Impensabile che un presidente degli usa fomentasse l’odio.
In effetti, l’idea che qualcuno al vertice del potere possa
alimentare tensioni anziché pacificarle lascia increduli. Ci si aspetta che un
presidente incarni valori di unità, responsabilità e rispetto, soprattutto in
una nazione così influente come gli Stati Uniti. Eppure, la storia ha
dimostrato che anche figure istituzionali possono usare la retorica in modo
divisivo — talvolta per consolidare consenso, talvolta per reagire a critiche o
crisi. Comunque atteggiamenti inaccettabili!
Ci sono stati momenti in cui dichiarazioni presidenziali
hanno suscitato forti polemiche, generando un clima di conflitto sociale o
politico. Alcuni analisti sostengono che l’uso dei social media e della
comunicazione diretta abbia amplificato certe dinamiche. Ma tutto ciò solleva
una domanda più profonda: quali responsabilità morali e civiche dovrebbero
accompagnare il potere?
Donald Trump e i
video contro Obama.
Negli ultimi giorni, Trump ha pubblicato un video generato
con intelligenza artificiale che mostra il finto arresto di Barack Obama nello
Studio Ovale. Nel video, Obama viene ammanettato da agenti dell’FBI mentre
Trump osserva sorridendo. La clip si conclude con Obama in una cella, vestito
con la tuta arancione da detenuto, accompagnata dalla frase “Nessuno è al di
sopra della legge”. Da qual pulpito!
Trump ha accusato Obama di aver orchestrato un complotto per
sabotare la sua presidenza, definendolo “tradimento” e sostenendo di avere
documenti schiaccianti a supporto. L’ex presidente ha risposto duramente,
definendo il video una “distrazione” e una “manipolazione” per distogliere
l’attenzione da altri scandali.
Obbrobriosa l’idea sulla ricostruzione e Il piano per Gaza pensato da Trump e
trasformare le macerie in una “Riviera del Medio Oriente”.
Trump ha anche proposto di trasformare la Striscia di Gaza
in un resort di lusso, paragonandola a una futura “Riviera del Medio Oriente”.
Il piano prevede: Evacuazione forzata dei circa 2 milioni di palestinesi
residenti. Il controllo diretto degli Stati Uniti sul territorio e la costruzione
di hotel e infrastrutture turistiche finanziate da paesi confinanti “molto
ricchi”.
La proposta ha suscitato indignazione internazionale. Hamas
e l’Autorità Palestinese l’hanno definita “una ricetta per il caos”, mentre
leader arabi come quelli di Arabia Saudita, Egitto e Turchia l’hanno respinta
categoricamente. Anche in Italia, politici come Elly Schlein e Matteo Renzi
hanno condannato l’idea come un insulto al diritto internazionale.
Intanto gli affamati in fila per buscarsi un pigno di farina
sono oggetto delle armi dell’esercito di Netanyahu.
Lucia Gorsacci,
puntualmente sciorina cifre e fa la conta dei morti ammazzati dai soldati ebrei
e quelli morti per fame. Oltre 100! Perlopiù bambini che a causa della
malnutrizione non ce la fanno a sopravvivere ai banali virus debellati da
decenni nei Paesi evoluti.
La tragedia della
fame a Gaza.
La situazione umanitaria nella Striscia di Gaza ha raggiunto
livelli drammatici e senza precedenti. Secondo le ultime stime, oltre 100
persone sono morte di fame, tra cui più di 80 bambini. Solo negli ultimi due
giorni, 33 persone sono decedute per malnutrizione, inclusi 12 bambini.
Le cause principali sono:
il Blocco totale dei confini da parte di Israele dal 2 marzo
2025, che ha impedito l’ingresso di cibo, acqua, medicine e aiuti umanitari. La
privatizzazione degli aiuti: la distribuzione è affidata alla Gaza Humanitarian
Foundation (GHF), un ente privato sostenuto da USA e Israele, che ha sostituito
le agenzie ONU con la forza del diniego
d’accesso e dalle armi dell’esercito. Negli attacchi ai civili: oltre 1.000
persone sono state uccise mentre cercavano di ottenere cibo nei pressi dei
centri di distribuzione. E, ovviamente, i bambini, le vittime più vulnerabili
che rimangono stecchiti. Neonati come Yehia al-Najjar, morto per mancanza di
latte artificiale; Muhammad, 12 mesi, pesa solo 6 kg come se fosse un neonato
di tre mesi.
L’OMS ha registrato 21 decessi infantili per malnutrizione
solo a luglio, ma il numero reale potrebbe essere molto più alto.
A nulla sono valsi
gli appelli internazionali!
L’ONU parla di “una carestia di massa provocata dall’uomo” netanyahu & c.
Oltre 100 ONG chiedono un cessate il fuoco immediato e
l’apertura dei valichi che, insieme all’Unione Europea e il Vaticano hanno condannato
la situazione come “moralmente inaccettabile”.
Quali le Implicazioni legali della crisi umanitaria a Gaza?
La situazione attuale nella Striscia di Gaza solleva gravi interrogativi
sul rispetto del diritto internazionale
umanitario. Ecco i principali aspetti legali in discussione:
Violazioni del
diritto umanitario internazionale:
l’Articolo 54 del Protocollo I delle Convenzioni di Ginevra
vieta l’uso della fame come metodo di guerra.
Il blocco totale dei confini e la riduzione dei punti di
distribuzione alimentare da 400 a 4 sono considerati strumentalizzazione della fame a fini militari.
