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giovedì 19 agosto 2021

Sanità calabrese un paradosso da salvare

Italiani, Calabresi! E quanti versano in condizioni di disagio.

e.p.c:

Cari: Spirlì, presidente regione Calabria ff, commissario alla sanità e assessori tutti:

Per capire quanto possa bruciare il fuoco lo si deve toccare a mani nude.

La sanità in Calabria è qualcosa di assurdo!

Allucinante! È come entrare nell'inferno delle probabilità dei naufraghi di arrivare in un porto sicuro sotto la pioggia di fuoco della guardia costiera comandata a disperdere gli indesiderati ospiti.

Eppure i migranti ci provano e nonostante i pericoli che sanno di dovere affrontare salgono sulle carrette del mare. Tentano e sfidano la sorte.

Non è un paradosso! È una roulette russa anche per quanti nati in Italia e precisamente in Calabria sono costretti a ricorrere alle cure mediche specialistiche e tra burocrazie e cattiva gestione della sanità pubblica diventa un miracolo se non ci lasciano la pelle!

Gli ostacoli da superare tra uffici e visite specialistiche sono insormontabili per chi vive di pensione!

Una misera pensione da 400€ al mese, e ha, oltre alla necessità di cure mediche salvavita, anche l'esigenza degli ausili pensati e elargiti dalle strutture preposte affinché l'ammalato possa vivere dignitosamente lo stato di degenza post ricovero.

Tra tamponi covid da fare a proprie spese prima di accedere alle cure chemioterapiche, la chemio stessa e ipotetici pannoloni per gli incontinenti, se non si dispone di un conto-corrente ben fornito e qualche conoscente si può tranquillamente morire o, bene che vada, farsi i bisogni addosso vista la burocrazie e le tantissime pastoie del servizio pubblico nazionale che dovrebbe snellire le pratiche.

Un esempio?

Dopo la visita specialistica, designata e imposta dai dirigenti per avere diritto alla fornitura,

Lo specialista prescrive 120 pannoloni al mese e 30 traverse salvaletto? L'ASP dispensa metà pannoloni e zero traverse. Sì proprio così! (l'addetto dice che queste sono le direttive: 2 pannoloni al giorno e 0 traverse).

Chiedo:

Allora perché, tu burocrate preposto al servizio, hai preteso le visite e i certificati specialistici, l'invalidità, l'auto dichiarazione a corredo della richiesta per un trattamento previsto dal servizio sanitario pubblico nazionale istituito per tutelare la dignità dell'ammalato?

Cari assessori alla sanità della regione Calabria e cari politici, burocrati tutti che succede? Non ci sono soldi per i poveri?

A dire il vero anche chi ha qualche risparmio non può permettersi d'ammalarsi:

se per una emergenza qualsiasi le strutture private chiedono 300€ per il professionista e il resto dall'ammontare rimane incognito, così, sulla fiducia perché prima della visita non si conoscono i piani da attuare, serenamente meglio intraprendere il viale del tramonto in piena e consapevole dignità! Non per i soldi! Sia ben chiaro! Semplicemente perché Ippocrate è desueto.

martedì 9 marzo 2021

L'insostenibile leggerezza, braccia rubate alla terra?

Diritto alla salute, fiducia disattesa e inammissibili errori.

Le scelte sono importanti.


Essere estremamente oculati nelle scelte che determinano la qualità della vita significa valutare pacatamente ogni minimo aspetto culturale e scientifico dei nostri interlocutori perché a volte si può incorrere in epiloghi irreversibili.

E la scelta del medico di base o specialistico a cui affidare la nostra qualità di vita è un'operazione, delicata e difficile, da non prendere sottogamba.

Solitamente, quando c'è da scegliere il medico di base si chiede consiglio ai conoscenti, ai familiari, a qualcuno del mestiere e si pensa:" tanto serve solo per qualche ricetta".  salvo poi costatare che così non è. E fin tanto che si sbaglia una ricetta passi ma...

Nonostante la meticolosità impiegata, che è doverosa, è necessario non abbassare mai la guardia anche quando si pensa di avere optato per il meglio l'imprevisto è in agguato.

