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sabato 10 novembre 2012

Vergogna! l'altra faccia della politica

Sperano di prenderci per stanchezza. E forse non hanno torto.
courtesy Mario Iannino, 2012, "cultura,conviene"
Ad ascoltare le liti dei soliti noti, da ricovero saremmo noi, se continuiamo a dare retta alle loro tattiche farneticanti.
Come si fa a stare dietro alle scempiaggini della politica italiana per tutti questi anni senza collassare o reagire?
Ancora una volta siamo costretti ad assistere all'assurdo! Non si smentiscono! E invece di trovare soluzioni logiche e positive per il bene dell'Italia, i parlamentari giocano una bruttissima partita:

Schifani, presidente del senato, quando crede di non essere ascoltato dai giornalisti parla a ruota libera: “Ce la sto mettendo tutta e ce la facciamo, altrimenti Grillo dal 30 va all'80%»,dice a Fiorello a margine di una visita all'associazione Andrea Tudisco che ospita bambini oncologici. Spero che il mio ottimismo - aggiunge Schifani - a breve si traduca in certezza. Ci sono notevoli margini per pensare che a breve si arrivi ad un'ampia intesa tra le forze parlamentari”.
Bersani:
Chi pensa che con questa riforma elettorale si arrivi al Monti-bis è da ricovero. Ci sarebbe la palude e l'ingovernabilità. Lo tsunami, non per il pd , ma per l'Italia», ha aggiunto stroncando così l'ipotesi di riforma della legge elettorale.

Casini: Noi non siamo stati sudditi di Berlusconi, non lo saremo di Bersani. Siamo abituati a stare a schiena dritta, non chiniamo la schiena. Lui (Bersani) ci accusa di tatticismo io capisco che sia nella foga della campagna elettorale ma il Pd deve abituarsi a parlare con rispetto.
Bersani dice che pensare ad un Monti-Bis è da ricovero?Allora anche io sono da ricovero e con me molti del Pd che pensano ad un Monti-Bis», ha replicato Casini. Non si può tornare alle cattive abitudini del passato, inviterei Bersani ad essere un po' più cauto perché vicino a lui ci sono molti che sono da ricovero. Facciamo le persone serie.

Appunto! Fate le persone serie almeno adesso, visto che grazie a voi abbiamo dovuto ricorrere a un Governo Tecnico per risollevare l'immagine della Repubblica Italia!

Che ben venga Grillo! E tutti quelli che la pensano come lui.


martedì 30 ottobre 2012

quel pasticciere di Bersani

caro Karl, il tuo pensiero è superato.
Con quasi il 31% Crocetta diventa presidente della Trinacria. Nasce il PDUC (partito democratici unione di centro) composto da Bersani e Casini in versione cannolicchi alla siciliana. Ma per governare il nostro Crocetta deve comporre un vassoio con tanta glassa un po' di zeppole, cannoli e ossicini di marzapane al pistacchio e pasta di mandorle.
La rinomata pasticceria siciliana ha, da ieri, un nuovo ingrediente, forte, rivoluzionario, innovativo che fermenta subito e raccoglie la maggior parte dei gusti (il 18%) di quel 47% di buongustai che non hanno voluto mancare all'appuntamento.
Adesso i due grandi chef, Bersani e Casini, sono ai fornelli. Vediamo cosa riescono ad inventare con ingredienti simili:
PD-UDC Rosario Crocetta 30,5% Seggi totali 39. PDL Nello Musumeci 25,7% Seggi totali 21. M5S Giancarlo Cancelleri 18,2% Seggi totali 15. G. SUD Gianfranco Micciché 15,4% Seggi totali 15.
Comunque vadano le cose, a questo punto, le primarie tra Bersani e Renzi sembrano inutili. La nascita del nuovo grande centro che ha preso forma nelle officine culinarie siciliane, composto da PD, UDC, API e PSI, esige un duello tra Bersani e Casini affiancati da Rutelli & C. con buona pace di SEL e quanti ancora conservano i semi del pensiero marxista.



venerdì 12 novembre 2010

RAI: quando a decidere sono i nominati

Bersani e Fini, invitati da Fazio a leggere alcuni elenchi di priorità per la destra e la sinistra in Italia, come hanno fatto Abbado e Niki Vendola nella prima puntata, secondo i vertici rai non possono partecipare alla trasmissione perché esponenti politici.

Le vicende RAI non possono lasciare in silenzio i cittadini perché si evidenzia, giorno dopo giorno e episodio dopo episodio, la volontà di giocare al massacro. Un massacro della democrazia e della pluralità. Non che il programma di Fazio e Saviano “vieni via con me” abbia rivoluzionato i crismi della comunicazione o abbia apportato chissà quali novità editoriali, né tantomeno può ritenersi sovversivo o rivoluzionario, cionondimeno la scaletta ha provocato reazioni inspiegabili nella dirigenza aziendale rai. Ha portato, ancora una volta, allo scoperto la volontà persecutoria dei nominati di turno.
Infatti, non si capisce la reazione censoria del direttore Masi e del suo vice Antonio Marano nei confronti della partecipazione di Fini e Bersani alla trasmissione. E neppure si comprende lo stillicidio che la dirigenza rai sta attuando nei confronti de certi conduttori. È risaputo che le nomine rai sono decise dalla classe politica e che i nominati, volenti o nolenti, sono tenuti a rispondere a certe interrogazioni, e ciò è in netto disaccordo con i criteri delle democrazie avanzate quale l’Italia si pregia di essere, la lottizzazione, di fatto, pone l’ente pubblico a totale servizio di chi comanda e non degli abbonati; viene da sé pensare che non si tratta di una gestione liberale, bensì, dispotica, del mezzo di comunicazione di massa.
la risposta degli autori non si è fatta attendere. E Loris Mazzetti, capostruttura di Raitre responsabile di Vieni via con me, ha risposto così alla lettera del vicedirettore Marano:

