gesù vi vuole tutti salvi e si serve di chi è generoso nell’offrire. A te ti ha scelto
nel ventre di tua madre.
(poi, con molta dolcezza e con le lacrime)
Gesù si dispiace per tutto il mondo, particolarmente per i giovani. E’ pieno di
amarezza perché la generazione di oggi, se continua così, si perde.
(ai giovani) Figli miei, voi stessi createvi un mondo nuovo, perché già la metà
di voi è persa, altrimenti vi perderete tutti. Non perdete solo il corpo ma anche
l’anima. Sapete solo fantasticare sulle cose della terra, sulle cose moderne, ma
non pensate alle cose dello spirito. Figli cari, andate da Gesù e non usate
violenza verso i vostri genitori, ma usate amore e carità.
Hai ragione, figlia mia, quando dici ai genitori: “Trattate i vostri figli con amore,
dolcezza e parlate loro che Dio esiste”.
(ai genitori) Pregate molto, date il buon esempio ai vostri figli. Fate carità e
preghiere per la salvezza vostra e loro.
Figlia mia, sei piena di amarezza anche per la realizzazione della chiesa, ma io
mantengo le mie promesse perché la vuole anche Gesù.
(a quelli che stanno collaborando per la chiesa) Figli, grazie. La chiesa non
la volete per vostro vantaggio, ma perché la gente si ripari, preghi e aumenti la
fede. Gesù vi segue e vi accompagna nei vostri passi. Bussate sempre ai cuori
delle persone! La chiesa si fa presto se c’è la provvidenza, ma ricordati che io
mantengo sempre le promesse.
La chiesa la vogliono tutti: anche gli alberi sussurrano e le piante parlano fra
loro.
Natuzza: Benedite tutti gli oggetti che ci sono in questa casa.
Madonna: Benedico tutto il mondo, particolarmente questa casa. Ti amo pazzamente
come ti ama Gesù. Ti benedico.
ed è scomparsa

martedì 15 giugno 2010

Natuzza Evolo: il miracolo di una vita

“…su ‘na grasta rutta!”… A cosa o a chi può servire un vaso rotto? Al massimo, frantumato del tutto può essere usato come ciottolame per drenaggio e a nient’altro! Eppure, la “grasta”, il vaso di fiori rotto al quale Mamma Natuzza, la Mistica di Paravati, si paragonava nella sua infinita umile bontà dava conforto a ricchi, potenti e povera gente.

Natuzza iniziò da bambina a manifestare le qualità medianiche di conoscenza e visione del mondo ultraterreno; con semplicità dialogava e vedeva gli angeli e gli spiriti dei defunti come se fossero ancora in vita; non si sa come, ma lei aveva accesso a quei canali misteriosi che collegano il nostro mondo a quello dell’aldilà e ciò la fece soffrire perché non tutti, ancora oggi, nonostante gli innumerevoli episodi documentati, comprendono e sanno accogliere pacatamente i misteri dell’anima. Natuzza soffrì per la diffidenza e l’egoismo umano di quanti osteggiavano il suo essere Mezzo di contatto tra le due realtà e quanti arrivavano da lei carichi d’angosce. Lei, che tra una faccenda, un servizio domestico e l’altro, mentre friggeva patate, come ha ricordato qualcuno alla presentazione del libro di Luciano Regolo dedicato a Lei e a Gesù, e cucinava per la famiglia o accudiva un congiunto ammalato, usciva sull’uscio di casa per tranquillizzare persone di tutte le “taglie” accorse lì perché afflitte da dispiaceri e drammi, il più delle volte, terreni. Li esortava ad avere pazienza e aspettare perché doveva fare i doveri di moglie e madre.
Natuzza accoglieva tutti e a ognuno dava conforto ma, quando necessario, elargiva anche qualche salutare sferzata verbale.

Ma di questo si è già parlato e scritto; non si è ancora detto niente delle parate egocentriche di uomini, donne, pseudo associazioni culturali che cavalcano il fenomeno Natuzza con scarsa convinzione, magari presentando libri e organizzando tavole rotonde sulla sua vita; persone tronfie, indottrinate all’autocelebrazione, convinti di contare qualcosa in base al numero degli iscritti, e si evince dal titolo che precede sempre il nome dei partecipanti: la professoressa, la dottoressa, l’avvocatessa, la nobildonna, al contrario di Lei, Mamma Natuzza, che si definiva “umile verme di terra” e non stava a chiosare se davanti a un potente o umile uomo, per Lei avevano e hanno tutti lo stesso valore di uomini.
Chi mai direbbe una cosa del genere riferendosi a se stessa? A chi verrebbe in mente una simile definizione “verme di terra”. Noi che siamo proiettati verso la vanagloria e curiamo la superbia come una qualità imprescindibile. Anzi, si sente dire con una certa stizza: tu non sai chi sono io! Ora ti faccio vedere io con chi hai a che fare! Io…

