In bocca al lupo

 


Lupo cattivo o buono?

Lo stereotipo del lupo cattivo. Proviamo a sfatare il mito?

Il lupo cattivo è uno degli archetipi più radicati nelle fiabe tradizionali, simbolo per eccellenza della malvagità e del pericolo.

Da Cappuccetto Rosso alla favola dei tre porcellini, passando per “Il lupo e i sette capretti”, l’animale incarna la minaccia che si nasconde nel bosco delle umane paure, in agguato, pronto a divorare gli innocenti.

Ma da dove nasce questo stereotipo? Storicamente, il lupo era temuto dalle comunità rurali per i danni che poteva arrecare al bestiame. Il timore della perdita del bene, trasformato in narrazione, diventato il “cattivo” per eccellenza. È lo spauracchio per i bambini monelli e capricciosi. Tuttavia, nelle culture di cacciatori, nomadi e civiltà contadina, il lupo è anche simbolo di coraggio e lealtà.

Anche se negli ultimi anni c’è stata una vera e propria rivalutazione del personaggio, rimane sempre, nell’immaginario collettivo il lato oscuro, la bestia dalla quale difendersi. Alcuni autori hanno iniziato a raccontare storie in cui il lupo è vittima di pregiudizi o addirittura un eroe incompreso.

Nei racconti come “Il lupo che saltò fuori da un libro” o “Il lupo che entrava nelle fiabe” si mostrano lupi buffi, gentili e spesso maltrattati, ridicolizzati come accade nei cartoni animati solo per la fama ingiusta che certa fantasiosa creatività ha cucito addosso all’animale. Anche blog e pedagogisti sottolineano quanto sia importante superare questo stereotipo, soprattutto nell’educazione dei più piccoli.

Quasi sempre dimentichiamo la favola della nascita di Roma e di conseguenza, Romolo e Remo allattati e cresciuti dalla lupa.

In fondo, forse il vero “cattivo” è proprio lo stereotipo stesso.

Sempre in virtù dello stereotipo, all’esclamazione beneaugurante che tutti abbiamo avuto modo di profferire e ricevere: “in bocca al lupo”, in risposta si sente più un piccato: crepi! Piuttosto che VIVA!

Crepi il lupo! E perché non viva? Appunto,

Una formula affascinante, vero? Usata per augurare buona fortuna, specialmente in ambito teatrale, scolastico o prima di una prova importante. Eppure, è curioso come l’augurio implichi proprio il “finire nelle fauci” del lupo, che in tante fiabe era visto come il pericolo da evitare! Ma pensiamo alla vera natura del lupo e della lupa. Osserviamoli nell’attimo in cui prendono delicatamente i cuccioli per toglierli da un pericolo o fargli oltrepassare un ostacolo e portarli nella tana. Pensiamo alla natura protettiva genitoriale che, al pari degli umani, sollevano i piccoli per alleviare loro le fatiche quando ancora barcollano e si reggono in piedi con difficoltà. … ecco, senza umanizzare troppo e forse incongruamente l’animale, preferisco un bellissimo entusiastico, empatico: VIVA IL LUPO!

In fondo, persino i lupi hanno diritto a un lieto fine.

 

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