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martedì 8 settembre 2020

Referendum, numeri e rappresentanza nelle altre democrazie

Riforma costituzionale?

A proposito di numeri e rappresentanza dei territori.

I dibattiti su riforme costituzionali o nuove leggi elettorali sono spesso accompagnati dall'immancabile “fare come in…” e il nome di un Paese al quale ispirarsi per una nuova legge che regoli le elezioni o modifichi le funzioni del Parlamento non manca. A un mese dal referendum per il taglio dei parlamentari risulta interessante uno sguardo ai parlamenti di alcune delle grandi democrazie europee, e non solo, per capire un po’ come funziona altrove. Per l'analisi guardiamo i dati riportati in un dossier del Servizio studi di Camera e Senato del 2019.

Iniziamo osservando che per una corretta analisi della rappresentanza, tra i vari Paesi europei, è possibile solo un confronto tra le camere “basse” (la nostra Camera dei deputati), poiché nei vari Stati esse hanno funzioni quasi uguali, oltre a essere elette direttamente dai cittadini. Per le camere “alte”, per intenderci i “senati”, non è possibile fare confronti perché la maggior parte dei Paesi dell’Unione europea (15 su 27) non ce l’hanno, mentre negli altri 12 Paesi le funzioni rispetto al Senato italiano sono differenti, così come il metodo di elezione. Insomma il nostro bicameralismo perfetto rappresenta un unicum nel mondo.

L’Italia prima e dopo la riforma nel contesto europeo

Considerando il numero totale dei parlamentari di ciascun Paese, al momento la classifica in Europa è la seguente:

  • Regno Unito: 1.426

  • Italia: 945

  • Francia: 925

  • Germania: 778

  • Spagna: 616



Con un Sì al referendum confermativo, complessivamente, il numero dei parlamentari italiani diminuirebbe da 945 a 600 (da 630 a 400 deputati, da 315 a 200 senatori).

L’Italia scenderebbe così al quinto posto, seguita dalla Polonia con 516 deputati. Ma le cose appaiono diverse se si analizza il rapporto tra numero di parlamentari eletti dai cittadini e popolazione, cioè tra numero di rappresentanti e rappresentati. Qui, come detto sopra, possiamo comparare solo le Camere “basse”, elette a suffragio universale diretto. Vediamo dunque che la classifica si capovolge e l’Italia, insieme alle altre grandi democrazie europee, è tra i fanalini di coda. Ecco gli ultimi sei posti:

  • Regno unito: 1 deputato (650) per 100 000 abitanti (66.238.007)

  • Italia: 1 deputato (630) per 100000 abitanti (60.483.973)

  • Paesi Bassi: 0,9 deputati (150) per 100 000 abitanti (17.118.084)

  • Francia: 0,9 deputati (577) per 100 000 abitanti (67.221.943)

  • Germania: 0,9 deputati (709) per 100 ooo abitanti (82.850.000)

  • Spagna: 0,8 deputati (totale 350) per 100 000 abitanti (46.659.302)



I primi sei posti vedono invece:

  • Malta: 14 deputati (68) per 100 mila abitanti (475.701)

  • Lussemburgo: 10 deputati (60) per 100 mila abitanti (602.005)

  • Cipro: 9,3 deputati (80) per 100 mila abitanti (864.236)

  • Estonia: 7,7 deputati (101) per 100 mila abitanti (1.319.133)

  • Lettonia: 5,2 deputati (100) per 100mila abitanti (1.934.379)

  • Lituania: 5 deputati (141) per 100mila abitanti (2.808.901)



Con la riforma i membri della nostra Camera sarebbero 400, e il rapporto tra deputati e popolazione scenderebbe a 0,7 deputati per 100 mila abitanti. Il nostro Paese quindi risulterebbe ultimo in Europa, con 1 deputato ogni 151.210 abitanti.



Certo, si potrebbe osservare che da noi anche i 200 membri del Senato sono eletti direttamente dai cittadini.

