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domenica 12 settembre 2021

Paesaggio urbano tra gotico e contemporaneo. Milano

Milano, 4 passi in centro.

Passeggiare nella Milano laboriosa dopo avere espletato gli impegni e senza obblighi di orari da rispettare è rilassante.

Le puntatine di prammatica sono le solite; visite che fanno tutti anche quelli che non sono lì da turisti: piazza duomo, la galleria e anche la borsa dove da qualche anno c'è la mano mutilata di Cattelan. Un'enorme mano in marmo bianco con le dita spezzate eccetto il dito medio che punta con arroganza il cielo.

Piazza duomo è un cantiere continuo delimitata da piante che niente hanno a che vedere con la flora autoctona lombarda. Orrendi banani, orrendi perché lì!, e altre sterpaglie fungono da barriera alla passeggiata attorno all'architettura gotica della Madonnina e la statua equestre di Vittorio Emanuele II.

I colombi sembrano essere padroni incontrastati dell'area. Camminano impavidi tra le persone e sulla testa del leone, tra la criniera, trovano ristoro. 


Superata la galleria e le persone intente a fare selfie, in direzione piazza degli Affari, davanti alla sede simbolo dell'economia milanese e dell'attività finanziaria italiana capeggia su un piedistallo dalle linee essenziali una “orrenda copia” in marmo bianco di una mano dalle quattro dita troncate. Unico superstite: il dito medio!

“Ogni volta che passo da qui mi vengono i brividi!”. Confessa il mio ospite.




mercoledì 16 giugno 2021

Testimone del tempo

Il dolore, le pene degli altri non saranno mai compresi appieno da chi guarda, fino a che chiunque osservi non soffra le stesse difficoltà fisiche o psichiche del sofferente che ha difronte.

Il dolore ce l'ho io mica te!, per dirla con le parole di Vasco che sa farsi comprendere da una miriade di gente. L'uomo Vasco mente in musica e fa spettacolo spiluccando nell'intimo del suo quotidiano e diventa plurale visto che in tantissimi si rivedono nelle ballate rock del cantautore.

Nel tempo di una canzone si rivivono addii e ritorni. Speranze. Amori e stati d'animo.

Pezzi di vita comuni messi insieme a formare e ridefinire un puzzle corale.

D'altronde le emozioni non hanno nomi o nazionalità e neppure una epidermide dal colore ben definito.

Tutti, senza eccezione alcuna, abbiamo conosciuto il dolore. Che sia dettato dall'emotività o sia causato dalle malattie, superata la fase, rimane dentro di noi e, pronto a svegliarsi, riapre ferite nell'istante in cui interagisci con gli affanni altrui e li fai tuoi.

In queste settimane ho visto di tutto.

C'è chi prega e si rammarica per non avere avuto l'opportunità di conoscere Mamma Natuzza e che vorrebbe recuperare il tempo perso attraverso Fratel Cosimo a cui vorrebbe chiedere una preghiera speciale. Superare l'angoscia della morte supportata dagli Angeli che il Signore ha destinato sulla terra per alleviare il dolore dei deboli.

La voglia di misticismo è presente tra i sofferenti. E non penso sia dovuto solo all'esperienza incombente perché c'è anche chi impreca laicamente e non sa farsene una ragione ripetendo: perché proprio a me?

Come sembrano lontani da questi luoghi gli zoo mediatici di politici, giornalai, parolieri, ciarlatani e appariscenti veline, arrampicatori sociali e “uomini e donne che si son fatte da sé” tesi solo a far carriera e accumulare ricchezze materiali.

E poi ci sono altri grandi uomini che lavorano dietro le quinte affinché la scienza e la ricerca ottemperi al suo mandato etico.

Questa è un'altra realtà! Fatta di sofferenze. Animata da persone che guardano alla scienza medica e nell'intimo aspettano il miracolo della chirurgia. Non la chirurgia estetica, la funzionale! Quella che se saputa fare ridà nuovi progetti a chi si sottopone per la possibile qualità della vita offerta.

E forse, una nuova ottica ai familiari sottoposti al calvario della persona affetta da malanni e sofferenze.



Il leprotto saltella sicuro. Guarda la gente calpestare i prati e con due salti raggiunge la macchia mediterranea dell'aiuola centrale. Anche i merli dalla livrea nera e dal becco giallo saltellano spiccano un breve volo nell'oasi verde dell'ospedale d'eccellenza milanese e s'abbassano presso le piantine di fragole selvatiche.

