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martedì 20 febbraio 2024

Lettera a un Gabbiano

 


Sei un qualunquista! Si diceva in maniera dispregiativa a chi pensava e curava solo i cazzi suoi.

Politicamente era un'accusa a quanti non avevano a cuore il buon andamento della comunità e, in senso più ampio, della società tutta e dei valori aggreganti che determinano l'importanza intellettuale dello stare insieme.

mercoledì 13 maggio 2020

Pandemia, quanto ci ha cambiato?

Eccomi di ritorno dalla spesa. La solita fila ordinata. Il solito vigilantes all'ingresso del supermercato che gentilmente fornisce due buste che fungono da guanti. Coppie di coniugi che chiedono di poter entrare insieme. Gente di tutte le età fanno il paragone tra prodotti e prezzi. Carrelli semivuoti. L'emergenza iniziale non si ravvisa più. E la normalità sembra essere alle porte. Quantomeno da noi in Calabria che viviamo, apparentemente, di sole e ambiente pulito e che ci portiamo dietro secoli di sopraffazioni, piagnisdei e conflitti a parte, osserviamo le leggi dello Stato e, perciò, vorremmo essere coinvolti nelle gestioni emergenziali specie quando queste risultano essere impopolari e drastiche da attuarsi.

Per chi come me abituato a stare in sede, sono, come si suol dire, un pantofolaio, uno che preferisce stare a casa, riflettere e lavorare in fucina, l'effetto “domiciliari” imposto dalle misure governative per contenere la diffusione del virus non è pesato più di tanto e non ha sortito l'effetto “capanna” postulato dalla psicologia moderna. Anzi potrei affermare che la situazione di messa a dimora di alcune pratiche socializzanti si è dimostrata persino terapeutica per l'ambiente.

Quantomeno si è risolto il problema del buco nel'ozono. L'aria che respiriamo è più ossigenata e persino gli animali timidi come i cerbiatti si avventurano verso le periferie cittadine. È stato avvistato un esemplare sotto il ponte Morandi, lungo la fiumarella di Catanzaro. E, Per la prima volta si è parlato dell'avvistamento di un grosso cinghiale. Una bestia enorme quanto una cinquecento! Così lo ha definito una ranner che se l'è visto davanti durante la sua consueta corsa lungo il perimetro del quartiere corvo, periferia alquanto dimenticata del capoluogo calabrese.

Però adesso anche basta! Può bastare la chiusura e l'isolamento da appestati.

Lo stato di allarme ha imposto l'adozione di soluzioni estreme. E non tutti hanno reagito nello stesso modo. Vuoi per cultura. Per abitudini. E per necessità.

Dopo la lunga detenzione gli effetti dell'isolamento si presentano esasperanti per alcune categorie.

I soggetti deboli e quanti traggono sostentamento dal commercio soffrono maggiormente il lockdown, ovvero la chiusura totale o parziale delle attività lavorative rispetto ad altre categorie produttive. E Le serrande abbassate dei negozi, delle sale cinematografiche, dei musei, dei parchi giochi, ristoranti, bar, e quant'altro evidenziano nuovi problemi che sfociano in nuove necessità sociali se non addiruttura in nuove povertà visto l'indotto che ruota attorno alle attività imprenditoriali.

Dalla patologia sanitaria alla necessità sociale ed economica del paese il passo è breve.

Senza fare le pulci al mercato e senza difendere a spada tratta nessuno ancora una volta siamo difronte alla nascita di nuovi mostri mediatici. Personaggi che presenziano tutti i salotti televisivi e che hanno una risposta certa, categoricamente e scientificamente inoppugnabile, bontà loro, ai problemi della gente comune.

Rispondono, i tuttologi, ai quesiti esistenziali di persone portatori di handicap mentali e fisici comuni e non. Blindano spiagge e monti. Irrigidiscono la mobilità tra i confini geografici regionali, provinciali e comunali.

Sembra che ci sia una gara in atto per chi la spadella più grossa e la rende originale. Avendo, dato il tempo a disposzionine, la possibilità di ragionare e meditare sui mali e le storture creatasi dovremmo ricordare anche a noi stessi che siamo dotati di raziocinio cos'è bene e cos'è male!, che l'autoconservazione non è un optional e sa quando fare scattare il campanello d'allarme.

Non è un caso se le zone più colpite e che rimangono a rischio siano quelle col più alto tasso d'inquinamento atmosferico.
Come non è un caso se in Calabria la pandemia abbia portato paure e psicosi invece dell'ondata devastante del virus. E qui l'analisi si fa seria. Antropologica. Ambientale. Logistica.

