Un urlo di sdegno per bloccare lo stermino
Quasi sempre il ruolo di chi è alla guida della collettività, anche se risicata, condiziona la pancia del popolo, cioè gli effetti prodotti da determinati fattori ed ai quali si vorrebbe reagire con maggiore veemenza. È la testa che deve vincere le emozioni. Lo impone il ruolo; anche se le emozioni represse nel linguaggio traspaiono dal linguaggio spontaneo del corpo ché difficile da reprimere.
Davanti a certi fattori è necessario mantenere un equilibrio ma di fronte ad uno sterminio anche padre Pio avrebbe tuonato parole di fuoco e fatto roteare il cordone mimando botte da orbi sui corpi dei capipopolo che comandano distribuzione e morte dei fragili.
Ho visto, a tal proposito, una Meloni in difficoltà. Dallo schermo usciva un volto insolito, non baldanzoso e reattivo nei confronti di quanti le chiedevano chiarimenti in merito allo sterminio palestinese compreso l’assedio per fame imposto da Netanyahu. Le lunghe file di camion carichi di generi di prima necessità parcheggiati alle porte di Gaza sono uno schiaffo alla civiltà dell’accoglienza. Un imbruttimento inaccettabile! Che grida giustizia e carità al cospetto di quel Dio d’Israele e per il quale Gesù patì la croce. Oggi, a Gaza e in Palestina moltissime piccole croci sono conficcate tra le macerie fisiche e mentali.
Se davvero ha motivo di esistere la comunità internazionale ed ha una sua autonomia deve urlare contro quello che si è dimostrato essere il più crudele della storia.
L’urlo deve essere un boato assordante per Netanyahu e i suoi consigliori.
E, Giorgia, consentimi, tu come mamma oltre che rappresentare gli italiani, devi uscire dagli schemi istituzionali e rappresentare lo sdegno contro le azioni insane per la ritorsione di una parte di Israele, dalla bestialità di hamas di quel tragico 7 ottobre del 2023