Fini e Bersani ci saranno!
''Il 15 novembre porteremo il presidente Fini e il segretario Bersani in trasmissione, perché il nostro è un programma di approfondimento culturale e non un varietà, esattamente come Che tempo che fa. Dunque non andiamo assolutamente contro i regolamenti aziendali né contro quelli definiti dalla commissione di Vigilanza''.
Mazzetti ha sottolineato che la presenza dei politici all'interno del programma era stata segnalata all'azienda: ''Esiste una lettera richiesta dai vertici aziendali e firmata da Ruffini in cui si specifica che sarebbero stati ospiti della trasmissione rappresentanti della cultura, dello spettacolo e della politica. Dunque non abbiamo bluffato in nessun modo''. ''In più - ha proseguito Mazzetti - Bersani e Fini non vengono a fare propaganda politica, ma a parlare dei valori della destra e della sinistra. Dunque siamo convinti di fare esattamente il nostro dovere. E siamo certi che l'Osservatorio di Pavia rileverà un perfetto equilibrio in termini di par condicio. Se poi qualcuno non considera più Fini un rappresentante del centrodestra o del governo, è un problema suo''.

sabato 12 aprile 2014

Renzi, il rottamatore da revisionare

E poi, quasi per caso, basta ascoltare Bersani per fare una ricarica di fiducia nella Politica.
pierluigi bersani

Ieri sera su la 7, dopo “Crozza nel paese delle meraviglie”, “Bersaglio mobile” di Mentana ha ospitato Pierluigi Bersani.
Si è capito, almeno io ho capito, viste le vicende che scuotono il pd, il valore aggiunto che possono avere e dare gli uomini e le donne cresciute a pane e politica. Sia ben chiaro, su alcune posizioni di Bersani non sono d'accordo ma è sempre meglio che stare a guardare le manovre da venditore di Matteo e le fuorvianti televendite dirette a chi sta sotto i 25000 euro lordi l'anno da dipendenti ma taglia fuori molte altre persone rese invisibili dai media e “sconosciuti” agli organismi sociali.

Bersani ride alla battute di Grillo che gli ripropone Mentana. Analizza i fatti come si faceva un tempo. Valuta rischi e pericoli sociali; tenuta della democrazia; populismi; impegno; organismi e realtà.
Lo so, non è più tempo degli incubatori politici, la globalizzazione velocizza ogni cosa ma un conto è perseverare nell'errore nonostante le differenti analisi provenienti dagli addetti ai lavori e dai cittadini comuni che vivono sulla propria pelle gli errori della politica e altro è aprirsi all'ascolto.

Su questo blog periodicamente sono state esposte numerose, se pur sintetiche, motivazioni sulla sfiducia politica ingenerata dalle azioni del rampante “rottamatore”, e non solo da lui.
In questo preciso momento il suo arrogante decisionismo sventolato e cinguettato sui media irride le delicate questioni che vincolano la tutela della democrazia e la partecipazione dei cittadini alla vita sociale dello Stato traduce in un atto di terrorismo autoritario unilaterale le modifiche prese in esame dal suo esecutivo come se fosse proprietà esclusiva di una qualsiasi lobby. Roba da personaggi oscurantisti. Altro che riformisti!

Questi ragazzotti al potere fanno paura. La loro arroganza fa paura. Gli ottanta euro in busta paga, come di ce qualcuno, hanno un sapore populista che nulla ha a che fare con il Governo di un Paese democraticamente evoluto. Si tenta di accaparrare consensi. Acchiappare una grossa fetta di voti... con una riforma elettorale farlocca che elimina le pluralità e impone i limiti del bipolarismo, ma come sarà il futuro del resto della popolazione che non gode degli ottanta euro, che è senza lavoro e priva di un sussidio minimo e che politicamente diversamente pensante?

Si dice che il pensiero è libero e non si può imbrigliare. Il confronto è la sintesi sono, così mi è stato detto, il sale e la forza che tiene in vita la democrazia.

mercoledì 16 gennaio 2013

Bersani, uno di noi?

Catanzaro, Bersani a pranzo,
insieme al candidato sindaco della città
Salvatore Scalzo.
Il 20 e 21 prossimi alcuni elettori dovranno ritornare a votare per i fatti ampiamente noti che hanno fatto traballare e infine sospendere dagli incarichi amministrativi Abramo e la sua coalizione che lo ha fatto eleggere a sindaco di Catanzaro, mentre, a livello nazionale, l'universo politico è in assetto di guerra per riconquistare il potere. Tra i nuovi simboli, mi ha fatto sorridere, ma non tanto, perché ricalca le storture e i guasti creati dalla cattiva politica, la corsa alla clonazione dei candidati forti da parte di emeriti sconosciuti probabilmente attenti più a vincere un posto in paradiso per sé stessi che lavorare per il bene comune.
La guerra, senza esclusioni di colpi bassi, è iniziata da un pezzo e risolto il problema dei simboli civetta, eliminati dal Viminale, i leader si attrezzano nel tentativo di ricucire l'enorme strappo che loro stessi hanno causato tra i cittadini incazzati e demotivati dalle scelte fin qui operate.

Tutti i partiti, indistintamente, continuano a sbagliare. Lo dimostrano con le prese di posizione e con l'assurdo politichese che sciorinano continuamente in televisione. Lo dimostrano con le liste e listini blindati per alcuni esponenti della casta che non deve perdere il potere decisionale.

