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giovedì 12 dicembre 2013

Letta, fiducia e bon ton

Il Governo Letta ha ottenuto la fiducia dalle Camere. Quindi può portare avanti la sua politica. Le opposizioni devono contestare e proporre correttivi in sintonia con i regolamenti democratici e i giornalisti devono dare notizie degne di essere divulgate e commentate.

Poi, ci sono le immagini eloquenti, che parlano e raccontano quanto si cela dietro la notizia stessa.

E quando si è davanti a certe notizie inevitabilmente gli interrogativi montano.

Il primo interrogativo potrebbe essere:
Può un Premier liquidare i problemi ritenuti marginali perché rivendicati da una minoranza del Paese e bacchettare chi si oppone malamente?

Non dico di essere d'accordo con la strategia violenta dei “movimenti dei forconi” e neanche con l'opposizione fuorviante che c'è in Paese.
Ritengo che in una società democratica ognuno è libero di manifestare in piazza, urlare, starsene a casa o andare ad aprire l'attività commerciale nel rispetto delle libertà altrui.

Ritengo, altresì, che il compito di un capo del Governo debba essere teso al benessere e alla tutela dei cittadini tutti. Che debba risposte argomentate ai facinorosi così da sedare gli animi. Lavorare per far attuare le riforme che da tempo sono spiattellati sui media. Semplificare le modalità di contribuzione economica dei cittadini al buon funzionamento dello Stato.

domenica 12 maggio 2013

Brescia, che dice il Presidente Napolitano

courtesy Mario Iannino©
courtesy M. Iannino, op.dgt. "ITALIA, violata"
"Giuro di essere fedele alla Repubblica, di osservarne lealmente la Costituzione e le leggi e di esercitare le mie funzioni nell'interesse esclusivo della nazione"

con queste semplici e chiare parole, vergate nella Carta costituzionale che disciplina la formazione del Governo, i ministri, chiamati singolarmente, giurano davanti al Presidente della Repubblica, nell'interesse specifico del Paese.

In ossequio a tale giuramento, è d'obbligo chiedere al Presidente Giorgio Napolitano e a noi stessi, quanto sia corretta la presenza fisica dei ministri della Repubblica nelle manifestazioni di piazza contro le istituzioni dello Stato.

Che sia il caso di smetterla con le ammucchiate incestuose in nome di una fantomatica esigenza nazionale anche per dimostrare rispetto alla Carta Costituzionale scritta dai Padri Fondatori quando ancora aleggiava l'odore acre del sangue fratricida?

Onestamente vista “l'emergenza”, che secondo alcune correnti di pensiero ha portato all'inciucio, ci si aspettava una decisione netta dei nominati in direzione dei problemi caldi quali la revisione immediata del porcellum, una pacata e attenta redistribuzione equa delle tasse in base alle entrate reali dei contribuenti. (non cito per niente l'ovvio del quale si riempiono tutti la bocca ma che rimane utopia).

Due semplici azioni che avrebbero ridato fiducia e slancio ai cittadini.

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