"Lui è il gatto io la volpe siamo in società di noi ti puoi fidar!" canta Edoardo Bennato.
Oggi il primo ministro israeliano Benjamin Netanyahu ha formalmente nominato Donald Trump per il Premio Nobel per la Pace.
E' noto. la notizia ha fatto il giro del mondo in pochissime ore:
Durante un incontro alla Casa Bianca, oggi, 7 luglio 2025,
Netanyahu ha consegnato personalmente a Trump una lettera indirizzata al
Comitato del Nobel, elogiando il suo ruolo nel promuovere la pace in Medio
Oriente.
Netanyahu ha dichiarato: “Sta forgiando la pace, in un paese
e in una regione dopo l’altra. È meritato.” La nomina arriva in un momento
delicato, mentre si discute un possibile cessate il fuoco tra Israele e Hamas e
dopo recenti attacchi contro siti nucleari iraniani coordinati tra USA e
Israele.
Trump, visibilmente sorpreso, ha risposto gongolante: “Wow… Questo non
lo sapevo. Riceverlo da te, in particolare, è molto significativo”.
Va ricordato che una nomina
non garantisce la vittoria: il Comitato norvegese riceve centinaia di
candidature ogni anno e valuta secondo criteri rigorosi, tra cui l’impatto
duraturo sulla pace e la cooperazione internazionale.
La notizia, com’è ovvio che sia, ha sollevato molte reazioni
simili perlopiù colme di sgomento e perplessità in giro per il mondo. Il fatto
che Netanyahu, coinvolto in gravi controversie e tensioni interne, proponga
Trump per un riconoscimento così prestigioso come il Nobel per la Pace ha
suscitato dubbi e critiche da più parti.
Alcuni analisti politici parlano di un gesto simbolico più
che realistico, che punta a rafforzare un'alleanza strategica e ideologica tra
i due leader, soprattutto in vista delle elezioni e delle pressioni
geopolitiche.
Altri osservatori internazionali ritengono che l'uso del
Nobel in questo contesto rischi di sminuire il valore morale e diplomatico del
premio, facendo passare scelte politiche divisive come atti di pacificazione.
È interessante notare come i premi Nobel per la Pace spesso
generino forti dibattiti. Anche candidature passate, come quella di Henry
Kissinger o Barack Obama, hanno diviso l’opinione pubblica.
Di fatto, osservando con occhi disincantati quanto sta
succedendo nel mondo e quali siano le conseguenze delle esternazioni
estemporanee di Trump in merito alla pace e al rapporto tra l’America
democratica, i dazi imposti, e l’uso eccessivo e non condivisibile della forza
adottata da Trump nella stessa Nazione a stelle e strisce e all’estero contro
chiunque q qualsiasi cosa lui ritenga “contrario ai suoi interessi”, la dice
lunga sulla sviolinata del “criminale di guerra”.
Che stia cercando un porto franco dove potersi rifugiare in
caso di una fine delle guerre da lui provocate?
Queste guerre fatte di bombe e dazi rimpinguano in maniera
esponenziale alcuni conti bancari mentre le fosse comuni subissate di corpi innocenti
di bambini, uomini e donne di ogni età colpevoli di essere nati lì non sarebbero
mai dovute avvenire.
Qualcuno ha l’ardire di ostentare sicurezza! Blatera certezze
e inneggia a Netanyahu per avere fatto il lavoro sporco anche per conto terzi.
CERTAMENTE NON IN MIO NOME!
Le reazioni italiane alla candidatura di Trump al Nobel per la Pace da parte di Netanyahu sono state molto variegate, tra stupore, ironia e qualche sostegno istituzionale:
Antonio Tajani, diplomatico Ministro degli Esteri, ha commentato con
cautela: “È una proposta di Netanyahu. Trump lavora per il cessate il fuoco a
Gaza e in Ucraina, e anche sul nucleare con l’Iran. Tutto ciò che porta alla
pace va sostenuto”.
Affaritaliani ha definito l’evento “clamoroso”,
sottolineando come il video della consegna della lettera abbia scatenato polemiche
e dibattiti globali, anche in Italia.
