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venerdì 30 giugno 2023

Calabria. Sanità alla canna del gas

 Disagi per i pazienti costretti ai servigi dell'Ospedale Pugliese-Ciaccio di Catanzaro. Tra lavori in corso e appuntamenti biblici si consuma il tempo e la dignità dei calabresi.

"Non è un'opera d'arte contemporanea!"

Alcune patologie come il diabete sono definite croniche perché, una volta che prendono la residenza in un corpo non l'abbandonano più! Quindi chi ne è affetto deve conviverci per sempre. Idem per quanti soffrono di colesterolemia.

E fin qui nulla di nuovo sotto il sole.

Diventa, invece, insopportabile l'idea che disciplina l'iter sanitario di quanti, portatori di dette sintomatologie, sono costretti a perdersi nelle strutture del sistema pubblico sanitario italiano e, peggio, calabrese.

Ma veniamo ai fatti:

Nonostante la regione sia dotata di un portale dedicato, l'ALPI, dove gli utenti iscritti possono regolarizzare le impegnative e pagare il ticket se non in esenzione e recarsi direttamente nella struttura erogatrice del servizio richiesto senza affollare gli sportelli fisici della struttura ospedaliera, di fatto giunti tra le mura e i corridoi dell'ospedale Pugliese-Ciaccio, gli ammalati soccombono alle regole imposte nei vari reparti. Qualche esempio?

domenica 8 marzo 2020

Sanità in trincea, medici e operatrici ss nuovi eroi

Catanzaro, 10 h al pronto soccorso. Emergency.


In dieci ore se ne vivono di storie! Giovani e meno giovani che costretti alle prime cure mediche nei vari pronto soccorso sono in balìa di codici rosso, giallo, verde o bianco; colori che determinano il grado di urgenza sanitaria a cui si è ascritta la sintomatologia dei casi da gestire.

La sanità è sofferente. Lo dicono le stime e le ripetute gestioni messe dal governo centrale in regime di commissariamento.
Da una parte le cifre, che detto in soldoni, impongono la gestione economica, il fatturato al primo posto nella scala dei valori sociali. In secondo viene, per forza di cose, la salute pubblica e quindi il benessere del cittadino gravato da una serie di piccoli handicap strutturali che mettono la qualità della vita in ultimo piano.

Questo modello ha frantumato le certezze dei singoli e messo in “quarantena” i bisogni primari correlati al benessere psicofisico degli italiani abituati alla prodiga assistenza del presidio sanitario nazionale.

L'epidemia, perché ormai di questo dobbiamo tenere conto, denominata dal ss mondiale covid-19 ha evidenziato le pecche scaturite dall'avere anteposto il fattore economico al benessere sociale, in sintesi avere salvaguardato la spesa pubblica ma mortificato la qualità della vita dei popoli colpiti dal fenomeno emergenziale sanitario è stato davvero proficuo?

In tempi di epidemia come lo è il corona-virus gl'ingranaggi s'inceppano facilmente. E il presidio di pronto soccorso ne fa le spese.

Carenza di personale. Metodologia farraginosa che allunga i tempi d'attesa in modo disumano.
Ecco, in 10 ore di ps sembra di essere in prima linea. È come vivere in trincea e non sai da chi o cosa difenderti mentre arrivano missili da chissà dove sotto forma di tosse o starnuti e sbuffi.

Scene di panico, ieri nel pronto soccorso del Pugliese-Ciaccio di Catanzaro.
Scene da film dell'orrore. Paure amplificate dalla psicosi del coronavirus. Mascherine introvabili. Personale inadeguato all'emergenza. Pazienti e accompagnatori sul chi va là. Dispencer presi d'assalto. E poi, la squadra per la sanificazione che blinda le aree, senza, però, munire di mascherine e guanti le persone in attesa. “Uscite. Spostatevi. Dobbiamo disinfettare”.

E poi la violenza improvvisa:

Il giovane salta dalla barella. Non vuole farsi toccare dai sanitari. Qualche oss cerca di calmarlo. La sua risposta è irrazionale, violenta! “cacciami i mani e coddhu. Tu fazzu vidira. T'ammazzu...”.

È stato un attimo di panico per le operatrici. La violenza del paziente, forse scaturita da una qualche forma di crisi emotiva, ha devastato una porta e fatto piangere e tremare una giovane oss mentre un'altra si premurava di spostare altrove i pazienti in terapia con molto garbo.

E poi la signora giunta in vestaglia da casa già pronta per il ricovero che chiedeva a chiunque di telefonare al marito. “Sì, vedete dotto' questa volta è 'na cosa seria! Mi sento il cuore, no il respiro ho l'affanno sì stavolta è 'na cosa seria da ricovero...”.

