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martedì 15 giugno 2010

Natuzza Evolo: il miracolo di una vita

“…su ‘na grasta rutta!”… A cosa o a chi può servire un vaso rotto? Al massimo, frantumato del tutto può essere usato come ciottolame per drenaggio e a nient’altro! Eppure, la “grasta”, il vaso di fiori rotto al quale Mamma Natuzza, la Mistica di Paravati, si paragonava nella sua infinita umile bontà dava conforto a ricchi, potenti e povera gente.

Natuzza iniziò da bambina a manifestare le qualità medianiche di conoscenza e visione del mondo ultraterreno; con semplicità dialogava e vedeva gli angeli e gli spiriti dei defunti come se fossero ancora in vita; non si sa come, ma lei aveva accesso a quei canali misteriosi che collegano il nostro mondo a quello dell’aldilà e ciò la fece soffrire perché non tutti, ancora oggi, nonostante gli innumerevoli episodi documentati, comprendono e sanno accogliere pacatamente i misteri dell’anima. Natuzza soffrì per la diffidenza e l’egoismo umano di quanti osteggiavano il suo essere Mezzo di contatto tra le due realtà e quanti arrivavano da lei carichi d’angosce. Lei, che tra una faccenda, un servizio domestico e l’altro, mentre friggeva patate, come ha ricordato qualcuno alla presentazione del libro di Luciano Regolo dedicato a Lei e a Gesù, e cucinava per la famiglia o accudiva un congiunto ammalato, usciva sull’uscio di casa per tranquillizzare persone di tutte le “taglie” accorse lì perché afflitte da dispiaceri e drammi, il più delle volte, terreni. Li esortava ad avere pazienza e aspettare perché doveva fare i doveri di moglie e madre.
Natuzza accoglieva tutti e a ognuno dava conforto ma, quando necessario, elargiva anche qualche salutare sferzata verbale.

Ma di questo si è già parlato e scritto; non si è ancora detto niente delle parate egocentriche di uomini, donne, pseudo associazioni culturali che cavalcano il fenomeno Natuzza con scarsa convinzione, magari presentando libri e organizzando tavole rotonde sulla sua vita; persone tronfie, indottrinate all’autocelebrazione, convinti di contare qualcosa in base al numero degli iscritti, e si evince dal titolo che precede sempre il nome dei partecipanti: la professoressa, la dottoressa, l’avvocatessa, la nobildonna, al contrario di Lei, Mamma Natuzza, che si definiva “umile verme di terra” e non stava a chiosare se davanti a un potente o umile uomo, per Lei avevano e hanno tutti lo stesso valore di uomini.
Chi mai direbbe una cosa del genere riferendosi a se stessa? A chi verrebbe in mente una simile definizione “verme di terra”. Noi che siamo proiettati verso la vanagloria e curiamo la superbia come una qualità imprescindibile. Anzi, si sente dire con una certa stizza: tu non sai chi sono io! Ora ti faccio vedere io con chi hai a che fare! Io…

Persone, queste che si riempiono la bocca di IO, attente a che si elogi meriti presunti o reali, titoli e benemerenze, coinvolgimenti in azioni umanitarie e culturali. Uomini e donne pronte a bloccare con ogni mezzo i calmi contestatori analitici delle loro vanaglorie, a prescindere se spinti da ideologie umanitarie o perché sulla scia esemplare di mamma Natuzza quando invitano all’umiltà, all’obbedienza a all’amore universale. Si potrebbe postulare a scusante generica che detti concetti sono facili da conseguire per un’Anima Santa ma difficili per noi peccatori imbevuti di materia e ancor più difficile per chi gozzoviglia nei beni effimeri dell’appariscenza poter raggiungere lo stato di umiltà che mitiga e assorbe ogni affronto. Se a ciò si somma l’indignazione scaturita dalle sofferenze che la società dell’apparire elargisce quotidianamente con estrema leggerezza ai deboli, si capisce bene come sia difficile per chi è sempre sottopressione raggiungere lo stato di quiete che prelude alla pace.

Mortificazioni e sofferenze fisiche non mancano a nessuno su questa terra; anche Lei, Natuzza, le ha subite con umile rassegnazione e si è sottomessa al volere e all’eccessiva prudenza degli organi ecclesiastici, misure sopportate stoicamente come solo le Anime Illuminate sanno accettare.
Ma Lei era ed è uno Spirito Evoluto che ha saputo andare oltre le umane debolezze, mentre noi davanti alle passerelle di certa gente, mal sopportiamo le ambiguità tematiche che accomunano gli associati ai vari schieramenti e c’indigniamo per il tentativo di spettacolarizzare anche eventi così alti.
Ecco, senz’altro, Natuzza avrebbe detto: “si ‘mpicciusu”! può darsi, anzi sicuro è così! Ma credo fermamente che se si rispetta una religione, un’idea, un progetto divino o umano e si organizza un evento per appoggiarne le linee guida, alla base di tutto deve esserci l’onestà intellettuale degli organismi direttivi, lo spazio e le idee per quanto è realmente utile alla buona riuscita e per la realizzazione del progetto, tema dall’evento.

L’hanno esternato chiaramente quanti hanno parlato fuori dagli schemi seminariali all’auditorio Casalinuovo di Catanzaro, e alcuni hanno espresso la loro personale esperienza con voce, a tratti, incrinata dall’emotività, quando il ricordo rinvigoriva la visita a Mamma Natuzza.

Luciano Regolo, autore del libro “Natuzza Evolo: il miracolo di una vita” dopo aver ricordato il primo incontro con la Mamma di tutti, Natuzza, ha confidato di devolvere i diritti d’autore del lavoro letterario alla fondazione fortemente voluta dalla Mistica di Paravati denominata: fondazione Cuore Immacolato di Maria Rifugio delle Anime, in Paravati. E il presidente della fondazione, nominato per espressa volontà di Natuzza Evolo, don Pasquale Barone, ha ripetuto quanto ormai di dominio pubblico circa la missione della Fondazione voluta dalla Madonna per bocca di Natuzza Evolo.