Panorama e altri media hanno riportato il gesto come “senza
precedenti”, ma anche come una mossa fortemente simbolica in un momento di
tensione geopolitica.
I commentatori politici italiani si dividono: alcuni vedono
la candidatura come una provocazione, altri come una strategia per consolidare
l’asse USA-Israele in vista di accordi futuri.
In generale, la stampa italiana tende a sottolineare il
carattere controverso della proposta, soprattutto alla luce delle operazioni
militari recenti e delle tensioni con Hamas e l’Iran.
Insomma una grande paraculata… che non ha niente di “strategicamente
valido” dal punto di vista politico e men che meno culturalmente etico
Sui social italiani, la candidatura di Trump al Nobel per la
Pace ha scatenato una valanga di reazioni, molte delle quali ironiche,
indignate o sarcastiche:
Molti utenti su X (ex Twitter) hanno definito l’evento
“grottesco” o “una barzelletta globale”, con meme che paragonano Netanyahu e
Trump a personaggi da film satirici.
Alcuni post virali parlano di “un criminale di guerra che
nomina un golpista”, riprendendo titoli provocatori come quello di Linkiesta.
Il video della consegna della lettera è diventato virale,
con centinaia di migliaia di visualizzazioni e commenti che oscillano tra
incredulità e sarcasmo.
Su Threads e
Instagram, diversi influencer e commentatori politici hanno espresso preoccupazione
per il “collasso etico” della politica internazionale, come sottolineato da Italia
Informa .
Ma c'è anche chi difende la candidatura, citando gli Accordi
di Abramo e i negoziati in corso per Gaza, ma sono una minoranza rispetto al
tono generale.
In sintesi, la reazione social italiani è fortemente critica,
con un mix di satira, indignazione e riflessione sul significato del Nobel in
tempi di tensioni globali.
Le reazioni internazionali alla candidatura di Trump al
Nobel per la Pace da parte di Netanyahu sono state intense e polarizzate, con
toni che vanno dalla sorpresa diplomatica alla critica feroce:
negli Stati Uniti.:
la CNN ha definito il Nobel “l’ossessione suprema” di Trump,
sottolineando il suo desiderio di eguagliare Obama, premiato nel 2009.
Alcuni repubblicani hanno accolto positivamente la proposta,
mentre commentatori liberal l’hanno definita “grottesca” o “una provocazione
politica”.
Il video della consegna della lettera è stato rilanciato
dalla Casa Bianca, con Trump che ha detto: “Sto fermando le guerre. Odio vedere
la gente morire”.
Mentre in Europa:
Il Sole 24 Ore ha evidenziato le tensioni tra Gaza e Iran
sullo sfondo della candidatura, parlando di una “mossa simbolica” per
rafforzare l’asse USA-Israele.
Globalist ha criticato duramente Netanyahu, definendolo “un
leader accusato di crimini di guerra” che propone “un razzista per il Nobel”.
E in altri Paesi?
Il Congo ha anch’esso candidato Trump per il suo ruolo nella
mediazione tra Congo e Ruanda, con l’“Accordo di Washington” citato come
esempio di diplomazia efficace.
Alcuni analisti internazionali vedono la candidatura come un
tentativo di influenzare il Comitato del Nobel prima che si concludano i
negoziati di pace con Hamas.
In sintesi, la proposta ha acceso un dibattito globale sul
significato del Nobel per la Pace e sulla legittimità di candidare figure
politiche divisive. Insomma, tanto fumo e niente arrosto! Per la PACE in
Palestina!
Intanto l’immane disastro provocato dalle mire sanguinarie
di un primo ministro che non ha ritrattato il suo bisogno di sangue che gli
consente di rimanere al potere emen che meno è pentito dell’annientamento di un
popolo inerme che non ha niente di che spartire con le frange armate di hamas. Il
MOSTRO che usa la fame come arma di guerra, adula l’egocentrico performer di
una realtà che non è per tutti e di tutti.
“Lui è il gatto, io la volpe, siamo in società. Di noi ti
puoi fidar..”