L’uccisione di oltre 1.000 civili mentre cercavano cibo è
stata definita da diverse ONG crimine contro l’umanità.
Sfollamento forzato e
cambiamenti demografici:
Le proposte di
trasferire la popolazione palestinese in una “città umanitaria” sono state
condannate come violazioni del diritto umanitario internazionale.
Lo sfollamento
permanente è considerato illegale e contrario alle norme delle Nazioni Unite.
Reazioni e azioni internazionali:
Nove Paesi, tra cui
Sudafrica, Malesia e Colombia, hanno avviato azioni legali contro Israele
presso la Corte Penale Internazionale (CPI) e la Corte Internazionale di
Giustizia (CIG).
Il Gruppo dell’Aia è stato creato per difendere la
legittimità delle istituzioni giuridiche internazionali e contrastare
l’impunità.
L’Assemblea Generale ONU ha richiesto un parere consultivo
urgente alla CIG sugli obblighi di Israele come potenza occupante.
Gli Appelli per il cessate il fuoco restano seppellite sotto
le macerie mentali dei folli piani di netanyahu e trump.
Una dichiarazione congiunta di 30 Paesi, tra cui l’Italia,
ha chiesto un cessate il fuoco immediato e incondizionato. Tuttavia, molti
governi incluso quello italiano sono stati criticati per non aver adottato
misure concrete, come sanzioni o embargo militare.
Questa crisi non è solo una tragedia umanitaria, ma anche
una prova cruciale per la tenuta del diritto internazionale.
In tutto questo, le
fabbriche di armi e le maestranze che ruolo giocano?
Reazioni delle fabbriche di armi e delle maestranze alla
crisi di Gaza:
La guerra a Gaza ha avuto un impatto diretto sull’industria
bellica globale, con effetti economici, politici e morali che coinvolgono anche
le maestranze. Ecco un quadro aggiornato:
Boom della produzione
e dei ricavi!
Le 100 principali aziende del settore hanno registrato un aumento
del 4,2% dei ricavi nel 2023, per un totale di 632 miliardi di dollari.
Le aziende israeliane hanno raggiunto 13,6 miliardi di
dollari, il fatturato più alto mai registrato.
In Turchia, le
fabbriche hanno visto una crescita del 24% mentre in Russia il colosso Rostec
ha aumentato i ricavi del 49%.
Le maestranze: tra orgoglio e inquietudine.
Molti lavoratori delle fabbriche di armi hanno visto aumenti
di produzione e nuove assunzioni, segno di una domanda crescente. Tuttavia, alcuni
sindacati e gruppi di dipendenti hanno espresso preoccupazione etica,
soprattutto nei paesi europei, dove si discute del ruolo dell’industria bellica
nel conflitto di Gaza.
In Israele, le
maestranze sono divise: da un lato il patriottismo e la difesa nazionale,
dall’altro il disagio per l’uso delle armi contro civili.
Papa Francesco ha denunciato che “chi ha le armi, prima o
poi le usa”, criticando l’aumento esponenziale della produzione.
Alcune aziende europee stanno valutando strategie di
diversificazione per ridurre la dipendenza dai conflitti armati.
Le ONG accusano i produttori di essere complici indiretti
delle violazioni dei diritti umani, soprattutto se operano in paesi coinvolti
nel conflitto.
E in Italia, storicamente nota per le mobilitazioni di massa
contro ogni eccesso e dittatura?
L’Italia ha un settore bellico molto articolato, che spazia
dalle armi leggere ai sistemi missilistici, dai veicoli blindati alle
tecnologie spaziali. Ecco una panoramica delle aziende più rilevanti:
Leonardo S.p.A. Ex Finmeccanica, è il colosso italiano della
difesa. Produce: elicotteri (AW101, AW139), aerei militari (M-346,
Eurofighter), radar, sistemi missilistici (Aster), blindati (Centauro II,
Freccia).
Con Stabilimenti: Roma, La Spezia, Bacoli, Torino,
Pomigliano d’Arco.
Beretta Holding. Storica azienda di armi leggere, attiva dal
1526. Produce: pistole (Beretta 92, M9), fucili d’assalto (ARX-160), armi da
caccia e tiro sportivo. Con sedi in: Gardone Val Trompia (BS), con controllate
come Franchi, Benelli, Tanfoglio.
Iveco Defence Vehicles. Divisione militare di Iveco. Produce:
veicoli blindati (VBM Freccia, Centauro), tattici leggeri (Lince). Sede:
Bolzano.
Fincantieri. Leader nella cantieristica navale. Produce:
navi militari (FREMM, Pattugliatori d’altura), sottomarini (U212A). Stabilimenti:
Muggiano (La Spezia), Riva Trigoso, Castellammare di Stabia.
RWM Italia (gruppo Rheinmetall). Specializzata in bombe
d’aereo e sistemi sottomarini. Sede: Domusnovas (Sardegna). Clienti: forze
armate europee e NATO.
ELT Group. Esperta in guerra elettronica e difesa
cibernetica. Produce: sistemi di
disturbo radar, protezione anti-drone. Sede: Roma.
Thales Alenia Space Italia. Collaborazione tra Leonardo e
Thales. Produce: satelliti militari e sistemi spaziali.
Oto Melara (ora parte di Leonardo). Produce: cannoni navali,
artiglieria terrestre. Stabilimento: La Spezia.