In questi giorni ho avuto modo di esplorare mondi a me sconosciuti e devo affermare, per esperienza diretta, che l'Humanitas è un'eccellenza italiana della sanità

sabato 12 giugno 2021

Grazie!

Qualcosa si muove; qualcosa che ha del moto proprio cattura l'attenzione. Distoglie dai cupi pensieri. E sembra essere un presagio bene augurante foriero di buone notizie.



Tra il verde ben curato che lascia intendere un universo fatto di studi e ricerche per migliorare la qualità della vita le isole circoscritte dal classico cordolo cementizio e punteggiate da cespugli di splendide rose e da magnifici rigogliosi alberi c'è vita.

Dentro quest'oasi “innaturale” che quasi si scontra con la realtà ossessionata dal profitto materiale

animali timidi come i conigli e gli uccelli vivono indisturbati e ne hanno fatto casa.

E dentro i building c'è chi si prodiga a correggere e intervenire chirurgicamente per salvare vite.

Il rigore scientifico protegge pazienti e accompagnatori che pur tenuti fiori dagli edifici per ovvie ragioni di ordine sanitario sono costantemente informati sull'andamento dei familiari in cura.

In Humanitas Nel quieto e ordinato via vai di gente giunta lì per lenire sofferenze e trovare soluzioni ai malesseri le divise del polo sanitario si mescolano e infondono sicurezza agli astanti.

Il variegato habitat composto da indumenti multicolor e i batuffoli vestiti di pelo e piume intessono quel muto indistinto legame che intercorre tra gli esseri terreni e il mistero supremo cantato da poeti, artisti e mistici.


Il batuffolino indistinto saltella come fosse spostato dal vento. Lo prendo come un segnale positivo. Un sussurro inafferrabile. Una sorta di messaggero delle anime buone concretizzatesi per lenire le sofferenze nel purgatorio terreno sui prati dell'oasi sanitaria d'eccellenza in Rozzano

venerdì 11 giugno 2021

L'attesa

Anch'io ho preso possesso di una panchina nello spiazzo verde. Aspettare notizie oltre il fronte anticovid è una tortura che non auguro a nessuno. Anche se l'affetto a cui sei legato da una vita si trova in una area protetta d'eccellenza le preoccupazioni assalgono anche gli spiriti forti. I dubbi scavano nel profondo, minano le certezze qualora ce ne fossero e fanno riaffiorare la paura di perdere qualcuno a cui tieni tanto. L'altra metà del tuo universo è in isolamento sanitario. Vietato l'accesso!

Non che se fossi vicino allevierei i dolori, non ho doti taumaturgiche altrimenti li metterei a disposizione dei sofferenti, ma quantomeno potrei interagire empaticamente.



  

mercoledì 9 giugno 2021

Oltre la porta

La chiave: una tessera con microchip apre la porta della camera e controlla le periferiche connesse e alimentate con l'elettricità.

Salgo al primo piano. Inserisco la chiave elettronica nel lettore affianco alla porta. Un lieve scatto fa intendere che il meccanismo è sbloccato.

Entro. Inserisco la chiave all'interno e ogni cosa si anima.

I rumori tagliano i silenzi. Persino il mio. Il viaggio è stato pesante sotto tutti i punti di vista. Nonostante le pianificazioni c'è sempre la variabile o le variabili cangianti. E, il piano fatto salta. Ma Milano è la città da bere. Dinamica. Piena di opportunità...


la stanza è decisamente spartana! Gli arredi sono datati. Accatastati in pochi metri quadrati. Stretti l'un l'altro il letto la scrivania e l'armadio lasciano pochissimo margine d'azione. E i rumori iniziano ad essere davvero molesti. Stacco la spina del frigo. Spengo la ventola d'areazione del bagno.

Fa caldo. Penso di fare una doccia. Mi metto in libertà. Sistemo alla meglio le mie cose e nel frattempo la temperatura s'abbassa. L'aria condizionata, regolata precedentemente da qualche ospite caliente, rende la stanza invivibile. Spengo anche questa! Apro la finestra dalla zanzariera mal funzionante. Qualche zanzara inizia a bussare e intrepida entra a fare colazione.


Sì Milano è anche questo...


venerdì 21 febbraio 2020

Coronavirus, 14 casi in Lombardia

Corona virus, 14 casi in Lombardia.

In Cina il mercato dell'auto ha una perdita del 90% circa.


Il virus decima persone e economia. Fabbriche, strutture connesse l'un l'altra. Bar, punti ristoro, supermercati, piazze d'incontro e socializzazioni, per sicurezza sociale sono messe in quarantena.