Persone, queste che si riempiono la bocca di IO, attente a che si elogi meriti presunti o reali, titoli e benemerenze, coinvolgimenti in azioni umanitarie e culturali. Uomini e donne pronte a bloccare con ogni mezzo i calmi contestatori analitici delle loro vanaglorie, a prescindere se spinti da ideologie umanitarie o perché sulla scia esemplare di mamma Natuzza quando invitano all’umiltà, all’obbedienza a all’amore universale. Si potrebbe postulare a scusante generica che detti concetti sono facili da conseguire per un’Anima Santa ma difficili per noi peccatori imbevuti di materia e ancor più difficile per chi gozzoviglia nei beni effimeri dell’appariscenza poter raggiungere lo stato di umiltà che mitiga e assorbe ogni affronto. Se a ciò si somma l’indignazione scaturita dalle sofferenze che la società dell’apparire elargisce quotidianamente con estrema leggerezza ai deboli, si capisce bene come sia difficile per chi è sempre sottopressione raggiungere lo stato di quiete che prelude alla pace.

Mortificazioni e sofferenze fisiche non mancano a nessuno su questa terra; anche Lei, Natuzza, le ha subite con umile rassegnazione e si è sottomessa al volere e all’eccessiva prudenza degli organi ecclesiastici, misure sopportate stoicamente come solo le Anime Illuminate sanno accettare.
Ma Lei era ed è uno Spirito Evoluto che ha saputo andare oltre le umane debolezze, mentre noi davanti alle passerelle di certa gente, mal sopportiamo le ambiguità tematiche che accomunano gli associati ai vari schieramenti e c’indigniamo per il tentativo di spettacolarizzare anche eventi così alti.
Ecco, senz’altro, Natuzza avrebbe detto: “si ‘mpicciusu”! può darsi, anzi sicuro è così! Ma credo fermamente che se si rispetta una religione, un’idea, un progetto divino o umano e si organizza un evento per appoggiarne le linee guida, alla base di tutto deve esserci l’onestà intellettuale degli organismi direttivi, lo spazio e le idee per quanto è realmente utile alla buona riuscita e per la realizzazione del progetto, tema dall’evento.

L’hanno esternato chiaramente quanti hanno parlato fuori dagli schemi seminariali all’auditorio Casalinuovo di Catanzaro, e alcuni hanno espresso la loro personale esperienza con voce, a tratti, incrinata dall’emotività, quando il ricordo rinvigoriva la visita a Mamma Natuzza.

Luciano Regolo, autore del libro “Natuzza Evolo: il miracolo di una vita” dopo aver ricordato il primo incontro con la Mamma di tutti, Natuzza, ha confidato di devolvere i diritti d’autore del lavoro letterario alla fondazione fortemente voluta dalla Mistica di Paravati denominata: fondazione Cuore Immacolato di Maria Rifugio delle Anime, in Paravati. E il presidente della fondazione, nominato per espressa volontà di Natuzza Evolo, don Pasquale Barone, ha ripetuto quanto ormai di dominio pubblico circa la missione della Fondazione voluta dalla Madonna per bocca di Natuzza Evolo.

A leggere la vita di Natuzza monta la consapevolezza che ogni nostra pena è niente rispetto alle sofferenze di questa Grande Donna e il nostro tribolare cessa sotto lo sguardo onnipresente della sua dolcezza, perché lo spirito non muore col corpo e Lei che aveva il dono dell’ubiquità, un giorno disse: quando ti vengo in sogno io, sono lì con te, viaggio, chiedimi quello che vuoi sapere…

Pertanto, mi sento di consigliare il libro di Luciano Regolo: Natuzza Evolo. Il miracolo di una vita.

sabato 5 giugno 2010

arte per amore e umiltà

Per una cultura d’amore e umiltà.

Gli artisti pescano nella realtà; denunciano fatti, sublimano episodi, suggeriscono analisi e propongono scenari sociali possibili con strumenti e lessici consolidati nel tempo.
Le arti figurative si avvalgono del gesto e della metafora.
Il gesto assume valenze figurali familiari. La macchia lascia intendere oggetti e figure conosciute con l’intento di richiamare alla mente scene di vita quotidiana o episodi sociali in sintonia con le tematiche trattate in pittura o scultura.
È risaputo!, il ruolo dell’artista non è quello del decoratore chiamato a esibirsi in virtuosismi grafici o cromatiche. L’artista, come si è già detto, propone!, usa la metafora quando vuole trattare tematiche sociali comuni e fa sì che il dialogo coinvolga e veicoli più persone e le induca a razionalizzare concetti ignorati o sottaciuti.

