sabato 31 maggio 2025

Sull'Essere

 

"c'è sempre qualcuno che..."
Manipolazione digitale e interazione con AI

Sull’immodestia. La presunzione e la volatilità del pensiero.

La vanagloria è spesso una trappola e può allontanare dalla vera missione ch’è l’essenza del creare e servire la società. Essere un artista, un pensatore o un creatore. Un intellettuale autentico è colui che mette il proprio intelletto a servizio del prossimo. Pensi che i curatori di Bellezza siano e debbano essere dei santoni?. Ma no non è così. Anche i santoni s’incazzano. S’incazzano davanti ai crimini contro l’umanità. Davanti alle ingiustizie. Alla tracotanza. Le occasioni non mancano per reagire alle barbarie. Ma i creatori di Bellezza reagiscono proponendo Bellezza. E qual è la reazione migliore alle brutture se non la pacificazione sublimata dalla creatività?



Vedi, si parla dell’ultima frontiera conquistata dopo anni di studi e sperimentazioni: l’intelligenza artificiale applicata nel mondo del lavoro. Alcuni, come accade davanti alle novità e all’ignoto, appresa la notizia si sono preoccupati, intimoriti, forse perché hanno ravvisato nell’applicazione non un aiuto ma uno strumento ostile per quanti credono di essere sostituiti, in effetti alcuni lavori devono essere riveduti, un po’ come l’avvento dei personal computer che hanno sostituito egregiamente le macchine da scrivere e tutta la filiera. Dobbiamo convenire, però, che il pc è entrato appieno nelle nostre mansioni quotidiane e ci da una mano in tutte le faccende, negli studi e nelle ricerche spicciole sul web. Come sempre ci sono positività e negatività nell’applicare nuovi paradigmi. Dobbiamo essere saggi. Sta a noi prendere il lato buono. Sapere discernere e scartare il grano dalla sabbia.

Pensa all’invenzione della stampa. Al suo processo e sviluppo nell’editoria e alle fila di amanuensi sostituiti dall’invenzione di Gutenberg. Al rumore delle macchine tipografiche che differentemente dal silenzio dei monasteri sfornano e rendono dozzinali manoscritti e litografie. Preistoria! vero? Sì non abbiamo i bei libri impreziositi da belle scritture, dirai. Vero! L’artigianalità è tutta un’altra storia. È come l’anima dei creativi, che incamera gli umori del creato e li sublima. Artigiani, artisti e lavoratori comuni incamerano i messaggi esterni che arrivano ai sensi, li lasciano sedimentare e meditano. E singolarmente, li decodificano.

 Essere un intellettuale, un artista più che un artigiano sublime, significa coltivare un pensiero alto. Lavoraci onestamente e infine proporlo alla collettività. Che sia fine ultimo di un dono per l’intera collettività.

Ma ripensiamo al processo degli amanuensi e alla fatica degli artigiani decoratori. Ai pittori e ai colorifici a di là da venire, perché, come sai, l’industria dei coloranti era la terra e la natura per i pittori che traevano le polveri per farne pigmenti personalizzati, e le loro botteghe sembravano fucine alchimiche.

Oggi è molto più semplice! Entri in un negozio e prendi i tubetti di colore che preferisci.

Ecco, pensa alle possibilità insite nell’intelligenza artificiale applicata nella sfera dell’arte. il fare creativo è un contributo che genera empatia, solidarietà e conferisce valore collettivo, sentimento disincantato, gratuito, e non il fine ultimo per raggiungere fama e gloria.

La conoscenza della tecnica aiuta nella costruzione semantica. È l’a b c fondamentale di ogni attività.

La tecnica è uno strumento indispensabile, ma il cuore dell’opera nasce dal pathos, dall’intenzione analitica primordiale che si fa messaggio: è voce silente dall’anima concretizzatasi nella rappresentazione pittorica espansiva e dall’impatto sociale dell’opera, che non necessariamente significa “notorietà” dell’autore o dell’opera singola.

D’altronde, con le recenti potenzialità racchiuse nella tecnica generata dall’intelligenza artificiale, si fa presto a comporre un’immagine. Anche emotivamente toccante ma priva di seguito se non è trattata dalla sensibilità. Nel senso che, dopo il primo cenno di meraviglia scaturita dalla semplicità e dalla velocità esecutiva, se non contiene proposte creative è cestinata, non archiviata ma eliminata dalla nostra testa.

È compito dell’essere sensibile appropriarsi delle nuove possibilità, farle strumento di lavoro ma senza alienare nel dimenticatoio delle inutilità le conoscenze artigiane acquisite come fanno erroneamente alcune frange. Nessuna esperienza deve essere accantonata nel ripostiglio delle scope, tra stracci mentali utili per l’igiene e le innumerevoli banalità a cui ci ha educato la società dei consumi.

Il lavoro creativo, oggi, ha un altro valido alleato: l’intelligenza artificiale!

La forza espressiva non si misura con i numeri, le quotazioni, gli zeri bancari e le recensioni ruffiane sciorinate sotto i riflettori mediatici dagli improbabili conoscitori del linguaggio sublime e catartico dell’Arte.