In tutto questo ambaradan un uomo scende in Calabria, a Catanzaro, e dopo aver tenuto il suo comizio, stretto mani, visitato le rovine ambientali di Janò provocate dal maltempo e dall'incuria umana inclusa la cementificazione selvaggia, quest'uomo, va a pranzo, ospite di una famiglia del quartiere marinaro cittadino.
Tutto questo è di normale routine tra la gente di Calabria. Gente ospitale che offre col cuore le prelibatezze locali a chi sente vicino idealmente. E Pierluigi Bersani è uno di questi. Un uomo apparentemente modesto, pragmatico, che, forse, vede oltre le nebbie diffuse dagli altri. Però, non si comprende, almeno io non l'ho capito, se superato l'alone nebuloso delle elezioni ed eventualmente ottenuto la fiducia degli elettori anche per Bersani continuerà ad esserci la salvaguardia del sistema economico finanziario che tutela le banche oppure metterà al primo posto la tutela delle persone svantaggiate e quelle che un tempo erano definite proletari.

domenica 30 dicembre 2012

Ingroia, un nome una garanzia

antonio Ingroia, scopre il suo simbolo politico
e da oggi terrà compagnia agli altri
La struttura del logo lascia intendere che la decisione di Ingroia non è cosa dell'ultimo minuto e per quanti vorrebbero uno Stato più attento alle questioni sociali denunciate e forse combattute dalla sinistra può risultare cosa gradita. Ma, a mio modesto avviso, anche Ingroia cade nell'errore autocelebrativo. E il logo lo conferma.
Tra la scritta inneggiante al cambiamento tanto sperato e atteso della sinistra che condensa su due righe l'auspicio per una “Rivoluzione Civile” e il negativo in rosso del “quarto stato” di Pellizza da Volpedo” capeggia a caratteri cubitali e in grassetto il cognome del magistrato. (e questo non gioca a suo favore).

Le sue parole sono nette:
"Da magistrato - dice Ingroia - non avrei mai creduto di dovermi ritrovare qui per continuare la mia battaglia per la giustizia e la legalità in un ruolo diverso. Quando giurai la mia fedeltà alla Costituzione pensavo di doverla servire solo nelle aule di giustizia. Ma non siamo in un paese normale e in una situazione normale - prosegue il magistrato palermitano - Siamo in una emergenza democratica. E allora, come ho detto, io ci sto! È venuto il momento della responsabilità politica. Alla società civile e alla buona politica dico grazie!, perché hanno fatto un passo avanti. Questa è la nostra rivoluzione, noi vogliamo la partecipazione dei cittadini.
Antonio Ingroia non si propone come salvatore della patria, ma di essere solo un esempio come tanti cittadini che si mettono in gioco e assumendo rischi".

La sua prima uscita politica ha occhi e parole anche per la sinistra storica:

«Bersani candida il collega Piero Grasso che nel maggio 2012 voleva dare un premio al governo Berlusconi per essersi distinto come governo che aveva più meriti nella lotta alla mafia. Il procuratore Grasso, che è lo stesso procuratore nazionale Antimafia diventato tale perché scelto da Silvio Berlusconi, in virtù di una legge che il governo Berlusconi approvò, con la quale venne escluso dal concorso Giancarlo Caselli, colpevole di aver fatto i processi per i rapporti tra mafia e politica»

«Siamo al fianco dei magistrati che hanno sollevato il conflitto di attribuzione sui provvedimenti del governo Monti sull'Ilva. Rivendichiamo la politica della passione e della coerenza che il Pd sembra aver smarrito. Siamo noi a rappresentare questa storia che Bersani non ha dimostrato di voler portare avanti. Lo abbiamo cercato, non certo perché abbiamo bisogno di lui, e abbiamo ricevuto risposte stravaganti. Evidentemente si sente il Padreterno, mentre Falcone e Borsellino mi rispondevano al primo squillo. Bersani non vuole una politica antimafia nuova e rivoluzionaria che sarebbe in grado di eliminare la criminalità. Il suo silenzio è inequivocabile, perché non vuole eliminare mafia e corruzione».

Staremo a vedere cosa succederà nei prossimi giorni, quando gli schieramenti saranno definitivamente strutturati con nomi e collegi e se i nomi sono reale espressione dei cittadini o se, come nelle puntate precedenti, sono nomi paracadutati dalle segreterie politiche e troveremo un veneto o un laziale a competere in Calabria, Sicilia o Basilicata.

sabato 13 ottobre 2012

Italia bene comune?