L’atto propositivo assurge a sintesi e si dona disinteressatamente. Unica condizione richiesta: la disponibilità al dialogo, al confronto! Insomma si chiede la propensione all’ascolto. Dimenticare l’ego e aprirsi alla realtà degli “altri”: quelli ritenuti invisibili dalla comunità tecnologica (platea enorme che prende per vera ogni parola espressa sotto i riflettori mediatici); persone costrette a vestire panni da clown per sopravvivere e dare un’opportunità ai figli, ai giovani, ai derelitti soggiogati dall’arroganza del potere. È ovvio che non si sta parlando del clown circense ma è altrettanto ovvio che non si è molto lontani nelle associazioni metaforiche. Entrambi, così truccati, sono uomini che scendono in pista per svolgere un ruolo ben definito nonostante i problemi personali. Uomini coraggiosi che sanno regalare un sorriso; porgere la mano, confortare, dare fiducia!
E poi c’è dell’altra gente che affianca questi eroi comuni, consapevoli di non assurgere mai alla ribalta, non avere onorificenze, fondazioni o strade intestate! Ed è per questo che si mascherano! Lo fanno innanzi tutto per distinguersi dai facinorosi e da quelli che hanno costruito imperi sulle falsità, col malaffare, e pensano di comprare un posto tranquillo anche nell’aldilà.

Questi concetti sono scaturiti spontanei nel momento in cui ho guardato la tela che giaceva da molti anni nel limbo delle incompiute.

È un altro lavoro che dedico alle donne, alle mamme, a tutte le mamme e a Natuzza in particolare, la cui umiltà comportamentale, che assomma pazienza, amore, comprensione e mai giudizio rancoroso, ha insegnato tanto.

(mario iannino)

lunedì 31 maggio 2010

nel ricordo di mamma Natuzza

Per Mamma Natuzza

©mario iannino

Ho voluto dedicare un’opera a Natuzza, la mistica di Paravati.

La Donna, la Mamma che aveva il dono di parlare con le Entità Spirituali e che tanto ha fatto per alleviare le pene di quanti si rivolgevano a Lei.
Lei che già aveva la sua di Croce da portare, paziente e umile serva del Signore, anzi Umile Verme di terra; come ripeteva spesso per autodefinirsi, si accollava anche le pene di: politici, manager e innumerevoli persone comuni.

Il suo monito, ma più che monito era un pensiero costante quello rivolto ai giovani, ai preti che sbagliano, alla società malata che per ricchezze materiali inquina e uccide; avvelena, falsa la verità e spaccia morte specie nei giovani quando questi diventano vittime di malaffare o droga.

Ecco, in sintesi, una scarna figurazione pittorica che non vuole essere semplice retorica celebrativa ma testimonianza, atto d’amore filiale per una donna che fino alla fine dei suoi giorni terreni ha elargito amore incondizionato al mondo malato d’avidità.

Sulla tela 50x60 c’è la sintesi grafica dei suoi insegnamenti.

La figura allegorica del Cristo sta a ricordare mali atavici a cui l’uomo si assoggetta volentieri e non vuole debellare nonostante i seri consigli premonitori suggeriti dalla natura e esplicitati da Persone lungimiranti come lo è stata Mamma Natuzza che vediamo intenta a dialogare con Gesù, proteggere giovani, deboli e indifesi nell'abbraccio spirituale e con la preghiera di chi, come Lei, dotata di immenso amore, si carica dei mali dell'umanità.

(mario iannino, 31 maggio 2010)

venerdì 28 maggio 2010

Calabria, terra di sofferenza. racconti di vita, 9

Racconti di vita in Calabria 1. Calabria mistica.

Alcune filosofie, o correnti di pensiero esoterico, asseriscono che anche gli Stati sono soggetti al Karma, vale a dire la legge di causa ed effetto che determina il cosiddetto destino. Sempre secondo la disciplina indù pare che il destino di uomini e terre siano concatenati alle azioni degli avi.
Ma, considerando i tributi pagati e rivedendo la storia dell’Italia e degli italiani, qualcosa non torna perché:

1) L’Italia ha già dato in quanto a despoti e dittatura;
2) Poveri e derelitti hanno sempre pagato le colpe degli altri;

Unica novità, che sembra prescindere la legge karmica, falchi e colombe hanno imparato a convivere.

La società non è più divisa tra buoni e cattivi, retti, giusti e malvagi. Queste categorie sono ovunque, oltre a scoprire lapide, stele e monumenti pubblici nelle contrade amiche, ben mimetizzati, piangono e si commuovono anche nei luoghi sacri. S’incontrano a Mileto, paese di Mamma Natuzza, a Santa Domenica di Placanica, tra migliaia di devoti affluiti da ogni dove per trovare conforto nella preghiera e dalle parole di fratel Cosimo, ultimo mistico di Calabria.


