Semplicemente Francesco


 Anch’io avrei potuto essere tra gli ultimi. Dice in più di una occasione Francesco. Lo ha ribadito sempre. Lo ha fatto a Lampedusa davanti al dramma dei migranti imbarcati con la forza dai mercanti del nord Africa e approdati sulla costa siciliana. E lo ha ripetuto nei centri di detenzione quando si recava a visitate i carcerati. Sempre. Sempre, davanti al degrado umano segnato dal destino papa Francesco si è immedesimato e sofferto degli stessi scottanti problemi. 

Francesco, nonostante figlio della piccola borghesia, il padre Mario era ragioniere e la madre casalinga, mamma e moglie a tempo pieno dedita alla crescita e alla educazione dei figli, sentiva di essere parte integrante della povera gente.

“La mia gente è povera e io sono uno di loro”, ha detto una volta per spiegare la scelta di abitare in un appartamento e di prepararsi la cena da solo. Ai suoi preti ha sempre raccomandato misericordia, coraggio e porte aperte. La cosa peggiore che possa accadere nella Chiesa, ha spiegato in alcune circostanze, «è quella che de Lubac chiama mondanità spirituale», che significa «mettere al centro se stessi». E quando cita la giustizia sociale, invita a riprendere in mano il catechismo, i dieci comandamenti e le beatitudini.

La sua famiglia, era partita da un piccolo paese dell’astigiano per l’Argentina. Emigrante tra gli emigranti, se pur nato a Buenos Aires con il nome di Jorge Mario Bergoglio il 17 dicembre del 1936.

I genitori partirono insieme agli ultimi odorosi di terra con la speranza di trovare sollievo oltreoceano.

 Povero tra i poveri. Ha vissuto le contraddizioni comuni ai deboli e emarginati costretti a rifarsi una vita lontano dai luoghi del cuore della sua famiglia.

Jorge Mario Bergoglio, appena nominato papa prende il nome del santo povero: Francesco.

Ha lavorato tanto per riportare la Chiesa di Cristo alle sue origini: accogliente e povera.

Luogo di carità e comprensione. Una chiesa lontana dagli scandali e dalle tentazioni umani che, nel tempo, l’hanno insozzata. Ha dato trasparenza agli affari della banca vaticana, lo IOR, l’istituto per le opere di religione, assediata dai faccendieri preoccupati a fare profitti in proprio. E reso dignità al soglio di Pietro illuminando le bassezze cui erano dediti alcuni prelati correggendone i vizi con decisione. Insomma fece grandi pulizie rompendo i cerchi magici votati non al misticismo ma alla ricchezza terrena e alla lussuria.

Francesco è stato la voce dei deboli. Una voce umile ma decisa nel denunciare le ingiustizie sociali.

Una voce che fa rumore


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