Piccoli influencer crescono.
I cosiddetti nativi digitali sono una forza! Le loro doti naturali si amplificano ma non conoscono i confini tra mondo virtuale e realtà. Perlomeno questo mi sembra di cogliere nel vederli all’azione sui social e con quanta dimestichezza usino i devices.
Non hanno freni inibitori! E con estrema naturalezza dialogano con ipotetici amichetti all’ascolto. È, per loro, un teatrino simile a quello che facevamo noi alla loro età, quando immaginavamo di stare su un palco e davanti a noi c’era la platea familiare delle persone care. E similmente, l’altra sera, davanti agli espositori dei telefoni di un noto negozio, un gruppetto composta da ragazzi rideva attorno ad un telefono in esposizione.
Accade spesso che gli avventori spulcino nei devices in vendita e messi a disposizione sugli espositori appositamente per invogliare all’acquisto. Molti, però, sono I selfie che rimangono in memoria nei telefoni testati dagli improbabili acquirenti che aprono le app per passare il tempo piuttosto che per confrontare le prerogative tecniche tra una marca e l’altra.
A questi soggetti non interessa vedere se la risoluzione grafica della fotocamera e la qualità delle immagini posseggono i requisiti desiderati. Interessa scherzare e lasciare traccia di sé. Insomma è pura goliardia se l’azione è stata fatta da ragazzi di una certa età. La cosa diventa curiosa se chi decide di lasciare traccia di sé è una bimbetta di pochi anni, 6, 7, al massimo 10 anni. Una bimba graziosa che sembra essere uscita da uno di quei canali che trasmettono programmi per adolescenti sullo stile “melavisione”.
La bimba si pone in primo piano, sullo schermo, e dialoga con la sua Barbie. La presenta al pubblico. Le fa fare l’inchino, e scambia dei convenevoli mimando le espressioni facciali. Corredate di Bacini e saluti finali mentre passa la mano sui lunghi capelli della bambola.
Padronanza del mezzo comunicativo divenuto appendice quasi naturale dei piccoli influencer
per eccessivo utilizzo oppure perdita delle remore che un tempo accomunava l’infanzia e faceva arrossire chiunque durante le recite nei teatrini della scuola?