(segue)

sabato 24 aprile 2010

la magia dei colori, omaggio alle mamme



La magia dei colori: alchimie cromatiche per un futuro migliore.

Le novità inattese ma anche quelle prevedibili se vissute con armonia e gioia, assaporate senza sentirsi addosso il peso oppressivo delle attese personali o altrui, oltre a suscitare stupore, inducono attori e spettatori a osare di più e quest’osare conduce i giocatori, grandi o piccoli che siano, alla ricerca.
Una ricerca ludica fine a se stessa, almeno all’inizio dei “giochi creativi” che contempla sperimentazioni, osservazioni riflessive e studi.
L’azione culturale, condotta negli spazi creativi della parrocchia di Squillace lido, ha dato i suoi frutti e l’esposizione delle “magie cromatiche” aperta al pubblico dall’otto maggio in poi, che i partecipanti hanno voluto dedicare alla mamma terrena Natuzza Evolo, la mistica di Paravati, in rappresentanza di tutte, in quanto umile e compassionevole espressione pro-creativa per antonomasia e da lei risalire alla Madre Celeste, è la testimonianza di un percorso educativo comune.

L’occasione della ricorrenza mariana diventa un pretesto per riflettere su temi spesso ritenuti demodé.
La riflessione corale ha indotto a tradurre, attraverso la magia dei colori e dei segni grafici, i sentimenti che la figura materna sprigiona nelle culture dei popoli. E nell’accezione più ampia del termine, l’atto procreativo, nell’assumere valenze universali conduce l’analisi a logiche conseguenze riscontrabili nei mondi animale e vegetale con i relativi cicli vitali, senza il quale, l’uomo non potrebbe esistere.

Questi semplici concetti hanno dato l'input iniziale per la costruzione espositiva, aperta al pubblico nei locali della parrocchia S. Nicola in Squillace lido, in cui sono visibili i sentimenti espressi poeticamente in occasione della ricorrenza dedicata all’essere Madre, non tanto per favorire la mercificazione feticistica di effimeri prodotti ma, per analizzare assieme una figura dispensatrice di vita; protettiva, a volte iperprotettiva, magari assillante, comunque presente nella formazione e nella crescita armonica dei figli e di conseguenza della società.

Lo studio delle tecniche pittoriche è secondario se paragonato all’atto iniziale. Vale a dire: quella spinta naturale che induce i bambini a gesticolare, segnare con grafie incerte lo spazio davanti a loro e narrare. Il dialogo fantasioso dei bambini è puro, e poiché privo delle sovrastrutture mentali degli adulti, esprime nella totale libertà il pensiero infantile con naturalezza, allo stesso modo di come sugge il latte dal seno materno, gattona, si alza e fa i primi instabili passi per correre non appena acquista sicurezza e fiducia in sé.
Ecco, questo, in sintesi, può essere paragonato al percorso di chi vuole capire e adottare la pittura come linguaggio per esternare concetti e visioni poetiche.

Spesso i bambini, ma ancor più gli adulti, quando sono condizionati da esplicite richieste, se non possiedono la totale padronanza delle tecniche pittoriche, rifiutano di “giocare” col mezzo espressivo della figurazione perché non lo ritengono più un’attività ludica ma l’esplicitazione visiva di concetti altrui.
La prova da superare, perché di questo si tratta per il bambino, lo mette in ansia e la paura di sicuri insuccessi, e di essere deriso perché ha disatteso le intenzioni degli altri piuttosto che appagare il suo bisogno di dialogo giocoso, lo inibisce. Se a questo fattore si associano le fobie trasmesse dalla famiglia e dalla società per quanto concerne i concetti di pulizia e di bello, il quadro della diseducazione nei confronti della più alta attività umana è completo.
Per riavviare i partecipanti alla creatività ludica e renderli parte attiva, nei laboratori creativi, gli spazi e gli oggetti sono messi a completa disposizione dei fruitori. Qui, i partecipanti al gioco, sono tutti attori comprimari; liberi dall’assillo della proprietà in quanto il concetto di mio, tuo, suo è inesistente, giocano e sperimentano nuance a più mani. Interiorizzano il concetto di gioco trasmesso dalla magia dei colori e nella commistione del segno come estrinsecazione esistenziale dell’io allo scopo di fortificare l’autostima e per scrollare dalla mente l’assillo deviante del “bel” prodotto finito. E non solo! Lo spazio è personalizzato da quanti lo frequentano. Piccole impronte decorano le pareti; marchiano e delimitano il territorio, dialogano tra di loro, si sovrappongono, interagiscono negli spazi mentali di adulti e bambini e accolgono in un abbraccio corale quanti osano percorrere i sensibili sentieri poetici dell’anima e ritornare bambini.

(Mario Iannino)

martedì 9 marzo 2010

manipolazione genetica o procreazione naturale?


