Una favola senza tempo.
La cornacchia e il pavone .
“Krrrrrr sei bello bello bello ripetè la cornacchia. Il pavone, inorgoglito rispose al suo gracchiare in sintonia con la sua natura e come da copione:
Aprì la bellissima coda e le piume vibrarono. I suoi innumerevoli occhi verdi dalle sfumature blu ammiccarono civettuole al gracchiare della cornacchia che sempre più incalzante ripeté: sei unico, bello bellissimo. Solo tu hai grazia …”.
Sì, perché mai la cornacchia avrebbe dovuto cercare lo
scontro? Superato e scaricato il momento rabbioso cos’altro avrebbe provato
contro quel nemico che mai si era prodigato per lei? Va be’ qualche volta ha
perorato la sua causa. Le ha fatto da spalla. Ha pure cantato le sue lodi, ma
lei rimaneva sempre la cornacchia, uccello del malaugurio, brutta, tozza e con
una voce stridula, fastidiosa. Mentre lui, no, lui era bello davvero. Nel periodo
dell’amore, specialmente, qualndo per attrarre la femmina apre la sua maestosa
coda a ventaglio e fa vibrare le piume. Il suo frfrfrfrr impercettibile agli
umani è simile al canto delle sirene che ammaliarono Ulisse e, attraggono le
femmine, le pavoncelle in attesa d’essere fecondate.
Lo scontro non è mai consigliato nei rapporti. D’altronde la
cornacchia, in mezzo all’aia, sarebbe stata messa in minoranza, offuscata dalla
maestosità del pavone e non avrebbe potuto ricevere gli apprezzamenti che lei
si sarebbe aspettato dopo il meticoloso lavoro diplomatico all’interno della
società di mutuo soccorso per animali in difficoltà da lei stessa amministrata.
Anche quando si dovrebbe gridare allo scandalo, all’imbroglio
perché non tutto ciò che riluce è oro, chi millanta grazie e virtù conosce i meccanismi
della dissuasione e dissimula con maestria ciò che ha in animo esponendo il
volto della bontà.
Spargere belle parole su lettini infiorati non costa poi
tanto! E quando proprio non ne può fare a meno, la ragione consiglia il
silenzio. Sì! Rimanere in silenzio è la migliore strategia da adottare in certi
contesti.
C’è una forma di compensazione che spesso gratifica gli
adulatori nello sproloquiare e nel tessere vestiti di saliva sul malcapitato
temporaneo amico. Parlare o sparlare, liberare parole piene di gratitudine non
sentita difronte alle persone egocentriche nel cui corpo si annida una forte
concezione dell’io, paga!
Riempire iati con enfasi è un’attitudine che paga. Elogiare
una persona non è un crimine e non costa nulla. Specialmente se questa conta in
società. Ha un peso rilevante nelle questioni che attengono alla sfera del
sociale.
La cornacchia lo sa! I suoi lunghi anni trascorsi a dare un
colpo al cerchio e uno alla botte l’hanno fatta diventare saggia. Sa come
muoversi e in quale campo saltare. Conosce l’eloquio. Insomma sa il fatto suo. E
all’occasione piange, si dispera, fino a ricevere comprensione, pietà, a volte
e mentre le lacrime le bagnano il volto in cuor suo ride. Ride per essere
riuscita a recitare ancora una volta e poi un’altra ancora la favola senza tempo: tra l’apparire e l’essere.