Indubbiamente il posto di prima accoglienza è difficile da gestire, ci vuole passione. Dedizione. E come si diceva un tempo: amore per chi soffre.

E ieri sera ho avuto la certezza che gli angeli esistono anche nel presidio Pugliese-Ciaccio di Catanzaro.

mercoledì 10 aprile 2019

Grazie alla ragazza in divisa

Alle 8 del mattino il corridoio dell’ospedale dove si pagano i ticket è per le prestazioni sanitarie è affollatissimo.

Alcune persone sono pazientemente in attesa. Altre lasciano trasparire una certa insofferenza. Tutti, comunque, con gli occhi puntati sullo schermo dove scorrono i numeri delle prenotazioni. Un ragazzo scatta foto col telefono per documentare l’afflusso.
Indubbiamente qualcosa potrebbe essere migliorato per garantire la qualità della vita a chi è costretto a simili lungaggini burocratici.
Gli operatori fanno quel che possono e comunque sono veloci nell’espletare il loro compito.
Mi avvicino al totem e leggo: pagamento ticket ordinario, pagamento ticket prioritario, prestazioni.
L’interrogativo che mi pongo è unanime a quello degli altri: quale devo schiacciare?
Qualunque sia la scelta i numeri sono tutti alti e lontani da quelli che scivolano sul display posto sulla porta dell’anticamera della segreteria. Schiaccio a caso. Mostro il talloncino numerato e chiedo informazioni alla ragazza della sicurezza che sta lì e distribuisce volantini del numero unico per le prenotazioni on-line.
Guardi, dice gentile e stringendosi nelle spalle, è sbagliato. Comunque aspetti il suo turno e provi a chiedere agli impiegati addetti.
Dopo qualche ora d’attesa arriva il mio turno. Entro. Porgo la prescrizione. Non sorgono problemi: è vidimata. Mentre esco noto la vigilantes alle prese con qualcuno che si è innervosito. Lei mantiene la calma! E con fare dolce e diplomatico riesce a sedare i bollenti spiriti del paziente impaziente.
Vado in reparto e dopo una manciata di secondi un infermiere mi riconsegna la prescrizione: deve tornare all’accettazione e farsela timbrare. A quell’invito lo scoramento sale spontaneo. Devo rifare la fila?! No no vada e chieda del signor … tanto e solo un timbro…
Torno giù augurandomi di non dovere aspettare molto altrimenti addio visita specialistica. E così fu.
Sì c’è sempre bisogno di qualcuno che sappia mediare. E, di tantissima buona volontà! nonché dedizione al lavoro che si svolge.
Voglio ringraziare la ragazza in divisa per la dolcezza e la serenità con cui accompagna le persone costrette alle lunghe attese per regolarizzare le prestazioni ambulatoriali nell'azienda ospedaliera Pugliese Ciaccio di Catanzaro.

giovedì 5 ottobre 2017

Malasanità

Davanti ad un evento come la morte non ci sono se o ma. Quando giunge l'ora fatale si è inermi. Impauriti, forse. Malati e parenti, disarmati già al pronto scoccorso dai codici che inducono tutti all'attesa prima del verdetto.

Ma quando la macchina perfetta s'inceppa qualcosa non va nell'organismo. Inutile correre in ospedale e affidare le proprie ansie alla scienza specialmente quando questa è commissariata e condizionata dal piano di risanamento economico.
La malasanità accoglie con fredda diffidenza malati e congiunti. Non sempre chi sta oltre il vetro comprernde o intuisce l'origine del malessere che fa piegare in due il paziente. La decodificazione dei sintomi è banalizzata dai sanitari del pronto soccorso forse perché temperati da grandi traumi quali incidenti stradali, infarti, ictus. Ma questo no! Non ha vistose ferite.
L'anamnesi non lascia dubbi.
Lamenta solo un maldipancia. Codice verde! E lunghe ore di attesa si prospettano per i malcapitati.
Niente esami complessi. Costano troppo!
Qualche pasticca e il paziente ritorna a casa.
Trascorre la notte nel proprio letto. Dorme. Lentamente l'energia vitale cessa d'irrorare la carne e le ossa. I tessuti sono avvelenati dalla parte in necrosi dell'intestino. Blocco intestinale! Si saprà dopo.
Intanto, a causa del troppo lavoro emergenziale e dell'elevato costo sanitario che ha bloccato sulla sedia del prontosoccorso in codice verde un “banale caso di maldipancia” una vita si è spenta.

Fatalità? No! Malasanità.

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