Quindi, per evitare brutte sorprese, scrivere e leggere sempre le richieste fatte al dottore prima di inviarle via e-mail o altra forma di messaggistica e rileggere le prescrizioni ottenute specialmente in questo periodo di stress psicofisico che non risparmia neanche il personale medico. anzi: 

Le tensioni che i sanitari vivono sono triplicate e a volte per velocizzare l'accesso salvavita nel trattamento protocollare "covid" l'intervento post operatorio per recuperare il posto in terapia intensiva risulta inadeguato e qualcuno ci lascia la pelle. 

Uno di questi episodi è avvenuto in Emilia, Bologna per l'esattezza. Non si è fatto in tempo di gioire dello scampato pericolo al male del secolo, il covid, che è bastato un attimo di disattenzione per fare precipitare famiglia e conoscenti nella disperazione.

Questi i fatti: ritenuto fuori pericolo e estubato, dopo il tampone negativo al covid, vista la difficoltà, il paziente è trasportato fuori dall'area dedicata alla pandemia e muore durante la notte per complicanze: l'impercettibile sanguinamento della trachea trattata per l'intubazione provoca il collasso e il paziente muore. Questi i fatti crudi e nudi raccontati dai familiari.

Sembra una assurdità! Un evento inammissibile dovuto, con ogni probabilità, alla frenesia e a volte all'impotenza che si vive nei reparti senza sottovalutare il carico psico-fisico che devono sopportare tutti i lavoratori della sanità.

E forse, pur con la massima benevolenza, saranno da imputare a fattori analoghi, gli errori dei medici di base che, se non anticipati e corretti dai diretti interessati, porterebbero a drammatiche conseguenze e cagionerebbero irrimediabilmente la qualità della vita dei pazienti che richiedono una semplice prescrizione farmacologica o la compilazione della scheda di accesso in una struttura sanitaria per sottoporsi a una semplice operazione di routine.

Una semplice richiesta di prescrizione come un intervento alla retina, una cataratta, o una pulitura del cristallino ma all'occhio sbagliato, a quello buono! se pure ammissibile, può accadere. E fin qui potremmo dire che è una sciocchezza messa a confronto con quanto accaduto a chi gli è stato tolto il rene sano...

Le tensioni non mancano! Dobbiamo imporci di superare il momento con tutti i mezzi e la volontà di uscire dalle sabbie mobili fisiche e mentali necessitano di calma. Essere sereni e oculati! Non dare niente per scontato. Non dubbiosi ma attenti e affianco a chi lavora. Leggere e rileggere le prescrizioni e le analisi prima di sottoporsi a interventi calendarizzati al fine di migliorare la qualità e l'aspettativa di vita di ognuno.


giovedì 5 ottobre 2017

Malasanità

Davanti ad un evento come la morte non ci sono se o ma. Quando giunge l'ora fatale si è inermi. Impauriti, forse. Malati e parenti, disarmati già al pronto scoccorso dai codici che inducono tutti all'attesa prima del verdetto.

Ma quando la macchina perfetta s'inceppa qualcosa non va nell'organismo. Inutile correre in ospedale e affidare le proprie ansie alla scienza specialmente quando questa è commissariata e condizionata dal piano di risanamento economico.
La malasanità accoglie con fredda diffidenza malati e congiunti. Non sempre chi sta oltre il vetro comprernde o intuisce l'origine del malessere che fa piegare in due il paziente. La decodificazione dei sintomi è banalizzata dai sanitari del pronto soccorso forse perché temperati da grandi traumi quali incidenti stradali, infarti, ictus. Ma questo no! Non ha vistose ferite.
L'anamnesi non lascia dubbi.
Lamenta solo un maldipancia. Codice verde! E lunghe ore di attesa si prospettano per i malcapitati.
Niente esami complessi. Costano troppo!
Qualche pasticca e il paziente ritorna a casa.
Trascorre la notte nel proprio letto. Dorme. Lentamente l'energia vitale cessa d'irrorare la carne e le ossa. I tessuti sono avvelenati dalla parte in necrosi dell'intestino. Blocco intestinale! Si saprà dopo.
Intanto, a causa del troppo lavoro emergenziale e dell'elevato costo sanitario che ha bloccato sulla sedia del prontosoccorso in codice verde un “banale caso di maldipancia” una vita si è spenta.

Fatalità? No! Malasanità.

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