A leggere la vita di Natuzza monta la consapevolezza che ogni nostra pena è niente rispetto alle sofferenze di questa Grande Donna e il nostro tribolare cessa sotto lo sguardo onnipresente della sua dolcezza, perché lo spirito non muore col corpo e Lei che aveva il dono dell’ubiquità, un giorno disse: quando ti vengo in sogno io, sono lì con te, viaggio, chiedimi quello che vuoi sapere…

Pertanto, mi sento di consigliare il libro di Luciano Regolo: Natuzza Evolo. Il miracolo di una vita.

venerdì 30 luglio 2010

nel ricordo di mamma Natuzza: le apparizioni

È passato un anno dalla scomparsa terrena di Mamma Natuzza e sembra ieri. La sua presenza è costante. La si invoca o ne parli con quanti l’hanno conosciuta e sono divenuti figli spirituali e la si sente vicina. Il suo umile insegnamento è più che mai attuale! Ed è per questo che propongo e pubblico il documento dell’apparizione dell’Assunta dell’agosto 2008. Non c’è nulla di miracoloso, il dialogo tra Natuzza e la Mdonna mi è comparso stamane mentre riordinavo i file del mio pc e mi è sembrato un “segno”, un segnale da inviare a quanti avranno voglia di “perdere" qualche importante minuto della loro importante attività terrena protesa a tessere strategie di dominio…

Sila - 14 agosto 2008 (circa le ore 2)
Stavo molto male e pensavo di non farcela, quando mi appare la Madonna:
Natuzza: Madonna mia, un giorno prima?
Madonna: E’ sempre il momento giusto. Stai soffrendo?
Natuzza: Sì, non ce la faccio più, non ho la forza.
Madonna: La sofferenza è un dono di Dio. Chi la offre, acquista meriti e grazie. Non ti
preoccupare! Gesù te l’ha data sempre la forza e te la da anche ora, finché sei
sulla terra, perché questo fa parte del progetto di Dio.
Ed è scomparsa
Sila - 15 Agosto 2008 –
Solennità della Vergine Maria Assunta in Cielo
(circa le ore 2)
Madonna: (con le lacrime) Figlia mia, lo so che stai soffrendo terribilmente per i
peccati del mondo. Le anime cadono nel peccato come le foglie dall’albero in autunno,
perché i malvagi, suggeriti sempre dal diavolo, le portano al peccato. Non soffri solo
tu, ma più di tutti soffre Gesù ed Io, insieme a voi anime buone. A te ti ha scelto in
modo particolare.
Natuzza: Io mi lamento, Madonna mia, perdonatemi! Vorrei avere la forza per
sopportare le sofferenze.
Madonna: Hai ragione di lamentarti, anche Gesù sulla Croce si è lamentato. Tu, figlia
mia, sei clinicamente morta, sei sopra una foglia che da un momento all'altro si
spezza. E' l'amore di Gesù che ti tiene in piedi.
Natuzza: Di più mi dispiace, perché vi vedo con queste lacrime.
Madonna: Una mamma, che perde un figlio, piange sempre. Figurati Gesù che non
vuole perdere nessuno dei suoi figli. Con la tua sofferenza aiuti molto Gesù e
Lui soffre più di te perché vede i figli che cadono nel peccato.
Anche Gesù si addolora perché ti vede soffrire, però ha bisogno del tuo
sostegno nel suo dolore. Ogni tanto sceglie qualcuno che non si ribella e che
dice: “Gesù dammi la forza, e io con tutto il cuore ti accompagno nella tua
sofferenza per la salvezza degli uomini che cadono nel precipizio”. Cadono
mediante i grandi che si sentono “grandi” e li corrompono. Dicono bugie per il
denaro, ma non sentono l’Amore e la Misericordia di Dio.
Gesù vi vuole tutti salvi e si serve di chi è generoso nell’offrire. A te ti ha scelto
nel ventre di tua madre.
(poi, con molta dolcezza e con le lacrime)
Gesù si dispiace per tutto il mondo, particolarmente per i giovani. E’ pieno di
amarezza perché la generazione di oggi, se continua così, si perde.
(ai giovani) Figli miei, voi stessi createvi un mondo nuovo, perché già la metà
di voi è persa, altrimenti vi perderete tutti. Non perdete solo il corpo ma anche
l’anima. Sapete solo fantasticare sulle cose della terra, sulle cose moderne, ma
non pensate alle cose dello spirito. Figli cari, andate da Gesù e non usate
violenza verso i vostri genitori, ma usate amore e carità.
Hai ragione, figlia mia, quando dici ai genitori: “Trattate i vostri figli con amore,
dolcezza e parlate loro che Dio esiste”.
(ai genitori) Pregate molto, date il buon esempio ai vostri figli. Fate carità e
preghiere per la salvezza vostra e loro.
Figlia mia, sei piena di amarezza anche per la realizzazione della chiesa, ma io
mantengo le mie promesse perché la vuole anche Gesù.
(a quelli che stanno collaborando per la chiesa) Figli, grazie. La chiesa non
la volete per vostro vantaggio, ma perché la gente si ripari, preghi e aumenti la
fede. Gesù vi segue e vi accompagna nei vostri passi. Bussate sempre ai cuori
delle persone! La chiesa si fa presto se c’è la provvidenza, ma ricordati che io
mantengo sempre le promesse.
La chiesa la vogliono tutti: anche gli alberi sussurrano e le piante parlano fra
loro.
Natuzza: Benedite tutti gli oggetti che ci sono in questa casa.
Madonna: Benedico tutto il mondo, particolarmente questa casa. Ti amo pazzamente
come ti ama Gesù. Ti benedico.
ed è scomparsa

giovedì 1 novembre 2012

Natuzza Evolo, la Mamma di tutti

Il primo novembre del 2009 moriva Fortunata Evolo, conosciuta come Natuzza da
Paravati, Mamma Natuzza per quanti l'hanno incontrata e amata.
Natuzza non sapeva leggere e scrivere e neanche parlare in italiano correttamente ma in compenso sapeva leggere nell'animo di quanti andavano da Lei dapprima per scaricare drammi insopportabili e poi per affetto e amore.
Mamma Natuzza conosceva le angosce dei suoi ospiti e sapeva come lenire le loro pene. 

Lei, donna umile, si trincerava dietro l'Angelo. A Lui assegnava l'arduo compito di messaggero per suggerire e consegnare missive dall'aldilà. Le sue parole, suffragate da segreti insondabili per i comuni mortali che si recavano fiduciosi a Paravati per chiedere lumi su malattie o intense pene causate da lutti, sono ancora vive in quanti la conobbero.

Tre anni sono trascorsi dalla sua morte e nel frattempo Paravati è diventato un luogo frequentatissimo dai numerosi figli conosciuti di persona o attraverso il corpo Astrale.
Quando vuoi farmi qualche domanda, se ti senti afflitto, se hai bisogno di un suggerimento, mandami l'Angelo che Lui viene e mi dice tutto e io ti sarò vicina.”. Così diceva Mamma Natuzza ai suoi figli spirituali.

Ciao Mamma Natuzza, sei sempre nei nostri cuori, certi che vegli su di noi in compagnia dei cari estinti ancor più di quando eravate presenti col corpo e ci accompagnavate per mano per le strade del mondo. Adesso, non possiamo ascoltare la tua voce ma il tuo amore di mamma che hai sempre profuso rimane a farci compagnia e ci sostiene nei momenti tristi.

sabato 6 agosto 2022

Indulgenza plenaria per quanti si recheranno a Paravati fino al 6 agosto 2023

 

"altare centrale della casa di culto "Cuore Immacolato di Maria rifugio delle Anime". Fondazione voluta da Natuzza Evolo, in Paravati. Mileto." 

Oggi si è avverato un sogno, o forse dobbiamo dire, si è avverata una profezia. 
Mons. Attilio Nostro, vescovo di Mileto,
 officia la funzione religiosa
.
Doppia festa a Paravati: riconoscimento di un percorso mistico e concessione dell'indulgenza plenaria.