Catanzaro, piazza prefettura, manifestazione sindacale con Susanna Camusso
La Camusso, nella manifestazione sponsorizzata dalla “triplice” a Catanzaro ha ripetuto cose già dette fino alla noia. Cose che i più sofisti definiscono “demagogia”. Una demagogia che fa comunque bene al popolo sofferente e non sempre per cause imputabili a dirigenti o comandanti d'impresa oppure a un governo che diventa astrazione e si camuffa dietro sigle politiche. Loro, i sindacati, sono dei dirigenti istituzionali a tutti gli effetti perchè discutono e decidono sui destini delle aziende e di quanti ci lavorano dentro; analizzano e studiano i bisogni del popolo (popolo, che brutta parola così come è intesa oggi) e mediano con la classe dominante, i padroni, (parola in disuso ma che rappresenta uno scoglio duro e reale nelle trattative private e pubbliche, vedi FIAT).
Sempre nella mattinata di oggi a Roma Bersani Vendola e Nencini espongono il patto politico “per l'Italia bene comune”. E qui, la demagogia è elargita copiosamente. Bersani parla di soldi. Afferma che servono per far andare la macchina organizzativa del partito, per le manifestazioni come queste di oggi. Vero! Ma, si tassano ancora come nel vecchio PCI i parlamentari, senatori e compagni agiati che avevano a cuore i principi del comunismo?
Bersani ha bacchettato un po' qua e un po là, accontentando gli orecchi dei presenti:
"Noi, cittadine e cittadini democratici e progressisti, ci riconosciamo nella Costituzione repubblicana, in un progetto di società di pace, di libertà, di eguaglianza, di laicità, di giustizia, di progresso e di solidarietà".
Così esordisce l'appello agli italiani dei progressisti in vista delle primarie del centrosinistra e delle elezioni politiche.
"Vogliamo contribuire al cambiamento dell'Italia, alla ricostruzione delle sue istituzioni, a un forte impegno del nostro Paese per un'Europa federale e democratica. Crediamo nel valore del lavoro, nello spirito solidaristico e nel riconoscimento del merito. Vogliamo archiviare la lunga stagione berlusconiana e sconfiggere ogni forma di populismo. Oggi siamo noi i protagonisti del cambiamento e ne sentiamo la responsabilità.
La politica non è tutta uguale. Vogliamo che i nostri rappresentanti siano scelti per le loro capacità e per la loro onestà. Chiediamo che i candidati dell'Italia “Bene Comune” rispettino gli impegni contenuti nella Carta d'Intenti. Per questi motivi partecipiamo alle elezioni primarie per la scelta del candidato comune alla Presidenza del Consiglio e rivolgiamo un appello a tutte le forze del cambiamento- conclude l'appello- e della ricostruzione a sostenere il centrosinistra e il candidato scelto dalle primarie alle prossime elezioni politiche. Per l'Italia. Bene Comune".
È populismo chiedere:
dove eravate mentre si sperperavano i soldi pubblici?
Cosa facevate quando si proponevano le leggi contro il popolo sovrano?

Non è cambiando formule e ingredienti che si migliora la politica e neanche facendo del terrorismo psicologico tra la gente depressa ma facendo evolvere le coscienze.


mercoledì 28 novembre 2012

Bersani Renzi Alfano: serietà!

Italiani? Popolo di Tifosi!


Siamo abituati a tifare e questo piccolo difetto ci distrae da problemi ben più importanti del risultato che può raggiungere la nostra squadra del cuore o il nostro eroe del giorno. È un dato di fatto ben noto e gli opinion leader lo sfruttano a loro favore. Spesso per distrarci dalla legnata politicamente scorretta tutta tesa a fare macelleria sociale. Sì, decisamente è macelleria sociale quella che sta attuando l'agenda Monti. E come se non bastassero i tagli inflitti ai pochi occupati in lavori bene o male remunerati, il lapsus montiano sulla sanità pubblica lascia presagire cupe manovre per i più poveri.
''Il nostro Sistema sanitario nazionale, di cui andiamo fieri, potrebbe non essere garantito se non si individuano nuove modalità di finanziamento''. Cosa significa, dare la sanità totalmente in mano privata? Giacché ''Il momento e' difficile e la crisi ha colpito tutti e ha impartito lezioni a tutti'' come chiarisce il nostro Monti da Palermo?

Non intendo imbastire assurdità su frasi estrapolate da un discorso che fa l'analisi a un sistema malato molto complesso qual è il servizio sanitario nazionale. Anzi. Ben venga qualche strumento utile per pianificare le spese.
Quello che risulta rumorosamente, questa sì, antipolitica è la disputa chiamata primarie del centro sinistra che non designa un segretario di partito, quello del pd, ma il candidato a premier. Da ciò si spiega l'accozzaglia di pretendenti, 5 dei quali 3 con la tessera del PD e due spuri. Allora perché chi vince tra Bersani e Renzi deve governare anche il PD?
Comunque l'evento mediatico ha saputo distrarci da una serie di manovre parlamentari che peseranno, come al solito, nel futuro di ogni cittadino anche di quelli che ancora devono nascere. E noi, continuiamo a tifare Vendola (che è il meno peggio) Casini (che dice tutto e il contrario di tutto) Bersani ( che col suo fare dimesso da falso paternalista, pur avendo fatto qualcosina di positivo, è un uomo che non ha saputo fronteggiare il malgoverno) Renzi (con la sua padronanza mediatica non dà sicurezza a quanti vorrebbero un welfare serio che vinca sulla teorie vessatorie di fantomatiche spending review che dipendono da freddi compiti di ragioneria bancaria) Tabacci, che è l'uomo di Rutelli. Etc etc etc.

Analogamente anche il centro destra, con i circa 15 pretendenti al trono che Berlusconi aveva ceduto al suo delfino Alfano per far rièpartire il PdL, ha la sua tifoseria distratta dai guai politici e legali dei suoi condottieri.

Tifosi che si fronteggiano e si scontrano per questioni di pancia, non intesa come sensibilità emotivamente epidermica ma per squallidi motivi di interessi.

venerdì 18 gennaio 2013

quel moderato di Bersani che non vuole fare Robespierre

Ho sentito dire a Bersani: non sono Robespierre! Io non vado a tassare i grandi patrimoni; c'è l'imu come tassa patrimoniale...
Parla a ruota libera il leader del pd, attento a non impaurire i moderati.
Certo, è furbo il nostro che fa l'occhiolino alla vecchia borghesia e ai capitalisti che affiancano l'agenda Monti; con questo non si vuole puntare il dito accusatorio su Bersani o altri che si definiscono “moderati” per arrivare al potere ma neanche fare l'apologia di una rivoluzione sociale impossibile in Italia.
Impossibile per cultura e mentalità inculcata negli anni dalla cattiva politica, che non dice basta fino a quando non tocca il fondo. Ed è solo quando ha toccato l'abisso che scatta la molla della rivoluzione, la stessa scaturita dalla rabbia dei cittadini francesi che ha terrorizzato la nobiltà e fatto assurgere a capo temuto l'avvocato Maximilien Robespierre.
Da noi è difficile che avvenga una sommossa sanguinaria e neanche lo vogliamo! Vogliamo una rivoluzione culturale; un giro di vite delle coscienze che risvegli il meglio della scienza filosofica e non generi altri personaggi nefasti. Quindi, tutto sommato, siamo d'accordo! Non serve un novello rivoluzionario che sparga lacrime e sangue tra i “ricchi” ma qualcosa che guidi l'idea cara ai sogni socialisti.

