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lunedì 5 aprile 2021

Le icone di don Mimmo

Da qualche giorno fa notizia la decisione presa dal vescovo di Napoli mons. Mimmo Battaglia.

Don Mimmo è stato per molti anni un sacerdote impegnato nel sociale. In Catanzaro è conosciuto come quello che si prende cura degli emarginati caduti nel giro della droga, ragazzi e ragazze messe ai margini della società perché troppo sensibili e deboli; delle donne maltrattate e dei derelitti che hanno trovato rifugio ai loro malesseri nell'inferno artificiale dell'emarginazione: la droga e l'alcol.

La sua nomina a vescovo di Napoli è stata accolta con entusiasmo e benevolenza da quanti hanno apprezzato il suo impegno sociale. E da uomo determinato qual è ha fatto sentire la sua voce e conferito il suo ruolo anche nel napoletano.

Dopo avere dimostrato la sua vicinanza al mondo del lavoro che sfugge e si sottrae per effetto del profitto famelico alle masse, la sua reazione al malcostume e alla sottocultura mafiosa è stata altrettanto decisiva nell'imporre l'eliminazione di alcuni segnali che fanno parte dell'immaginario religioso popolare. Ovvero ha fatto togliere due stampe raffiguranti la Madonna del Rosario e santa Rita da una chiesa simbolo della potenza malavitosa di una famiglia che ha fatto il bello e il cattivo tempo in quella parte della Campania.



Le icone erano lì da vent'anni. Proprio all'ingresso del luogo sacro. E sotto le stampe due targhette sottolineavano il nome e la potenza del donatore, un noto uomo venuto alla ribalta delle cronache per i suoi misfatti disumani che soggiogavano i deboli, succubi del vivere quotidiano.

Non si trattava di pregiate opere a olio. Non erano state eseguite da valenti artisti, come si potrebbe desumere dalle scarne notizie diramate dai giornali soffermatisi sull'azione eclatante del presule. E di conseguenza, qualcuno, giustamente, non essendo a conoscenza del valore delle icone, forse ritenendo le immagini sacre frutto di qualche valente maestro, ha espresso perplessità in merito all'azione categorica del prelato e ha spezzato una lancia a favore dell'arte quale strumento di emancipazione.


mercoledì 15 aprile 2020

Maestri di vita

La mia prima lettura? Il primo libro di narrativa che ho letto e che mi ha lasciato dentro poesia e amore?

Le avventure di Tom Sawjer di Mark Twain!

Grazie ad un maestro delle elementari che mi fece appassionare alla lettura.

Paolino De Sossi. Questo il nome del maestro che porto nel cuore.
Ricordo che lo andai a trovare prima che partissi per il collegio, a Napoli. Il vecchio maestro abitava in un vicoletto del centro storico di Catanzaro che dal corso Mazzini scendeva in direzione del mercato ortofrutticolo e al cinema teatro Politeama, quello vecchio che nelle sere d'estate si apriva il tetto e si vedevano le stelle: spettacolo nello spettacolo!

La città vecchia aveva una sua atmosfera e un profumo particolari. L'odore del “piccantino” che proveniva dalla piccola bottega di piazza mercato frammisto all'odore del baccalà esposto all'ingresso invitava ad entrare. E spesso era uno degli appuntamenti imperdibili. Con poche lire si poteva avere il piccantino, cioè un panino a forma di maritozzo che il bottegaio imbottiva con una poltiglia oleosa e piccante preparata da lui. Non ricordo il nome del gestore. Ricordo però il garzone: un ragazzo tozzo affetto da nanismo coi capelli crespi e neri che andava in giro sempre, anche dopo l'orario di lavoro, con lo stesso grembiule che scendeva fin sotto le ginocchia.

Il maestro de Sossi si meravigliò allorché la moglie gli annunciò la mia visita: “Paolino c'è un tuo alunno...”. La signora aveva una faccia materna. Mi fece entrare nel salottino e attesi. Dopo pochi istanti il maestro entrò e mi chiese il perché della visita visto che eravamo in estate inoltrata. “Come mai non sei al mare?”. Chiese. “Ai primi di settembre parto. Vado in collegio a Napoli, al don Bosco”.

Ecco, quell'uomo, per la sua affabilità e la dedizione al suo mandato di educatore che ha svolto egregiamente, mi ha fatto amare la lettura.

Quel libro l'ho messo in valigia e mi ha seguito ovunque

domenica 22 marzo 2015

Welfare, la politica abdica. Francesco punta i problemi

Napoli, 21 marzo 2015,

che dirti, caro amico. Papa Bergoglio ha commosso i napoletani.
Il suo incontro con la città è iniziato da Scampia. Il quartiere delle vele noto alle cronache per il degrado sociale e culturale enfatizzato dai media negli anni precedenti si è commosso alle sue semplici e toccanti parole.

Napoli, Scampia, Papa Francesco circondato dai bambini

martedì 24 settembre 2013

Accendere un'auto e attaccare targhe è facile

Difficile è far evolvere la collettività dall'arretratezza culturale imposta dalle caste.

Non passerelle ma lavoro come volano di cultura e legalità!