Secondo le testimonianze e secondo quanti hanno avuto modo di frequentare e conoscere Natuzza Evolo in Paravati oggi è un gran giorno! È il giorno della dedicazione della chiesa voluta dalla Mamma Celeste. Tutto nasce dall'umiltà di una donna del sud, per giunta analfabeta ma che comprendeva e parlava tutte le lingue di quanti si presentavano a lei. Era l'Angelo a suggerire... diceva mamma Natuzza.

Natuzza aveva un canale preferenziale con la Madonna, la Mamma di Gesù e dei Credenti. Le appariva spesso e intratteneva dialoghi nella povera casetta di Paravati. Natuzza si vergognava. Riteneva indegna l'accoglienza che lei poteva offrire alla madre di tutti. E un giorno che le esternò il dispiacere, Maria le rispose di non preoccuparsi ché verrà il giorno in cui i fedeli e lei stessa avrebbero potuto accoglierla in una dimora consona. Iniziò così a parlarne con chi le stava vicino, gli amici e i padri che curavano le relazioni e l'aspetto mistico della santa donna. Istituirono la fondazione “Maria rifugio delle anime” a tale scopo così da offrire riparo e conforto a quanti si fossero recati nel territorio miletese in cerca di conforto. Arrivarono molte donazioni. E con esse anche le pastoie burocratiche insieme a qualche “visione divergente”.

Oggi, 6 agosto 2022, monsignor Attilio Nostro vescovo di Mileto ha officiato la dedicazione della chiesa “Cuore Immacolato di Maria rifugio delle anime” in Paravati così come era stato predetto. Ricordando che non è nelle costruzioni in cemento che risiede il Signore ma è in ognuno di noi.

Lo ha ricordato anche il rettore della Chiesa di Paravati nominato dal vescovo, Don Michele, raccontando un aneddoto: Natuzza, mi ha detto, quindi è sua la responsabilità, intercalò con un po' di commozione nel ricordarla, che un giorno ha chiesto a Gesù: ma quando non sei in giro per il mondo ad alleviare i cuori dove sei? E il Signore rispose: sono nei cuori di tutti voi.”.

Concetto ribadito dai presbiteri officianti.

Nel corso della celebrazione, il vescovo Attilio Nostro, ha comunicato la lieta sorpresa con cui Papa Francesco concede fino al 6 agosto 2023 l’indulgenza plenaria ai fedeli che visiteranno il nuovo tempio voluto da Maria e costruito da Natuzza insieme ai fedeli.

martedì 9 agosto 2022

Natuzza e Fratel Cosimo. Carismatici di Calabria

 


Quando Natuzza tentò di descrivere la Madonnina disse che era una giovinetta dai capelli neri e dallo sguardo dolcissimo con un incarnato olivastro. Insomma descrisse una ragazza dai tratti mediterranei che si presentava a lei con le braccia aperte come se volesse abbracciare non solo Natuzza ma il mondo intero.

Natuzza fece l'identikit e venne fuori la statua esposta nella chiesa del Cuore Immacolato di Maria Rifugio delle Anime in Paravati di Mileto.

Nell'intenzione dell'umile donna non c'era la volontà di donare al mondo una ennesima statua da idolatrare ma regalare una visione realistica a quanti non avevano i suoi stessi carismi. E cioè, non avevano il dono di essere portavoce dei misteri che da sempre governano la vita dell'universo materialista e che alleviano le pene dell'anima messa a dura prova dalle difficoltà e che possono parlare con la Mamma Celeste. E farli sentire più vicini e amati dello stesso amore che solo le mamme sanno dare-

Spesso ci si reca nei luoghi dove vivono i mistici ché sono carichi della loro energia perché affranti o ossessionati da tematiche connesse alla vita. Si va lì, quindi, perché ossessionati da malattie, angosce, esasperazioni quotidiane ai quali è difficile dare risposte o soluzioni. E allora ecco che si pensa al viaggio. Andare a trovare la persona con poteri carismatici nella speranza che “l'oracolo” parli e dia risposte esaurienti per tacitare il dolore e quanto ci affligge e rende insopportabile la vita.

Natuzza, come Fratel Cosimo, due figure mistiche della terra di Calabria, entrambe di umili origini con in comune le “visite mariane” :

Si presenta a Loro una giovinetta dai tratti mediterranei comuni. Una ragazza sobria dai modi lontani da quelli adottati dalle bambole di plastica ritoccate chirurgicamente apposta per raccogliere like sui social media.

È una realtà lontana dai riflettori. 

Questi luoghi Sono realtà in cui la sofferenza si trasforma in forza attraverso la preghiera rivolta alla Madonna non per sé ma per il mondo intero. Per la pace e l'amore universale.

Concludendo:

Si va in questi luoghi carichi di frustrazioni, sospinti dalle angosce personali scaturite da stati di salute precarie, malattie terminali e spesso da altri problemi futili che riguardano la sfera del terreno quali: un amore finito, un percorso professionale... Per rientrare nelle proprie abitazioni con una speranza e una visione diversa. e, nella peggiore delle ipotesi, con una miriade di perché che affollano la mente dopo avere ascoltato i "suggerimenti dell'Angelo". (Perché nel caso di Natuzza, era l'Angelo che le suggeriva i consigli). Si ritorna con la mente a quei brevi minuti di colloquio e magari si tenta di dare una propria interpretazione 

lunedì 9 ottobre 2017

Mamma Natuzza, secondo me

Tra non molto si celebrerà la ricorrenza della morte di Natuzza Evolo di Paravati.

La signora Fortunata, conosciuta come Natuzza che è il diminutivo nell'idioma locale, era una donna dalle umili origini. Non andò a scuola e non sapeva leggere e scrivere. La madre la mandò a servizio nella casa dei Colloca fin dalla giovane età. Era lei che si prendeva cura dei fratelli e quando mendicava il pane faceva finta di mangiarlo ma in verità lo portava intero a casa per dividerlo coi fratellini. Fin da piccola ebbe gli angeli dei defunti affianco. Parlava con loro come se fossero persone in carne e ossa. Per questa sua stramberia fu attenzionata dai medici e fu persino internata in manicomio.
In seguito formò famiglia con un giovane del luogo. Ebbe figli e nipoti ma fu mamma per una folla oceanica.
Non fu lei a cercare la notorietà. Furono le parole dettate dalle entità, invisibili a noi comuni mortali, a portare al suo cospetto la fiumana inarrestabile che ancora oggi si reca a Paravati per pregare.
La fondazione voluta dalla Madonna, di cui Natuzza è stata il mezzo, è simile ad un faro per i cuori in tempesta che giungono da tutto il mondo e i cenacoli di preghiera sono positività che ne alimentano la fiamma.

Una storia di amore e dedizione verso il prossimo e a chi soffre, questa è, tutto sommato, la vita di Mamma Natuzza.

Certo quanto sta accadendo non ha niente di mistico e di sicuro non rientra nei programmi e nella volontà altruista dell'ispiratrice.
Fa male dentro l'anima!, la cronaca di questi giorni.