Nel conto totale quindi, con 600 parlamentari, il rapporto sarebbe di 1 parlamentare ogni 100 mila abitanti. Ma cosa accadrebbe se, come si discute da anni, dopo questo taglio si volesse anche superare il bicameralismo perfetto? Se si volesse fare della Camera il solo ramo elettivo, l’unico legato da un rapporto di fiducia con il governo, riducendo i poteri del Senato e rendendolo, per esempio, espressione delle autonomie regionali?

Collegi elettorali molto più grandi

Chi è contrario a un taglio slegato da una complessiva riforma istituzionale, o anche semplicemente da una nuova legge elettorale, fa osservare una serie di criticità. Tra quelle che riguardano la rappresentanza c’è quella di collegi elettorali molto più grandi, con ripercussioni sul rapporto tra rappresentanti e rappresentati, ma non solo. Con collegi più grandi, dovendo coprire aree più vaste, serviranno maggiori risorse economiche per le campagne elettorali, con il rischio che siano penalizzate le minoranze e i candidati con meno risorse. Si stima che al Senato i collegi uninominali avranno una dimensione media superiore agli 800.000 elettori, alla Camera di oltre 400.000.



la Germania, Paese non di rado indicato come modello, è una repubblica parlamentare federale con un sistema bicamerale che espleta funzioni diverse.

Il Bundestag, la camera bassa, è composto attualmente da 709 membri. Il numero, variabile, non può però scendere sotto la soglia dei 598 parlamentari. L’elezione avviene con metodo proporzionale personalizzato, vale a dire che ciascun elettore dispone di due schede: con una vota un partito, mentre con l’altra un candidato nella propria circoscrizione.

Il territorio federale è suddiviso in 299 circoscrizioni. Ciascuna di esse è rappresentata da un deputato eletto direttamente, attraverso il cosiddetto “primo voto”, che determina un rapporto diretto tra elettore ed eletto. Con il “secondo voto” invece il cittadino sceglie un partito politico, i cui candidati sono fissati su una lista per ciascun Land (liste bloccate). Il secondo voto determina i rapporti di forza tra partiti nel Bundestag, i cui seggi sono suddivisi in maniera proporzionale con una soglia di sbarramento al 5%.

Il Bundestag è l’unica camera che vota la fiducia al governo federale. Il Bundesrat invece, la camera alta, è l’organo di rappresentanza dei Länder ed è composto da 69 membri. Non sono eletti direttamente dai cittadini ma vengono designati dai singoli governi federati. Con 709 deputati eletti alla Camera bassa e una popolazione di 82.850.000 abitanti, il rapporto eletti/elettori è di 1 deputato per 116.855 abitanti, pari allo 0,9 per 100 mila.

La Francia è una repubblica semi-presidenziale. Ciò vuol dire che i cittadini votano per eleggere direttamente il presidente della Repubblica, oltre che per il parlamento. Quest’ultimo è composto da due camere, che esercitano però funzioni diverse: l’Assemblea nazionale e il Senato. In questo contesto il governo è legato da un doppio rapporto di fiducia: da una parte con il presidente della Repubblica, che nomina il primo ministro, dall’altro con l’Assemblea nazionale, che è composta da 577 deputati, eletti in collegi uninominali con un sistema maggioritario a doppio turno.

Il Senato, composto da 348 membri, invece è eletto a suffragio indiretto. Per ogni dipartimento i senatori vengono eletti da figure, come i consiglieri regionali e i delegati dei consigli municipali, a loro volta elette dai cittadini. Tenendo quindi in considerazione il numero di deputati eletti all’Assemblea nazionale e la popolazione in Francia (67.221.943), abbiamo un rapporto di 1 deputato per 116.503 abitanti, vale a dire 0,9 per 100mila.

Il Regno Unito è una monarchia parlamentare, in cui il sovrano ha poteri analoghi a quelli del nostro presidente della Repubblica.

Il parlamento britannico è composto da due camere: una alta, la Camera dei Lord, e una bassa, la Camera dei Comuni.

