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lettere di morte per Scopelliti

Lettere di morte a Giuseppe Scopelliti, presidente della Calabria. Quattro lettere minatorie, indirizzate a Giuseppe Scopelliti, di cui una contenente due proiettili di pistola calibro 7,65, sono state recapitate questa mattina nella sede catanzarese della presidenza della giunta regionale calabrese. Una delle lettere, giunte nell'ufficio di Presidenza situato nello storico Palazzo Alemanni in Catanzaro, contiene minacce e intimidazioni. E un’altra conclude le intimidazioni al Presidente Scopelliti con le firme, nomi e cognomi, dei principali capimafia delle cosche calabresi. Davvero singolare, quest’ultima lettera intimidatoria. Quando mai si è visto che gli ‘ndranghetisti mandano biglietti firmati. Quelli hanno altri modi per far conoscere le loro intenzioni e, stando alle cronache, quando vogliono “giustiziare qualcuno” prima lo fanno e poi lasciano intendere che sono stati costretti dagli affari. D'altronde, il caso Fortugno, purtroppo, e non solo, la dice lunga sull...

il privilegio dell'avvocato

I privilegi dell’avvocato. Era da tanto che avrei dovuto fare dei lavori in casa, ma le esigue finanze, fino a qualche mese addietro, me l’hanno impedito. Finalmente, dopo avere messo da parte un gruzzoletto, interpello alcune ditte. Confronto i preventivi di spesa e scelgo quello di un vecchio compagno di scuola. Svuoto le stanze da restaurare e imballo la roba in robusti scatoloni. Il mio amico si presenta con una squadra di operai ben assortiti. Ognuno di loro sapeva cosa fare. Di tanto in tanto qualcuno si rivolgeva a me per sapere, dove fosse una presa, dove spostare uno scatolone e altre minuzie. La cosa strana era che si rivolgessero a me chiamandomi “avvocato”.  Li lasciai fare. Non chiarì che il titolo non mi apparteneva, d’altronde i “dottò” si sprecano, per strada e in giro per il mondo. Andammo avanti così quasi fino alla conclusione dei lavori. E meglio sarebbe stato se avessi continuato a mantenere il riserbo. Infatti, chiarito il malinteso sul dottorato alcune c...

creatività, arte contemporanea e bravi artigiani

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Per un mercato dell’arte sano, non drogato da falsità concettuali. È disarmante costatare la duttilità del bello estetico e delle varie forme concettuali d’intendere il bello o il sublime oggi. Nonostante l’innumerevole letteratura in merito, e nonostante l’evoluzione linguistica e tecnica della visione, comunemente il bello è associato all’emotività congetturale cui è associato il manufatto artigianale e o artistico. È sintomatica la reazione al bello laddove si magnificano forme elementari associate a un evento mediatico o di costume. Ancora oggi la gente ha bisogno di una narrazione affine alla propria cultura per indolenza, perché non ama il nuovo e detesta l’ignoto che mette in discussione le conoscenze spicciole e non trova spazi utilitaristici nella quotidianità. Però, la maggioranza silenziosa è pronta a urlare a comando! Non appena qualcuno che funge da guida espone una teoria e l’associa a un prodotto dell’uomo. Il concetto, bello o brutto, è accettato con facilità se rim...

oltre il recinto

Oltre il recinto. Il filo di ferro spinato delimita proprietà; appezzamenti terrieri di gente lontana. Gente partita per chissà dove e mai più tornata. Gente stanca della vita nei campi. Figli di gente che ha tentato la fortuna altrove tornano per affiggere un “vendesi” ora che gli ultimi affetti sono estinti. Il latifondo è un peso, un’incombenza che non produce ricchezza, opulenza immediata. Meglio cedere. Cedere ai pochi contadini rimasti o alle nuove tecnologie che stravolgono il paesaggio, non fa differenza per le nuove generazioni cresciute su internet. Ragazzi che non distinguono piante di cetrioli e zucchine, che non conoscono le fasi lunari note ai vecchi per la semina, il raccolto, le conserve. Ragazzi e ragazze tatuate, col piercing nella lingua, che sbiascicano stancamente parole e si coricano all’alba anche dall’aspetto piacevole ma privi d’idee. Ragazzi abituati al consumo veloce di affetti e materie. Oltre e dentro il recinto! Ragazzi senza futuro… per colp...

Politica e etica in affari, la lezione di Gheddafi

Quando si dice l’associazione d’idee: Sgranocchio per diletto una bella pannocchia bollita. Addento di gusto i chicchi opulenti e mentre assaporo il delicato seme, di colpo penso a quando, in un tempo non molto lontano, per molti era l’unico pasto della giornata. Sì, perché negli anni della miseria non c’era una grandissima varietà di scelta nei supermercati anche perché non esistevano! Non c’erano soldi, non c’era la tv a colori. Non esisteva il fenomeno del velinismo e le escort erano chiamate semplicemente puttane . Non c’era neanche la possibilità di assurgere, solo per l’avvenenza fisica, a importanti incarichi istituzionali e se per caso una attricetta o una donna posava nuda o avesse mostrato il corpo al fotografo sarebbe stata etichettata in maniera diretta, “donna di facili costumi” perdendo di credibilità e onorabilità. Oggi, ringraziando Dio le cose sono cambiate. Il mais è una leccornia specie se trasformato in pop corn, lessato e condito col burro… e le donne ...

Gheddafi in cifre

Gheddafi, l'Italia, e gli affari in cifre. La presenza di Gheddafi in Italia significa accordi per commesse in Libia, soldi per grandi gruppi che dovranno fare i lavori, il tutto previsto dal trattato di amicizia e cooperazione tra Italia e Libia del 2008. Anche allora, in agosto, vi fu una visita del dittatore libico che scardinò i protocolli e fece indignare il presidente Fini. L’Italia, deve pagare gli errori del passato e risarcire l’ex colonia, la Libia ma, buona parte dei 5 miliardi di dollari pattuiti per chiudere col passato fascista deve essere investita nella costruzione dell’autostrada costiera libica “Rass Ajdir Imsaad” lunga 1,700 km con due corsie più una d’emergenza nei due sensi di marcia. Secondo le notizie diffuse in questi giorni, al ministero dei trasporti italiani sono pervenute venti richieste di altrettante imprese, tutte italiane. A comunicarne notizia è il ministro Altero Matteoli. La Astaldi è la capogruppo della cordata Bonatti, Ghella, Grandi Lavor...

il fine giustifica i mezzi

Il fine giustifica i mezzi? L’onda emotiva è tumultuosa. Spinge a coinvolgimenti immediati e annulla la razionalità analitica. È bene. È male? A volte sì, altre no! Dipende dalla situazione contingente. È ovvio che se di fronte a fatti eclatanti, effettuati da persone che la logica vuole sopra le parti ma che all’occorrenza si comportano come dei superficiali volgarissimi venditori porta a porta, l’incredulità cede il passo alla delusione. Si rimane delusi davanti a teatrini e donnine figuranti vestite secondo tradizioni lontanissime alle nostre solo per acquisire commesse miliardarie in paesi governati da despoti. Inorridisce sapere che un signore, che avrebbe molto da imparare dalla nostra democrazia e dalla nostra cultura, venga a fare lezioni comportamentali e faccia opera di proselitismo. Forse chi organizza queste forme d’incontri istituzionali crede che sia più importante aprire mercati dovunque e con ogni mezzo alle aziende italiane purché si guadagni, piuttosto che dare o...

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Sulle tracce di Cassiodoro

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e ancora:

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