La nascita è il minimo comune denominatore biologico che accomuna esseri umani, animali, vegetali e persino minerali nell’attimo della loro alterazione formale o biologica.
All’inizio, la vita è una sorta di pasta informe che assume segni e peculiarità nel tempo, fino a disegnare fattezze consone al modello corporeo conosciuto. Insomma, qualsiasi forma di vita, nel nascere si manifesta come una sorta di semilavorato che prende sembianze ben definite nel tempo, in ossequio al suo dna.
Non basta nascere, dunque, per avere un corpo, un’origine, intesa come posizione sociale o geografica; è necessario costruire, conformare all'idea di corpo quel processo genetico conosciuto cui, infine s’impone un nome ben definito.

Nei vari linguaggi conosciuti dall’uomo, l’origine della vita risiede nella “madre”. Madre intesa come natura, prodiga nell’elargire una moltitudine di frutti.
Donna, madre di famiglia, incline ad accudire i figli, educarli, anche se non necessariamente o espressamente biologica.

Niente e nessuno è solo un corpo venuto al mondo per caso. Ogni cosa ha un’origine, un iter e un epilogo. Un’entità sociale che interagisce, si ammala; e da ammalati ci si rende conto di non essere soli. Si volge lo sguardo al cielo e s’indirizzano parole accorate alla mamma; insomma si penetra quel campo invisibile che trascende la materia; si dialoga con i cari estinti, con le Grandi Anime che abbiamo conosciuto in vita. Con la Mamma di tutti: Natuzza.

Natuzza, donna umile, mamma che piangeva di gioia quando era al cospetto della Mamma Celeste e di suo Figlio.
Natuzza, tratto d’unione tra individuo e società con i cenacoli di preghiera; presenza fisica intesa come sinonimo di esigenza materiale e spirituale per quanti hanno avuto la fortuna di conoscerla.

Antropologicamente, l’idea di “corpo vitale” trascende e plasma gli individui in carne ed ossa secondo canoni prestabiliti. Tutto il processo riproduttivo verte su forme di controllo antiche, comprendenti preparazione, semina e cura delle colture vegetali e animali.
Oggi, il modello di bellezza impone canoni visivi differenti dal passato.

Dall’imposizione della bellezza alla riproduzione, dal vigore al pudore, dalla salute al look. Insomma, modificazioni strutturali del corpo, basate su leggi estetiche non scritte ma che trovano riscontri apprezzabili nell’altro sesso. E se in passato alla parola “uomo” si associava un corpo mortale e anima immortale, quindi concetto trascendente a immagine e somiglianza di Dio, la filosofia di vita contemporanea ha segnato il trionfo dell’immanenza, la morte di Dio e dell'anima.

Oggi il mistero del corpo, della vita stessa è pura scienza, codice genetico. Medici e scienziati sono i nuovi sacerdoti che determinano la nuova realtà vitale, interpretano i codici del Dna e li modificano secondo un modello biologico di perfettibilità. Creano il granoturco e la patata trans genici, dimenticando gli effetti che il consumo di carni adulterate conosciute col termine “mucca pazza” hanno prodotto sull’uomo.

venerdì 26 febbraio 2010

il mondo è mamma


Sulle mamme esiste un’ampissima letteratura che abbraccia storia, poesia e realtà, per cui, ogni altra dissertazione può sembrare superflua; ma, la possibilità di analizzare a fondo la figura materna attraverso le allegorie della figurazione pittorica è talmente avvincente da indurre artisti e neofiti a cimentarsi con le realtà eroiche intrinseche nella figura della donna e, in senso lato, dell’uomo che sente dentro di sé, forte, le pulsioni che solitamente si addensano nell’essere femmineo materno in quanto a sensibilità affettive, esternate senza inibizioni.
In alcune persone, siano esse donne o uomini, sembrano annullarsi le peculiarità affettive; come se avessero timore o vergogna di esternare emozioni; impulsi emotivi che i puri di spirito compiono con estrema naturalezza.

È normale osservare una madre che ciba il figlio al seno ed è altrettanto abituale la mano che accarezza amorevolmente il volto. È, altresì, naturale la dolcezza che accompagna le parole rivolte ai figli; la paura di perderli; il timore di vedere sul volto del figlio l’angoscia…

La mamma è amore, creazione, speranza, fiducia nella vita. La mamma è un terreno fertile dove cullare sogni, piantare progetti e vederli germogliare. La mamma è vita!