I due rami espletano funzioni diverse, ed è la seconda a rappresentare il cuore del sistema parlamentare d’oltremanica.

La Camera dei Comuni è eletta a suffragio universale e si compone di 650 deputati: è l’unico ramo del parlamento legato da un rapporto di fiducia con il governo di sua maestà. Viene eletta secondo il sistema del first-past-the-post, un maggioritario secco dove, in ognuno dei 650 collegi, il primo per numero di voti conquista il seggio.

La Camera dei Lord invece non ha un numero fisso di componenti, che attualmente sono 772. Non viene eletta dai cittadini e, dopo la riforma del 1911, ha poteri molto limitati. I suoi membri vengono nominati dal sovrano su proposta del primo ministro. In base quindi ai numeri della Camera dei Comuni si ha il rapporto di 1 parlamentare per 101.90 abitanti.

Ma come funziona altrove nel mondo?

La più grande democrazia occidentale, gli Stati Uniti, ha innanzitutto una forma di governo diversa dai casi fin qui analizzati.

È una repubblica presidenziale federale, dove i cittadini eleggono, attraverso un sistema piuttosto complicato, un presidente che però gode di poteri maggiori rispetto ai suoi omologhi negli altri sistemi, essendo contemporaneamente capo di Stato e di governo. Non c’è un rapporto di fiducia che lo leghi al parlamento, così come il presidente non può sciogliere le camere.

Il potere legislativo è affidato al Congresso, che si divide in due camere:

la Camera dei Rappresentanti, composta da 435 membri e il Senato, composto da 100 senatori (2 per ogni Stato federato). I cittadini votano per il Congresso ogni due anni, con delle differenze però. La Camera dei Rappresentanti viene totalmente rinnovata, con l’elezione di un rappresentante per ogni distretto elettorale. Il Senato, invece, viene rinnovato solo per 1/3, durando il mandato di un senatore sei anni. Complessivamente gli eletti sono 535, a fronte di circa 329 milioni di americani, vale a dire 1 parlamentare ogni 614 mila abitanti.

La percezione è quella di un numero esiguo di rappresentanti rispetto al corpo elettorale, ma in realtà le cose stanno diversamente, perché bisogna considerare anche il grandissimo numero di rappresentanti eletti nei singoli parlamenti dei 50 Stati (ognuno con un governatore) che formano l’unione.

Ricordiamo comunque che democrazia non è sinonimo di rappresentanze numeriche e non è gioco di squadra a discapito dei territori meno rappresentati. Democrazia, in politica, è servizio e tutela per le minoranze. Politica, in democrazia è servizio!

mercoledì 19 agosto 2020

referendum e schieramenti

Referendum. Le ragioni del no e del sì.


Siamo alle solite. Il gioco delle parti non finisce mai. Da una parte difendono le ragioni del no spiegando anche il conseguenziale risparmio economico e dall'altra lo minimizzano paragonandolo ad un caffè al giorno.

Dall'una e dall'altra parte assistiamo ad una pochezza di pensiero (nihil, direbbe qualcuno) assoluto!


I promotori sperano o forse sono convinti che col taglio dei parlamentari alcune lungaggini verrebbero meno; ci sarebbero meno commissioni e meno privilegi di parrocchia da salvare.


Quelli del no gridano allo scandalo! Verrebbe così dimezzata la democrazia e la rappresentanza in parlamento e al senato delle regioni a bassa densità di residenti. E qui viene spontanea la domanda: perché fino ad ora le regioni marginali e per regioni marginali intendo quelle come la Calabria che non hanno un pil degno di nota a livello nazionale sono state tutelate?


Senza farla troppo lunga: anche quando le intenzioni sono buone se non vi è una nuova visione della politica e del servizio che questa deve al Paese tutto cambia senza che nulla cambi.


I partiti continueranno a nominare i propri servi sciocchi ma non tanto. E qui mi si taccerà di “populista” qualunquista.