Buon senso, quindi. Per la sicurezza e il bene comune. Osserviamo le regole ma senza esagerare con la caccia agli untori.

mercoledì 28 febbraio 2018

Come i preraffaelliti

Sacralità del lavoro.

L'UOMO, IL TEMPO, IL LAVORO.


C'è stato un tempo in cui alcuni pittori, vollero ritornare alla sacralità del lavoro e all'artigianalità della pittura. Riscoprire il piacere del lavoro inteso come preghiera. Godere della sacralità manuale che impegna intelletto e corpo. In sintesi: Al piacere del fare Arte. Artigianalità. Pittura.

Oggi sembra un'impresa impossibile! Ma si può tentare senza attenersi alle teorie dei preraffaelliti anche se:
Sentirsi vivi e partecipi in un mondo che non lascia spazi al tempo lento del fare è un'impresa impossibile, un'impresa da sognatori. Persone che si tirano fuori con determinazione dalla teoria che vuole tutti nella bolla marcia della globalizzazione non s'incontrano dietro l'angolo. Eppure c'è ancora chi resiste!
Resiste alla schiavitù imposta dalla frenesia del fare economico che antepone la ricchezza materiale alla ricchezza alta dell'ingegno creativo.

Ingegno creativo inteso come antidoto purificatore delle devianze connesse al dogma della velocità produttiva imposta nelle fabbriche e nei servizi per il disumano mercato globale.
Evoluzione è sinonimo di libertà.
Libertà dai lavori usuranti. Tempo libero per la sacralità del pensiero. Lentezza del fare e meditazione. Essere aperti al nuovo. Sondare. Sperimentare per accrescere le proprie conoscenze e porli all'altro nel confronto culturale catartico.  

martedì 6 settembre 2016

Intelligenza artificiale nemicamica

LA DITTATURA DELL'INTELLIGENZA ARTIFICIALE FARA' SOCCOMBERE L'UOMO COMUNE E le sue abitudini, l'organizzazione sociale del lavoro e la relativa gratificazione che ne deriva?




Non resta che tornare alla coltivazione della terra se vogliamo sopravvivere e arginare l'avanzata irresistibile delle nuove tecnologie applicate al mondo del lavoro.
Questa sembra essere la soluzione al futuro per le nuove generazioni.
Secondo alcuni ricercatori scientifici in un futuro prossimo l'intelligenza artificiale ruberà moltissimi lavori all'uomo.

mercoledì 24 agosto 2016

Pane e cipolla, soldi, sacrifici e

La resa dei conti.


Piove a dirotto. Anche Il cielo sembra voler dare l'ultimo saluto. La resa dei conti è arrivata.

Tuoni fragorosi annichiliscono i componenti della banda rifugiatisi sotto il portico.
Gli ottoni sono al riparo.
Se continua a buttarla così i musicanti non potranno accompagnare il feretro e suonare il requiem secondo le ultime volontà dell'estinto.

I becchini predispongono il carro funebre mentre i musicisti addossati l'un l'altro intonano il salmo. 

Grosse gocce d'acqua cadono sul legno tirato a lucido e scivolano via immediatamente.

Nonostante il maltempo il corteo si muove alla volta della Chiesa. ( qualcuno sussurra: il prete ha fretta: dopo c'è il battesimo. che ci vuoi fare: questa è la vita! chi nasce e chi muore...)

Ne è valsa la pena? È valsa la pena condurre una vita di sacrifici e sofferenze, angustiarsi, riempire la valigia coi sogni dei migranti, lavorare senza risparmiarsi in terra straniera con l'obiettivo di appianare la strada ai figli?
Sotto il cappello si agitano i pensieri. Nascosti agli occhi e agli orecchi altrui si intrecciano i se e i ma in una incognita spirale fatta di opportuni, ipotetici pragmatici pensieri terreni volti a migliorane i giorni propri e quelli altrui.  ... non sarebbe stato meglio se ...


Tag: riflessioni, sotto il cappello, vita, opportunità

martedì 23 agosto 2016

Sotto il cappello.


D'estate, appena finita la scuola, il ragazzo tornava al suo paese natale. Gli istitutori raccomandavano di mantenere le buone maniere e di non parlare in dialetto.

L'uomo e il ragazzo sembravano in posa, in mezzo al campo e con le zappe in mano sarebbero stati un bel soggetto per un dipinto di Courbet.

Il ragazzo stava al piede e osservava le mosse dell'uomo.
Il sole era alto e picchiava ma il ragazzino non l'avvertiva. Riparati entrambi dalle pagliette a falde larghe preparavano il terreno per la semina.