In Lombardia il cerchio sanitario si chiude attorno ai comuni del lodigiano.

Un'ordinanza che vieta ogni attività di aggregazione in 10 comuni del Lodigiano. La ha annunciata l'assessore al Welfare della Regione Lombardia, Giulio Gallera durante la conferenza stampa sulla diffusione del coronavirus. I comuni interessati sono Codogno, Casalpusterlengo, Castiglione d’Adda, Maleo, Fombio, Somaglia, Bertonico, Terranova dei Passerini, San Fiorano, Castel Gerundo. Per una settimana i residenti sono invitati a restare in casa.

Nessun allarmismo!
Siamo preparati e ci stiamo muovendo per contenere il contagio. Lo assicura il ministro Speranza presente al vertice lombardo.

giovedì 9 maggio 2019

Catanzaro Milano A.R.

In volo con Alitalia.


Ho volato e percorso l'Italia da sud a nord e viceversa in un solo giorno. Arrivi e partenze in perfetto orario.
A parte l'alzataccia del mattino e le distanze da coprire in macchina da e per l'aeroporto di Lamezia Terme per il resto tutto è filato liscio come l'olio.

L'atterraggio a Linate è stato soffice. Un plauso al comandante che ha fatto planare il velivolo come una piuma sulla pista.
Nessuna turbolenza in volo.
Le nuvole sotto di noi infondevano sicurezza; simili ad un soffice enorme batuffolo bianco dalle velature celesti dividevano lo spazio aereo.
Spenti i contatti multimediali lassù si è fuori dalle teorie partigiane e dalle beghe strumentali delle diverse fazioni nazionali e transnazionali.

Nuove distanze ci avvicineranno, cantava Degregori.
Spenti i canali mediatici e dimenticando per un po' il telefono in modalità “volo” ci si può perdere nell'infinito e fantasticare o, molto meglio, stare spenti. Lasciare che lo sguardo vaghi sopra e sotto la cortina impalpabile dell'aria fino a quando la voce del pilota comunica qualcosa in merito alla rotta e all'atterraggio.  
Il ritorno alla realtà è brusco: riporta allo stato cosciente e alla necessità che ha imposto di prendere un volo da e per Milano.

sabato 2 maggio 2015

Expo da nord a sud

Quando si parla di esposizione internazionale e innovazione è logico pensare alla torre Eiffel, a Parigi e alla sfida tecnologica dell'ingegnere Gustave Eiffel nel proporre la potente struttura al mondo in occasione dei festeggiamenti del centenario della rivoluzione francese.
La torre d'acciaio costruita in poco più di due anni è diventata un'attrazione mondiale per la solida ardita originalità innovativa dei materiali adoperati e proposti dagli studi dell'ingegno umano.
Milano, piazza Italia, "l'albero della vita"

lunedì 25 agosto 2014

Bronzi di Riace, poverini

Ancora polemiche sullo spostamento dei Bronzi di Riace, dopo gli scatti osé, adesso, è il turno della loro ipotetica ubicazione temporanea all'expo di Milano 2015!


E noi, calabresi e meridionali forgiati da tenaci campanilismi, associamo il nostro dissenso a quello dei tecnici che argomentano scientificamente il pericolo "spostamento" e diciamo sdegnati no al loro viaggio verso le terre nordiche. 
Alcuni, stizziti, si dicono profondamente offesi e oltraggiati dalle proposte di Maroni e compagnia, come se tutte le bellezze storiche e paesaggistiche della Calabria fossero racchiuse nei manufatti bronzei del V/IV secolo a.c. (tra l'altro, capitati e trovati casualmente nel mare Jonio da un sub dilettante nei fondali adiacenti Riace Marina) e che la loro dipartita sminuisse il valore e la bellezza della Calabria.

Bene farebbe Franceschini se mettesse in calendario l'itinerario per raggiungere i tanto citati “guerrieri” tenuti e protetti nel museo di Reggio Calabria magari con l'aggiunta di qualche itinerario turistico e culturale per dare degna visibilità ad una terra depredata da invasori esterni e interni alla Calabria.

Delle statue si conosce ben poco. Si presume siano di manifattura greca della scuola di

Tornando alle innumerevoli parole buttate al vento da giornalisti, politici e “tecnici”

La cosa mi puzza! Sembra il fatidico specchietto per le allodole che se da una parte dà modo ai media di trattare e divulgare l'argomento Bronzi e terre connesse dall'altra suona come una forzatura logorroica che nasconde ben altro.

lunedì 11 marzo 2013

Milano, onorevoli PDL contro i Giudici

Opera dgt: "vergogna"
Può un importante partito che è, comunque, espressione di una porzione di popolo e che ha governato l'Italia negli ultimi vent'anni dispiegare le sue truppe per proteggere il leader carismatico nei termini che vediamo oggi e conosciamo da sempre?