Parole entrate con denigrazione nel lessico politichese, disattendendo le vere origini che hanno portato i cittadini a guardare al politico non come espressione dell'elettorato consapevole dell'importanza democratica affidatagli ma all'affarista (salvo rari casi) che vede nell'incarico politico il potere.


In sintesi la vera riforma da attuare è quella culturale. E siccome per il momento è utopia allora si dovrebbero gettare le pietre miliari per una rappresentanza vera delle minoranze sparse sul territorio italiano impedendo ai governicchi che si susseguono di apportare modifiche con assurdi sbarramenti percentuali e opportunistiche trasmigrazioni.

sabato 15 agosto 2020

verso il referendum del taglio dei parlamentari

20 e 21 settembre siamo chiamati a decidere alcuni aspetti della democrazia. In alcune regioni e comuni si vota per eleggere le rappresentanze popolari e in tutta Italia si decide se ridimensionare il numero di deputati e senatori della Repubblica.



Le considerazioni da fare sarebbero lunghe e articolate, cosa impossibile da buttare su una pagina del blog.

L'analisi che dovremmo fare tutti è semplice:

a) serve delegare in ogni ordine e grado sociale persone che sono espressione di partiti e clan vari senza una adeguata e attenta presenza dei deleganti?

b) davvero la democrazia è in pericolo se si riducono i numeri degli onorevoli?

Beh, allo stato dei fatti e visto l'enorme pressapochismo dei rappresentati istituzionali che ci rappresentano nei vari gradi e uffici preposti dalla e per la democrazia, la risposta sarebbe univoca e assoluta. Ma voglio spezzare ancora una lancia nei confronti dei “rappresentanti” per rispetto dei ministeri in cui siedono e per rispetto della democrazia.

Non guardo nei loro cv per sapere se hanno lauree o onorificenze, queste possono essere regalate e comprate.

Non pretendo da loro freddi calcoli per risanare conti pubblici e casse previdenziali, anzi li escludo categoricamente!

Gradirei, piuttosto, che avessero un cuore collegato al cervello, che dicessero meno cazzate per accalappiare cani randagi del pensiero utilitaristico personale.

Vorrei non vedere più gente di merda che urla contro l'altro additandolo come il nemico e la peste sociale da debellare.

Mi farebbe piacere vedere un'assise di persone per bene che prima di badare alla propria pancia vedesse i bisogni degli altri. E non cercare sempre uno capro espiatorio per giustificare le proprie meschinità anche davanti all'inqualificabile azione arraffatrice di fondi pubblici destinati al welfare.

giovedì 5 marzo 2020

Corona virus. Pandemia? manteniamo la calma

Il paziente 1 di Monaco, 33 anni, aveva mostrato i primi sintomi il 24 gennaio, dopo aver incontrato una collega proveniente da Shangai, poi risultata positiva. Nei quattro giorni seguenti sono risultati positivi anche molti dipendenti della stessa azienda tedesca. Il caso, diventato noto a fine gennaio, è l'esempio della capacità del coronavirus di trasmettersi anche in assenza di sintomi.

I primi contagiati sono giovani! Sfatato perciò lo spauracchio che attanaglia gli anziani. Ovviamente gli over 65 devono stare in guardia specialmente se sono immunodepressi o hanno patologie serie tali da rendere le difese immunitarie deboli.

Ben ha fatto Conte e il governo nel rendere pubbliche le preoccupazioni avvalorate dagli studi scientifici e porre restrittive misure di socializzazione superflue, chiudere scuole, evitare manifestazioni ludiche, concerti e altre forme se pur più importanti quali sono le lezioni o le visite culturali in musei e siti istituzionali dedicati.
Anche il referendum del 29 marzo è rinviato!

In Calabria come in tutta Italia sono sospesi i concerti. Scuole chiuse. Ma, per una sorta di “contenimento emotivo” per evitare di fare la notte più buia di quanto non lo sia, restano aperti i super mercati, i mega agglomerati commerciali e la cittadella regionale che di per sé è una potenziale fucina batteriologica.


domenica 1 marzo 2020

Taglio parlamentari Sì o No?