A me piace ricordare il suo sorriso sul volto sofferente degli ultimi giorni terreni. La fatica che faceva nel parlare e le scuse che biascicava a fatica congedandosi per dovere assumere l'ossigeno.
Umilmente stoica, mamma Natuzza.
non può, il suo essere, la sua vita che è stata d'esempio, essere ridotta ad una questione legale, o, peggio, sfociare in lite. La sua memoria appartiene a tutti e l'amore che ha sprigionato prescinde dalle regole terrene.

Lei veglia su di noi e sul mondo. Prega affinché i cuori e le teste divergenti diventino campi di gioco d'accoglienza, si liberino del male che giunge dall'ego, dalla presunzione d'onnipotenza e dal potere economico e politico fuorvianti.
Noi che siamo ancora qui a lottare, intenzionati a fare emergere dalla materia lo spirito e volare sulle ali del bene assoluto, assistiamo sbigottiti quanto inermi alla disputa.

venerdì 25 agosto 2017

Lettera a Papa Francesco

Ho cercato l'indirizzo e-mail di Papa Francesco ma comunicare con Lui telematicamente sembra impossibile.
Il suo ufficio fa sapere che non ha un indirizzo di posta elettronica.
Sua Santità scrive e riceve lettere secondo i canali consolidati. Le missive arrivano alla sua segreteria che le vaglia e dopo le trasmette, non tutte naturalmente, a Sua Santità.

Deduco, quindi, che Francesco non leggerà personalmente la presente lettera aperta, però, non si sa mai... confido nelle vie infinite del Signore. E … scrivo al Santo Padre:

Carissimo Papa Francesco, non so se sei al corrente della diatriba, inutile e dannosa, aperta dal vescovo di Vibo-Nicotera-Mileto mons. Renzo inerente la fondazione “Cuore Immacolato di Maria rifugio delle anime”. Fondazione e complesso edificati per volere della Madre SS, in Paravati, così da alleviare i disagi dei pellegrini, come asseriva Natuzza dopo le “visioni” e i dialoghi con Gesù e sua Madre. Dialoghi che prima di essere resi pubblici passavano al vaglio dell'allora Vescovo Mons. Cortese. Lo stesso vescovo che accettò e benedisse tutto quanto l'attuale vescovo Renzo rimette in discussione, oggi.

Tutto ciò è incomprensibile! Sempre che Renzo non è “unto dal Signore”...

Chiedo:
Perché Renzo vuole a tutti i costi entrare a gambe tese nella chiesa costruita con le donazioni dei devoti? Secondo le notizie dei mass-media, il vescovo Renzo, cita degli articoli di diritto canonico e pretende, poiché ricade sotto la sua giurisdizione diocesana, il pieno controllo della Casa di Culto.

Quando mai si è visto che per pregare e mettersi in comunione con l'Altissimo è necessario possedere un lasciapassare rilasciato da una presunta forma di disciplina tutta terrena?

Qualcosa non quadra! Visto che per fare ciò il vescovo Renzo adopera una forma di ricatto bello e buono: forte dei suoi poteri nega la celebrazione della SS Messa nell'edificio perché, queste le sue motivazioni, non ancora consacrato al culto e revoca quanto già concesso dal suo predecessore mons. Cortese, statuto compreso. Vieta, persino, quanto finora consentito agli anziani ospiti della casa di riposo di avere la presenza dell'Eucarestia nella chiesetta lì allocata.
In sintesi sbrindella azioni consolidate volte alla preghiera.

Insomma, azioni incomprensibili per un laico come me! Che rivolge la mente all'Essere Supremo che è Tutto, da cui tutto parte e tutto torna a Lui.

Laicamente, non credo a simili azioni. Diffido degli uomini che approfittano del potere e impongono, stravolgendo, decisioni prese precedentemente con l'animo sereno da altri.

Modificare l'attuale statuto senza contestare inconfutabili arbitrii o negligenze al consiglio che fin ora ha retto l'Opera, e anche ai due preti designati dalla diocesi, bloccare la beatificazione, insinuare dubbi è irriguardoso per chiunque ha fin ora appoggiato convintamente l'Opera sull'esempio di Natuzza Evolo, la mistica che parlava con Maria e Gesù, e che, in virtù dei carismi da lei ottenuti e dimostrati, testimoniava, con le sue parole, la volontà della Madonna nell'edificare questa grande Opera a testimonianza di fede e di preghiera per alleviare le sofferenze dei fedeli che lì si recano a pregare ed essere al riparo delle intemperie.

Papa Francesco, perdonami, ma non riesco a comprendere la decisione del vescovo Renzo.
Ho conosciuto personalmente Natuzza. Donna umile e mamma di chiunque si recava al suo cospetto. “io non sono niente. Sono un verme di terra. I miracoli li fa Gesù. Pregate la Madonna che a Lei, suo figlio, non può dire di no... ia su 'na grasta rutta”. Così diceva mamma Natuzza quando vedeva volti afflitti e tormentati dai mali terreni.

Può essere vanificato tutto ciò? Può un formale capriccio terreno, annullare, mortificare la fede ancora calda e fremente di passiva umiltà della serva di Dio: al secolo, Natuzza Evolo? E di quanti hanno lavorato al progetto di fede?

venerdì 20 agosto 2010

il carisma di Natuzza Evolo

Sono stato spesso a Paravati quando mamma Natuzza era in vita, ma non ricordo il Cristo in croce col dente spezzato. Eppure sono entrato nella sua stanza, ho dialogato con lei. Le ho stretto le mani, l’ho baciata. Ha benedetto me e la mia famiglia, ha rassicurato i miei figli con voce tremula ma ferma e la sua figura benevola, il suo sorriso, la sua figura e gli insegnamenti di mamma mi accompagnano ancora nella permanenza terrena. Che dire la sua assenza fa rumore. Tanti aneddoti,courtesy M.Iannino suggerimenti, consigli di vita elargiti da Natuzza, sono punti nodali negli incontri tra le persone che l’hanno conosciuta e la visione del Martirio di Gesù ricorre spesso nelle testimonianze. Sapevo benissimo dei suoi dialoghi con gli angeli, i defunti e gli incontri con Gesù che avvenivano da quando era piccola ma i particolari della crocefissione, così come raccontati da alcuni amici comuni e figli spirituali di Natuzza, mi hanno letteralmente spiazzato.

Natuzza, vedeva Gesù maltrattato, picchiato, umiliato in vari modi durante il martirio della croce, nel periodo della Quaresima. Vedeva il romano sferrargli il pugno in bocca; il sangue scorrere e il dente spezzato. Vedeva il “casco di spine” che gli ponevano sul capo, la disperazione della Maddalena…
“casco di spine” o “elmo chiodato” poco importa. Entrambi sono da ritenersi dissertazioni speculari della medesima forma di rozzezza sanguinaria degli aguzzini che, ieri come oggi, infieriscono sui deboli.

lunedì 23 agosto 2021

Nel ricordo di mamma Natuzza

Oggi, 23 agosto, Natuzza Evolo avrebbe compiuto gli anni. La sua presenza è annidata nei cuori di quanti l'abbiamo conosciuta e la sua immagine rimane indelebile.