A sentire i notiziari, in Europa, che non è una forma geografica astratta, se pensiamo ai mali che certa politica ha prodotto ci sarebbe da mandarli tutti a zappare sotto la pioggia.

Invece piuttosto che farsi in quattro per risolvere i problemi della povertà che assedia le nazioni e butta nella disperazione più nera le famiglie, la squadriglia berlusconiana che fa? Si preoccupa di salvare dalle grinfie del lupo cattivo il nonno, che comunque, data la venerabile età non andrebbe neanche in carcere se tutto gli remasse contro.

La giustizia è una cosa seria e và rispettata anche quando sbaglia! È doloroso ma si deve accettare il verdetto dei giudici. Fare ricorso. E a lui non mancano i mezzi per difendersi.

Il problema impellente che tocca da vicino e ossessiona i cittadini è un altro!

Non è una questione di egoismo personale. Ma quando di colpo non si ha più la possibilità di campare con le proprie forze e non si vede una via d'uscita anzi, si sente parlare i leader di rigore senza prestare attenzione all'occupazione e al reddito dei cittadini, beh, il problema “Ruby” non è cosa politica. Si è già speso troppo tempo e inchiostro per le vicende private di Silvio.

mercoledì 20 febbraio 2013

Dario Fo: non mollate!

aore12
milano, 19.2.13 Grillo insieme a Dario Fo sul palco
Grillo. E se ci trovassimo davanti a un'incognita storica coraggiosa come lo fu Gandhi?

Anche Gandhi era deriso dal sistema e, a volte, compatito dai suoi stessi connazionali. Osteggiato dal sistema imposto dalla “civiltà imperiale” che aveva colonizzato l'India. Una nazione che dava mani e schiavi sottomessi alle leggi che oggi non esiteremmo un attimo a definirli incivili.

Prima della rivoluzione pacifica in India il mondo era diviso in due. In uno i padroni predoni, riveriti e temuti. Nell'altro i sottomessi e declassati che non potevano frequentare gli stessi spazi dei “bianchi”. Persino camminare sullo stesso marciapiede degli europei era vietato dalle leggi, agli indù.

Noi non abbiamo queste forme retrogradi di schiavitù ma quelle dell'economia e dello spread tanto caro a Monti, Casini, e quanti esaltano l'agenda del prof come unica fonte di verità per il presente e il futuro.

Eppure abbiamo assistito all'esortazione di un nobel come Dario Fo che, salito sul palco in piazza del duomo a Milano, ha urlato alla fiumana (quarantamila persone) accorsa per sentire le parole di Grillo:
sembra di essere tornato indietro di molti anni, alla fine della guerra mondiale e questa piazza era piena di gente come voi, accorsa, non dico con speranza, la speranza lasciamola da parte, di certezza!, ma non ci siamo riusciti. FATELO VOI, FATELO VOI PER FAVORE! Ribaltate tutto per favore! (…) Si ricomincia daccapo!

E se uno come Dario Fo dice: non mollate per favore, non mollate! C'è da meditare a fondo sul momento storico-politico che stiamo vivendo.

martedì 15 maggio 2012

macao happening


L'entusiasmo è contagioso! E l'atmosfera creata attorno al movimento culturale m^c^o è trascinante!
Una ventina di ragazzi sono riusciti a catalizzare l'attenzione dei media su un'operazione che di per sé, solo per essere stata attuata, è un'opera d'arte!
Un happening metropolitano dal sapore antico ma attualissimo; un arrembaggio contro la cecità infruttuosa della proprietà nuda e inutilizzata . Venti ragazzi hanno tirato su le maniche e iniziato a rendere presentabile la struttura ormai malconcia della torre galfa; organizzato assemblee, fatto teatro, discusso, suonato, cantato e raccolto idee per una cultura liberata.
La loro veemenza è degna di rispetto, anche se non per tutti è un'azione lecita, ma come non lasciarsi sopraffare dalla tenerezza del gesto. Un gesto simbolico senz'altro! Un'azione breve, durata appena dieci giorni, ma sarebbe bastato anche una toccata e fuga stile greenpeace in lotta contro i colossi sanguinari che deturpano la natura per scuotere gli animi.
La logica ferrea della proprietà non ha consentito al collettivo MAC AO di trasformare la torre GALFA nel quartier generale della cultura o più modestamente in un laboratorio d'idee.
L'arrembaggio non è riuscito appieno! Ma lascia aperta un'incognita. Una possibilità di riscatto per quanti hanno dimenticato i sogni... chissà se riusciranno a scrollarsi di dosso il torpore dello spread e tentare di impossessarsi del palazzone morto che vive in loro per dare vita ad una sperimentazione non del tutto nuova ma rigenerata dal potenziale artistico espresso da ciascuno dei performer M^C^O.

