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lunedì 22 febbraio 2021

buoni maestri e buone letture

Il libro, i libri sono momenti personali. Oserei dire intimi.

Leggere è questione mentale. È fonte educazionale strettamente correlata al proprio modo di essere.

Leggere un buon scritto è acquisizione, conquista, conoscenza! Fattori che formano con nuovo e accresciuto humus la parte incolta del terreno intellettivo predisposto, per natura, ad accogliere negli avidi spazi mentali infiniti mondi. 


I tecnici, e quanti necessitano di schemi logici, amano costruire i saperi scientificamente e supportano con dovizia matematica teorie e analisi enunciate. Loro conferiscono alla parte sinistra del cervello umano la funzione logica; l'analisi certa, nozionistica dello scibile umano. E demandano le funzioni creative alla parte destra del cervello.

La creatività, il lampo geniale è un fattore inatteso che prescinde dai calcoli matematici e forse anche dalle disquisizioni filosofiche e filologiche.

Per questo l'acquisto, basato sui propri gusti letterari e, quindi, la lettura, non sono sempre consigliabili da demandare ad altri.

Spesso chi regala un libro si lascia trasportare dalla propria condizione cognitiva, dai gusti letterari propri e contemporanei e, atteggiamento da non sottovalutare, dal presupporre la personalità e la cultura del destinatario.

Alla brevissima analisi va aggiunto l'aspetto editoriale, il nome dell'autore e, determinantissima, la propaganda, i testimonial.

Ergo: … regalare un libro è quasi sempre un grande e grosso interrogativo dalle incognite impreviste.

Comunque buona lettura sempre. Leggiamo. Leggete.

Leggere apre la mente e rende liberi

martedì 21 luglio 2020

Andrea Camilleri, Riccardino

L'aspettavo. L'aspettavo con una certa curiosità, Riccardino, il racconto postumo del maestro Andrea Camilleri.


L'ultimo “Montalbano”, scritto nel 2005 e rivisitato nel 2016 con pochissimi aggiusti mi ha fatto venire una sorta di emicrania.
Ignoro la lingua vigatese inventata dal Maestro Camilleri. Alcuni vocaboli li associo alla lingua italiana intuitivamente ma altre sono davvero indecifrabili e per niente comprensibili.

La mia curiosità di lettore mi ha portato a leggere la prima stesura, quella del 2005. Risultata ostica, dopo le prime pagine, vado all'inizio del libro, all'ultima versione del 2016. Penso: sarà in italiano almeno nelle parti descrittive salienti. Invece no. ... il vigatese criptico è un ostacolo.
Un ostacolo che mi fa desistere.
Chiudo il libro. Lo riprendo dopo qualche ora ma niente! Peccato.
lo ripongo, sconfitto, almeno fino a che non avrò colmato la mia lacuna lessicale.

In compenso il libro ha una bella veste grafica. Curato nei particolari. Copertina rigida e doppio segnalibro in tessuto incorporato come si usava un tempo in ossequio alla tradizionale rilegatura artigianale di alta qualità.
Ottimo oggetto cult da collezione.

sabato 11 aprile 2020

Valanghe di denaro, malaffare e ...

Scorrendo le pagine del “rapporto” tra malaffare, colletti bianchi, politica e 'ndrangheta descritte da Gratteri e Nicaso in “Padrini e padroni” i numeri sono da paura.


Anno dopo anno una montagna di denaro accumulato disonestamente dalle organizzazioni malavitose contagia la società e la condiziona.
La corsa al guadagno facile e sicuro fa parte della filosofia di vita della gente priva di scrupoli. La manovalanza criminale tenta il grande salto e a volte ci riesce. Chi detiene il potere reale, però, sono le famiglie storiche della consorteria 'ndranghetista.

La 'ndrangheta condiziona gli affari. I rapporti istituzionali. Piccoli e grandi imprenditori. Amministratori locali e politica nazionale. Nessuno è fuori dal flusso di denaro sporco.

Riciclaggio e lavaggio dei proventi sporchi fanno gola a molti e arrivano anche in Germania checché ne dica “DIE WALT” la testata che ha teorizzato il NO alle nuove norme di aiuto comunitario all'Italia motivandole con l'infiltrazione della 'ndrangheta nei meccanismi dello Stato.

Gli autori della cronaca narrano di somme inimmaginabili che fanno ubriacare. Ma tracciano anche il sottobosco narrativo antropologico e mentale in cui avviene tutto ciò.
C'è degrado! Dovuto a mancanze e disattenzioni di vecchia data. Soprusi subiti laddove l'assenza dello Stato è motivata stando alla dichiarazione d'intenti delle parti sociali e istituzionali contaminati dal potere deviato. La colpa è degli altri, dicono facendo proseliti, di quelli che non si prendono cura delle esigenze primarie dei deboli. Vuoi mangiare? Vuoi farti una famiglia? Allora ti devi fidare di noi!
In questo clima cresce il malaffare. Povera gente presa per fame. Ricattata dalle necessità quotidiane. Gente che per campare, e non vuole essere una scusante, china la testa e fa finta di non vedere. Lascia che a gestire la cosa pubblica siano altri. Magari si vende il voto.
Comunque sono tutte teorie immotivate.