Non so quanti credono nelle doti carismatiche della nostra cara mamma spirituale Natuzza, senza nulla togliere, anzi ha aggiunto, alle rispettive mamme che ci hanno generato e allevato, e neppure ho l'intenzione di fare opera di proselitismo. La mia intenzione consiste nel ricordarla! Semplicemente ricordare il suo sorriso accogliente e la sua dolcezza.

La sua voce tremula. La sua umiltà. I suoi consigli che nei momenti difficili ci hanno supportato.




Qualcuno si è recato a Paravati per curiosità e qualcun altro perché spinto dagli affanni quotidiani. Ci si è recati spinti, anzi oppressi da problemi di salute personali o di qualche familiare. Figli, madri, padri, fratelli.

Si andava lì per necessità! Egoisticamente per necessità!

Necessità di un conforto. carichi d'angoscia e si ritornava a casa più leggeri. Proprio come dopo avere parlato e confessato le proprie pene alla propria madre. E le madri sono Amore infinito: perdonano e risollevano sempre i figli.

Lei era tutto questo!

“E quando non puoi venire mandami l'Angelo...” diceva. E io Le mandavo l'Angelo. Spesso; tutte le sere per lenire l'amarezza del momento e quanto gravava sul mio essere l'andamento del giorno appena trascorso.

Offrilo al Signore. Diceva. Offri a Gesù le calunnie, i torti subiti, le incomprensioni, il peso materiale e psichico, tutto ciò che dà affanno e angustia il tuo cuore.

E io facevo così. Le sofferenze le lasciavo a Lei. Natuzza, per me era come una lavatrice. Mettevo i panni sporchi e lei li rendeva bianchi, lindi e puri. E me li ridava sempre con un sorriso. Fino all'ultimo istante di vita terrena si è data. Ha sofferto in silenzio per il bene e l'amore di tutti.

Mamma Natuzza

So di non averti persa. Ancora oggi, in questo preciso istante dialogo con te. Continuo a dialogare con te e con mia madre naturale e, so, mi piace pensare che siete insieme e pregate per il bene mondo intero. Per quanti muoiono a causa della cattiveria umana. Per gli abusati. E per gli aguzzini, i crudi di cuore che antepongono la ricchezza materiale a quella spirituale. A quanti sono vittime e anche, forse principalmente, per i carnefici affinché rivedano le loro convinzioni...

mercoledì 18 agosto 2010

a cena con Natuzza


Seduti attorno al tavolo, nella terrazza sul mare, più che mangiare si parla. E non perché il cibo sia pessimo, anzi!, l’antipasto di mare, gli assaggini dei primi piatti, le specialità della casa, tutte a base di pesce sono deliziose! E che dire della location a ridosso del costone roccioso jonico? Semplicemente spettacolare! Ciononostante, piatti e locale, sono messi ai margini delle attenzioni perché i pensieri di noi commensali si concentrano su una persona speciale. una donna che seppe confortare gli afflitti che, disperati, si presentavano davanti alla sua casa: Mamma Natuzza.

Persino i giovanissimi presenti hanno qualcosa da raccontare. Ne parlano come se parlassero della nonna, mentre, noi adulti ricordiamo la sua dolcezza; la pazienza, l’umiltà!
A parte le peculiarità personali che ci hanno spinto e avvicinato a Lei, l’atmosfera che aleggia attorno al nostro tavolo è singolare perché colma di affetto e amore profuso dalle sue calme e rassicuranti parole che vivono in noi.

Certo, il motivo predominante, quello che principalmente ha spinto la gente a recarsi a Paravati, è l’angoscia provocata dai problemi materiali, quali malattie gravi, perdite di persone care, e persino beghe e ingiustizie lavorative. Ma anche chi si recava da Lei con l’intenzione di capire l’insondabile lasciava lì il suo scetticismo, se non la prima, la seconda, la terza quarta volta perché quella persona emanava amore puro. Un amore che solo il cuore delle mamme elargisce.

courtesy arch.M.Iannino
bozzetto del martirio di Gesù come lo vedeva Natuzza: 
contrariamente a quanto tramandato nelle iconografie, 
in testa i carnefici gli hanno messo un elmo romano
con dei chiodi e non una corona di spine. 
Il primo insulto gratuito di un soldato romano 
fu un pugno, diritto sulla bocca, che gli spezzò i denti.
Ecco Natuzza è contenta! Parliamo di Lei e Lei è qui con noi…
Chi mai si sarebbe aspettato che un incontro conviviale tra persone con percorsi di vita differenti si sarebbe trasformato in cenacolo nel ricordo di Mamma Natuzza?



domenica 1 novembre 2009

Mamma Natuzza è andata nella casa del Padre



Mamma Natuzza è andata nella casa del Padre

Ieri sera, il tgr3 ha diffuso una sintetica notizia: Natuzza Evolo, la Mistica di Paravati è stata dimessa da una casa di cura privata perché le sue gravi condizioni di salute non consentivano ulteriori cure cliniche. Trasportata nella casa di riposo, fondata dalla Mistica, dove risiedeva abitualmente, Mamma Natuzza ha lasciato il corpo dolorante della materia per risorgere nello Spirito di Luce, quale sempre è stata.

A noi,che siamo stati testimoni della sua grande umiltà, non resta che perseguire i suoi insegnamenti trasformandoci in fiammelle sempre accese per essere degni agli occhi di Colui cui nulla è impossibile. Essere consapevoli che il nostro riferimento terreno non c’è più ci addolora molto ma la fede ci conduce lontano lì dove tutto è pace, dove non esiste la notte, il dolore, dove l’amore e la preghiera sono il cibo di tutte le anime, che finito il percorso terreno, vivono in comunione con il Padre Celeste.
Cara Mamma Natuzza, il nostro pensiero, in qualsiasi circostanza della nostra vita volerà sempre a te perché siamo sicuri che da lassù come un angelo ci starai vicino indicandoci la strada da percorrere.

giovedì 11 agosto 2022

Nella povertà tra le fatiche imposte dai bisogni terreni uno spiraglio di Luce squarcia le tenebra

 

IL DIVINO E IL TERRENO.

Nella preistoria della mia infanzia la televisione e men che meno il cinema erano strumenti di evasione appannaggio di pochi.

Il primo film in bianco e nero ebbi modo di vederlo e apprezzarlo in piazza. Non ricordo in quale circostanza avvenne la proiezione pubblica ma ricordo bene il coro sdegnato di “NON è VERO!!!” urlato contro l'attore che interpretava un ruolo da viscido. Parve persino che l'attore si girasse stupito verso di noi.

Eravamo presi dalla storia. Emotivamente coinvolti, in piazza non si sentiva volare una mosca.

Mentre la televisione faceva mostra di sé nei bar e in qualche casa di benestanti.

In compenso, noi ragazzi, vivevamo in una collettività fatta di valori solidali tramandati nelle famiglie. Famiglie che lavoravano i campi per trarne sostentamento e praticare lo scambio.