Mi son sempre chiesto a che valgono i simboli, le manifestazioni di piazza e persino i salotti culturali, dove, per intenderci, si parla tanto di letteratura, poesia, pittura, un po' meno di scultura e sempre con la puzza sotto il naso si addita l'ignoranza collettiva ché non legge, non si documenta, non amplia gli orizzonti con un buon libro.


http://aore12.blogIn Calabria, per combattere la 'ndrangheta e il malaffare che si associa ai colletti bianchi e alla politica, c'è stato un pullulare di targhe affisse sui muri dei municipi regionali con tanto di scritta: “QUI LA 'NDRANGHETA NON ENTRA!” Come se bastasse una sana intenzione, uno slogan, per annullare gli effetti di un malcostume cresciuto negli anni. Non si è voluto capire che laddove la miseria taglia con l'accetta gli animi e fa morire d'indigenza la fame fisica annulla anche la libertà, la volontà d'immergersi in una buona lettura.

Una sorta di asservimento dei reietti al potere che dà loro di ché vivere, salvo, poi, vedere comuni commissariati per infiltrazioni o contiguità mafiose, fa stare nell'inferno dell'ignoranza la maggior parte della popolazione. Ma questo non accade solo in Calabria!

In “Presa Diretta” un “dipendente” dei poteri nascosti così giustifica il suo atto di gratitudine al microfono del giornalista: “Come posso, quando mi chiama, rifiutare un favore a chi mi ha dato lavoro?”
http://aore12.blog
Giancarlo Siani

Cosa significa, si spieghi meglio. “Anche col voto”.

Insomma, i simboli sono importanti ma non importantissimi laddove regna la fame la disoccupazione e nessuna voglia di far crescere la cultura da parte di chi detiene il potere.
Che rilievo può avere l'accensione della macchina di Giancarlo Siani, giovane reporter ucciso dalla camorra per i suoi scritti su il Mattino di Napoli nello sfacelo totale di una Repubblica guidata da gente che per mantenere i conti dello Stato in ordine toglie il lavoro ai dipendenti pubblici e privati ma mantiene intatti i privilegi dei ricchi e affama il 90% dei cittadini?

Simili presupposti non lasciano spazio alla speranza checché ne dicano scrittori, intellettuali, politici che assediano gli schermi e i media.


mercoledì 18 aprile 2012

Cam di Casoria, l'arte brucia

antonio manfredi davanti al cam e all'opera che brucia
E mentre la nazione intera lancia esasperate invocazioni di aiuto i dirigenti nazionali continuano a guardarsi l'ombelico.
Nessuno pare abbia preso sul serio le parole di Antonio Manfredi e del suo staff come non hanno preso sul serio i tanti cittadini che si sono suicidati per problemi economici.

Le sacralità alte dell'essere umano si immolano ai feticci innalzati dal pensiero blasfemo di quattro farabutti che governano l'economia e posto l'utile al di sopra della cultura e della vita.

Bruciare la sintesi creativa è bruciare l'idea della vita e della bellezza in sé.
Bruciare un'opera è annientare il pensiero! Eliminare il cordone ombelicale che lega la sensibilità all'essere; l'umano al divino!

Ma cosa ne possono sapere le persone intrise di materia, coperte di fango, protese e genuflettersi esclusivamente al potere dei soldi?



lunedì 16 aprile 2012

mille opere al rogo, performance estrema per l'arte contemporanea

uno scorcio del CAM di Casoria, NA
“Mille opere d'arte bruceranno nei prossimi giorni per richiamare l'attenzione del ministro della cultura Ornaghi”.
Questo l'annuncio provocatorio del direttore del Cam, il museo d'arte Contemporanea di Casoria, Antonio Manfredi.
''Smetterò quando verranno qui Ornaghi, il presidente della commissione cultura UE Doris Pack e il governatore della Campania Caldoro. Non chiedo soldi, solo attenzione''.

“L’azione avrà inizio martedì 17 aprile 2012 alle ore 18.00 con la distruzione dell’opera pittorica di un’artista francese collegata via Skype con il museo al momento dell’azione, seguiranno le opere di Ast avamposto sociale oltre che culturale, e fino a quando un’azione concreta non verrà messa in atto per salvaguardare questa realtà, attraverso l’individuazione da parte della Regione Campania di uno spazio consono alla collezione internazionale del CAM e di fondi adeguati alla sua gestione, noi continueremo a bruciare le opere della collezione permanente del museo CAM.
In quanto centro di una rete internazionale ci facciamo capofila di un’azione di protesta allargata con l’appoggio degli artisti europei che vivono le stesse problematiche economiche. Nei propri studi, alcuni artisti internazionali bruceranno a loro volta le proprie opere per una rivoluzione globale della cultura”.

DOMANI, QUINDI! Sarà vero? Avrà, il nostro amico e gli artisti associati, il coraggio di distruggere mille opere o è solo un escamotage pubblicitario? Certo, come performance può risultare originale anche se già altri artisti lo hanno fatto.
Personalmente penso che non è distruggendo una o mille opere più o meno valide artisticamente che si risolve il problema. Da sempre nei momenti di crisi economica gli artisti e la cultura in genere sono i primi a soffrire per le ristrettezze imposte dalle politiche economiche dei governi e dei privati. D'altronde cosa è l'arte nel pensiero contemporaneo se non una fonte di lucro che si assomma nei piccoli e grandi capitali?
Non lo dico io ma la storia. E la storia insegna anche che ogni azione espletata a favore della cultura presto o tardi genera frutti.
in bocca al lupo!

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