Anche se, Maximilen de Bersanì non suonerebbe male. :)


giovedì 26 aprile 2012

Severino e Bersani, il volto repressivo dello Stato

A volte sembra di vivere in uno Stato totalitario dove è bandita la libertà di pensiero; il coinvolgimento alla vita sociale. A darne la sensazione due esponenti autorevoli del governo: La Ministro Severino e il deputato Bersani che di fatto appoggia la politica del governo Monti.

La prima per l'esternazione di volere regolamentare i blog, quindi le opinioni dei blogger e di conseguenza la libertà sul web.

Il secondo, Bersani, parla con aria grave all'indirizzo di Grillo. Lo ammonisce severamente accusandolo di aver mancato di rispetto al Presidente della Repubblica Napolitano.
Premesso che in una società democratica è lecito esporre il proprio pensiero con lo scritto la parola e ogni altra forma di espressione, naturalmente, rispettando gli interlocutori. I suddetti atteggiamenti sembrano eccessivi. Ricordiamolo:
In questi giorni le malefatte di alcuni dirigenti dei partiti politici e loro affiliati sono eloquentemente divulgate dai mass media tradizionali e ampiamente sul web a tal punto da far arrossire anche le pietre. Le polemiche impazzano. Ognuno dice la sua opinione a volte con veemenza ma al di là di qualche parola colorita la verità è sotto gli occhi di tutti. Il pressapochismo e la corruzione sono le cause della crisi attuale che tutti noi stiamo pagando in termini di tasse lavoro e welfare.
Si può anche comprendere chi è tentato di arginare il malcontento con dell'ottimismo ma definire antipolitica e qualunquismo la contestazione sociale nei confronti di chi ha fatto un uso personale della cosa pubblica ce ne vuole!
Come spiega il dizionario della lingua italiana la parola

qualunquismo

[qua-lun-quì-smo] s.m.
  • 1 Movimento di opinione pubblica sorto in Italia all'inizio del secondo dopoguerra, che rifiutava ogni ideologia e sistema politico, soprattutto quello dei partiti
  • 2 estens. Atteggiamento di disinteresse verso la politica e di prevenuto giudizio negativo nei confronti delle istituzioni pubbliche: essere tacciato di q.
  • a. 1944

Così recita il dizionario italiano alla voce “qualunquismo”.

Atteggiamento, lontano, quindi, da quanti contestano la corruzione e auspicano pulizia morale nelle istituzioni e negli organi dei partiti che si sono appropriati indebitamente delle risorse pubbliche, giacché vogliono ripristinare lo stato di diritto 
Non c'è antipolitica e neanche qualunquismo ma coinvolgimento e cittadinanza corale nella gestione della cosa pubblica
 e per la libertà di opinione, beh, ci rifacciamo alla Carta Costituzionale, se ancora ha valore...



lunedì 11 marzo 2013

soldi ai partiti ecco come li spende il PD

Quanto ci costa il PD?

Incominciamo col dire che tutti i partiti non disdegnano i finanziamenti e il PD è tra questi.

Detto ciò, chiariamo:
Non è intenzione giustificare o criminalizzare aspetti che porterebbero il discorso lontano dalle esigenze attuali. E prima di continuare è necessario ricordare le origini, la storia di un certo partito vicino alle esigenze dei lavoratori: il Partito Comunista Italiano, ora Partito Democratico (la stessa cosa vale per il vecchio Partito Socialista Italiano, data la comune radice ideologica).
Un tempo i vecchi dicevano di tesserarsi al “partito” perché tutelava i diritti degli operai e dei contadini.
In alcune sezioni si faceva a gara e i deputati lasciavano il 50%, la metà del loro compenso di Onorevoli Parlamentari e Senatori al partito.
Non si accettavano lasciti dagli industriali e dai padroni che schiavizzavano i dipendenti men che mai dagli schiavisti che guadagnavano sfruttando la salute di chi sudava sangue.
Ergo: impensabile vedere assegni da aziende come ILVA e FIAT attuali.

Ma perché Bersani e tutto il PD non vuole cedere sul finanziamento pubblico ai partiti?

Semplice: il Pd senza questi soldi rischia di fallire!
E ci sono almeno 200 tra giovani e meno giovani da tutelare. Anche Livia Turco è stata "riassunta" dal Pd che, però, dopo le polemiche per il suo compenso ha rinunciato allo stipendio. Ma gli altri no.

Tra questi due parlamentari in aspettativa dalla vecchia Margherita e sette dai Ds.

naturalmente i soldi per pagare gli stipendi sono quelli dei rimborsi elettorali.
E il pd, per queste ultime elezioni dovrebbe ricevere 45 milioni di euro. Impossibile rinunciarvi!