Milano, macao, fine di un sogno

All'alba di oggi le forze dell'ordine irrompono nella torre galfa di Milano e scrivono la parola fine ad un sogno. Uno dei tanti sogni di quanti, nonostante la realtà, credono nella bellezza e per amor suo tentano di prendere in prestito spazi morti lasciati all'incuria del tempo per riqualificarli e riempirli di pathos creativo.

verso le 7,10, la Torre Galfa, edificio di proprieta' della famiglia Ligresti, occupata da giorni dal Collettivo Macao è espugnata dalle forze dell'ordine in ossequio alle leggi vigenti sul diritto e la tutela della proprietà privata.

Nessun incidente, fanno sapere i giovani fuori dall'edificio. "Tutto si e' svolto nella massima tranquillita'" racconta una ragazza del collettivo Macao, "dieci di noi, su venti, si sono offerti volontari per l'identificazione".
"Il signor Ligresti - racconta ancora la ragazza - ci ha regalato un container dove riporre le nostre cose, ma noi abbiamo declinato l'invito. Utilizzeremo mezzi nostri".
Una cinquantina in tutto i rappresentanti delle forze dell'ordine, parte dei quali in tenuta antisommossa, presenti nella zona allo scopo di garantire la sicurezza e evitare azioni violenti di protesta.
L'avventura della Torre Galfa finisce dopo dieci giorni. «Ma non quella di Macao» iniziata sabato 5 maggio quando una quarantina di persone occupò il palazzo abbandonato di una trentina di piani.
L'idea era quella di aprire «nuovi spazi culturali», così come «è successo al teatro Valle di Roma e in altre città d'Italia». Un laboratorio per «una cultura dal basso». Ricordano quelli del collettivo.
Da subito Macao ha attirato le simpatie dei milanesi e non solo. Molti sono andati a visitare il palazzo abbandonato. Da Lella Costa a Dario Fo. L'interesse ha pervaso anche cittadini e intellettuali lontani dall'aria milanese, un esercito di fruitori, tutti entusiasticamente e idealmente affianco degli occupanti per incoraggiare la voglia di qualcosa di diverso della solita solfa da indurre Tito Boeri, che aveva trovato l'occupazione interessante, ad “avviare un dialogo”.
Ma ciò non è stato sufficiente. Come non è servito a nulla l'appello firmato da oltre tremila persone.
Peccato!

domenica 13 maggio 2012

tra recessione e imu spunta MACAO

M^C^O... mi piace!


da qualche giorno sul web circolano notizie particolari, quasi in controtendenza per una società che pensa solo a fare cassa e ad arraffare, delocalizzare e non pagare le tasse. Una realtà tagliata e cucita intorno al denaro e al guadagno e quello che è mio nessuno lo deve toccare! In poche parole un modello di in-civiltà difficile da accettare per quanti ancora credono nei valori umani e nella solidarietà. D'altronde come poter dire il contrario se davanti al diverso le nostre difese scattano nello stato d'allarme?

Il senso critico bada ai fatti e superata la fase dell'innamoramento libera i primi perché, come i bambini davanti alle cose che ignorano. E siccome tutta la vicenda milanese sembra una favola evoluta nel regno dei cattivi poteri, nessuno si scandalizzi se scappa qualche perché per tentare analisi e liberare il campo dai brutti pensieri.
La prima cosa che salta all'occhio è: come mai questi “del Valle” si spostano da Roma a Milano per guidare la rivolta culturale?
Come mai la proprietà non fa sgomberare il grattacielo di 30 piani ormai in malora? (non siamo abituati alla solidarietà di fondiarie e capitani vari!)
Cosa diversa è la solidarietà del sindaco Pisapia e dell'assessore alla cultura milanese...

a proposito di sindaco, proprietà e governo del territorio, ma non è che poco poco c'entri la nuova tassa, quella che chiamano impropriamente IMU?

Facendo due conti, se un immobile rimane esposto alle intemperie per 15 anni senza essere manutenzionato, pagare una botta di euro per la proprietà fa male a chiunque!

