Giù la maschera
Attraversare il guado: l’umanità davanti al proprio bivio.
La crisi dell’umanesimo nell’epoca dell’individualismo globale
Dai conflitti internazionali alle tensioni interne, il mondo sembra aver smarrito la capacità di riconoscere l’altro. Eppure è proprio da qui che passa la possibilità di un futuro condiviso.
Viviamo in un tempo in cui l’umanità sembra essersi fermata sulla riva di un fiume in piena. Da una parte c’è ciò che siamo diventati: individui iperconnessi ma isolati, consumatori più che cittadini, spettatori di tragedie che scorrono sullo schermo con la stessa leggerezza di un intrattenimento. Dall’altra parte c’è ciò che potremmo essere: una comunità capace di riconoscere la dignità dell’altro come fondamento della propria. In mezzo, il guado che dobbiamo attraversare. E non c’è molto tempo per decidere se farlo.
Il modello culturale dominante ci educa a guardare al nostro ombelico. È un sistema che premia la competizione, la visibilità, il vantaggio immediato. In un contesto così, l’umanesimo — quello dei maestri del pensiero, dei filosofi che hanno costruito l’idea stessa di persona — sembra un reperto archeologico più che un orizzonte politico e morale. Eppure, mai come oggi, la sua assenza si fa sentire.
Lo dimostrano i conflitti che attraversano il pianeta. In Palestina e in Ucraina, la logica del “prima noi” ha generato una spirale di violenza che non risparmia nessuno. Negli Stati Uniti, la polarizzazione ha trasformato il dissenso in sospetto, l’avversario in nemico. In Italia, le tensioni sociali e politiche riflettono lo stesso schema: la difficoltà di riconoscere che l’altro — chiunque esso sia — non è un ostacolo, ma una parte della nostra stessa storia.
Non è solo geopolitica. È un modo di pensare che si infiltra nella vita quotidiana: nelle relazioni, nel lavoro, nella politica, perfino nel linguaggio. L’altro diventa un fastidio, un concorrente, un problema da gestire. E quando l’altro smette di essere importante, l’umanità intera si indebolisce.
Eppure, non tutto è perduto. La storia ci insegna che i momenti di crisi sono anche momenti di possibilità. Attraversare il guado significa recuperare l’idea che la libertà non è un bene privato, ma un bene condiviso; che la sicurezza non nasce dall’esclusione, ma dalla cooperazione; che la dignità non è negoziabile, per nessuno.
Non si tratta di utopia, ma di sopravvivenza. Se non ritroviamo la capacità di guardare oltre il nostro ombelico, rischiamo di consegnare il futuro a un mondo più fragile, più ingiusto, più violento. Se invece scegliamo di attraversare il guado, possiamo ancora costruire un’umanità all’altezza delle sue promesse.
La scelta è davanti a noi. E non possiamo più rimandarla.
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