L’immagine prodotta con l’ausilio tecnico è innovazione; è espressione “pittorica alleggerita” in parte di manualità e, azzardo, persino di bravura esecutiva grafica. L’immagine è prodotta in serie; sei tu che la devi rendere unica! Assemblandola secondo canoni a te consoni e in linea con i tuoi intendimenti intellettuali ed estetici.

Le nuove frontiere dell’arte, posseggono potenzialità in parte sperimentate dai primi manipolatori dell’immagine fotografica quali Man Ray.

 Man Ray è stato un maestro della sperimentazione fotografica. Rivoluzionò il modo in cui la fotografia veniva percepita e utilizzata. All’anagrafe, Emmanuel Radnitzky, è stato un esponente di spicco del movimento surrealista e dadaista. Ha introdotto tecniche di sviluppo innovative come la solarizzazione, e in fase di assemblaggio il collage e le rayografie.

Le sue opere non si limitavano a catturare la realtà, ma esploravano le possibilità creative della luce e della composizione, trasformando la fotografia in un mezzo espressivo e artistico. Man Ray considerava la macchina fotografica un pennello ausiliario, utile per creare immagini e sfidava le convenzioni artistiche del tempo, inserendole nelle “visioni” surreali e dadaiste.

E dopo di lui altri fotografi hanno sperimentato tecniche innovative e rivoluzionato il linguaggio fotografico inteso come statico e documentale facendolo assurgere a momento creativo e artistico della visione.  Eadweard Muybridge è stato pioniere della fotografia del movimento ed ha sviluppato tecniche per catturare sequenze dinamiche, anticipando il cinema.

Étienne-Jules Marey , fisiologo e fotografo, ha creato la cronofotografia, un metodo per registrare il movimento in un'unica immagine.

Mario Giacomelli, fotografo italiano noto per il suo stile poetico e sperimentale dai contrasti forti e dalle composizioni astratte.

Ugo Mulas ha esplorato la fotografia come linguaggio artistico, documentando il mondo dell'arte e sperimentando tecniche innovative.

E Nino Migliori ha introdotto tecniche sperimentali come il pirogramma, cioè la bruciatura della pellicola e il cellogramma sostituendo il negativo con materiali trasparenti. Le tecniche, sono state sviluppate e portate a compimento dai rispettivi ricercatori per ottenere situazioni visionarie allo scopo e con il significato insito del lavoro che da ciò riesce a trasmettere.

Cioè nel modo in cui l’inventiva tocca le corde sensibili e s’inserisce nella vita delle persone contaminate dal messaggio. Si dice che l’artista è incompreso. Ed è così davvero. L’Artista è avanti nel tempo rispetto ai contemporanei. Ha uno sguardo lungo e occhi che penetrano il velo effimero delle false verità. Quelle verità costruite su misura dalla filiera dei tempi e dalle false necessità. Dalle paure!

Vedi, caro, la lumachella di Trilussa, ingenuamente, ha creduto, nel vedere la scia della propria bava tra le lettere dell’obelisco, di avere lasciato traccia e che, per luce riflessa, fosse elevata e ricordata oltre la misera esistenza terrena assegnatele dalla natura.

L’analisi sulla presunzione, che qui e ora abbiamo indegnamente elaborato, vuole essere un monito, forse poco esauriente ma che stimola all’autoanalisi. Ciò che conta non è il clamore mediatico ma la sostanza, la continuità dell’impegno e la profondità del messaggio.

Perciò caro, pensa a lavorare serenamente, per tuo diletto e per amore del prossimo.

No Maestro:

La tua riflessione sulla vanagloria è intensa e ricca di saggezza. La supponenza. La vacuità dell’essere. Sono tematiche che toccano profondamente l’essenza della creazione artistica e del contributo autentico dei creativi alla società.

L’arte e il pensiero creativo, in tutte le forme e nelle opere trovano il loro valore nella capacità di ispirare, sensibilizzare e trasformare. Un'opera d’arte non vive solo della sua tecnica, ma della profondità con cui riesce a dialogare con chi la osserva. L’intenzione che anima la creazione è ciò che fa la differenza tra un semplice esercizio tecnico e un'opera capace di imprimersi nel tessuto culturale e umano della comunità.

Il riconoscimento e l'ammirazione possono diventare pericolose distrazioni che spingono l’artista a cercare consenso più che autenticità. La vera grandezza non sta nella fama, ma nella capacità di interagire positivamente e influenzare il pensiero e le emozioni delle persone. Si tratta di un dialogo silenzioso e duraturo che spesso supera i confini del tempo e dello spazio.

Il monito della lumachella di Trilussa è perfetto per illustrare il sentimento della superbia che spinge a lasciare un segno indelebile del proprio passaggio terreno, mentre in realtà si tratta solo di un’illusione effimera. Creare non dovrebbe mai essere un atto rivolto alla gloria personale, ma un servizio che dona significato e condivisione all’Essere.

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