Ai miei tempi

 "Jiemu a la scola puru si cadianu petri e mulinu".

Ai miei tempi andavamo a scuola anche se dal cielo cadevano pietre grandi quanto le ruote dei mulini.



Non è bello esprimere opinioni in merito ai costumi odierni ed esordire con un nostalgico: ai miei tempi! Specialmente quando il pensiero è rivolto ai ragazzi.

Oggi le cose sono modificate, rispetto ai tempi di riferimento degli anziani, appunto, per una serie naturale di eventi. E tante operazioni sono anacronistiche, anche se un’attività è rimasta saldamente tale e quale negli anni: la scuola! La partecipazione, lo studio!

Partecipare alle lezioni è una condizione inalienabile. La volontà di esserci, incondizionatamente, anche con la pioggia e il vento, era un imperativo assoluto imposto dai genitori. Senza se e senza ma. Salvo poi, andarci e “salare” fare filino con la morosa. Anche adesso ci sta! Sono esperienze indimenticabili. E, in cuor mio, lo consiglio. Fa parte del libero arbitrio. E ci sta pure l’assenza per motivi familiari.

Ho qualche perplessità per le chiusure coatte relative ai famigerati comunicati di allerte meteo erogate dalla protezione civile ad ogni soffio di vento e qualche acquazzone più o meno violento. D’altronde, sindaci e direttori scolastici, eseguono direttive ministeriali e prefettizie. E fin qui ci può stare. Anche se, alla fine, tutta quest’assenza, giustificata, per carità, mortifica i programmi scolastici e di studio, c’è da convenire che rispetto alla tutela della persona non vi sono deroghe alternative, ed è giusto così. Ma, e ci mettiamo anche un però …

Ecco, la tutela della salute pubblica è importante fino a un certo punto, vista la disattenzione delle amministrazioni comunali rispetto ad un altro grande e importante tema: la manutenzione stradale.

Camminare durante la pioggia e anche dopo, quando l’acqua ricopre le voragini creatisi nel manto stradale, è senz’altro pericoloso. Pericoloso per chi guida e per i pedoni. Per le macchine stesse che si scassano e il dispendio di risorse per ripararle.


Le periferie sono le zone che più soffrono l’abbandono delle strade, quasi tutte ridotte a gruviere. E anche laddove il manto stradale resiste alla pioggia battente e al continuo andirivieni dei mezzi gommati, improvvisamente si allagano. Le vie per il deflusso delle acque piovane o non esistono oppure sono ostruite.

Senza farla molto lunga. Andiamo al sodo: e la manutenzione preventiva?

Probabilmente se ci fosse una programmazione attenta, davvero attenta al pubblico bene, prescindendo dalle fatidiche casse sempre vuote delle amministrazioni locali, si potrebbe reagire diversamente ai comunicati della protezione civile. E i sindaci, i presidi, i professori e gli studenti potrebbero continuare a espletare la normale routine.

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