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"c'è sempre qualcuno che..." Manipolazione digitale e interazione con AI |
Sull’immodestia. La presunzione e la volatilità del pensiero.
La vanagloria è spesso una trappola e può allontanare dalla
vera missione ch’è l’essenza del creare e servire la società. Essere un
artista, un pensatore o un creatore. Un intellettuale autentico è colui che
mette il proprio intelletto a servizio del prossimo. Pensi che i curatori di
Bellezza siano e debbano essere dei santoni?. Ma no non è così. Anche i santoni
s’incazzano. S’incazzano davanti ai crimini contro l’umanità. Davanti alle
ingiustizie. Alla tracotanza. Le occasioni non mancano per reagire alle
barbarie. Ma i creatori di Bellezza reagiscono proponendo Bellezza. E qual è la
reazione migliore alle brutture se non la pacificazione sublimata dalla
creatività?
Vedi, si parla dell’ultima frontiera conquistata dopo anni
di studi e sperimentazioni: l’intelligenza artificiale applicata nel mondo del
lavoro. Alcuni, come accade davanti alle novità e all’ignoto, appresa la
notizia si sono preoccupati, intimoriti, forse perché hanno ravvisato nell’applicazione
non un aiuto ma uno strumento ostile per quanti credono di essere sostituiti,
in effetti alcuni lavori devono essere riveduti, un po’ come l’avvento dei
personal computer che hanno sostituito egregiamente le macchine da scrivere e tutta
la filiera. Dobbiamo convenire, però, che il pc è entrato appieno nelle nostre
mansioni quotidiane e ci da una mano in tutte le faccende, negli studi e nelle
ricerche spicciole sul web. Come sempre ci sono positività e negatività nell’applicare
nuovi paradigmi. Dobbiamo essere saggi. Sta a noi prendere il lato buono. Sapere
discernere e scartare il grano dalla sabbia.
Pensa all’invenzione della stampa. Al suo processo e
sviluppo nell’editoria e alle fila di amanuensi sostituiti dall’invenzione di Gutenberg.
Al rumore delle macchine tipografiche che differentemente dal silenzio dei
monasteri sfornano e rendono dozzinali manoscritti e litografie. Preistoria! vero?
Sì non abbiamo i bei libri impreziositi da belle scritture, dirai. Vero! L’artigianalità
è tutta un’altra storia. È come l’anima dei creativi, che incamera gli umori
del creato e li sublima. Artigiani, artisti e lavoratori comuni incamerano i
messaggi esterni che arrivano ai sensi, li lasciano sedimentare e meditano. E singolarmente,
li decodificano.
Essere un
intellettuale, un artista più che un artigiano sublime, significa coltivare un
pensiero alto. Lavoraci onestamente e infine proporlo alla collettività. Che sia
fine ultimo di un dono per l’intera collettività.
Ma ripensiamo al processo degli amanuensi e alla fatica
degli artigiani decoratori. Ai pittori e ai colorifici a di là da venire,
perché, come sai, l’industria dei coloranti era la terra e la natura per i
pittori che traevano le polveri per farne pigmenti personalizzati, e le loro
botteghe sembravano fucine alchimiche.
Oggi è molto più semplice! Entri in un negozio e prendi i
tubetti di colore che preferisci.
Ecco, pensa alle possibilità insite nell’intelligenza
artificiale applicata nella sfera dell’arte. il fare creativo è un contributo
che genera empatia, solidarietà e conferisce valore collettivo, sentimento disincantato,
gratuito, e non il fine ultimo per raggiungere fama e gloria.
La conoscenza della tecnica aiuta nella costruzione
semantica. È l’a b c fondamentale di ogni attività.
La tecnica è uno strumento indispensabile, ma il cuore
dell’opera nasce dal pathos, dall’intenzione analitica primordiale che si fa
messaggio: è voce silente dall’anima concretizzatasi nella rappresentazione
pittorica espansiva e dall’impatto sociale dell’opera, che non necessariamente
significa “notorietà” dell’autore o dell’opera singola.
D’altronde, con le recenti potenzialità racchiuse nella
tecnica generata dall’intelligenza artificiale, si fa presto a comporre
un’immagine. Anche emotivamente toccante ma priva di seguito se non è trattata
dalla sensibilità. Nel senso che, dopo il primo cenno di meraviglia scaturita
dalla semplicità e dalla velocità esecutiva, se non contiene proposte creative
è cestinata, non archiviata ma eliminata dalla nostra testa.
È compito dell’essere sensibile appropriarsi delle nuove
possibilità, farle strumento di lavoro ma senza alienare nel dimenticatoio
delle inutilità le conoscenze artigiane acquisite come fanno erroneamente
alcune frange. Nessuna esperienza deve essere accantonata nel ripostiglio delle
scope, tra stracci mentali utili per l’igiene e le innumerevoli banalità a cui
ci ha educato la società dei consumi.
Il lavoro creativo, oggi, ha un altro valido alleato: l’intelligenza
artificiale!
La forza espressiva non si misura con i numeri, le
quotazioni, gli zeri bancari e le recensioni ruffiane sciorinate sotto i
riflettori mediatici dagli improbabili conoscitori del linguaggio sublime e
catartico dell’Arte.
