Per non morire di stupidità

 


In natura, nel regno animale, alcuni aspetti fisici di certa specie mutano per autodifesa; tramite la mimesi certi animali riescono a confondersi con l’ambiente circostante e sfuggono ai predatori, altri cambiano aspetto, si gonfiano per incutere terrore ai potenziali nemici o emettono suoni gutturali terrificanti. È, insomma, una questione di sopravvivenza.

Nelle civiltà evolute, quale si potrebbe intendere la nostra, di umani, il condizionale è d’obbligo!, viste le corbellerie che combiniamo nonostante gli errori storici che non fungono da moniti all’occorrenza ma che qualcuno ancora li mantiene in vita adattandoli nel presente.

Mi spiego:

In questo tempo avvolto nell’oscurità e le ragioni latitano non si sente altro che parole di guerra; aggressioni preventive e armamenti di deterrenza.

Se vuoi la pace prepara la guerra! Ripete qualcuno.

La celebre frase "Se vuoi la pace, prepara la guerra" è la traduzione dell’espressione latina "Si vis pacem, para bellum". La formulazione più vicina a quella attuale si trova nel prologo del libro III dell’Epitoma rei militaris, un trattato militare scritto da Vegezio, autore romano vissuto tra il IV e il V secolo d.C..

L’idea alla base è quella della deterrenza: per mantenere la pace, bisogna essere pronti a difendersi. Il concetto, però, era già presente in autori precedenti come Platone e Cicerone, anche se con parole diverse.

Curiosamente, anzi problematicamente, la frase è tornata di attualità recentemente negli ambienti della politica intransigente. Citata dalla premier Giorgia Meloni durante un discorso in Senato per avvalorare la causa del riarmo degli Stati dell’EU e quindi dell’Italia per fronteggiare ipotetici nemici.

Se vuoi la Pace prepara la Pace!È un concetto potente, in netto contrasto con la celebre "Si vis pacem, para bellum".

"Se vuoi la pace, prepara la pace" è un’espressione che ribalta la logica della deterrenza militare, proponendo invece un approccio fondato sul dialogo, la cooperazione e la giustizia sociale.

Questa visione è stata sostenuta da figure quali Igino Giordani, politico e scrittore italiano del Novecento, considerato un profeta della pace. Per Giordani, e per moltissimi di noi contemporanei delle recenti carneficine, la pace non si costruisce con le armi, ma con relazioni giuste, inclusione e rispetto reciproco. Il suo messaggio era chiaro: la pace è un progetto da preparare con la stessa determinazione con cui si prepara una guerra.

Anche in politica contemporanea, l’idea è stata rilanciata.

“Se vuoi la pace, non preparare la guerra”. “Prepariamo la pace”. Lavoriamo sottolineando l’importanza del multilateralismo e del disarmo.

Cambiamo paradigma in armonia con i lumi della ragione di cui l’umanità è detentrice:

Non più la forza come garanzia di stabilità, ma la costruzione attiva della pace come scelta politica e culturale.  Educhiamoci alla pace, alla comprensione, all’accoglienza. Traduciamo in azioni concrete la disciplina dell’amore che sostiene la Bellezza attraverso l’educazione alla pace e la diplomazia preventiva cui auspichiamo posseggano i leader che ci rappresentano.

 

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