Il silenzio esaltava il canto degli uccelli e il mormorio della fiumara che scorreva lì vicino.
Non una parola usciva dalle loro labbra.
L'uomo pensava al probabile raccolto e il ragazzo era eccitato dalla sua romantica esperienza contadina.
Questi e altri pensieri frullavano nelle teste riparate dal sole dai cappelli di paglia grossolana


lunedì 15 agosto 2016

Ideologi e guerriglieri in quiescenza


L'arte è un gioco. Questa è la definizione che il mio maestro dà quando gli si chiede cosa è l'arte.
Un gioco con delle regole variabili e in sintonia con il sentire di chi guida l'azione creativa.
Anche per la politica sembra funzionare così.
Durante gli anni della contestazione giovanile si teorizzava sulla qualità del lavoro e la crescita culturale dei lavoratori.
Era naturale sentire frasi lanciate efficacemente a mo' di slogan tipo: a salario di merda lavoro di merda.
A quel tempo passato ma non remoto rimangono ancorate nell'immaginario collettivo le espropriazioni proletarie. L'incitamento a prendere senza sentire colpe quello che era necessario per la propria crescita,dai libri ai vestiti e vettovaglie, qualora non si era nelle condizioni di comprarle.
Teorie complicate e lunghe per un post che deve leggersi d'un fiato ma che proverò a riprendere più in là. Adesso questa introduzione serve solo a far comprendere la sconfitta del pensiero proletario degli anni 60 e 70.
Oggi con La politica dell'UE, quindi Germania in testa con la Merkel, Renzi e Hollande il diritto ai sogni e alla crescita individual è blasfemia.
Il lavoro che non c'è mortifica e aliena. I demagoghi d'un tempo, allineatisi, continuano ad imbonire le teste vuote mentre i teorici guerriglieri che
sognavano e invitavano alla lotta per un futuro migliore sono in pensione o morti.

Tag: società, politica, lavoro, ue, ideologie

domenica 14 agosto 2016

Estate sul Golfo


Oggi ho cercato il sole! Contrariamente agli altri giorni in cui il sole rendeva incandescente la sabbia e tutto ciò che baciava, oggi, il vento che arriva dal mare rende l'aria fredda.
Esco dall'ombra. Riparo gli occhi con le rai-ban e mi espongo ai raggi benefici di Febo. Per la prima volta, quest estate, faccio come le lucertole.
Il mare non mi attrae. È mosso e il suo andirivieni agita i fondali. La sabbia fine infastidisce le consuete trasparenze. L'acqua sembra torbida e sporca ma non lo è.
Siamo abituati bene noi calabresi. Amiamo bagnarci in acque limpide.

Tag: estate in calabria, Squillace

venerdì 6 settembre 2013

Cos'è bene e cosa male?

"Parole taglienti, 2008"
Oltrepassata la porta della fanciullezza lentamente ci si spoglia anche della visione semplificata della realtà. Ci si accorge che il mondo non è più circoscritto dagli affetti familiari e neanche riducibile alla formuletta bene/male.

Fatta un po' d'esperienza si capisce che la distanza tra ciò che si considera bene e ciò che è ritenuto male è dilatata dagli eventi. E, fatta eccezione per la sacralità della vita, quindi abiurando la frase di romana memoria “mors tua vita mea” si riconsidera positivamente persino il machiavellico “fine giustifica i mezzi”.

Senza addentrarci sulle necessità dei singoli interessi, c'è, a mio avviso, un solo grande, importante, liberatorio interesse che dovrebbe accomunare tutti i popoli: la cultura nell'accezione ampia del termine, perché, sola arma che rende liberi da egoismi e preconcetti strumentali.

Sei d'accordo?

martedì 17 luglio 2012

NOTTE

E poi, davanti a una giovane vita spezzata ti accorgi che nulla ha più valore. 

L'arte la cultura la politica lo studio il lavoro e ogni attività espletata dal genere umano cessa di colpo nello stesso attimo in cui la morte sopraggiunge alla vita.

Che sarà mai lo spread i conti bancari gli imperi costruiti ad ogni costo al cospetto della dea livellatrice?

