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Medio Oriente La pace degli armati: fine delle ostilità, inizio delle spartizioni La guerra tace. Le bombe non cadono più. I titoli dei giornali celebrano la “pace ritrovata”, mentre le telecamere si soffermano sui sorrisi diplomatici, sulle strette di mano, sulle cerimonie. Ma sotto la superficie, il silenzio delle armi non è sinonimo di giustizia. È solo il preludio a una nuova fase: quella della spartizione. Le stesse mani che hanno firmato contratti per la produzione di armamenti ora si tendono per accaparrarsi appalti di ricostruzione. Le stesse voci che hanno alimentato la retorica bellica ora si presentano come garanti della stabilità. E il mondo civile, quello che dovrebbe indignarsi, si accontenta di una tregua che sa di compromesso, non di riparazione. La ricostruzione di Gaza è diventata un affare. Un business da miliardi, dove le imprese nazionali si contendono il diritto di “ricostruire” ciò che è stato distrutto con le armi che esse stesse hanno prodotto. È il parado...
❝Non in mio nome❞: quando la solidarietà diventa bersaglio La Flotilla e il rovesciamento morale Il paragone di Franco Cimino: una denuncia che scuote Diplomazia o complicità? Il grido civile: “Non in mio nome” La recente reazione del governo Meloni nei confronti dei volontari della Flotilla ha sollevato un’ondata di indignazione tra cittadini, attivisti e osservatori internazionali. Invece di riconoscere il valore umanitario dell’iniziativa, i rappresentanti istituzionali hanno scelto di stigmatizzare l’azione, accusando i partecipanti di irresponsabilità e di mettere a rischio la sicurezza nazionale. Ma cosa rappresenta davvero la Flotilla? È un gesto di pace, un atto di testimonianza civile che mira a portare aiuto concreto e simbolico alle popolazioni martoriate da un conflitto che ha già mietuto migliaia di vittime innocenti. I volontari non portano provocazioni, ma medicine, cibo, parole di conforto. Eppure, vengono trattati come potenziali comp...
Basta con la finzione sul tema Palestina libera Di Franco Cimino Riconoscere lo Stato di Palestina, obiettivo sul quale sembra essersi scatenata una sorta di gara a chi vi arriva per prima, è un falso problema. Quasi un diversivo. Di certo, un alibi o un tardivo sforzo per essere accreditati fra le civiltà o i paesi più civili. Non c’è da riconoscere alcunché. Primo, perché sono trent’anni che questa posizione è stata raggiunta a livello internazionale, con i trattati di Oslo del 1993 e con i patti di Abramo successivi. Secondo, perché lo Stato di Palestina esiste nella natura, nella geografia, nella cultura, nell’antropologia, nell’etica, nella politica e nella geopolitica. Questo è dato da un elemento che rende ovunque, oggi e nella storia, il riconoscimento di uno Stato, quale che sia, oggi quello della Palestina: quando c’è un popolo, piccolo o grande, c’è uno Stato. Perché un popolo ha bisogno di un’istituzione alta che lo rappresenti e che ne raccolga storia, identità...
Riflettere e agire! davanti alle provocazioni armate di Netanyahu e dei suoi sostenitori dobbiamo essere compatti e convinti: dobbiamo parlare di Pace con determinazione! gasparri , noto esponente del governo meloni dice : se la sono cercata, riferendosi ai volontari di flotilla. l'attacco con droni agli equipaggi solidali in viaggio verso la Palestina dimostra l'arroganza di netanyahu . siamo in guerra anche noi! questo ci dice l'azione. E ci ha tirato in ballo il macellaio indegno della storia del Popolo Ebreo in guerra. Che fare? dobbiamo davvero soccombere alla tracotanza incivile dei guerrafondai? La riflessione è intensa e carica di indignazione, e comprensibilmente si può sintetizzare così: gli attacchi con droni contro le imbarcazioni della Global Sumud Flotilla — civili e pacifiche — hanno sollevato forti reazioni internazionali. Secondo un dossier pubblicato recentemente, questi attacchi sarebbero stati condotti da droni israeliani con ordigni incendiari, e avreb...