Il prossimo 29 marzo dovrebbe esserci il referendum sul taglio dei parlamentari. L'effetto “corona virus” ha messo in secondo piano la chiamata alle urne dei cittadini. E i giornalisti della carta stampate e delle tv, seguendo l'onda emotiva, hanno ritenuto opportuno dedicare il tempo alla questione “virus” anziché rendere edotti i cittadini sul referendum.

I social sono abbondantemente gonfi di comitati e schieramenti favorevoli o contrari al NO.

Ognuno, secondo il proprio modo di intendere la politica e la democrazia parlamentare, adduce motivazioni che, per un certo aspetto, potrebbero essere anche condivise.

Populismo. Taglio di poltrone. Tagli allo spreco della casta. Democrazia e rappresentatività delle regioni.

Questi i temi presi a esempio, enfatizzati o sottaciuti, dagli schieramenti.

Nessuno però ricorda, in maniera obiettiva, come sia stata modificata negli anni la Costituzione dai partiti e quindi dai parlamentari a scapito della reale democrazia e della rappresentatività popolare.

Spulciando tra le news la nota dell'ANPI risulta la più onesta intellettualmente.

Nello stralcio che allego si analizza il percorso e l'intento democratico della rappresentatività cui la Carta è vocata.

Allora perché non rivedere la proposta di referendum a monte e la relativa legge elettorale modificata secondo criteri che diano reale rappresentatività democratica agli italiani?

E’ falso che con tale legge aumenterà l’efficienza dei lavori delle Camere, perché si renderà invece precario e macchinoso il funzionamento delle commissioni e degli altri organi del Parlamento. E’ demagogico esaltare il risparmio di costi derivante da tale riduzione, perché si tratta di una cifra sostanzialmente irrilevante rispetto alle dimensioni del bilancio dello Stato. La verità è che questa riforma, mal congegnata, risponde ad una logica populista ed antiparlamentarista, che aumenta il discredito verso la democrazia, insistendo sul tema dei suoi “costi”, spesso necessari per un suo corretto funzionamento, verso le istituzioni democratiche, riducendole a “poltrone”, verso gli eletti, sprezzantemente definiti “la casta”. Non solo: questa riforma pone l’Italia fra i Paesi europei col più alto rapporto fra numero di cittadini e numero di parlamentari, rendendo più difficile proprio la rappresentanza, difformemente dall’orientamento dei Costituenti che avevano invece inteso garantire un corretto rapporto fra numero di eletti e di elettori. Per di più occorrerà riscrivere immediatamente la legge elettorale, al fine di garantire la presenza in parlamento, a rischio, con tale riforma, di tante forze politiche, e rivedere i criteri di elezione del Presidente della Repubblica da parte dei grandi elettori delle Regioni.
Per queste ragioni l’ANPI prende posizione per il NO al prossimo referendum operando, com’è sua tradizione, in piena autonomia anche organizzativa in ogni aspetto dello svolgimento della campagna referendaria non aderendo di conseguenza ad alcun tipo di comitato, e ponendo al centro del dibattito pubblico una più ampia riflessione sui continui tentativi di manomettere la Costituzione, che invece, oggi più che mai ed in ogni sua parte, conferma straordinari elementi di attualità e di modernità. Ribadiamo l’assoluta necessità di una reale attuazione delle disposizioni costituzionali, che ancora oggi sono disattese in parte rilevante, e l’urgenza di ribadire e rilanciare la centralità del Parlamento rispetto al potere del governo, sempre più esteso e incontrollato, all’abuso di decreti legge e di voti di fiducia, alla prassi di spostare al di fuori del Parlamento le sedi del dibattito e persino delle decisioni proprie delle Camere. Più in generale, davanti alla crisi economica e sociale da cui l’Italia non è mai uscita da un decennio, occorre finalmente operare per la realizzazione concreta dei principi costituzionali in merito al lavoro, alle imprese, alla sanità, alla scuola, ai servizi, all’ambiente, alla cultura, al paesaggio, alla legalità, alla solidarietà, all’eguaglianza, alla pace.

martedì 25 aprile 2017

Alitalia, una storia infinita

Alitalia,
i lavoratori, chiamati ad esprimersi con il referendum, hanno detto NO al preaccordo per il salvataggio.
Il "no" al preaccordo per il salvataggio di Alitalia ha vinto nettamente, affermandosi con 6.816 voti, contro 3.206 sì, vale a dire con il 67%.

