Vocabolario calabrese, una parola al giorno
Parole desuete.
Alcuni vocaboli li abbiamo riposti in soffitta, al pari delle suppellettili soppiantate da altre più performanti, come usiamo dire adesso, alcune parole in calabrese stretto non le pronunciamo e neppure le sentiamo dalle persone che ancora parlano il familiare idioma.
I dialetti rappresentano la radice, le origini dei luoghi, e
le inflessioni suggeriscono contaminazioni lessicali storiche importate e esportate
dai viaggiatori, commercianti e invasori.
Le invasioni, non sempre barbariche e violente, hanno
arricchito e continuano a farlo ancora, i vocabolari in ogni parte del mondo.
Le migrazioni, necessarie per la sopravvivenza dei popoli,
lasciano ricchezze immateriali che riportano le menti alla notte dei tempi.
La Calabria è geograficamente una terra esposta alle
incursioni. Circondata dal mare e legata alla Penisola da una lingua di terra,
è stata, punto d’approdo per i popoli provenienti dal continente africano e non
solo.
La Grecia e altre regioni della penisola balcanica, giunti sulle nostre coste, nei secoli scambiarono merci e linguaggi, monete, che ispirarono la narrazione epica degli attuali racconti eroici.
Dalla cultura orale
tramandata prima della scrittura dai cantastorie abbiamo appreso le vicende di Ulisse,
del suo approdo nel golfo di Squillace. Di Archimede e della scuola che istituì
a Kroton. Di Filottete, arciere infallibile che, scacciato dalla patria in
seguito ad un’insurrezione cui prese parte, si rifugia in Calabria dove fondò
i centri di Krimisa, Petelia Policastro, Macalla e Chone. Fece costruire un
tempio a Cirò Marina, l’antica Krimisa, ove depose l’arco e le frecce di
Hercules consacrandole ad Apollo. E ancora un altro eccellente personaggio: Cassiodoro, fondatore della
prima università in italia: Vivariensis. Monaco, senatore, politico durante l’impero di
Teodorico.
Flavio Magno Aurelio Cassiodoro: Politico e letterato; figlio
di un alto funzionario di Teodorico, fu questore, console, e nel 523 ministro
per la politica interna; convito promotore dell'ideale di fusione tra Romani
e Goti.
Alcune parole arcaiche rimandano alla notte dei tempi. Le radici semantiche, se pur plasmate s'intrecciano tra le lingue greche, longobarde, arabe, spagnole, romane, latine, che, fatti propri e inserite nella lingua autoctona dei bretti, l’antico popolo calabrese, testimoniano, le tracce storiche delle scorribande subite.
Una parola al giorno: sciumicara, sciumicatu.
Sciumica, deriva da schiuma. Schiuma del mare e di ogni
altro liquido che la forma. Con schiumare si voleva intendere: pulire dalla
schiuma il mare, eliminare i pirati.
Togliere le negatività! Quidni. E in Calabria, togliere la
negatività nel tempo, assume un significato esoterico: togliere le energie
cattive che succhiano le forze agli uomini: togliere il malocchio!
Sciumicare è anche l’azione dell’affumicare un prodotto
alimentare quali le salsicce, i formaggi così da farli maturare e tenere
lontano i parassiti, mosche e animali nocivi.
Sciumicare, quindi, azione atta a disinfestare gli ambienti.
Ma anche lo spirito; l’anima colpita dai cattivi pensieri: dal malocchio! Che, simile
a una schiuma in ebollizione offusca le profondità degli esseri. Oscura e
dissipa le energie.
Come il brodo, il latte o un metallo fuso che richiedono di essere depurati dalle scorie nocive affinché si apprezzi appieno le qualità, allo stesso modo la natura umana, a volte, ha bisogno di essere depurata dalle forze cattive mandate dagli invidiosi a deprimerne le qualità. Ecco che è necessaria la preghiera tramandata e appresa nella notte del santo Natale. La sciamana, sciumica, toglie il malocchio sussurrando una preghiera antica, rigorosamente in dialetto. Toglie, con la potenza della preghiera antica, le negatività. Sciumica.
nda.
Sciumicara, da skum, antica lingua longobarda; popolo che, nel pieno della sua potenza, invase la Calabria, la Sicilia, e parte della Puglia.
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