Canto salvifico

di Franco Cimino

 L’AMICO MIO CHE MUORE SUI CAMPI DI GUERRA PER SALVARE LA VITA. L’AMICO MIO VIVRÀ PER IL TEMPO NUOVO CHE VERRÀ 

Muori, amico mio. Desidero che tu muoia. Adesso. Questo è il tempo. Il tempo del dolore schiacciato da rovine materiale. Dall’odio. E dal disamore. Colpito da missili, bombe aerei e droni, che cadono su città e persone. Cadono come sassi di grandine piovute dal cielo, che più non piange. Solo urla. Dolore e rabbia. Desidero che tu muoia,amico mio, ché non c’è più tempo.Tempo per chiudere questo tempo dí maleodore. 

Dell’aria bruciata. Come i campi di grano, le gomme di camion, i capelli delle donne, le mani dei vecchi, le carni dei bambini. L’ipocrisia degli uomini. Le bugie dei potenti. L’inganno delle parole bugiarde. L’ambiguità delle ideologie. Le false promesse delle religioni. Il fantasma dei tanti Dio unici e assoluti. Muori adesso. Amico mio. Questo tempo è finito. Non ha più parole. Consumate tutte e altre non ne sa trovare. Muori adesso, perché se sei qui dopo le lunghe tortuose polverose fangose strade che hai camminato per cercare i più derelitti, gli scartati dalla società delle pance gonfie, non è solo perché ci sei andato. É perché Qualcuno da Sopra ti ci ha mandato. Altrimenti, non saresti qui. In questo posto dove nessuno vuol venire. Per pigrizia, egoismo, indifferenza, agnosticismo dello spirito e della mente. Nessuno vuol venire qui, perché ha paura del dolore. Di vederlo nei corpi e nei cuori degli altri. Soprattutto, in quello delle mamme e dei bambini. Delle mamme per l’insopportabile dolore dei loro bambini. E degli innocenti, uomini sempre in bilico tra la chiamata in armi per morire o uccidere, e l’abbandono nelle strade della miseria morale e materiale. Dove non c’è più distinzione tra vita e morte. E dove il desiderio non è più vivere, ma come morire, se per i colpi di mitraglia o per la fame e le malattie. Uomini innocenti, i padri che non lo diventeranno. E i padri, cui sono strappati i figli dalle braccia, “colpevoli” di non avere avuto la forza di trattenerli. Muori, amico mio, questo tempo deve finire, per far nascere quello Nuovo. Della Pace universale. Nella Giustizia e nella Libertà. Il Tempo nuovo dell’Amore. Ti vedo con la piccola borsa nera in mano. Stai andando a piedi e a nuoto in quelle terre della miseria, del dolore e della morte. Le terre abbandonate dai ricchi, dagli egoisti, dagli indifferenti. Dai falsi potenti. Lì, non ci andrà nessuno. Il tuo padre-amico, non ce l’ha fatta ad andare, si è fermato proprio alla partenza. Ha preso un’altra chiamata. Ora tocca a te, mettere le tue mani sui volti di quella indicibile sofferenza. E la tua parola, che li consoli e li rafforzi nel coraggio di resistere e di lottare per liberarsi. La tua parola di monito e di sprone, ai responsabili di quelle assurde criminali guerre, violenza pura su qualsiasi Diritto, umano e civile. Morale e religioso. Tocca a te dare la Vita per la salvezza della Vita e delle vite. Metti il tuo petto davanti ai loro cannoni. Il tuo corpo davanti ai carri armati. E la tua testa sotto i loro aerei. Non dobbiamo attendere alcun Messia. Non lo meriteremmo neppure. Attenderlo ancora sarebbe alibi continuo al nostro immobilismo. E alla nostra deresponsabilità. Non dobbiamo neppure aspettare l’arrivo di nuovi eroi. E neppure di santi dei miracoli. Gli eroi, i santi, i Messia, a milioni sono gli uomini e le donne, i vecchi e i bambini che soffrono la barbarie più devastante in quelle terre in cui é stato portato l’inferno. Mentre i potenti, i sedicenti potenti, nani di ogni altezza umana, giocano a far la pace attendendo di dividersi quei panni macchiati di sangue sotto la Croce di duemila anni, si continua a bombare e ad assediare le terre e i paesi già totalmente distrutti. Si va a caccia ormai solo di esseri umani, affinché del loro popolo non resti traccia nel mondo e nella storia dell’umanità. Mentre ti sto scrivendo, ne stanno uccidendo a centinaia. Sono quasi tutti bambini, vecchi e donne. E qualche padre reduce quasi vivo dalla guerra in trincea. Quando sarai arrivato in quelle terre, e ti vedranno in tutta la tua Bellezza, quando ti “ sentiranno “ parlare, avranno paura. Della Bellezza che tu rechi con te, avranno paura. Del mondo buono, che tu professi, hanno paura. Della Giustizia e della Libertà, che tu indichi come via di salvezza, hanno paura. Dell’incitamento alla rivolta dei cuori e alla rivoluzionaria liberazione pacifica di uomini, singoli e comunitari, di paesi e popoli, avranno paura. Del tuo Dio della Pace, che tu fai parlare con le tue fatiche e i tuoi gesti, hanno paura. Hanno paura della tua presenza fisica lì, sugli scenari di guerra, in quelle terre dove non ci andrà mai nessuno. Ché tutti preferiscono parlare da salotti e balconi. Da tribune e televisioni. Hanno paura di un uomo come te. Ché non capiranno mai se sei un santo, un eroe, un umile messia. O un semplice uomo. E, allora, ti uccideranno. Ma tu non morirai. Ti salverà il tuo Dio. Ti salveranno quegli uomini e quelle donne, quei vecchi e quei bambini. Che si faranno scudo. Ti salverò io. Che ti starò accanto. E ti difenderò. Ché la mia vita non vale nulla rispetto alla tua. Vivi, amico mio. C’è bisogno che tu viva. Il Tempo nuovo nascerà anche con te. 

                                                               Franco Cimino

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