Immotivate perché prive, tutte le motivazioni, di fondamenta strutturali e logistica. Culturali! Ma dov'è la cultura in una comunità che è alla fame?
Intere aree geografiche lasciate sole, isolate dal contesto globale cognitivo, purtroppo piegano la testa. E qui necessita un gesto di riscatto. L'intervento dello Stato è necessario. Non con fiumi di interventi restrittivi o sovvenzioni a pioggia ma con la giusta attenzione verso la massa silenziosa e debole (lavoro, scuola, socialità creative e partecipata) e, nel contempo, con l'isolamento delle famiglie dedite al malaffare note agli organi investigativi dello Stato.

sabato 13 luglio 2019

Editoria tascabile economica

C'era una volta l'editoria economica, cara a molti lettori e diverse case editrici stampavano classici, narrativa, saggistica, attualità a prezzi accessibili. Era il tempo in cui si credeva nella divulgazione della cultura e dei saperi connessi alla crescita intellettuale della collettività.


I “tascabili” erano esposti anche nelle edicole. Nelle stazioni ferroviarie, per le strade delle città, ovunque, chi amava leggere, poteva attingere alla sapienza poetica e narratoria degli scrittori con estrema facilità.
Le librerie avevano un fascino particolare e l'odore dei libri esposti accoglieva gli amanti della lettura fin dall'ingresso.
Brochure, stampe anastatiche, copie di libri pregiati su carta patinata, in quadricromia o in bianco e nero promettevano momenti di sublime goduria. Ovviamente non sempre si poteva spendere molto. E chi aveva a disposizione un budget contenuto poteva comunque deliziarsi dei piccoli piaceri e nutrirsi attingendo dagli scaffali delle letture economiche ciò che più gradiva.
Con 10milalire portavi a casa 10 libri! E l'intellettuale, chi amava documentarsi o chi scriveva, mostrava una modestia genuina perché il bagaglio culturale che si era formato nel tempo non gli serviva per glorificare o magnificare la propria personalità, presenziare e pontificare sulla vita e sulla morte ma era semplice appagamento interiore. E tanto bastava!

A sentire oggi qualche trombone sfiatato, l'intellettuale è una sorta di alieno; un personaggio astratto, lontano dalla realtà e dagli esseri viventi, miseri nella loro materia. Ma chi dà il titolo altisonante d'intellettuale ad un membro della società?

Intellettuale!”. Che parolona.
Il Treccani definisce così la figura dell'intellettuale:

“Persona colta, che ha il gusto del bello e dell’arte o che si dedica attivamente alla produzione letteraria e artistica, ma anche individuo che svolge attività lavorativa di tipo culturale o nella quale prevalenti sono la riflessione e l’elaborazione autonoma. Al plurale, il termine indica un gruppo o élite formato da individui di diversa classe sociale, accomunati da una cultura o un’istruzione superiori (accademici, artisti, giuristi, scrittori, professionisti), i quali godono della pubblica stima e sono considerati depositari di valori culturali universali che trascendono gli interessi particolari e i pregiudizi partigiani.”.
Amen.

martedì 4 dicembre 2012

parole senza tempo

Amo i libri in special modo quelli antichi. E chi come me ha la stessa passione sa che non c'è regalo più gradito.

Tempo addietro mi fu regalato un libriccino con la sovracoperta istoriata in argento. Il bassorilievo raffigura un uomo con la barba. Capelli lunghi e sguardo sereno che indica con la mano destra il libro che tiene con la sinistra. Attorno al capo, nell'aureola cesellata, alcune lettere: a sinistra W con sopra il simbolo dell'onda; a destra H e al centro, sulla testa, il numero 8 racchiuso nella lettera O.

Sì, è la Bibbia! Che di tanto in tanto apro. Ma questa volta è stata un'anomalia ad attrarre la mia attenzione e farmela prendere in mano con una certa apprensione. Alcune pagine erano compresse come se qualche corpo estraneo fosse caduto sopra. Ma cosa? Nella posizione in cui è sistemata niente può causare un'anomalia simile. Che sia stato il gesto maldestro di qualcuno?

La apro nel punto che ai miei occhi appare più compromessa e con sorpresa constato che niente è stato rovinato dalla sbadataggine di alcuno. Sì, le pagine sono leggermente spiegazzate ma niente d'irreparabile.

E, una volta sotto gli occhi, inforco gli occhiali e leggo: “Verrà un tempo, infatti, in cui gli uomini non sopporteranno più la sana dottrina, ma, secondo le proprie voglie, si circonderanno di una folla di maestri, facendosi solleticare le orecchie, e storneranno l'udito dalla verità per volgersi alle favole. Tu, però, sii prudente in tutto, sopporta i travagli, fa' opera di evangelista, adempi il tuo ministero”.

Che dire. Sono parole incredibilmente attuali quelle scritte da Paolo a Timoteo verso il 65-66.

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