Domanda: Scongiurato lo sterminio nazista e soffocata l'ideologia della razza il mondo assunse un cvolto più umano. gli ebrei si organizzarono e costituirono un corpo speciale per dare la caccia ai capi delle ss che si erano nascoste e una volta catturati li giudicavano e condannavano. il popolo di Israele ritornò ad essere un popolo potente. ricco economicamente, politicamente, scientificamente, ma qualcosa nella crescita del benestare è andato perduto se da quel fatifico e spregevole assalto del 7 ottobre dei terroristi di hamas, la barbarie ha trasformato il volto della ragione degli esponenti di estrema destra che governa Israele. la furia messa in campo non ha niente di "giusta" reazione e la distruzione nonchhé l'invasione di lla striscia di Gaza lo testimonia. la sensazioen è che ci sia ben altro dietro.
di Franco Cimino GAZA, IL GENOCIDIO ANNUNCIATO E IL SILENZIO COLPEVOLE DELL’EUROPA C’era un solo palazzo ancora in piedi nell’inferno di Gaza. Uno soltanto. Un piccolo grattacielo che sembrava toccare il cielo, prima che un missile ne cancellasse anche l’ultima ombra. È diventato simbolo di ciò che resta: macerie.
denuncia sociale, Gaza, Palestina, genocidio, esodo Gaza Riviera? No, è colonialismo 2.0 mascherato da startup. Mentre i bambini muoiono di fame e le famiglie cercano rifugio sotto le bombe, c’è chi sogna grattacieli e resort sulla sabbia insanguinata. Il piano Trump per Gaza – chiamato Great Trust – promette una “rinascita economica”. Ma diciamolo chiaramente: è una speculazione travestita da salvezza.
Nelle terre martoriate dalle carestie e dalla brutale azione dell'uomo non si sentono suoni da luna park. le giostrine sono distrutte. sotterrate dalle macerie delle bombe lanciate sui palazzi. i bambini non pensano a giocare ma a raccattare qualcosa di commestibile Sembra lontana la possibilità di morire per colpa di un nemico. Da noi in Italia. Infatti affianco alla giostrina del porto c’è l’imbarazzo della scelta, basta avere qualche soldo in taasca per soddisfare le nostre esigenze: una pizza; un gelato; un cornetto, il caffè…
Oggi ho visto una Lucia Goracc i visibilmente tesa. Non era come al solito sui campi devastati dalla furia di Israele ma, probabilmente, in un balcone dello stabile dov’è ospitata la troupe. E mentre parlava, il suono di un clacson disturbava il suo racconto.
LA VERGOGNA DI GAZA E L’IPOCRISIA DEI POTENTI VERI E FALSI, GIGANTI E NANI DI MORALITÀ Mentre l’uomo della “pace in ventiquattr’ore”, candidato al Nobel dall’uomo della guerra, gioca a Golf nelle sue ricche ed esclusive proprietà in Scozia, il suo amico Netanyahu, l’uomo che lo vuole a quel Nobel, continua a gettare bombe sulle città già rase al suolo e sulle terre già distrutte e bruciate di Gaza.
LIBERTA’. RESISTENZA. CIBO. Nelle tradizioni culturali e sociali dei popoli. Mangiare, bere e vivere in pace in Italia sono concetti acquisiti. Talmente acquisiti che difficilmente pensiamo ai bambini trucidati dalla fame e dalla povertà; peggio ancora dalla bestiale e crudele azione della destra israelita guidata dal macellaio Netanyahu.
Meno armi all’ucraina. Dice Trump. Perché? L’interrogativo nasce spontaneo vista la natura pragmatica attenta alle leggi di mercato del tycoon. Trump sta facendo un brutto gioco sulla pelle dei deboli. Deboli in tutto! Deboli intellettualmente, ricchi di materie prime che hanno soppiantato il petrolio e poveri perché soggiogati e fagocitati dai tantissimi scaltri uomini d’affari.
Salviamo il MOndo dall'avidità, dall'idolatria, dalla misoginia, dai dogmi e dalle dottrine oscurantiste seminatrici di morte.
“U voi chjiama cornutu u ciucciu”. Il bue chiama cornuti l'asino. Da noi diciamo così quando qualcuno accusa un altro delle proprie pecche e proietta la cattiveria perpetrata sugli innocenti con disonestà intellettuale confidando nell'indolenza collettiva.
