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venerdì 25 novembre 2022

A casa di Mamma Natuzza

 

Ognuno è come è! Diceva mamma Natuzza quando qualcuno lagnava di essere stata vittima di incomprensione e soprusi. Quando si era con lei ci si confessava. Si parlava sinceramente. Senza ipocrisia perché lei, o meglio l'Angelo suggeritore, leggeva nel nostro intimo. Le si raccontava di tutto: delle malattie fisiche e di quelle spirituali. Le si chiedeva se e come si poteva alleviare una situazione particolarmente difficile per sé, un familiare o un conoscente che sapendo del pellegrinaggio a casa di mamma Natuzza e non potendo arrivarci inviava messaggi e foto.


martedì 15 maggio 2018

Dedicato a mamma Natuzza

Installazione per la mistica di Paravati.


Umiltà e tenacia nella vita semplice di mamma Natuzza che per ribadire la sua povertà e impotenza umana nei confronti del supremo Amore ripeteva spesso: “Sono un verme di terra. Su 'na grasta rutta... (sono un vaso di terracotta rotto) io non posso fare altro che pregare la Madonna e il bambino Gesù. Io non posso niente. È lui che può fare tutto.
Queste frasi le ricordo bene.
Le ripeteva in pubblico e in privato e quando la gente le chiedeva “il miracolo” in preda alla disperazione le esortava a pregare e avere fede.


L'esempio e le parole della mistica prendono forma nell'installazione. E mentre lavoro una voce interiore sembra guidare le mie azioni.
Assemblo gli oggetti che ho a disposizione: l'anfora rotta ( a grasta); una pianta grassa (fico d'india) e la terra. E l'angioletto seduto sul globo che guarda pensieroso il prodotto terreno.

La forma solida dell'anfora del vino italo-greca fa riaffiorare alla mente l'immagine protettiva del seno materno: la madre che, se pur sofferente e intaccata dalle sofferenze terrene, trasmette comunque il dono della vita e la dedizione alla famiglia. L'anfora riempita con l'elemento terra e la messa a dimora di una pianta spartana che per vivere e donare buoni frutti protetti da spine nella terra di Calabria non necessita di sofisticate cure. Il tutto carico di allegorie connesse alle ambagi quotidiane, rappresenta plasticamente il pensiero di Mamma Natuzza.
In sintesi:
Essere terreno e mistico. Sacro e profano, quotidianità, piccoli e grandi problemi da affrontare. Gli uni connessi all'altro, accostati si fondono per dare vita e risalto al pensiero Creativo dell'Amore Supremo che tutto può. 

ps: alcune scuole di pensiero affermano che l'arte non si deve spiegare ma a volte raccontare come nasce un'opera e quali sono i pensieri che spingono a realizzarla può essere d'aiuto per comprenderne il significato e andare oltre il dato prettamente visivo.

mercoledì 18 marzo 2015

Europa, Italia. Cambiare leggi? No mentalità!

Non mi va di dare voti a Renzi e a chi governa insieme a lui. Tanto, la musica non cambia. E lo abbiamo visto per quanto riguarda gli scandali e le gratifiche personali a ministri, parlamentari e partiti politici.

I partiti politici hanno pieno potere decisionale nella gestione dello Stato. Sono loro, i segretari dei partiti politici, che decidono sulle leggi da scrivere e fare rispettare. E sono sempre loro che decidono le grandi manovre nelle operazioni pubbliche. Dalla legge elettorale all'etica spicciola comportamentale che trova sempre il “marchese del grillo di turno” che calpesta regole e uomini.
Mentre i privati, quelli che contano, pochi ma potenti, suggeriscono l'agenda della gestione finanziaria ed economica che poi si ripercuote nella popolazione, produce ricchezze o povertà.

La povertà si vive tutti i giorni. La si percepisce per strada. Si tocca con mano ed ha un profumo acre, la miseria degli uomini che hanno concesso privilegi a pochi e restrizioni a molti.

Mi tornano in mente le parole di una donna analfabeta ma toccata dalla bontà di Cristo, ogni volta che vedo qualcuno rovistare tra gli scarti alimentari o che fa molta attenzione ai prodotti in sconto nei negozi.
Mamma Natuzza si esprimeva con parole semplici che davano il senso vero alle azioni umane: “chi non soffre e non patisce non capisce”.

domenica 18 gennaio 2015

Domenica: gnocchi!

In cucina con amore. 


domenica, gnocchi
preparazione degli gnocchi


E sì c'è ancora chi tiene alta la tradizione e la domenica fa sentire in casa l'atmosfera delle feste. Sembra lontano il tempo in cui al settimo giorno ci si riposava e si volgeva l'animo alla preghiera.

“Il lavoro è preghiera. Una buona mamma prega dando il buon esempio ai figli. Non facendogli mancare il suo calore... incoraggiandoli”. Queste, alcune parole ripetute spesso da mamma Natuzza quando andavo a trovarla e le chiedevo come facesse a fare tutto quello che faceva in casa e con la fila delle persone alla porta.

Lei diceva di non avere fatto mai mancare niente ai figli e al marito. Nonostante i suoi incessanti impegni coi fedeli riusciva a cucinare e badare alla casa. E a chi, come me, le chiedeva come facesse, se usava il suo dono dell'ubiquità, rispondeva con un semplice sorriso dicendo: mi alzo alle cinque, preparo il mangiare e faccio le cose che ci sono da fare in una casa.

A distanza di tempo, sentendo e leggendo quanto si narra di Lei, mi sorge un dubbio. Penso di non avere saputo apprezzare appieno la sua disponibilità e l'enorme privilegio che mi è stato concesso di parlarle e apprendere le piccole gioie della vita.

A Lei dedico questo giorno e il religioso impegno del lavoro domenicale nell'accudire la famiglia.

La ricetta è semplice e empirica è la misurazione degli ingredienti, proprio come si fa nella tradizione della cucina mediterranea. La farina e le patate bollite e passate al setaccio si impastano in quantità uguali usando come termine di misura *le mani congiunte, concave a forma di coppa.

Ingredienti per 4 persone:
1kg di patate.
Farina di grano q.b.

Impastare con acqua quattro più quattro misure* di patate e farina, una misura, per ogni persona, di farina e una di patate bollite passate al setaccio, fino a quando la pasta diventa corposa e morbida e non si attacca al talgiere e alle mani.

Prendere un pezzetto di amalgama e sfilare l'impasto fino ad ottenere bastoncini lunghi circa 40, 50 centimetri e grossi quanto un dito. Tagliarli a tocchetti e pressarli su una forchetta o sull'apposito arricciatore per gnocchi (un tempo si usava “u crivu” un piccolo cesto in vimini).

Tempo di cottura 5 minuti. Condire con sugo di pomodoro o qualsivoglia altro condimento casareccio.
... e buon appetito

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