Secondo i tarocchi, la morte, non è solo fine di un ciclo vitale, la signora con la falce è anche il simbolo del livellamento e della rinascita fisica e spirituale.
Basta osservare la natura per comprendere appieno il concetto di rinascita. E in natura solo quando il seme muore germoglia e produce nuova vita.

mercoledì 16 marzo 2011

notizie contraddittorie dalla Libia martoriata



(ANSA) - BENGASI, 16 MAR - Tutto sara' finito in 48 ore?
'Troppi bugiardi parlano in tv, la minaccia di Saif Al Islam e' solo propaganda', ha detto il rappresentante del consiglio transitorio libico di Bengasi. 'Le truppe lealiste non sono in grado di prendere la citta'', ha aggiunto. Anche oggi la citta' libica di Ajdabiya, a ovest di Bengasi, 'e' stata pesantemente bombardata dalle forze di Gheddafi, ma non ci sono stati scontri sul terreno'. Lo ha detto all'ANSA una fonte della 'Rivoluzione del 17 febbraio'.

mercoledì 10 novembre 2010

vanità orgoglio e tatticismi inibiscono la crescita degli italiani

Vanità, orgoglio e tatticismi politici; elementi condizionanti che inibiscono la crescita culturale e economica dell'Italia.

Le esposizioni mediatiche alimentano l’ego; orgoglio e vanità non cedono mai il passo al fare concreto, al pragmatismo costruttivo.
I mass media non prediligono le notizie cattive, perciò non divulgano con la stessa enfasi del gossip i casi di colera a Haiti, i problemi reali dei paesi indebitati, la realtà delle zone alluvionate o interessate da cataclismi che ne hanno modificato geografia ed economia locali.
La tivù, strumento primario mediatico, pilota le notizie e narcotizza gli animi manda in onda programmazioni leggere che facciano evadere dai problemi contingenti le persone prive di retroterra culturali ben definiti. Insomma chi non ha grossi problemi di sostentamento preferisce sorridere e magari ignorare i problemi altrui.

I vizi privati dei personaggi pubblici sono enfatizzati o contrabbandati dai mass media per libertà personale, privacy e naturale rampantismo, tradotti, sempre dai media amici, in impegno e altruismo, quando qualcuno, preso da magnanimità pietosa, regala soldi a povere donne costrette a prostituirsi.

Nessuno sembra fare il proprio mestiere correttamente e, nel frattempo, si evadono tasse, il governo non fa nulla per migliorare la qualità della vita dei cittadini e l’opposizione, prigioniera di antichi sortilegi aspetta qualcuno che interrompa il maleficio per interloquire coi diseredati. E nel frattempo a chi spetta il compito di tamponare il dilagante malcostume?

La politica, ormai è risaputo, è inesistente!
Le aziende sono soffocate dalla globalizzazione, nel senso che gl’imprenditori spostano le baracche laddove i burattini costano poco e loro possono guadagnare di più.
Che rimane? La risposta sembra scontata:
Al povero cristo non rimane altro che la rivolta, intesa come impegno culturale e democratico per sovvertire malcostume e prese in giro dei politici, oppure la preghiera.
Su quest’ultima, anche se praticata da molti perché intimoriti o imboniti dal clero che predica bene nelle omelie ma razzola male nella quotidianità, c’è qualche perplessità fondamentale per le ricchezze accumulate e i privilegi vaticani in antitesi a quanto predicato da Gesù e per i quali è morto in croce.

lunedì 30 agosto 2010

la mala dei boschi, omicidi e 'ndrine

La chiamano “la mala dei boschi”. Suppongo sia una combriccola che gestisce le risorse boschive e decide chi e quanto deve prelevare da determinati appezzamenti, come commerciare i prodotti e dove. A limite, potrebbe intendersi come un’associazione di mutuo soccorso. Un gruppo di persone che, però, non lascia entrare nessuno impunemente a ficcare il naso nei propri affari e che ha una struttura organica aziendale con un dirigente generale e quelli di settore coi sottocapi che gestiscono direttamente le forze lavoro. Detta così non fa male e neanche scandalizza ma, passare qualche giorno dopo l’omicidio per le strade ancora bardate eccessivamente a festa con inutili luminarie, data l’esiguità della piazza del piccolo paese montano catanzarese, sorge spontanea una considerazione: “È questo un modo civile di gestire “affari”? Può giustificare la fredda decisione di eliminare a colpi di pistola un uomo? Togliere la vita a un padre di famiglia, ferire il figlioletto, traumatizzare la moglie e la gente che affollava la piazza in festa?”

Credo proprio di no!
Non viviamo più nella giungla da diversi millenni e lo spirito di conservazione della specie è votato ad altre soluzioni per la sopravvivenza, non certamente alla soppressione fisica dei nemici e dei concorrenti, altrimenti sarebbero giustificati guerre, abusi di potere e vessazioni a dispetto delle organizzazioni pacifiste che spendono energie per denunciarne effetti e cause dei popoli coinvolti in massacri, soprusi e sopraffazioni ingiustificati dal punto di vista morale.