Un altro bel ricordo è la voce del banditore. Antesignano della pubblicità, urlava per le strade e i vicoli del paese e invitava a recarsi in piazza o nei pressi della chiesa perché era arrivata la contadina di Cardinale col carico di lupini o nocciole, a seconda della stagione. E c'era anche il “capellaro” che raccoglieva i capelli e dava in cambio un pettine stretto contro i pidocchi o qualche forcina. Le donne non tagliavano i capelli. Li tenevano lunghi e l'intrecciavano formando magnifiche trecce nere.

La vita scorreva semplice.

E, per le giovani donne, il sogno più bello che chiedevano alla Madonna in segno di grazie consisteva in un marito dal cuore buono e che fosse un grande lavoratore.

Ma questa, appunto, è preistoria!

Da qualche tempo abbiamo perso di mira la sacralità della vita. Vogliamo essere decisamente vincitori di un qualche cosa. Non si sa di cosa! Ma di un qualcosa che ci faccia guadagnare consensi e soldi. Qualcosa che ci dia la possibilità di vivere nelle agiatezze e Fare baldoria. Una botta di culo! Insomma. Che ci dia la possibilità di chiudere fuori dalla nostra visione i problemi degli altri; le guerre militari, industriali ed economiche imposte dai potenti dittatori alle popolazioni inermi.

Sogniamo, in sintesi, uno spazio franco personale; il nostro esclusivissimo paradiso terrestre. Per quello celeste, sempreché esista, c'è tempo.

Anche Natuzza Evolo ha vissuto l'infanzia in povertà, anzi in estrema povertà. Tant'è che quando riusciva a procurarsi qualche pezzo di pane lo metteva in tasca per portarlo a casa e dividerlo coi fratelli. E quando qualche anima buona le diceva di mangiarlo, lei, lo pizzicava appena, faceva finta di portarlo in bocca e lasciava sulle labbra qualche briciola.

Sì, a quei tempi non c'era ancora tik tok facebook watsapp ma c'era tanta povertà e la necessità primaria induceva alla solidarietà.

Non tutti però abbiamo avuto il dono e la grazia di essere sollevati dagli affanni terreni dalla visita degli Angeli.

Natuzza iniziò aparlare con le anime dei defunti fin dalla prima infanzia. Era sempre circondata da anime vestite di corpo e per lei erano persone vere in carne e ossa. Solo in un secondo momento comprese. Quando la rinchiusero in un ospedale psichiatrico.

Ecco che il terreno si fa Spirituale in un eterno presente:

Il divino si materializza ad alleviare le sofferenze.

Tra le visite subite dalla giovane Natuzza, mediche per quanto attiene alla salute fisica e mentale e, quelle religiose dei confessori e dei prelati della chiesa, Maria la mamma celeste di tutti sopperisce all'assenza della madre terrena preoccupata e protesa, quest'ultima, a risolvere i problemi imposti dalla società malata che mette nell'inferno della vita i deboli colpevoli solo di vivere in uno stato di estrema indigenza:

è facile erigersi a cattivi giudici quando a “sbagliare sono gli altri”.

Ecco! L'abbraccio di Maria che accoglie l'intera umanità...

"La statua di Maria plasmata secondo le indicazioni di Mamma Natuzza e ai lati mons. Attilio Nostro vescovo di Mileto insieme a don Michele Cordiano, confessore della mistica e rettore dell chiesa dedicata a Maria rifugio delle anime"


giovedì 15 ottobre 2009

come incontrare Natuzza Evolo, la mistica calabrese



L’assillo di arrivare presto a una meta prefissata da noi stessi o dalla società è l’elemento fuorviante comune al modello di vita attuale. Ormai siamo educati a ottenere risultati immediati in quasi tutti i campi d’azione: nel lavoro, nelle comunicazioni e nei desideri. Cosicché per pianificare gli ostacoli e raggiungere quanto programmato in tutta tranquillità, ovviamente, essendo noi italiani diseducati ai bisogni degli altri, escogitiamo ogni piano disponibile pur di percorrere la via più breve, che, tradotta in conoscenze personali, potere economico o politico, specie quando si è costretti a ricorrere alle cure mediche presso le strutture pubbliche, deve toglierci dall’ambage.
In effetti, se si ha la disgrazia di trovarsi in uno dei pronto soccorso nostrani, la sensazione immediata è quella di trovarsi in un girone dell’inferno dantesco tant’è la gente sofferente che li affolla sdraiata nelle barelle, carrozzine, sedie, in piedi, mentre i familiari non sanno a quale santo rivolgersi affinché cessi al più presto la sofferenza. Nei presidi medici di prima accoglienza si vivono due realtà: quella dei pazienti bisognosi, doloranti e impauriti accompagnati da familiari attoniti e l’altra, quella del personale sanitario ormai rotto a ogni tipo d’incidente e malattia.

Salvo casi sporadici, proprio quando si è toccati da drammi fisici, si ricorre alla preghiera e alla riflessione. Ma la riflessione e la preghiera non bastano! Il nostro essere umani, il vivere secondo canoni materiali ha inquinato la conoscenza spontanea. Non riusciamo a capire da soli il vero senso della vita e ci attacchiamo al leader del momento, agli imbonitori, ai mistificatori ma pochi hanno la chiarezza e l’onestà mentale che guida e indirizza verso la ricerca di qualcosa di nobile per sé e per gli altri. Questo dato di fatto, puntualmente scoperto e corretto secondo le leggi dello Stato dalle forze dell’ordine, vedi maghi cartomanti e mistificatori, stando alle indagini, è comune nei soggetti deboli di tutte le categorie professionali erudite e non diseducate dal modello di vita sociale contemporaneo. L’umiltà e la pazienza sono qualità rare, quindi, nel contesto sociale appena analizzato.

Nel buio dei saperi, la figura umile di Natuzza Evolo è faro che squarcia le tenebre dell’ignoranza umana. La sua luce, sempre viva, illumina le vie dell’anima oltre il tempo fisico; pronta a sollevare le coscienze attraverso la parola illuminata non da studi ma da qualcuno che la sorregge dalla nascita, è un mistero come il messaggio arrivi a quanti lo desiderano nella quiete dell’anima.
Natuzza, è una donna anziana piena di acciacchi e sta trascorrendo gli ultimi anni della sua vita in compagnia di malanni fisici indescrivibili che la costringono a continui ricoveri clinici; ma, lasciato il corpo dolorante nel letto, la sua energia spirituale viaggia e raggiunge chiunque, là, dove è necessario.
Quanti la amano o hanno bisogno del suo conforto per superare ostacoli inviino pure l’Angelo, Lui sa come portarle i messaggi del cuore: lo dice Lei Natuzza e, io, per esperienza personale ci credo.

lunedì 9 ottobre 2017

Natuzza i carismi e l'aldilà

Natuzza, secondo me, è stata un gran mistero per quanti non credono nel sovrumano.
Nel trascendente!
Le persone razionali preferiscono avere a che fare con episodi tangibili e fatti concreti riscontrabili realmente e motivati scientificamente.
Ma i poteri della mente non sembrano essere appannaggio totale della scienza.
La creatività, ad esempio, si manifesta allorché la parte destra del cervello è libera; affrancata dalla logica e dal potere raziocinante, che risiede nella parte sinistra del cervello, trova soluzioni inaspettati a problemi difficili da districare seguendo filologie e teoremi scientifici.