Il Pd senza questi soldi rischia il fallimento!
Pagare 200 dipendenti non è facile.
I democratici, secondo quanto scrivono sul sito, riescono a sopravvivere grazie ai soldi dei rimborsi.

venerdì 15 marzo 2013

buonanotte Bersani, inizia una nuova era

basta con i tatticismi.
non servono lacrime e parole di vecchi tromboni.
urge pensare come chi ha fame! Fame di cose materiali ma principalmente di 

CULTURA E LEGALITÀ.
Buonanotte Bersani... questo sì ch'è un vero “Comunista”:

Povero come i poveri, spoglio ed essenziale, coerente con quanto prefigge il “verbo che predica”.
Eppoi, spartano, frugale, ostile agli sprechi, portato a pagarsi da solo il conto dell'albergo, girare su un pulmino, affrancarsi dalla scorta, parlare al cellulare con gli amici prima che con i grandi della Terra, restare in piedi piuttosto che sedersi sul suo trono, rifiutare i simboli, gli oggetti, gli abiti sfarzosi.
Chi è?
Ecco a voi papa Francesco, il nuovo Papa, il nuovo Vaticano, il nuovo stile sociale! Ll'evangelista degli ultimi, dei poveri, delle periferie.
Estemporaneo, minimalista, informale, comunicativo, sorprendente.

Iperattivo, controcorrente, picconatore delle consolidate abitudini, dei riti, dei cerimoniali.

Riformatore a iniziare dai piccoli gesti, coerente nelle piccole scelte e nei dettagli.

In sole ventiquattr'ore Jorge Mario Bergoglio è quasi leggenda.

E voi, vecchi testoni dell'antipolitica falsamente populista state ancora lì a lambiccarvi il cervello su come difendervi dal popolo che non avete tutelato e che per questo è incazzato nero e pretende che anche voi, e non solo la massa che voi avete reso amorfa e insofferente col vostro politichese, contribuiate al risanamento economico del Paese nei termini che conoscete benissimo.

Prendete, voi politici tutti, spunto e vendete i beni materiali. Liberate da lacci e laccioli sedi, cooperative, fondazioni, banche, giornali e, perché no, donate parte del vostro onorevole ricco salario a chi ne ha bisogno

lunedì 11 marzo 2013

Beppe, lascia stare i grilletti sapienti dell'ultima ora. Vai avanti!

Beppe Grillo mi ha ridato speranza!


"VASI COMUNICANTI!" courtesy archivio M. Iannino
Sì, proprio Lui, Beppe Grillo il Jolly della politica attuale, quello che sta facendo impazzire giornalisti e esperti della comunicazione mi ha dato l'opportunità di riconsiderare i ruoli e la gestione della cosa pubblica.

Non che fino ad ora io mi sia adagiato e abbia accettato questo stato di cose. Ma, purtroppo, è risaputo, i media riescono a condizionare e modellare le menti fino a quando qualcuno con le spalle forti non dice il contrario.

Oggi, chi ha saputo farsi testimone ha un nome e da voce a un movimento civico: Movimento 5 stelle. Cinque, forse, come le dita della mano laboriosa. Stelle come simbolo pragmatico che si dà alle cose buone.

Grillo, Casaleggio e il movimento hanno ridato fiducia a un popolo che ormai si sentiva suddito. Suddito della politica e del sindacato che non hanno saputo rivendicare la dignità dei cittadini e in special modo di quei cittadini emarginati dal lavoro e dalla società che conta.

Ora, i fantomatici “intellettuali” si sentono in dovere di suggerire soluzioni. Lanciano proclami e invitano al dialogo. Tutto ciò è assurdo! E non fa che ricalcare le vecchie strade del servilismo culturale, ove se di cultura si può parlare sol perché si sentono definire firme ben pagate dai sistemi di potere che ha tutto l'interesse per mantenere lo stato di cose attuali.

Bersani insiste con le tattiche di partito (ex?) classista, dice e non dice col suo politichese da vecchio quadro cresciuto a pane e Marx(?). “il finanziamento ai partiti è già inserito nel nostro programma di regole e trasparenza. Chi ha seguito i lavori della direzione sa bene che il tema del finanziamento ai partiti è ben compreso negli otto punti approvati all’unanimità”. Sì caro Perluigi ma tu parli di trasparenze e lasci intendere che non lo vuoi abolire sto benedetto obolo che i cittadini non vogliono versare più ai partiti. Vedi Bersani. È proprio questo che non si vuole più vedere e sentire. Cioè i cittadini, Noi, non vogliamo essere presi per idioti!
Se c'è da tirare la cinghia, se sono necessari sacrifici, e questo sembra una realtà!, nessuno può esimersi!

Una volta i comandanti davano il buon esempio. Erano i primi a sacrificarsi... questo insegnavano a scuola.

lunedì 8 aprile 2013

il PD marcia su Roma contro la povertà

Ecco un esempio lampante di demagogia che sa di presa per il culo:

pier luigi bersani, segretario pd
Il partito Democratico è vicino a tutti i cittadini che in questo momento stanno vivendo momenti difficili. Per questo i circoli territoriali del Pd di Scampia, San Salvario, Corviale, Torbellamonaca, San Basilio e Laurentino hanno promosso per sabato 13 aprile a Roma una manifestazione 'Contro la povertà, per un governo di cambiamento.' La manifestazione si svolgerà in un quartiere della periferia romana e sarà conclusa dal Segretario nazionale del Pd Pier Luigi Bersani".”

Proprio mentre l'ennesimo sondaggio pubblica le percentuali altissime di disoccupati e di aziende che chiudono nell'ordine di un migliaio al giorno e ci si accorge persino dell'esistenza degli sfiduciati che neanche tentano più di cercare lavoro, cosa ti s'inventa il PD? Una bella manifestazione liberatoria dei poveri con o senza lavoro da fare sabato prossimo in una periferia romana.