Ma cerchiamo di vedere il bicchiere mezzo pieno!,e viste le positività del progetto, l'interesse e le parole di Dario Fo, sperare che MACAO decolli e diventi il fulcro universale della più alta espressione umana: la creatività!

sabato 12 maggio 2012

Milano, nasce un sogno, MACAO

I sogni dei giovani e l'entusiasmo fanno camminare il mondo! E se da una parte d'Italia arrivano notizie allarmanti per la continuità espositiva delle opere d'arte (il CAM di Casoria sta bruciando le opere che ha in custodia perchè non riceve fondi)da Milano soffia il vento propositivo di artisti che hanno deciso di cambiare volto ad una vecchia struttura di 30 piani abbandonata da anni: torre Galfa, un grattacielo vuoto da 15 anni, dal 2006 di proprietà dalla Fondiaria SAI di Ligresti e attualmente in fase di commissariamento.
Di chi è stata l'idea? Ufficialmente dei circa 200 giovani che sabato 5 maggio, guidate dal gruppo “lavoratori dell'arte” gli stessi del Teatro Valle di Roma, hanno scavalcato le recinzioni e srotolato dal trentesimo piano uno striscione suggestivo che ricorda “la fantasia al potere” della contestazione giovanile sessantottina.
"Si potrebbe anche pensare di volare".
Un'azione ingenua e una frase poetica affermano che si può ancora opporre la fantasia alla realtà, indipendentemente da quello che succederà dopo, qualsiasi sorte toccherà all'immobile e qualsiasi piega prenderà l'occupazione.

A distanza di quasi una settimana dall'occupazione nessuna reazione ufficiale dalla pubblica amministrazione (l'Assessore Boeri pare sia dalla parte degli occupanti; lo dice uno di loro e anche il sindaco Pisapia ha espresso parole a sostegno dalla sua pagina di FB) dalla proprietà e di conseguenza neanche dalla Digos che li lascia lì, a lavorare in tutta tranquillità.


"Era il momento giusto per entrare, ce lo hanno fatto sapere delle persone interne al Comune di Milano" racconta un ragazzo che all'ingresso si occupa di rispondere alle domande dei cittadini che passano ed entrano a curiosare per vedere cosa sta succedendo - ma qui le voci di corridoio girano e Macao smentisce l'accordo con il Comune: "sicuramente è un'occupazione pacifica, ma non agevolata".

Una occupazione pacifica che risolve una situazione di stallo, per cui un grattacielo (esempio di architettura modernista, terminato nel 1959, quando il quartiere doveva diventare il "Centro Direzionale" della "Capitale Morale") in disuso diventa centro aggregativo per le arti e la creatività.

Dario Fo, intervenuto all'assemblea cittadina di ieri, ha detto:"non me l'aspettavo di vedere tanta gente consapevole di fare qualcosa di straordinario, mi porta indietro di 45 anni". Come qualcuno ricorderà, Dario Fo, ai suoi tempi occupò la Palazzina Liberty per farne un'officina teatrale d'avanguardia.

Ma, se MACAO diventasse un sogno possibile, frutto di un disegno preciso che ricalca esperienze simili come vorremmo che fosse?
Certo, 30 piani sono contenitori imponenti in quanto a spazio fisico, ma quello che preme sapere di più è chi e cosa determinerà la “politica culturale” di MACAO qualora decollasse.
Sarà davvero un'isola felice per i creativi atipici non sponsorizzati dalle lobby
dalle industrie della moda? Ospiterà concerti, opere teatrali, studenti delle accademie o corsi di disegno per bambini, portatori di handicap, corsi di cucito, fashion show di designer indipendenti e quant'altro è frutto della creatività o sarà l'ennesima spartizione di certa politica che ha condizionato le scelte culturali nel nostro Paese?

 In bocca al lupo ragazzi!

mercoledì 12 ottobre 2011

Boeri, Cattelan e l'Ambrogino d'oro

aore12blog

Alla luce di quanto accade nel mondo per colpa dei giochi della finanza creativa e per come si sta comportando chi detiene il potere economico e politico, la proposta di Stefano Boeri, assessore al comune di Milano, è più che una provocazione. È la trovata demenziale di chi ama il rumore mediatico, il fumo e non la sostanza. Per il resto, ritengo inutile ripetermi. Le mie considerazioni culturali, chi vuole può leggerle qui e qui.

lunedì 23 maggio 2011

Pisapia meglio della Moratti

il volantino distribuito a Milano pro Moratti
Il bello della rete è che ti fa sentire davvero cittadino del mondo! Dà la possibilità d’essere parte attiva e di esporre il proprio pensiero in merito a vicende sociali e finalmente esprimere opinioni nei confronti dei cosiddetti leader. In rete si trova di tutto, dalle cazzate alle cose serie e, vista la piega che hanno preso, anzi che ha voluto imprimere il cavaliere disarcionato dalle sue stesse stronzate, le elezioni fanno parte della scelta “confronto democratico” anche a chi non è di Milano, Napoli ecc.
Il web consente di analizzare i fatti e, se la situazione lo esige, schierarsi!