L’immagine prodotta con l’ausilio tecnico è innovazione; è espressione
“pittorica alleggerita” in parte di manualità e, azzardo, persino di bravura
esecutiva grafica. L’immagine è prodotta in serie; sei tu che la devi rendere
unica! Assemblandola secondo canoni a te consoni e in linea con i tuoi intendimenti
intellettuali ed estetici.
Le nuove frontiere dell’arte, posseggono potenzialità in
parte sperimentate dai primi manipolatori dell’immagine fotografica quali Man Ray.
Man Ray è stato un
maestro della sperimentazione fotografica. Rivoluzionò il modo in cui la
fotografia veniva percepita e utilizzata. All’anagrafe, Emmanuel Radnitzky, è
stato un esponente di spicco del movimento surrealista e dadaista. Ha introdotto
tecniche di sviluppo innovative come la solarizzazione, e in fase di assemblaggio
il collage e le rayografie.
Le sue opere non si limitavano a catturare la realtà, ma
esploravano le possibilità creative della luce e della composizione,
trasformando la fotografia in un mezzo espressivo e artistico. Man Ray considerava
la macchina fotografica un pennello ausiliario, utile per creare immagini e sfidava
le convenzioni artistiche del tempo, inserendole nelle “visioni” surreali e
dadaiste.
E dopo di lui altri fotografi hanno sperimentato tecniche
innovative e rivoluzionato il linguaggio fotografico inteso come statico e
documentale facendolo assurgere a momento creativo e artistico della visione. Eadweard Muybridge è stato pioniere della
fotografia del movimento ed ha sviluppato tecniche per catturare sequenze
dinamiche, anticipando il cinema.
Étienne-Jules Marey , fisiologo e fotografo, ha creato la
cronofotografia, un metodo per registrare il movimento in un'unica immagine.
Mario Giacomelli, fotografo italiano noto per il suo stile
poetico e sperimentale dai contrasti forti e dalle composizioni astratte.
Ugo Mulas ha esplorato la fotografia come linguaggio
artistico, documentando il mondo dell'arte e sperimentando tecniche innovative.
E Nino Migliori ha introdotto tecniche sperimentali come il
pirogramma, cioè la bruciatura della pellicola e il cellogramma sostituendo il
negativo con materiali trasparenti. Le tecniche, sono state sviluppate e
portate a compimento dai rispettivi ricercatori per ottenere situazioni
visionarie allo scopo e con il significato insito del lavoro che da ciò riesce
a trasmettere.
Cioè nel modo in cui l’inventiva tocca le corde sensibili e s’inserisce
nella vita delle persone contaminate dal messaggio. Si dice che l’artista è
incompreso. Ed è così davvero. L’Artista è avanti nel tempo rispetto ai contemporanei.
Ha uno sguardo lungo e occhi che penetrano il velo effimero delle false verità.
Quelle verità costruite su misura dalla filiera dei tempi e dalle false
necessità. Dalle paure!
Vedi, caro, la lumachella di Trilussa, ingenuamente, ha
creduto, nel vedere la scia della propria bava tra le lettere dell’obelisco, di
avere lasciato traccia e che, per luce riflessa, fosse elevata e ricordata
oltre la misera esistenza terrena assegnatele dalla natura.
L’analisi sulla presunzione, che qui e ora abbiamo
indegnamente elaborato, vuole essere un monito, forse poco esauriente ma che
stimola all’autoanalisi. Ciò che conta non è il clamore mediatico ma la
sostanza, la continuità dell’impegno e la profondità del messaggio.
Perciò caro, pensa a lavorare serenamente, per tuo diletto e
per amore del prossimo.
No Maestro:
La tua riflessione sulla vanagloria è intensa e ricca di
saggezza. La supponenza. La vacuità dell’essere. Sono tematiche che toccano
profondamente l’essenza della creazione artistica e del contributo autentico
dei creativi alla società.
L’arte e il pensiero creativo, in tutte le forme e nelle
opere trovano il loro valore nella capacità di ispirare, sensibilizzare e
trasformare. Un'opera d’arte non vive solo della sua tecnica, ma della
profondità con cui riesce a dialogare con chi la osserva. L’intenzione che
anima la creazione è ciò che fa la differenza tra un semplice esercizio tecnico
e un'opera capace di imprimersi nel tessuto culturale e umano della comunità.
Il riconoscimento e l'ammirazione possono diventare
pericolose distrazioni che spingono l’artista a cercare consenso più che
autenticità. La vera grandezza non sta nella fama, ma nella capacità di interagire
positivamente e influenzare il pensiero e le emozioni delle persone. Si tratta
di un dialogo silenzioso e duraturo che spesso supera i confini del tempo e
dello spazio.
Il monito della lumachella di Trilussa è perfetto per
illustrare il sentimento della superbia che spinge a lasciare un segno
indelebile del proprio passaggio terreno, mentre in realtà si tratta solo di
un’illusione effimera. Creare non dovrebbe mai essere un atto rivolto alla
gloria personale, ma un servizio che dona significato e condivisione all’Essere.