A Pier Luì' non è questo che vogliamo!
Da un partito che dice di guardare al sociale ci si aspetta qualcosa di meglio che una scarpinata a Roma. 
Non è facendo casino su un problema così grave, conosciuto e "studiato", che è diventato l'origine di ogni malessere e suicidi per quanti hanno vergogna a manifestarlo, che si risolve la piaga della povertà.

Pensate a lavorare davvero come poter dare dignità alle persone emarginate da questo sistema economico. Solo così si potranno evitare i suicidi degli ultimi tempi e non proponendo inutili e dispendiose stronzate come la marcia su Roma contro la povertà.

mercoledì 14 marzo 2012

A B C come Alfano Bersani Camusso

A come Angelino B come Bersani C come Camusso ma anche come Bonanni Casini... che gran casino abbiamo in testa e che grande imbroglio stanno diventando questi personaggi che dovrebbero guidare le genti del bel Paese. Nel gioco delle parti, proprio perché parteggiano per i propri ideali (?) ognuno di questi signori tira l'acqua al proprio mulino con forza e cerca sostenitori alzando i toni fino quando la corda non si spezza. Dal canto suo la Fornero dice che non metterà una paccata (paccata?) di soldi per sostenere lo stato sociale di tutti i cittadini se i sindacati continuano a porre veti etc etc. ma allora dico io a che serve tenere in vita 'sto catafalco dell'art. 18 quando tutte la grandi fabbriche sono morte e non c'è più nessun lavoratore da tutelare? Nn è che dietro all'art.18 si nasconde, ci nascondono, qualche altra cosa? Che so, tipo le poltrone conquistate a colpi di trattative sbagliate per i lavoratori ma buone per alcuni? Una cosa è certa: le grandi fabbriche non ci sono più e neanche la cultura del proletariato. C'è solo tanta incertezza. Quindi cerchiamo di fare qualcosa di concreto e lasciamo in pace la luna. E non venite a dire che sono discorsi di gente che pensa solo ai cazzi suoi. Queste sono parole di persone che hanno dato troppa fiducia a gente che non ne meritava neanche un po', visti i risultati, che non riesce a tirare fino a fine mese.
E non tirate in ballo lo spread la finanza e le banche se no affondate il coltello nella piaga e l'interrogativo si fa più forte: voi dove cazzo eravate??? e ci scappa da dire: il finanziamento ai partiti e le relative ruberie?
vediamo di porre fine a questo malcostume... che è meglio!

sabato 17 ottobre 2009

Bersani Franceschini Marino



Bersani Franceschini o Marino?

Bel rompicapo!
Personalmente mi piacciono tutti e tre. Ognuno con la propria personalità dà spessore alla formazione politica di sinistra e ai cittadini che si riconoscono negli ideali del pensiero comune: rispetto per lo Stato e solidarietà nazionale, europea e mondiale.
Persone perbene, quindi, che guardano al futuro del vivere comune nel rispetto delle regole democratiche.
E, se, proprio in virtù della crescita democratica, si superasse il vecchio schema che vuole una sola persona alla guida dei partiti politici?
Non si potrebbe supporre una forma di gestione allargata sorretta da linee di pensiero confluente?
Poiché parliamo di democrazia, potrebbe essere un punto di riferimento per le persone emancipate e di disturbo per quanti ritengono superfluo ragionare in collettivo e preferiscono la guida di un capo carismatico piuttosto che ragionare col proprio cervello.
Considerare quindi l’impegno politico della nuova classe dirigente nei termini di una pluralità democratica reale! anche per inviare segni di novità, a quella parte di società che ancora crede nei valori della democrazia, si potrebbe concludere con: Tre sono meglio di uno!
Utopia?

venerdì 30 novembre 2012

la "crosta" di Monti non è un lapsus

Qualche giorno addietro il prof. Monti ha detto una cosa che per alcuni e tra questi lo scrittore Aldo Busi ha il vago sapore del lapsus freudiano che lascia sfuggire verità altrimenti inconfessabili.
E cioè, per Mario Monti la questione della leadership politica rappresenta soltanto ''la crosta'' delle prossime elezioni, perché in realtà sono più importanti i programmi e i contenuti.
Questa la sintesi del ragionamento del presidente del Consiglio nell'intervento agli Stati generali di Cida, l'associazione di manager e professionisti italiani.
Insomma, sotto la “crosta” sempre secondo Busi ci sarebbe il pus marcescente di qualche potere fortissimo che non intende lasciare ad altri il comando della cosa pubblica. E che, se non ho capito male le parole che lo scrittore ha detto a servizio pubblico di ieri sera, sopra la crosta si muovono i burattini della politica messi lì dai poteri innominabili.
Allarmante! Ma non credo sia così.

Certamente qualsiasi cittadino di destra o sinistra, visto che sempre secondo la competizione sportiva di cui sopra, vorrebbe vedere eliminata definitivamente la crosta che puzza di “compravendita” dei giocatori visto anche il lauto ingaggio previsto dal loro status di parlamentari.

Fa specie venire a conoscenza che la famiglia Riva dà, così di punto in bianco, un finanziamento di 98 mila euro a Bersani, che oggi lo imbarazza ma che all'epoca ha accettato senza porsi troppe domande.

La somma risale alla campagna elettorale del 2006, molto prima della lettera inviata dal patron dell'Ilva al segretario per ammorbidire il senatore democratico Della Seta sulle misure antinquinamento nel 2010. nulla d'illecito visto che Bersani ha dichiarato la somma al Parlamento e l'ex ministro, sempre lecitamente ha ricevuto 110 mila euro da Federacciai, che annovera tra i membri anche i gruppi Marcegaglia e Amenduni.