Nonostante l’emancipazione sociale, a Palermiti, durante la festa della Madonna della Luce, patrona dei palermitesi, è stata spenta una fiammella, forse impura dal punto di vista etico, ma non sta a noi giudicare né tantomeno ad altri armare mani assassine, giacché esistono leggi e uomini preposti a farli rispettare.

La vita è sacra! Il diritto alla vita è Divino!

venerdì 27 agosto 2010

false democrazie e false libertà

False democrazie e false libertà.

Ovviamente le false democrazie sono definite dittature ma il termine “dittatura” è poco rassicurante, perciò, i despoti scaltri edulcorano la pillola della costrizione sociale con false libertà. Libertà di fare la spesa negli innumerevoli supermercati che ingombrano il territorio (sempreché ci siano i soldi). Già, gli agglomerati mercantili sorgono come funghi! Persino nelle lande desolate, lontanissimi dalle città ma comunque raggiungibili dai perditempo.
E che dire della libertà di pensiero. Il pensiero è libero fin tanto che non da fastidio a qualcuno che conta!, sì, perché se un'analisi è indirizzata a un povero cristo, è lecita, anzi doverosa farla! Ma se, peggio ancora, si usa la satira per ridere dei flop politici e suggerire percorsi alternativi ai programmi della politica, beh, sono guai.
Ma intanto il pensiero è libero. Non si può imprigionare e i despoti né sono coscienti. Forse per ciò si creano una claque, elargiscono favori, piccoli favori, a iosa e promettono l'impossibile per tenere buoni gli altri. Nel frattempo iniziano qualche crociata, che so contro i profughi, gli zingari, così da catalizzare l’attenzione della massa e distoglierla dai problemi di sopravvivenza degli operai che hanno aperto una trattativa con l’azienda,dei cococo e di tutti quei poveri afflitti che hanno creduto nelle cazzate vomitate in campagna elettorale dai venditori di fumo.
Ecco, questi i nuovi despoti! Venditori di fumo e detentori di cospicui, congrui, grassi arrosti depositati in caveau stranieri per non pagare le tasse dovute in Italia, perché, come ha detto qualcuno, in ottemperanza al parametro di condivisione cristiana e sociale tutto personale, ritengono eccessive e quindi da evadere. Come si suol dire: “ a nu parmu do culu meu duva tocca tocca!”

mercoledì 25 agosto 2010

dall'ozio al gioco creativo

Importanza del gioco creativo


Il fare creativo dell’uomo come prosecuzione dell’esistenza.


L’uomo non inventa nulla semmai osserva e personalizza quanto esiste già in natura. Lo spirito di conservazione prima e quello ludico, poi, lo spingono a rendere i prodotti dell’universo conformi al proprio modo di essere e renderli funzionali. Cosicché, superato lo stadio meramente conservativo della specie, l’uomo, spende il tempo a giocare. Gioca con le parole, la materia e s’inventa una forma linguistica immediata che annulla i lessici parolai e visualizza il conosciuto con la figurazione, ovvero attua una magia e dialoga con qualcosa di familiare, inventa la finzione visiva!
Chi non ha mai giocato, nei momenti di ozio, a seguire i contorni della propria mano con una penna e lasciare la traccia su un foglio? Anche i popoli primitivi pare abbiano iniziato così: descrivendo le forme proiettate dalla luce del fuoco sulle pareti delle caverne con tizzoni o pietre; seguendo le orme delle sagome lasciate dai corpi sul terreno o semplicemente stilizzando con segni elementari quanto volevano raffigurare e trasmettere. Dunque, nasce dal nulla il linguaggio della figurazione, mondato da velleità; alchimie figurali evolutesi col tempo e a torto definito dono per pochi eletti.
È vero, è un’alchimia!, una magia elementare che continua a stupire per la semplicità immediata con cui dialoga e trasmette messaggi universali. Ma, non per questo difficile da apprendere. Decifrare e interagire. Per far ciò, è necessario sfatare il grande falso mediatico divulgato da sempre dagli addetti ai lavori, interessati, per molteplici motivi, a mantenere vivo l’alone poetico e geniale di chi opera nel campo dell’arte.
Dipingere è come scrivere: basta conoscere la sintassi. Ma la vera poesia sta nella semplicità, nell’onestà intellettuale di chi gioca con la grafia primordiale per puro diletto e per dialogare. A questi ultimi non serve conoscere ma sentire; esseri liberi di dilatare segni e colori. Modellare, scolpire fino a realizzare pensieri e parole, musiche e ritmi plastici; condensare e consegnare agli altri affinché continuino il gioco secondo canoni propri.