Non trovo le parole. Davanti al niente esistenziale alimentato d'arrogante potere muscolare sui deboli c’è poco da dire. Si rimane annichiliti! Ed è inutile lo sdegno.
Ma che parlo a fare. L’arroganza è al potere e muove le fila secondo i propri umori. Non c’è empatia nel fare degli arroganti. Solo disprezzo per la gente povera privata dalla dignità di esseri umani costretti a pietire una ciottola di sbobba.
NON è UNA FAVOLA. A GAZA E' REALTA! E NOI SIAMO COMPLICI. Dalla martoriata Palestina arrivano notizie angoscianti. L’assedio imposto dal governo di Netanyahu continua a mietere vittime. BAMBINI e Fragili. Perlopiù persone deboli che avrebbero bisogno di un po’ di serenità e che invece sono costrette a scappare per rifugiarsi dalle angherie degli invasori.
I crimini del leader di governo sporcano l'intero popolo ebreo e quanti lo fiancheggiano. di Franco Cimino MA I BAMBINI, MORTI AMMAZZATI DALLE VOSTRE BOMBE E DALLA FAME, NON VI SMUOVONO IL CUORE? Che c’entrano gli ebrei, la loro drammatica storia che li ha fatti peregrinare per la Terra in cerca della propria, per farne patria e nazione? Che c’entra l’olocausto, cui sono stati sottoposti dalla dittatura nazifascista e da quei due folli e criminali che l’hanno rappresentata? Che c’entrano i sei milioni di morti nei lager nazisti e in quei forni crematori, che ne hanno fatto polvere scura al vento? Che c’entra l’orrore che è stato compiuto contro di loro e con la complicità di tanti di noi, che ci siamo addolorati solo quando di quei milioni ne abbiamo visto tornare scheletriti soltanto un centinaio?
Fai agli altri quello che vorresti che gli altri facessero per te ... Temo più la fame e le malattie per malnutrizione che le bombe dal cielo. Dice una mamma alle telecamere dei cronisti in Palestina e Intanto il cameraman inquadra una ciurma di bambini che assedia gli uomini addetti alle cucine da campo impegnati con i mestoli a girare e distribuire la sbobba ai bambini supplicanti.
LE CONSONANTI DELLA GUERRA E DELLA PACE Tre P, la consonante usata per tre parole, che dominano la scena mondiale su quelle quattro tavole ammalorate su cui si sta recitando la farsa più drammatica della storia dell’ultimo ventennio. P come pace. P, come pacifisti. P, come pacificatori. A queste si aggiungono altre tre P. P come Potenza. P, come potere. P come Pane.
Chi siamo
Abbiamo aperto questo blog nell’aprile del 2009 con il desiderio di creare una piazza virtuale: uno spazio libero, apolitico, ma profondamente attento ai fermenti sociali, alla cultura, agli artisti e ai cittadini qualunque che vivono la Calabria.
Tracciamo itinerari per riscoprire luoghi conosciuti, forse dimenticati.
Lo facciamo senza cattiveria, ma con determinazione. E a volte con un pizzico di indignazione, quando ci troviamo di fronte a fenomeni deleteri montati con cinismo da chi insozza la società con le proprie azioni.
Chi siamo nella vita reale non conta. È irrilevante.
Ciò che conta è la passione, l’amore, la sincerità con cui dedichiamo il nostro tempo a parlare ai cuori di chi passa da questo spazio virtuale.
Non cerchiamo visibilità, ma connessione. Non inseguiamo titoli, ma emozioni condivise.
Come quel piccolo battello di carta con una piuma per vela, poggiato su una tastiera: fragile, ma deciso. Simbolo di un viaggio fatto di parole, idee e bellezza.
Questo blog è nato per associare le positività esistenti in Calabria al resto del mondo, analizzarne pacatamente le criticità, e contribuire a sfatare quel luogo comune che lega la nostra terra alla ‘ndrangheta e al malaffare.
Ci auguriamo che questo spazio diventi un appuntamento fisso, atteso. Come il caffè del mattino, come il tramonto che consola.
Benvenuti e buon vento a quanti navigano ogni singola goccia di bellezza che alimenta serenamente l’oceano della vita. Qui si costruiscono ponti d’amore.