La mamma è sinonimo di propensione all’azione vitale creativa! Imperativo categorico di quanti credono nelle forze positive della natura; nel ciclo rigenerante delle nascite e delle morti perché consci della presenza di misteriose energie.
Energie note alle grandi anime. Anime umili che, come Natuzza Evolo, hanno saputo servire umilmente quanti cercano conforto. Natuzza ha sempre elargito una parola di conforto accompagnata da un sorriso; ma anche saputo scuotere le coscienze sopite, con umiltà e amore materno.

sabato 2 gennaio 2010

tempo, materia, spirito



Sovrastrutture e verità

Se non fosse perché eliminiamo l’ultimo foglio del calendario, se non fosse perché la luce del giorno si alterna al buio della notte, se non fosse perché i capelli imbiancano, se non fosse perché il corpo decade non ci accorgeremmo del tempo che passa.

Non festeggeremmo i compleanni, gli onomastici, le ricorrenze liturgiche e laiche.
Vivremmo un eterno presente!

Ma, il trascorrere del tempo è una condizione ineluttabile che prescinde dai voleri mentali umani, dalle bugie individuali e sociali cucite addosso dalla chirurgia estetica o semplicemente da uno stato psichico volutamente illusorio.

L’esorcismo estetico non è in grado d’ingannare il Grande Vecchio; Lui, continua diligentemente ad espletare il paziente lavoro: modifica cellule vitali, indebolisce le immunità corporee … Il Tempo livella modifica cancella ripristina le incongruenze costruite dalla stoltezza umana.

Unico elemento cui il Tempo si arrende e nulla può: l’amore. L’amore non ha età. L’amore non segue le mode.

L’amore universale alimenta il tempo e le coscienze. L’amore è la forza vitale che alimenta ogni cosa.

L’amore è!


lunedì 2 novembre 2009

ultimo saluto a Natuzza Evolo, Mamma di tutti.


Solitamente, gli avvenimenti importanti, quelli che segnano i destini dell’uomo in generale e anche individuali non sono mai recepiti come tali nell’immediatezza. Al momento, l’evento è vissuto nella normalità più assoluta. Semmai, dopo qualche tempo s’inizia a meditare sull’accaduto e accorgersi del cambiamento epocale.
Nel caso della morte di Natuzza, la cognizione dell’enorme perdita è avvenuta nell’immediatezza, anche se, pur conoscendo le sue precarie condizioni di salute, nell’immaginario collettivo si credeva immune; erroneamente, molti hanno creduto che lei fosse tutelata dal rapporto privilegiato con l’Amore Infinito o volutamente, spinti dall’egoismo umano di cui siamo toccati, abbiamo voluto esorcizzare la sua dipartita. Le indicibili sofferenze non le hanno impedito di accogliere e consolare i suoi figli spirituali. E infine, il suo corpo, minato da lunghe malattie, non ha retto nonostante le amorevoli cure. Lei, mamma di tutti, non faceva distinzioni, accoglieva chiunque. Regalava sorrisi, parole dolci ma anche energiche strigliate quando era necessario. Ora, saranno in molti a sentirne la mancanza fisica, specie chi riversava su di lei angosce e paure terrene.
Il suo popolo è accorso a porgerle l’ultimo saluto nella casa di Paravati in Mileto a pochi chilometri da Vibo Valentia. Domani, martedì 3 novembre 2009, alle ore 15,00 sarà celebrata la Santa Funzione e, secondo le stime, l’onda d’Amore da Lei soffusa ai credenti ritorna a Lei centuplicata per accompagnarla commossa alla Casa dell’Amore Eterno.

domenica 1 novembre 2009

Natuzza Evolo non c'è più, rimane il suo esempio


Alcuni fenomeni sono impenetrabili dalla ragione umana. Tra questi, è totalmente insondabile il Mistero Natuzza Evolo: mamma moglie e mistica; persona semplice, che nella completa umiltà si dichiara verme di terra, peccatrice. Una peccatrice singolare che, alla stregua dei bambini in quanto a genuinità d’animo, dice di parlare con la Mamma Celeste e col suo figliolo Gesù.
I messaggi divulgati dopo la Quaresima e l’Assunta durante i quali soffriva e riviveva la Passione di Cristo, sono la testimonianza dei colloqui; ma la testimonianza, non si limitava al messaggio scritto, era suffragata da stimmate e ferite che comparivano sul suo corpo dolorante.
Sofferenza e preghiera, questo il suo modo di mondare i peccati degli uomini sulla terra.
E, non a caso, tutti i messaggi concludevano il dialogo con una riflessione rivolta ai giovani, al loro malessere, alla droga, alla strumentalizzazione della loro debolezza da parte dei potenti, all’accorata esortazione alla preghiera, ai cenacoli familiari, al dialogo coi giovani.
Oggi, domenica 1 novembre 2009, intorno alle cinque del mattino si è spenta dopo lunga sofferenza a paravati nella casa “Cuore Immacolato di Maria Rifugio delle Anime”, una casa di riposo onlus realizzata con i lasciti dei fedeli.
La Calabria perde il corpo martoriato di Mamma Natuzza ma non la Sua protezione che continua a vivere nelle preghiere, nelle opere e nelle testimonianze dei beneficiati e di quanti hanno avuto la grazia di conoscerla, parlarle e essere confortati da Lei.