La scienza stessa afferma che le potenzialità della mente umana non è completamente sfruttata e che le arti, la creatività, sfugge ai canoni comuni.

Si deve possedere una visione incontaminata, ingenua e pronta all'entusiasmo, essere aperti all'imprevisto e accettarlo per potere viaggiare nelle correnti mistiche che scorrono dentro e fuori di noi.
Natuzza questo lo sapeva! Li esercitava. E sorrideva. Lasciava che il tempo facesse il suo corso.
Probabilmente, nonostante dicesse sempre che il futuro è nelle mani del Signore, lei, era a conoscenza di moltissime cose a noi ignote. Aveva previsto la lite attuale? È irrilevante, lo so.
Ma
La natura umana è paradossalmente incongrua. E davanti ad avvenimenti destabilizzanti che riguardano la comunità in questione, indiscutibilmente dai nobili fini ma che ne minano i concetti prestabiliti dallo statuto, diventa legittima qualche riflessione. Quantomeno per capire se qualcuno ha abusato della buonafede dei devoti, se è uscito dal solco scavato dalle intenzioni cristiane che hanno edificato il tutto. È lecito conoscere la verità.

Non è, quindi, pura curiosità terrena e neanche un'effimera dannosa intromissione voyeuristica ma un'intima esigenza di chiarezza indagare quanto accaduto per comprendere e eventualmente tutelare in futuro da eventuali pecche la fondazione “Cuore Immacolato di Maria rifugio delle anime”.
Comprendere, anche, perché quello che stava bene prima (mi riferisco alla fondazione, alla stipula che ne regolamenta i fini associativi dell'enorme missione d'amore e alla firma apposta in segno d'approvazione dal vescovo di allora mons. Cortese) non va bene oggi.

Prendo atto delle esigenze della curia e della nota diramata dal rappresentante della fondazione. Saggio smussare gli angoli e dialogare per trovare un'intesa ma così facendo si pone qualche dubbio sulla lungimiranza mistica di Natuzza che, guidata dalla Madre Celeste, benedisse il tutto. Statuto compreso.

lunedì 31 maggio 2010

nel ricordo di mamma Natuzza

Per Mamma Natuzza

©mario iannino

Ho voluto dedicare un’opera a Natuzza, la mistica di Paravati.

La Donna, la Mamma che aveva il dono di parlare con le Entità Spirituali e che tanto ha fatto per alleviare le pene di quanti si rivolgevano a Lei.
Lei che già aveva la sua di Croce da portare, paziente e umile serva del Signore, anzi Umile Verme di terra; come ripeteva spesso per autodefinirsi, si accollava anche le pene di: politici, manager e innumerevoli persone comuni.

Il suo monito, ma più che monito era un pensiero costante quello rivolto ai giovani, ai preti che sbagliano, alla società malata che per ricchezze materiali inquina e uccide; avvelena, falsa la verità e spaccia morte specie nei giovani quando questi diventano vittime di malaffare o droga.

Ecco, in sintesi, una scarna figurazione pittorica che non vuole essere semplice retorica celebrativa ma testimonianza, atto d’amore filiale per una donna che fino alla fine dei suoi giorni terreni ha elargito amore incondizionato al mondo malato d’avidità.

Sulla tela 50x60 c’è la sintesi grafica dei suoi insegnamenti.

La figura allegorica del Cristo sta a ricordare mali atavici a cui l’uomo si assoggetta volentieri e non vuole debellare nonostante i seri consigli premonitori suggeriti dalla natura e esplicitati da Persone lungimiranti come lo è stata Mamma Natuzza che vediamo intenta a dialogare con Gesù, proteggere giovani, deboli e indifesi nell'abbraccio spirituale e con la preghiera di chi, come Lei, dotata di immenso amore, si carica dei mali dell'umanità.

(mario iannino, 31 maggio 2010)

mercoledì 23 dicembre 2015

La fede in Calabria e l'amore per Natuzza

UNA STELLA PER MARIA.


Natuzza, la mistica di Paravati, non è più tra noi da sei anni ma il ricordo è ancora vivissimo tra quanti si sono avvicinati a lei. Figli spirituali e non continuano a darsi da fare per vedere realizzata la grande opera cara alla Madonna che le parlava durante le apparizioni e che le aveva predetto della nascita del polo di accoglienza per i fedeli che giungono numerosi da tutte le latitudini.

“deve essere un luogo di preghiera e ristoro per le anime, perché così vuole la Madonna”, diceva mamma Natuzza.
Quest'anno, nel periodo natalizio, per contribuire alla costruzione dell'opera “fondazione cuore immacolato di Maria rifugio delle anime”, c'è in vendita “la stella di Maria”, una stella fatta di cioccolato i cui proventi saranno destinati alla fondazione istituita a Paravati sotto lo sguardo attento di Natuzza quando era ancora in vita coadiuvata dal clero vibonese.

venerdì 25 novembre 2022

A casa di Mamma Natuzza

 

Ognuno è come è! Diceva mamma Natuzza quando qualcuno lagnava di essere stata vittima di incomprensione e soprusi. Quando si era con lei ci si confessava. Si parlava sinceramente. Senza ipocrisia perché lei, o meglio l'Angelo suggeritore, leggeva nel nostro intimo. Le si raccontava di tutto: delle malattie fisiche e di quelle spirituali. Le si chiedeva se e come si poteva alleviare una situazione particolarmente difficile per sé, un familiare o un conoscente che sapendo del pellegrinaggio a casa di mamma Natuzza e non potendo arrivarci inviava messaggi e foto.


domenica 26 giugno 2011

Calabria, crocevia di storie

Gente del sud.