la scrittura come terapia

Si scrive per scaricare tensioni; condividere esperienze; confessare, cazzeggiare, imprimere idee, trasmettere (saggi?) consigli.
L’atto in sé annulla le solitudini e chi lo pratica attivamente ne è cosciente, sa di non essere solo. Quindi, davanti al computer, oggi, e alla macchina da scrivere qualche anno addietro, per sentirsi in compagnia di un amico sincero; un amico talmente sublimato da non poter essere reale. Sì, perché nella realtà non c’è nessuno così paziente da lasciarsi stressare in qualsiasi momento e sappia assorbire lagnose lamentele, frustrazioni (che altro andresti a confidare a un amico se non i pesi che ti opprimono il cervello e massacrano lo stomaco?) insomma, scrivere è una terapia che annulla la solitudine e allevia le ulcere!

Aiuta egregiamente a uscire dall’isolamento esistenziale e affiancata a giochi per la mente, attività fisiche, hobby, la scrittura, si fa più creativa grazie alla tecnologia web che regala a chiunque la possibilità di sentirsi scrittore, giornalista, opinionista, saggista… L’aggeggino magico acchiappa. Assorbe energie, tensioni: è il confessionale per eccellenza, altro che sedute dallo psicanalista! La rete, è una voragine famelica: ingoia e digerisce velocissimamente ma tiene ogni cosa in memoria ed è per questo che prende piede: chiunque può lasciare la propria traccia ai posteri anche senza aver fatto nulla di geniale per lo sviluppo della collettività. Come la lumachella di Trilussa: “La lumachella de la vanagloria, ch’era strisciata sopra un obbelisco, guardò la bava e disse: già capisco che lascerò un’impronta ne la storia.”

mercoledì 23 giugno 2010

tra spirito e materia


società: quanto lo spirito è in sintonia con la materia?


Racconti di vita in Calabria.

Tra spirito e materia.
Evoluzione scientifica e tecnologica: quanto lo spirito è in sintonia con la materia?

Un tempo, quando ancora non esistevano le macchine, l’uomo usava l’asino, il mulo, il cavallo e le mucche per trasportare mercanzie e per spostarsi da una parte all’altra del territorio. Ovviamente il tempo che riuscivano a coprire questi mezzi di locomozione era abnorme rispetto a quello impiegato ora. Oggi, in base al mezzo di locomozione usato, si arriva comodamente a coprire una lunga distanza nel giro di poche ore se non minuti. Abbiamo a disposizione aerei e treni superveloci, macchine private e pubbliche. Anche le macchine agricole sono di ultima generazione: trattori, fuoristrada, trebbiatrici, scuotitori escavatori hanno soppiantato buoi e muli.

Viviamo attimi frenetici e mentre viaggiamo, cerchiamo di recuperare ulteriormente tempo portando avanti il lavoro. Ci connettiamo a internet; inviamo mail, pianifichiamo incontri; telefoniamo e quando un’interruzione imprevista ce lo impedisce, andiamo in panico. Basta un black out elettrico, l’attacco di pirati informatici al sito di riferimento aziendale o privato; le pompe di benzina vuote, la mancata erogazione del gas e così via, per mandare in tilt un sistema sociale basato prevalentemente sulle nuove tecnologie e sulle nuove fonti energetiche.
Oggi è impensabile tornare a cucinare sul fuoco a legna, viaggiare in carrozza o a cavallo; scrivere con il pennino intriso nel calamaio o con la vecchia cara stilografica; comporre una pagina con i caratteri mobili in piombo o in legno.
Oggi è tutta un’altra cosa! … e se fossimo obbligati a un ritorno al passato? Quanti sapremmo cogliere il lato positivo del ritorno alla calma, al lento scorrere del tempo? Alla riscoperta e al contatto fisico con l’altro. L’altro inteso come uomo e ambiente, materiale, spirituale e intellettuale.

ebbene! in Calabria esistono luoghi dove è possibile misurarsi, trovare risposte ai quesiti di adattabilità, sopravvivenza e...

(segue: da Bagnara in Inghilterra)

domenica 2 maggio 2010

e se dopo la Grecia toccasse all'Italia?