Mamma Natuzza è andata nella casa del Padre



Mamma Natuzza è andata nella casa del Padre

Ieri sera, il tgr3 ha diffuso una sintetica notizia: Natuzza Evolo, la Mistica di Paravati è stata dimessa da una casa di cura privata perché le sue gravi condizioni di salute non consentivano ulteriori cure cliniche. Trasportata nella casa di riposo, fondata dalla Mistica, dove risiedeva abitualmente, Mamma Natuzza ha lasciato il corpo dolorante della materia per risorgere nello Spirito di Luce, quale sempre è stata.

A noi,che siamo stati testimoni della sua grande umiltà, non resta che perseguire i suoi insegnamenti trasformandoci in fiammelle sempre accese per essere degni agli occhi di Colui cui nulla è impossibile. Essere consapevoli che il nostro riferimento terreno non c’è più ci addolora molto ma la fede ci conduce lontano lì dove tutto è pace, dove non esiste la notte, il dolore, dove l’amore e la preghiera sono il cibo di tutte le anime, che finito il percorso terreno, vivono in comunione con il Padre Celeste.
Cara Mamma Natuzza, il nostro pensiero, in qualsiasi circostanza della nostra vita volerà sempre a te perché siamo sicuri che da lassù come un angelo ci starai vicino indicandoci la strada da percorrere.

giovedì 15 ottobre 2009

come incontrare Natuzza Evolo, la mistica calabrese



L’assillo di arrivare presto a una meta prefissata da noi stessi o dalla società è l’elemento fuorviante comune al modello di vita attuale. Ormai siamo educati a ottenere risultati immediati in quasi tutti i campi d’azione: nel lavoro, nelle comunicazioni e nei desideri. Cosicché per pianificare gli ostacoli e raggiungere quanto programmato in tutta tranquillità, ovviamente, essendo noi italiani diseducati ai bisogni degli altri, escogitiamo ogni piano disponibile pur di percorrere la via più breve, che, tradotta in conoscenze personali, potere economico o politico, specie quando si è costretti a ricorrere alle cure mediche presso le strutture pubbliche, deve toglierci dall’ambage.
In effetti, se si ha la disgrazia di trovarsi in uno dei pronto soccorso nostrani, la sensazione immediata è quella di trovarsi in un girone dell’inferno dantesco tant’è la gente sofferente che li affolla sdraiata nelle barelle, carrozzine, sedie, in piedi, mentre i familiari non sanno a quale santo rivolgersi affinché cessi al più presto la sofferenza. Nei presidi medici di prima accoglienza si vivono due realtà: quella dei pazienti bisognosi, doloranti e impauriti accompagnati da familiari attoniti e l’altra, quella del personale sanitario ormai rotto a ogni tipo d’incidente e malattia.

Salvo casi sporadici, proprio quando si è toccati da drammi fisici, si ricorre alla preghiera e alla riflessione. Ma la riflessione e la preghiera non bastano! Il nostro essere umani, il vivere secondo canoni materiali ha inquinato la conoscenza spontanea. Non riusciamo a capire da soli il vero senso della vita e ci attacchiamo al leader del momento, agli imbonitori, ai mistificatori ma pochi hanno la chiarezza e l’onestà mentale che guida e indirizza verso la ricerca di qualcosa di nobile per sé e per gli altri. Questo dato di fatto, puntualmente scoperto e corretto secondo le leggi dello Stato dalle forze dell’ordine, vedi maghi cartomanti e mistificatori, stando alle indagini, è comune nei soggetti deboli di tutte le categorie professionali erudite e non diseducate dal modello di vita sociale contemporaneo. L’umiltà e la pazienza sono qualità rare, quindi, nel contesto sociale appena analizzato.

Nel buio dei saperi, la figura umile di Natuzza Evolo è faro che squarcia le tenebre dell’ignoranza umana. La sua luce, sempre viva, illumina le vie dell’anima oltre il tempo fisico; pronta a sollevare le coscienze attraverso la parola illuminata non da studi ma da qualcuno che la sorregge dalla nascita, è un mistero come il messaggio arrivi a quanti lo desiderano nella quiete dell’anima.
Natuzza, è una donna anziana piena di acciacchi e sta trascorrendo gli ultimi anni della sua vita in compagnia di malanni fisici indescrivibili che la costringono a continui ricoveri clinici; ma, lasciato il corpo dolorante nel letto, la sua energia spirituale viaggia e raggiunge chiunque, là, dove è necessario.
Quanti la amano o hanno bisogno del suo conforto per superare ostacoli inviino pure l’Angelo, Lui sa come portarle i messaggi del cuore: lo dice Lei Natuzza e, io, per esperienza personale ci credo.

domenica 23 agosto 2009

Sila, mamma Natuzza in preghiera


Man mano che saliamo verso i monti della Sila la temperatura si abbassa, ma nel frattempo, almeno fin quando non saremo prossimi ai castagni di S.Elia o meglio ancora ai faggi di Cutura, si deve ricorrere al sistema refrigerante dell’auto per facilitare il viaggio. 
Sono le 14.
Il boccone buttato giù velocemente rimane sullo stomaco. Sta fermo lì, nello stesso punto da qualche minuto. 
Bevo un sorso d’acqua mentre guido con la speranza che scenda: nulla!