Ricordo chiaramente la sensazione di disagio che saliva quieta mentre mi accingevo a trascorrere un periodo della mia vita in luoghi sconosciuti. Luoghi che, a detta dei media, sono tutt'ora sinonimo di ‘ndrangheta, di malaffare e violenza. Se fosse dipeso da me avrei fatto volentieri a meno, e mentre preparavo le valigie immaginavo scene di sangue, aggressioni, arroganze … ma no! Ripetevo mentalmente per farmi coraggio. Eviterò i luoghi malfamati, le periferie e le persone rozze. Mi faccio i fatti miei e dopo il lavoro, una doccia e via su qualche spiaggetta dei mari del sud!, tra lo Jonio e il Tirreno c’è solo l’imbarazzo della scelta! Sì, mi faccio i fatti miei e mi godo il sole e il mare pulito della Calabria selvaggia.
©arch.M.Iannino
veduta sullo jonio

Quant’è vero che la fantasia condiziona la realtà anche di noi calabresi cresciuti nelle città. A furia di sentire storie di cronaca nera, tutto diventa cattivo. È come un virus che penetra dentro il corpo buono e lo infetta, provocando, a volte, metastasi.
Oggi lo posso affermare con convinzione! La Calabria, non è tutto quello che si legge o si sente. La Calabria e la sua gente sono ben altro! L’ho scoperto a mie spese. Non perché abbia deliberatamente fatto delle ricerche, ma perché condizionato da un lavoro che mi ha portato a conoscere moltissimi paesini dell’interland compresi quelli che mai avrei pensato di visitare. Paesi che nell’immaginario collettivo sono covi di ‘ndranghetisti, con cantine trasformate in covi per latitanti e campagne piene d’insidie.
Ci sono anche questi!, inutile negarlo; paesi tristemente noti per faide sanguinarie tra persone dotate di un’intelligenza primitiva protese a salvaguardare i propri interessi con ogni mezzo, anche con la violenza, ma non sono per strada a dare fastidio alla gente che passa, sono attenti ai loro affari come nel resto del mondo; d’altronde, la cronaca parla di episodi efferati accaduti a Roma, Milano, New York. E che dire, allora, delle guerre economiche innescate dai poteri occulti dell’alta finanza? Di quella lobby famosa come mafia dei colletti bianchi che pur di guadagnare e fare profitti non bada a nulla? La stessa che fa transazioni d’affari con imprenditori sani e malavitosi senza battere ciglio? La seconda scelta, naturalmente, non giustifica la prima, ma è tanto per ricordare che nella società ci sono i buoni e i cattivi dappertutto!
Cosa diversa è la delinquenza comune, il bullismo, l’indifferenza, fenomeni sociali, questi, che fanno più vittime nelle grandi città piuttosto che nei paesini dove tutti si conoscono e l’ospitalità è ancora ritenuta un dovere sacro da rispettare. Ma quanti sono o saranno indotti a recarsi in quei luoghi da pressanti situazioni lavorative e quanti invece per amore di bellezza per la conoscenza? saranno le stesse che abbattono le paure perché ne va di mezzo la tranquillità economica personale e della famiglia per chi è sposato? Ecco, questo mi sono chiesto, specie dopo aver letto un articolo su Repubblica a firma di uno scrittore, noto per avere scritto un libro sulla camorra, ora sotto protezione perché ha ricevuto minacce di morte dopo averlo pubblicato e conteso dai “salotti sull’antimafia”, che titolava “Così si muore in Calabria, per la legge della terra” e intercalava, a mio avviso, quasi compiaciuto: “…ma questa non è una strage dettata semplicemente dal raptus di paesani che vivono in terre del sud dove ci sono più pistole che forchette…”.
La mia esperienza, dicevo, è diversa. Ho conosciuto i calabresi, quelli resi “brutti” da giornalisti e scrittori di cronaca dalla penna facile; sono entrato nelle loro case; non ho trovato pistole nei cassetti delle cucine ma forchette e posate. Posate per imbandire le tavole con lo scopo di accogliere degnamente gli ospiti.
Le storie che seguono, se pur romanzate prendono spunto da esperienze reali. Incontreremo i luoghi e l’animo della gente, le diverse realtà conosciute in uno spaccato molto vicino al vero, come i paesi dell’accoglienza dove gli extracomunitari si sono insediati e convivono con i calabresi tra scorci paesaggistici d’incommensurabile bellezza.
Buona lettura.

mercoledì 19 agosto 2009

23 agosto, buon compleanno Mamma Natuzza



Buon compleanno Grande Anima

Il 23 agosto è previsto uno spettacolo musicale presso la fondazione “Cuore Immacolato di Maria Rifugio delle Anime” in Paravati di Mileto, nella provincia di Vibo Valentia per festeggiare gli ottantacinque anni di Mamma Natuzza. Alla festa partecipano personaggi dello spettacolo noti al grande pubblico; tra gli ospiti: Al bano, Gigi D’alessio, Manlio Dovì, Luisa Corna…

Conoscendo l’umiltà di Natuzza, immagino il suo imbarazzo per festeggiamenti così pomposi. Lei, che si definisce verme di terra e soffre per le storture operate dagli egoismi umani -principali cause di sofferenze inflitte all’umanità ed agli incolpevoli, in quanto deboli e sprovveduti, giovani- una festa simile, senz’altro la intimidisce; però, analizzando tutti gli aspetti che lo show produce in termini di afflussi giovanili e non solo, il suo disagio può essere mitigato dalla probabilità che l’evento avvicini per la prima volta gente che fino ad ora neanche immaginava di recarsi in un luogo speciale dove una marea di persone si reca per pregare e avere la speranza d’incontrare almeno lo sguardo dolce di una donna speciale e, magari, perché no!, incontrare la Mamma del Mondo!
Una Mamma che ha a cuore tutti gli esseri viventi che non fa distinzioni di razze o classi sociali; che prega e intercede anche per chi, a causa della durezza di cuore, non merita.

martedì 15 maggio 2018

Dedicato a mamma Natuzza

Installazione per la mistica di Paravati.


Umiltà e tenacia nella vita semplice di mamma Natuzza che per ribadire la sua povertà e impotenza umana nei confronti del supremo Amore ripeteva spesso: “Sono un verme di terra. Su 'na grasta rutta... (sono un vaso di terracotta rotto) io non posso fare altro che pregare la Madonna e il bambino Gesù. Io non posso niente. È lui che può fare tutto.
Queste frasi le ricordo bene.
Le ripeteva in pubblico e in privato e quando la gente le chiedeva “il miracolo” in preda alla disperazione le esortava a pregare e avere fede.


L'esempio e le parole della mistica prendono forma nell'installazione. E mentre lavoro una voce interiore sembra guidare le mie azioni.
Assemblo gli oggetti che ho a disposizione: l'anfora rotta ( a grasta); una pianta grassa (fico d'india) e la terra. E l'angioletto seduto sul globo che guarda pensieroso il prodotto terreno.

La forma solida dell'anfora del vino italo-greca fa riaffiorare alla mente l'immagine protettiva del seno materno: la madre che, se pur sofferente e intaccata dalle sofferenze terrene, trasmette comunque il dono della vita e la dedizione alla famiglia. L'anfora riempita con l'elemento terra e la messa a dimora di una pianta spartana che per vivere e donare buoni frutti protetti da spine nella terra di Calabria non necessita di sofisticate cure. Il tutto carico di allegorie connesse alle ambagi quotidiane, rappresenta plasticamente il pensiero di Mamma Natuzza.
In sintesi:
Essere terreno e mistico. Sacro e profano, quotidianità, piccoli e grandi problemi da affrontare. Gli uni connessi all'altro, accostati si fondono per dare vita e risalto al pensiero Creativo dell'Amore Supremo che tutto può. 

ps: alcune scuole di pensiero affermano che l'arte non si deve spiegare ma a volte raccontare come nasce un'opera e quali sono i pensieri che spingono a realizzarla può essere d'aiuto per comprenderne il significato e andare oltre il dato prettamente visivo.

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