Finanziamenti pubblici per creare Bellezza

 di mario iannino


Con o senza gli aiuti di Sato?

Pubblico e privato, in una democrazia attenta all’emancipazione di tutti i cittadini, interagiscono.

E laddove il privato non è in grado di sopportare costi eccessivi rispetto alle proprie finanze subentrano i cosiddetti aiuti di Stato previsti per compiere progetti culturali socializzanti.


Com’è facilmente intuibile i finanziamenti pubblici sono esigui o comunque già impegnati in progetti di più largo raggio e importanti per la ricaduta sul territorio, come recita la costituzione: “l'articolo 9 testualmente recita: “La Repubblica promuove lo sviluppo della cultura e la ricerca scientifica e tecnica; tutela il paesaggio e il patrimonio storico e artistico della Nazione.”.

La tutela del patrimonio culturale e del paesaggio, è regolata dal decreto legislativo 490/90, rivisitata dal d. lgs. 22 gennaio 2004 n. 42, conosciuto come Codice dei beni culturali e del paesaggio.

Insomma, i padri costituenti hanno previsto che un Paese è libero se istruito e sensibile alla conoscenza e perciò invita a fare cultura anche impegnando fondi pubblici per l’attuazione dei progetti in questione.

Allora, perché da qualche tempo e da alcuni soggetti è ritenuto un tabù ricorrere a tali istituti?

Certo fa onore al magnate filantropo che si accolla l’onere finanziario di un progetto culturale a favore della comunità senza intaccare le esigue casse dello Stato.

È altresì disdicevole dare fondo agli istituti previsti della cosa pubblica istituiti per aiutare quanti hanno buone idee ma non i soldi necessari per sviluppare progetti culturali degni di nota.

La cultura è bellezza e in quanto tale abiura la violenza e la guerra! Anche questo è previsto e scritto chiaramente nella Carta Costituzionale della nostra Repubblica: l’Italia ripudia la guerra!

Perché destinare risorse al riarmo?

Un riarmo imposto dalle recenti vicissitudini che vedono coinvolti gli Stati dell’Unione Europea.

La guerra voluta da Putin non è una prerogativa dei russi! E la strenua difesa degli ucraini è una condizione consequenziale all’attacco anacronistico di un despota storicamente fuori tempo. Ma invadere un territorio ricco di minerali rari quanto importanti e necessari per l’attuale economia è consentito. Anzi apprezzato da quanti ronzano attorno al bieco affare.

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