Milano e Napoli rappresentano le opportunità immediate per dire basta a forme di governo assurde e a politiche settoriali personalizzate che arricchiscono pochi e impoveriscono molti cittadini.
La politica dell’attuale destra di governo è chiara! Vuole ingrassare chi sta già bene e mandare al macero i poveri. Lo confermano le liti di Berlusconi e della Moratti. Le volgarità della Santanchè. Gl’imbrogli mentali dei leghisti con a capo Bossi.

Basta con le volgarità. Basta con le bugie. Basta curare gli interessi di pochi!
L’Italia è una Repubblica fondata sul lavoro!

E poichè si è perso il senso della misura e del decoro, se fossi a Milano voterei senza dubbio per Pisapia, almeno lui ha i piedi per terra e guarda ai problemi sociali, ai più deboli, e non promette ministeri, evasioni fiscali (multe), condoni e oscenità sociali che minano il pensiero altruistico delle collettività evolute.
E, di conseguenza, De Magistris alla guida di Napoli contro la cattiva gestione della cosa  pubblica.

domenica 20 febbraio 2011

Tangentopoli, il tarlo del male e i politici che rubano ai poveri

Tutto ebbe inizio con la tangente intascata da Mario Chiesa, direttore, all’epoca dei fatti che portarono allo sfacelo la cosiddetta prima repubblica, del Pio Albergo Trivulsio in Milano. Forse non tutti sanno che il Pio Albergo è un’opera che dovrebbe curare gli interessi delle persone svantaggiate che raccoglie lasciti di pie persone a favore dei poveri e bisognosi. Il Pio Albergo Trivulsio è un ospizio dotato di un ricco corredo comprendente immobili, terreni e denaro contante che dovrebbe, ripeto sotto la supervisione del comune di Milano, fittare o vendere a prezzo di mercato i beni così da ricavarne benefici e elargirli ai poveri. Ma secondo le inchieste pare che tutto ciò sia andato metodicamente disatteso. in sintesi:
1064appartamenti dati in affitto a canone agevolato a chi delle agevolazioni poteva farne a meno, la stessa cosa potrebbe essere successa con la vendita d’immobili. Pare che negli ultimi 5 anni, ad essere stati venduti sarebbero stati una quarantina di appartamenti, cifra confermata anche dal presidente del Pat, per un corrispettivo di circa 30 milioni di euro.
Senza andare oltre, chiedo, e credo che anche altri lo facciano, a chi di carità ha predicato e fatto un fondamento importante di vita laica o religiosa:
Com’è stato possibile permettere che questi traffici accadessero?

Ci troviamo di nuovo davanti all’ennesimo misfatto della politica. Una politica fatta da uomini avidi che tagliano i fondi alla cultura, al welfare, alla scuola, che si fanno sconti sulle multe che dovrebbero pagare quando insozzano le città con i manifesti selvaggi. E mi fermo qui perché ho la nausea. Il vomito è talmente copioso che non riesco a ridere neanche con Cetto La Qualunque perché ravvedo verità nelle sue gag piuttosto che satira politica.

Signori della politica che non cedete il passo e il posto mai se non alla morte, che saltate da un carro all’altro e quando nessuno vi vuole fate i gruppi misti, approfittate ora, perché non credo che avrete altri suffragi in seguito, fintantoché avete addosso il tarlo del male perché la misura è colma!

venerdì 17 settembre 2010

Sgarbi, Cattelan e l'effimero

courtesy arch. M.Iannino
Il Führer in ginocchio fa più paura di quando stava ritto a comandare stermini e predicare l’apologia della razza ariana.

Ci siamo lasciati sopraffare dall’effimero urlato. Il frastuono mediatico avvolge città e menti. Le sensazionalità pacchiane modaiole inglobano cinema, televisione, letteratura, arte visiva e quant’altro attiene ai linguaggi dell’uomo.
Non importa se certe operazioni culturali rasentino il kitsch, o lo siano davvero, l’importante è solleticare le curiosità, far parlare quanta più gente possibile, interessare i mass media e divulgare l’evento.
Si confonde il cattivo gusto con la spontaneità primitiva, assimilabile al fare gio(i)©oso dei bambini non contaminati dai saperi dogmatici.