Di sicuro non sarò io a cambiare il mondo: non ho né la forza fisica e nemmeno il carisma del capopopolo per trascinare le folle in deliranti “volete voi…” ma una cosa voglio dirla visto che ho l’opportunità di farlo attraverso le pagine di questo blog: credo fermamente nell’intelligenza umana, nell’opportunismo degli uomini e nel servilismo genuflesso dei succubi. Bèh dove sta la novità? Si chiederà qualcuno. Nessuna novità! Ho voluto ricordare la determinazione intellettuale dei pochi che nonostante le avversità costruite dalle lobby di potere economico e politico e le debolezze umane impegnano le proprie risorse per migliorare la società. La stessa determinazione che caratterizza i santi, i pazzi o gli eroi e oggi ne servirebbero molti. Non necessariamente eroi ma persone comuni dotate di onestà intellettuale e carisma da eleggere nei luoghi istituzionali per fronteggiare la ciurmaglia demagogica che determina i destini di intere nazioni e si crea personalissimi scudi per arginare le avversità.

D'altronde è risaputo che la recessione, vissuta dalla stragrande maggioranza, non tocca i potenti uomini d’affari che posseggono yacht da milioni di euro e redditi stratosferici. Gente che brucia 20 30mila euro per un giretto fino in Sardegna con la “barchetta”… ma non la voglio farla lunga né tantomeno fare i conti in tasca a chi ha soldi e potere, Però chiedo: non sarebbe opportuno che questi signori si mettessero davvero una mano sulla coscienza e attuassero un regime di austerità solidale? quante famiglie potrebbero campare con l’equivalente somma di un pieno? Nella maggior parte delle famiglie italiane 20 30mila euro equivalgono al reddito annuo!

Ma c’è chi sta peggio dell’Italia…
La Grecia sta pagando l’allegra gestione dei governi precedenti e quello attuale è costretto a tagliare le spese. e, secondo le notizie, i tagli non partono dai parlamentari, dagli affaristi, dalle banche cioè da quei soggetti che l'hanno portata alla bancarotta; no! partono dai dipendenti pubblici che si vedono decurtato lo stipendio, la tredicesima, aumentate le aliquote. Insomma nulla di nuovo sotto il cielo della politica cerchiobottista.

Altra anomalia, anzi fantasiosa finanza creativa, che per tutelare il copyright e gli autori non trova nulla di meglio che aumentare i prezzi degli hard disk fissi e mobili giacché in rete si scarica gratis musica e film. Non c’è che dire! Belle bellissime trovate, complimenti allo scienziato o scienziati…

Ma i parlamentari nostrani, imprenditori, banchieri e affaristi in genere come si comporterebbero se messi di fronte a una pesante recessione? oppure costretti a essere cittadini modello? Io un’idea ce l’ho… *“a nu parmu do culu meu duva cogghia cogghia!”

*vecchio adagio calabrese che tradotto grosso modo recita così: basta che non tocchi me… a chi piglia piglia.

Ps. Pare che questo antico detto abbia contaminato un po’ tutti, leghisti pagnottisti e gente dello spettacolo come la simpatica Lucianina Littizzetto che nella trasmissione “chetempochefa” andata in onda dopo la pubblicazione del presente post ha sciorinato un bel po’ (questa volta) di cazzate in merito agli aiuti che l’Italia dovrebbe dare alla Grecia, con buona pace dei concetti europei e della solidarietà umana che dovrebbero annullare le meschinità campanilistiche tanto care alla lega e non solo.
Senza parlare dell’amarezza causata dalla trasmissione successiva: “Report” che ha fatto il punto, questa sì, drammaticamente reale, sulla sanità pirata e arraffona della laboriosa e civilissima Lombardia col suo sistema da esportazione data l’efficienza con cui gonfiano i conti in banca di cliniche private e medici a contratto. Bell’efficienza impiantare valvole cardiache e effettuare operazioni inutili per guadagnare di più! Unico dato disarmante, idilliaco è che qui regna e gestisce l’affare economico il partito dell’amore…

giovedì 15 aprile 2010

Politichese, proclami populisti


Ogni qual volta ci si trova davanti ad una novità, un bivio che potrebbe cambiare la vita, tutti, indistintamente, si pongono degli interrogativi e i pochi dubbi, immediatamente esorcizzati, sono sotterrati dalle migliori attese personali; come la nascita di un figlio, l’inizio di un nuovo anno, un corso di studi, e perché no: un lavoro se pur precario, un nuovo governo e così via. all’inizio, il cambiamento è nei proclami. Le parole di buon auspicio inebriano chi le pronuncia e chi le ascolta.
Si stappa qualche bottiglia con le bollicine e… cin cin… speriamo bene!