Superato Catanzaro nord, nella periferica Piterà l’aria è decisamente più fresca. Accosto la macchina alla fontana e bevo. Finalmente il boccone va giù.

La vegetazione cambia repentinamente: ulivi, querce, castagni, faggi, pini.

Marinella di Taverna, nello spiazzo circondato dalla collinetta, è allestito l’altare. 

La Santa Messa sarà celebrata alle 17. 
Ai margini della piazzetta i bancarellari di mostaccioli sonnecchiano sotto le tende dei camioncini. 
Il sole è alto. Ci rifuggiamo nel bar.

La gente inizia a prendere posto oltre le transenne. 
Arriva una macchina: lentissimamente appare la figura di una donnina: Natuzza, sorretta dalle figlie, prende posto di fronte l’altare. Il suo volto è sofferente e gli occhi, se pur sereni, esternano stanchezza fisica; fa fatica persino a parlare; sbiascica le preghiere e sono più le volte che le recita dentro di sé. Il suo malore blocca la mia ansia di parlarle: la saluto da lontano e prego per lei.



mercoledì 19 agosto 2009

23 agosto, buon compleanno Mamma Natuzza



Buon compleanno Grande Anima

Il 23 agosto è previsto uno spettacolo musicale presso la fondazione “Cuore Immacolato di Maria Rifugio delle Anime” in Paravati di Mileto, nella provincia di Vibo Valentia per festeggiare gli ottantacinque anni di Mamma Natuzza. Alla festa partecipano personaggi dello spettacolo noti al grande pubblico; tra gli ospiti: Al bano, Gigi D’alessio, Manlio Dovì, Luisa Corna…

Conoscendo l’umiltà di Natuzza, immagino il suo imbarazzo per festeggiamenti così pomposi. Lei, che si definisce verme di terra e soffre per le storture operate dagli egoismi umani -principali cause di sofferenze inflitte all’umanità ed agli incolpevoli, in quanto deboli e sprovveduti, giovani- una festa simile, senz’altro la intimidisce; però, analizzando tutti gli aspetti che lo show produce in termini di afflussi giovanili e non solo, il suo disagio può essere mitigato dalla probabilità che l’evento avvicini per la prima volta gente che fino ad ora neanche immaginava di recarsi in un luogo speciale dove una marea di persone si reca per pregare e avere la speranza d’incontrare almeno lo sguardo dolce di una donna speciale e, magari, perché no!, incontrare la Mamma del Mondo!
Una Mamma che ha a cuore tutti gli esseri viventi che non fa distinzioni di razze o classi sociali; che prega e intercede anche per chi, a causa della durezza di cuore, non merita.

domenica 28 giugno 2009

Natuzza Evolo, la Mamma Mistica di Calabria


aore12
Paravati è una frazione di Mileto, un tempo importante centro della Magna Graecia, oggi, cittadina dalla cultura tipicamente contadina, è parte del territorio della provincia di Vibo Valentia, tra le Serre aspromontane ed il mare tirreno.

Quì nasce il 23 agosto del 1924 e vive in umiltà Mamma Natuzza: donna dal grande carisma che nonostante i suoi malanni fisici dà conforto a migliaia di persone afflitte da malattie fisiche e psichiche.

A lei si rivolge quell'infinita marea di oppressi che cerca conforto nella fede per poter continuare a sopportare sofferenze e drammi umani.

È una donna speciale, al di là delle doti mistiche: bilocazione, visione della verità ecc. I mass media ne fanno un caso ma chi non la conosce in detta veste, apprezza la tenacia, il controllo e l'annullamento delle vanità terrene. Sempre attenta ai bisogni dei pellegrini, pronta a dare conforto e sollievo con parole sagge ed esempi concreti di vita.

Spesso, chi si reca a Paravati ed ha la grazia di parlarle si trova davanti una signora anziana dal corpo sofferente. Ultimamente ha bisigno dell'ossigeno; è gravemente malata di cuore e la sua voce è tremula come pure le mani e la testa. Ciononostante dispensa sorrisi, incoraggia gli afflitti proprio come fanno le Mamme del Mondo coi figli.

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