Non come il sommo poeta, ma quasi, e mi ritrovai su un sentiero oscuro che la dritta via non avea smarrito. Camminavo lungo un sentiero accidentato ma ben definito dall’andirivieni di umani e non. È un viottolo ben allineato tra cespugli di rovi. Quando scorgo, tra gli arbusti, un grosso gatto maculato, pronto a scattare sulla preda.
Batto le mani e scappa. Il sentiero si inclina. Nella scoscesa natura la vegetazione si dirada. Alla mia destra si apre un vallone. Alcuni ragazzi giocano chiassosi in penombra. Dei lampioni illuminano a giorno lo spiazzo sulla sinistra. Svolto l’angolo cieco. E rimango incantato:
Tra la natura lussureggiante una moltitudine di animali selvatici vive in armonia. Ognuno secondo la propria natura, ha lo spazio che gli necessita e il relativo sostentamento concesso amorevolmente dalla madre terra.
Allo stato brado. E in pace, vive Una moltitudine indefinita e indefinibile di esseri dalla carne pulsante dotati di cervelli magnifici.
Questo è l’ eden? il paradiso terrestre? E l’uomo, la donna? Dove sono, perché non sono là in mezzo a bearsi del creato? Non nudi, e neppure con le intimità coperte da foglie di fico come nei didascalici dipinti accademici.
Ma comunque lì, nella natura tra i viventi a godere dei doni elargiti senza chiedere o pagare dazio!