Che sia questa la crosta di cui parla il prof. Monti? Una crosta spessa che ha il colore dei soldi? Quei soldi che per macinare profitti saltellano allegramente sopra la salute dei cittadini, che inquinano società e ambiente e ignorano volutamente il rispetto dovuto alle maestranze?

giovedì 29 novembre 2012

Bersani e Renzi, fate i buoni, ma questo è troppo

Sembra fatto apposta. Nessun canale rai trasmette qualcosa di interessante. Si va da una parte all'altra col telecomando per ammazzare il tempo. Su rai uno, in un'atmosfera da serata quiz, le luci avvolgono due sfidanti. Uno affianco all'altro, dopo gli accordi presi tra gli addetti stampa e il lancio della monetina, Bersani e Renzi, con tre minuti ciascuno a disposizione tentano di convincere gli elettori. Già, ma quali elettori visto che andrà a votare un numero risicato di quelli che si sono iscritti e votato alle primarie del centrosinistra? Ammessi al voto solo quelli che porteranno una giustifica per non aver potuto votare prima.

Non saprei dire se è sintomo di democrazia o presa per i fondelli. Avrebbe senso, un dibattito simile sul canale ammiraglio della televisione pubblica se riguardasse il Paese, gli elettori a prescindere dalla loro appartenenza ideologica. (vuoi vedere che qualcuno dirà che sono un qualunquista o populista?)

la scenografia, rosso avvolgente, richiama alla mente quelle del vecchio PCI; quando il rosso era il colore di appartenenza ad una fede ideologica che faceva sentire i “compagni” parte comune di un unico corpo proteso ad emancipare e proteggere le classi deboli. Ma quella è un'altra storia.
La storia di Ingrao, Amendola, Pajetta, Berlinguer.



domenica 14 ottobre 2012

Bersani apre le primarie a Bettola e convince

Come una volta, si sente parlare di politica per strada, davanti alle benzine e nelle officine. A tenere banco è il figlio di un benzinaio che non nasconde la calvizia con un toupe o costosi trapianti, uno del popolo che parla al popolo e rispolvera parole dimenticate tipo “collettivo”, “bene comune” “solidarietà” “passione politica” “Popolo!”.

Sembra di tornare indietro nel tempo, quando la politica era sentita passione e gli scontri dialettici servivano per migliorarsi e migliorare la società.
Un tempo relativamente breve dentro il quale sono naufragati sogni politici e civiltà. Un tempo in cui abbiamo assistito, con indolenza, alla soppressione della democrazia e della solidarietà. Abbiamo dato spazio, forse in ossequio alla tanto rispettata libertà, a millantatori e truffatori. Abbiamo lasciato che questi soffocassero i sogni. Abbiamo creduto alle bugie!

Oggi, è ovvio che io, in quanto facente parte di quel sillogismo posto alla base di tutti i discorsi fin ora fatti, usato per riportare alla politica la sua giusta missione, abbia ancora qualche remora e prima di ridare fiducia a chicchessia, debba essere pienamente convinto con fatti concreti da parte di quanti vogliono riscattarsi.

Troppe volte si sono cosparsi le teste di cenere; innumerevoli volte hanno professato moralità e moralismi disattesi. Per ben due volte, negli ultimi decenni, la magistratura ha dovuto rimettere in ordine i conti, indagare, sciogliere amministrazioni pubbliche espressione di volontà politiche popolari.

Bersani parla di Collettivo al servizio del Paese e, volendo usare un gergo popolare, dice che non sta facendo una briscola a due con Renzi dove chi perde sta sotto e chi vince comanda.

In questa sua semplice e felice battuta, data a Lucia Annunziata, si condensa il pensiero della sinistra che lavora per il bene comune.
Che ben venga!

domenica 20 febbraio 2011

B e B, yin e yang della politica italiana


Alcuni credono al fato altri sostengono che il futuro degli uomini ma anche delle cose, nazioni e paesi compresi, sia tutto racchiuso nel nome. E intorno a queste congetture sono sorte filosofie di vita, religiosità e sette che difendono e diffondono le teorie dei gruppi d’appartenenza. La stessa cosa vale in politica e l’Italia, forte della sua storia culturale, continua a sfornare artisti della retorica, della satira, cabarettisti, in una parola: l’Italia è luogo di creatività. Come spiegare altrimenti, se no, che il destino della politica è determinato da due uomini che hanno in comune le prime tre e le ultime due lettere dei cognomi in comune? BERluscoNI & BERsaNI. E come ovvio, vince il più grande; (Berlusconi è composto da 10 lettere mentre bersani da 6) e anche sui numeri non si scherza: secondo la cabala il numero 10 rappresenta la completezza, il tutto, il maschile e il femminile, yin e yang, e si potrebbe continuare, mentre il numero 6 simboleggia la materia; il numero 6 è multiplo di 3 che rappresenta la trinità esoterica, la coscienza cristica, e in quanto doppio raffigura nella numerologia il diavolo.

È questione di credenze!
©
Ma può essere anche un gioco. Il gioco delle parti che spartiscono i poteri: uno fa finta di aggredire e l’altro imita una tiepida reazione per calmare l’opinione pubblica che non approva determinate azioni.

Proviamo a semplificare con uno schema elementare di parole in/crociate:

Definizioni:
1 orizzontale: noto politico italiano amico dello zar però nemico dei comunisti (prime tre lettere. ber…)
1 verticale: noto politico italiano amico dei comunisti e (nemico?) di Marchionne (prime tre lettere. ber…) se lo schema è libero, si presume una certa interscambiabilità, tanto invertendo l’ordine dei fattori il prodotto non cambia visto che è il potere dei soldi a determinare il risultato della partita politica e sociale.

Se così non è, perché i buoni che fanno parte dell’opposizione non si dimettono in massa dall’incarico di parlamentari? Finiani compresi!

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