Ieri, in Calabria, si è insediato il nuovo presidente regionale e pare che abbia le idee abbastanza chiare, stando a quanto dichiara:
''Non avrò nessuna tolleranza per i delinquenti; chi ha sottratto risorse alla mia regione è mio nemico. Il Pd e Loiero sono avversari, mentre i nemici sono la borghesia mafiosa e quelli che vogliono arricchirsi; il mio nemico è la 'ndrangheta''.

''Ogni forma d’indebita pressione che può arrivare o alcuni messaggi che non capisco o che forse riesco a comprendere - ha proseguito Scopelliti - non scuotono la mia coscienza né mi creano allarmismo. Sono una spinta in più ad accelerare il cammino. Non ci sono altre questioni che mi possano preoccupare, perché questa classe dirigente che oggi ha vinto è consapevole che bisogna andare avanti su questa strada''.
E ancora:
''Io ho una battaglia da portare avanti ed è la battaglia dei nostri figli che devono vivere in una Calabria diversa. E siccome questa è la battaglia della Calabria e dei cittadini onesti, io metterò in campo ogni sforzo utile per conseguire questo risultato. Sarà difficile, sarà impossibile, ci hanno provato in tanti e ci hanno lasciato le penne perché sono stati sconfitti. Ma questa è la motivazione vera che mi ha spinto ad assumere questo ruolo. Sappiate che tutto ciò che andrò a fare lo farò nell'interesse supremo e non di qualcuno. Non ho paura di fronteggiare quelli che in maniera subdola o in maniera molto chiara o trasparente si metteranno contro il cammino indicato dal popolo calabrese che ha fatto una scelta di vita insegnando una cosa grande alla politica calabrese. Non voglio disperdere questo patrimonio: voglio raccoglierlo e rappresentarlo nel futuro per i nostri figli''.

La riflessione iniziale porta in sé la positività della speranza che tutti noi riponiamo nei cambiamenti epocali, a prescindere da chi e quanti, nonostante i brindisi beneauguranti, non vedono mai nulla di nuovo all’orizzonte ma che comunque continuano a sperare nel cambiamento positivo forse perché nel frattempo, tra mille peripezie economiche, in ossequio alla tradizione, stappano spumante da due soldi con l'occhio proteso alla pila dei conti correnti da pagare a fine mese, accatastata lì, sul comò, in attesa di essere evasa.
Per questa gente, che è la maggioranza dei cittadini italiani, per noi tutti!, speriamo che le parole diventino fatti e non rimangano sterili proclami, si concretizzino in servizi, lavoro, per migliorare la qualità della vita e abbandonare definitivamente una sequela di pagine inutili scritte sulla Calabria e l’Italia intera.

domenica 1 novembre 2009

osservandoti


Osservandoti

La telefonata, giunta inaspettata, riporta alla mente gli anni della passione giovanile: arte, politica, impegno sociale. … sì, quando si è giovani innamorati delle idee, il mondo assume una visione romantica: la società ha bisogno delle tue energie, ti butti a capofitto in discussioni e battaglie sociali. Vedi in bianco e nero, assumi atteggiamenti netti, disdegni compromessi e sotterfugi. Questo e altro ancora arriva alla mente.
Lentamente, il velo d’ombra che offuscava la passione giovanile si dissolve; lascia intravedere momenti, incontri, dibattiti che non hanno sortito a quanto auspicato. La realtà quotidiana, composta d’imprevisti, delatori, furbi e ambiguità associate al sistema hanno modificato, corrotto, vuoi per necessità o stanchezza, quel mondo ma non Te! Ti sei allontanato. Hai preferito isolarti; lavorare in silenzio. E ora, una voce alla quale non hai assegnato immediatamente un nome perché leggermente modificata, riporta a galla il passato.
Puntuale, alle 18,00 sei lì, presente. Munito di macchina fotografica, per immortalare gli amici e i compagni di tante discussioni. Invecchiati nel corpo e alcuni anche nello spirito, ognuno esprime o sottace momenti di vita personale; enfatizza successi e nasconde le azioni spregiudicate commesse per ottenerli.
È una farsa. Sorridi, scambi qualche parola; ti soffermi con le poche persone che, nonostante le inclemenze della vita, sono rimaste fedeli ai sani principi. E, senza fare neanche uno scatto con la macchina digitale, saluti e vai via.
Non parli; osservi le luci della notte; i fari delle macchine abbagliano il tuo viso. Impassibile, riponi la macchina fotografica nella borsa mentre ti sfugge un sospiro.
Che ceniamo? Ci facciamo una pizza vuoi?
Sì, la pizza va bene…

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