S’investe in studi e progettazioni della comunicazione, e fin qui nulla di strano, ma non sull’etica dell’arte.
Si assoldano paparazzi e giornalisti per dare eco ad eventi altrimenti sottaciuti mentre si nascondono verità d’interesse generale.

Persino la biennale di Venezia ha bisogno di uno “scandalo”, di qualcosa d’inusuale.
Insomma, si deve catturare l’attenzione pubblica, quindi, anche, persone non addette ai lavori, sollecitando curiosaore12ità morbose piuttosto che invitare artisti che hanno fatto e continuano a fare ricerche linguistiche nel campo della visione.

Va bene uno Sgarbi, che, oltre alla conclamata cultura acquisita, sa fare chiasso, urlare e inveire, cavalcare gli eventi, purché i proiettori siano puntati sull’industria dell’arte del 2011.
E vale bene un divieto d'affissione per catalizzare le attenzioni su un'importante esposizione d'arte contemporanea. Ma, da vecchio romantico, auspico, non un chiasso effimero, bensì attenzione duratura nei confronti dei linguaggi dell’anima, da parte degli addetti ai lavori e dei mass media.

Concludo, quindi, con i più sinceri auguri di buon lavoro a Maurizio Cattelan e Vittorio Sgarbi.





polimaterici, 2009, m.i., "rosso" e, in alto, "nei sud"

giovedì 16 settembre 2010

la provocazione culturale di Cattelan a Milano

aore12
Maurizio Cattelan è un artista che provoca nell’immediatezza una reazione, e chiunque si trovi davanti a un suo lavoro reagisce in conformità alla propria esperienza e cultura.

È sufficiente fare una veloce carrellata dei suoi lavori per rendersi conto di come lui ama giocare.
Gioca con l’imprevisto. Con il non senso. L’irrealtà.

S’intravede quasi un leggero piacere nello scompigliare i luoghi comuni. Sovverte ruoli e immagini con estrema facilità, capovolge poliziotti e li fa stare a testa in giù, impacchetta un grasso signore (Massimo de Carlo, suo gallerista) e lo fissa alla parete con lo scotch, impicca bambini agli alberi, appende cavalli al soffitto o gli conficca la testa nel muro, e come non ricordare la statua di cera con le gambe spezzate di papa Karol Wojtyla.
Drammatica nella sua ir/realtà. Concreta nel sommare sofferenze fisiche e mentali del genere umano che gravano sul pastore d’anime.
E c’è anche un Hitler in ginocchio con le mani giunte, nell’atto della contrizione, che, forse, chiede scusa all’umanità per gli efferati delitti commessi.

Ognuno legge e interpreta il messaggio a modo suo. E non si capisce se a mettere scompiglio e paura siano le somiglianze dei cloni, più veri e drammatici degli originali, oppure perché non si vuole vedere oltre il proprio naso perché si vogliono tenere sopiti i pensieri che toccano la sfera della sensibilità storica, individuale e collettiva.

È vero, l’artista provoca! Ma la sua provocazione deve essere letta in maniera propositiva. È un incentivo al dialogo; all’analisi, per guardare e andare oltre i fatti conosciuti, esorcizzarli. Prendere coscienza di quello ch’è stato per valutarne implicazioni presenti e future. Non è nascondendo la testa nella sabbia che si allontana o annulla il pericolo. Quello c’è. È sempre presente. Sta agli uomini circoscriverlo e tenerlo lontano con lungimirante intelligenza.

Per concludere, è anacronistico pensare di censurare dei manifesti con su un Adolf Hitler rivisitato dalla mente dell’artista. Non è annullando la pubblicità sui muri di milano della mostra di Maurizio Cattelan che si estingue il delitto contro l’umanità.
Il passo indietro del Comune, che aveva già sospeso l'affissione dei manifesti incriminati, è stato rafforzato dalla reazione della comunità ebraica che ha ritenuto la visione di Hitler capeggiare su Milano " un messaggio inopportuno", per bocca di Roberto Jarach. Una provocazione troppo forte. Che avrebbe "urtato la sensibilità nostra e di molti", ha aggiunto, e che avrebbe "prevalso sul messaggio sarcastico del pentimento di Hitler".

C'è da chiedersi: se questo messaggio è forte, visto che l'amministrazione comunale milanese destinerà gli incassi dell'esposizione alla costruzione del Memoriale della Shoah, cosa conterrà in futuro il Memoriale?

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