Prima di entrare nel merito dell'adunata invocata dagli esponenti delle organizzazioni promotrici di raccolta firme per raggiungere il quorum popolare che, tra gli altri, sta tanto a cuore a Landini, e anche a me, ovviamente, altrimenti non starei a scrivere, mi preme sottolineare che qualcosa non ha funzionato e che continua a non funzionare tra le organizzazioni sindacali e politiche che stanno a sinistra nell'emisfero parlamentare e che, indossano sempre maschere da incazzati, mai soddisfatti di come gira la politica, è quindi, l'esistenza dei cittadini qualunque. Dico, ai professionisti: fatevi qualche domanda seria, vicina alla realtà di quanti soffrono per l'inadeguatezza delle leggi da voi sottoscritte . Togliete la maschera, scendete tra la gente comune, confrontatevi e raccogliete le giuste istanze. Fatele vostre e lavorate insieme a tutte le forze elette in Parlamento.
L’8 e il 9 giugno si vota per i referendum.
5 sono i referendum sui quali dobbiamo esprimerci.
1)
Licenziamenti illegittimi.
2)
Più tutele nelle piccole imprese
3)
Riduzione del lavoro precario
4)
Sicurezza sul lavoro
5)
Cittadinanza italiana.
Nello specifico si può consultare il web. Ma già così, per sommi capi i temi su cui determinarci lasciano intendere che viviamo nella barbarie.
Sommariamente i temi trattati dovrebbero, in teoria, essere inesistenti in uno Stato democratico e di diritto quale il nostro. Purtroppo così non è!
In questi due giorni siamo chiamati a votare per 5
Referendum. La Corte Costituzionale ha ritenuto ammissibili i 4 quesiti
referendari sul lavoro, per i quali sono state raccolte oltre 4 milioni di
firme, e il referendum sulla cittadinanza, depositato in Cassazione con 637
mila firme. Ma se non si raggiunge il quorum tutto rimane così com’è adesso. E cioè:
chi comanda, chi è ricco, chi non ha bisogno delle tutele elementari spesso
rimane indifferente ai problemi altrui. Chi lavora in piccole aziende, chi è
costretto a lavorare 10 ore al giorno ma è pagato per 8; chi è costretto a
lavorare approssimativamente senza le tutele antinfortunistiche, quindi,
indumenti idonei e ausili adeguati, e quanti non hanno la cittadinanza italiana
nonostante siano nati in Italia, tutti questi, uomini e donne, l’età non conta
visto che alcuni sono costretti a lavorare sempre, ecco, questi sono cittadini
di ultima serie messi all’angolo oltre i confini e segregati nelle periferie
dei centri urbani fisici e mentali.
Eppure, a partire dalle contestazioni giovanili,
studentesche e operaie del ’68, alcuni di queste diseguaglianze sembravano
essere state debellate. E lo Statuto dei Lavoratori tutelava, appunto, la
dignità dei LAVORATORI! Anche se applicato nelle realtà produttive con più di
15 dipendenti, le piccole imprese si comportavano
di conseguenza, forse per una questione di contaminazione culturale e politica
rispettosa nei confronti delle maestranze che facevano forte e produttiva l’azienda
insieme ai datori di lavoro.
Il tempo, non è stato galantuomo. E neppure i predatori
attenti solo al plusvalore !
Ma neppure le associazioni sindacali, i partiti politici, i
movimenti nati all’interno delle fabbriche hanno saputo governare gli eventi
cari al capitalismo.
In uno Stato democratico come l’Italia, e di diritto civile,
appunto, queste diseguaglianze non dovrebbero esistere!
Invece, esistono accordi capestro definiti contratti
intermittenti, lavoratori socialmente utili (a chi?) partite iva, co.co.co. a
chiamata, part time, situazioni che sono sfuggite di mano alle organizzazioni
sindacali, ai partiti politici inesistenti, ormai, e alla macchina democratica
repubblicana rimasta a secco di idee lungimiranti.