sabato 19 aprile 2025

Ai piedi della Croce

 di Franco Cimino 



NON FARTI PASQUA QUEST’ANNO SIGNORE.

 Resta dove sei, Signore.

 Non venire qui da noi. 

Non ti riconosciamo. 

Non ti vediamo neppure. 

Ancora ti scambiamo per qualche imbonitore televisivo.


 Un qualche ciarlatano che ci vende di tutto, cosmesi, orologi, cibo alterato, viaggi. 

Parole di panna acida. 

E ci mostra supermercati sempre strapieni, in quelle piccole città chiuse dentro città abbandonate. 

Luoghi sempre pieni di luce, di giorno e di notte. 

Come i palazzi del potere. 

E in cui non c’è il sole. 

Non la Luna con le stelle. 

Pure il vento manca. 

E d’aria calda o fredda, che non è dell’inverno e delle estati, sono sempre serviti. 

Non venire, Signore. 

Ti scambieremmo per un venditore

di fumo e di polvere. 

Di sogni farlocchi e di promesse bugiarde. 

Non ti riconosceremmo. 

Ti confonderemmo con filosofi ignoranti e governanti analfabeti, 

che raggomitolano, con nastri d’oro, pensieri inconsistenti e parole senza pensieri. 

Cuori di carta senza il battito dei sentimenti. 

Non venire, qui, mio Signore, ti prego! Che ci staresti a fare? 

Nelle strade dei lampioni accesi  

e delle vetrine colorate, accanto 

alle quali passa veloce tanta gente, che non si guarda in faccia. 

E non si saluta nemmeno. 

Testa bassa e gambe veloci, sempre di fretta, per andare non si sa dove. Che ci stai a fare nelle tue chiese, preparate a festa e al suono gioioso 

di campane, quando tu lì dentro 

non ci sei? 

Non puoi esserci. 

Non venire, questa volta, facci sentire la Tua assenza. 

La paura che non verrai. 

La sensazione che Ti sei stancato 

di noi, sempre più cattivi nel nostro egoismo. 

E nella più acuta indifferenza. Imprigionati in quell’acquiescenza 

che ci fa accettare/subire tutto ciò che decide un monolitico potere nemico della gente. 

Quel potere, che Tu sei venuto a smascherare e a combattere. 

Facci sentire la nostalgia di Te. 

Anche quella intorno alla retorica delle “ feste, che ti vorrebbero celebrare per i giorni necessari al mercato. 

Che ci vende, insieme alle merci delle festività, sentimenti che tu condanni come falsi e ipocriti. 

E la nostra stessa dignità. 

Facci udire Il Tuo rimprovero. 

La Tua minaccia che non tornerai. Affinché davvero tutto di trasformi finalmente nel bisogno di Te. 

Ti prego, Signore della Vita, figlio del Dio della Vita, resta dove sei. 

Nei campi bruciati, dove non cresce più il grano, né erba verde, né fiore. 

E in cui non si vedono più pascoli e animali giocare. 

Resta dove sei, nella terra che ancora ha tremato sulle povertà e le miserie, portando essa, che è madre e vita, l’ingiustizia delle rovine e delle morti. Resta dove sei, nelle prigioni e nelle carceri di ogni cella in cui è rinchiuso l’uomo denudato di ogni bene e frustato a fuoco nella sua dignità. Resta dove sei, Signore mio, nei sessanta campi di guerra, tanti ne ho contati pure io. Oggi. 

In quelli conosciuti e resi importanti dagli interessi economici e dalla propaganda ideologica. 

E quelli tenuti nascosti, per mancanza di qualsiasi punto di attrazione. 

O per la vergogna di averli minati prima con l’odio fratricida che abbiamo alimentato. 

Resta, Signore, nei campi di morte. Dove a centinaia al giorno muoiono persone a causa delle guerre. 

Le due storiche guerre. 

Quella degli eserciti tra loro e degli eserciti contro la popolazione inerme. E l’altra guerra, antica come quella militare. 

Che uccide in tutto il pianeta, di più nelle terre arse e derubate di tutto, esseri umani affamati del pane e assetati dell’acqua, a cui è negato ogni desiderio di vita. 

La guerra della fame, si chiama. 

Che ne ammazza ogni giorno in un numero incalcolabile.  

Sono , soprattutto, bambini. 

I tuoi bambini. 

Non venire, questa volta, Gesù. 

Resta con loro. 

E con le loro mamme. 

Aiutali a portare la croce. 

La loro. 

Ché non hanno la forza di camminare. Neanche di piangere. 

Resta Venerdì. 

Non farti Pasqua, quest’anno. 

Chi ti vuole vedere, venga da Te, 

ad aiutarTi . 

A difendere la Vita. 

Dei poveri e dei diseredati. 

Delle persone sole e senza potere. Degli imprigionati dalle torture e dalle dittature. 

I fratelli e i figli che più Ti rassomigliano. 

E che vorrebbero vivere anche qui. 

Su questa terra, che il Padre Tuo, ha creato per noi. 

Per la Felicità anche umana. 

                                  Franco Cimino

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