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domenica 20 marzo 2011

Libia, profughi, migranti, realtà e impegno comune


Ai qualunquisti, agli avidi, e a quanti pensano che l'altro è cosa altrui.

Anni addietro, nell'hinterland romano, si consumò una storia tra due amici intrisa di meditata violenza, sopraffazione e sottocultura.
La vicenda vede protagonisti due amici di vecchia data; uno ben piazzato fisicamente, euforico, il cosiddetto buzzurro che esterna la sua baldanza con scherzi grossolani sull'amico debole.

Un giorno, il buzzurro passa a trovare l'amico intento, che di mestiere faceva il canaro, cioè, badava ai cani.
Battute, pacche sulle spalle, spintoni sull'amico che, essendo mingherlino, sopporta mal volentieri le pur bonarie angherie.

Senza dimostrare la benché minima contrarietà chiede all'amico di dargli una mano per aggiustare una gabbia e per farlo lo invita a entrarci.
Il buzzurro entra e voilà. Il piccoletto serra la porticina e con estrema calma inizia a torturarlo. A nulla valsero le invocazioni di pietà del grande e forte ex amico. Determinato, il canaro torturò l'amico e smise solo quando lo vide esanime a terra.

Probabilmente, se il mingherlino fosse stato dotato di humour o di una personalità mediamente forte avrebbe reagito diversamente, avrebbe detto all'amico “basta, non mi piacciono i tuoi modi”, avrebbe potuto non frequentarlo più. Ma ciò non è stato, e neanche, in quel preciso momento, si è trovato qualcuno a passare da lì. Nessuno si sarebbe astenuto dal soccorrere il pur “cattivo grosso” amico che in condizioni di vita normale tiranneggiava benevolmente il debole. … e gli altri amici, i conoscenti, che facevano quando stavano tutti insieme, ridevano? Incitavano il gigante oppure gli dicevano di non esagerare?

Oggi, alla luce dei venti di guerra che spirano sul mediterraneo e sulla Libia, la tragedia sociale di una realtà degradata come quella del canaro può assurgere a metafora. E richiama tutti a interrogarsi. È facile giudicare, lanciare accuse, tirarsi fuori dal contesto sociale specie se a muovere la lingua è la paura di perdere qualcosa di personale, in barba ai concetti divulgati dalle dottrine religiose e educative in atto nelle democrazie evolute.

mercoledì 16 marzo 2011

notizie contraddittorie dalla Libia martoriata



(ANSA) - BENGASI, 16 MAR - Tutto sara' finito in 48 ore?
'Troppi bugiardi parlano in tv, la minaccia di Saif Al Islam e' solo propaganda', ha detto il rappresentante del consiglio transitorio libico di Bengasi. 'Le truppe lealiste non sono in grado di prendere la citta'', ha aggiunto. Anche oggi la citta' libica di Ajdabiya, a ovest di Bengasi, 'e' stata pesantemente bombardata dalle forze di Gheddafi, ma non ci sono stati scontri sul terreno'. Lo ha detto all'ANSA una fonte della 'Rivoluzione del 17 febbraio'.

sabato 26 febbraio 2011

Gheddafi, il macellaio folle



In momenti simili gridare il proprio sdegno diventa non solo un’azione di solidarietà verso chi soffre ma è un dovere sociale, è un atto concreto di civiltà e di denuncia. Un no! contro i crimini; il no deciso contro la mattanza perpetrata da milizie al soldo di un pazzo!

Il popolo libico sta vivendo ore drammatiche.

Secondo alcune notizie pare che i mercenari di Gheddafi entrino persino nelle case per uccidere oltre decimare chiunque si trovi per strada.

Gheddafi non è degno di essere alla guida di una nazione! Gheddafi è un macellaio! Un pazzo che usa la forza per tutelare interessi personali! e non ci sono scuse! perché se amasse davvero il suo popolo si sarebbe comportato come Mubarak o semplicemente avrebbe cercato di convincere con modi non violenti i dissidenti.

A prescindere da come stanno le cose, perchè nei suoi deliranti proclami alla tv di stato, gheddafi, accusa i fondamentalisti e gli occidentali, l'Italia e l'America di aiutare gl'insorti; am, ammesso che fossero giochi di potere opposti a sollevare le masse, le Nazioni occidentali, l’Europa, l’America, ma anche l’Australia e persino la Russia, che aspettano a fare cessare un simile genocidio?

La civiltà raggiunta fa indignare chiunque si trovi davanti a crimini efferati e induce a porsi dalla parte degl’indifesi a tutela dei diritti elementari della vita come soccorrere un ferito, una persona in difficoltà ma anche un animale sul quale s’imbatte la violenza cieca di uno squilibrato!

E mentre noi tracciamo iter diplomatici la gente inerme continua a morire in Libia per volontà di un pazzo!

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