E sembra una nota giusta e gistificabilissima se andiamo indietro nel tempo e rivediamo le agevolazioni statali elargite dai governi per favorire il risanamento e il rilancio della compagnia di bandiera.

Per Gentiloni e compagni hanno espresso rammarico e sconcerto per l'esito del referendum. È, secondo i ministri del governo Gentiloni, un risultato che mette a rischio la ricapitalizzazione della compagnia.

Una storia già vista e pagata da noi contribuenti e dai lavoratori ma non dalla dirigenza.
A osservare attentamente il piano bocciato dai lavoratori ma accettato e consigliato da sindacati e governo non c'è menzione alla dirigenza che avrebbe dovuto salvare l'azienda già dai tempi di Berlusconi.

È la sintesi delle politiche attuali, asservite alle lobby di potere, che guardano con occhi attenti agli interessi economici di una certa elite lasciando alla deriva gli anonimi popolani che andranno a gonfiare le fila dei nuovi poveri.

C'è qualcosa che non funziona nella società. La rotta che segna i destini della gente comune è senzaltro sbagliata. I pensierosi timonieri se ne saranno accorti?

lunedì 5 dicembre 2016

Referendum, gli italiani hanno detto NO

Renzi ha perso!


Ha perso l'ultima occasione per dimostrare umiltà nella gestione del governo. Il 70% degli italiani con diritto di voto si è recato alle urne.
Il 60% circa ha deciso di votare No alla riforma rabberciata che avrebbe mortificato la democrazia garantita dalla Costituzione checché ne dicevano i sostenitori del Sì che si sono attestati al 40%.

I motivi sono noti e dibattuti ampiamente anche sulle pagine di questo blog.
Qualcuno sostiene che le clientele politiche abbiano giocato un ruolo importante nel determinare la sconfitta del Sì e di Renzi.
Non è così!
Stando tra la gente viene fuori il vero motivo del NO.
Molti cittadini sono stanchi di essere trattati come merce o numeri che servono ai mercati e agli imprenditori attenti ai guadagni facili.

giovedì 17 novembre 2016

Renzi, le promesse e lo spauracchio

Due consideraziponi. Giuro, solo due perché 'sta cosa mi ha stancato!
La Boschi e Renzi insieme agli altri ragazzi della Leopolda continuano a diffondetre notizie falsate dalla loro intenzione di fare.
Non è vero che se vince il NO il prossimo treno per le riforme passerà chissà quando. Dipende da chi va al governo la prossima volta che si voterà!
Dipende dall'onestà intellettuale di chi vorrà mettersi in gioco e ragionare pacatamente sulla Carta Costituzionale e sui privileggi intoccabili di alcuni.
Dipende anche se il segretario di un qualche partito farà il segretario di partito e non il capo del governo.
Dipenderà da una serie di piccole ma salutari disposizioni democratiche.
selfie con renzi

Le elargizioni attuali di Renzi e la voce grossa che fa coontro l'EU non convincono. Sembrano delle mancette prereferendarie.
Ieri, in Sicilia, ha promesso sgravi fiscali per tutto il 2017 a chi creerà posti di lavoro e farà nuove assunzioni.
Queste cose dovrebbe studiarle e farle attuare nel suo gabinetto di lavoro e non sbandierarle nelle piazze.
La prima considerazione è: i suoi tecnici e ministri sono a conoscenza della sua intenzione oppure le è nata lì per lì?

Persino Monti, che ho seguito nella trasmissione di Bianca Berlinguer #cartabianca, ne è convinto.
E se lo dice lui che è il promotore dei disagi attuali... è ancora convinto di avere fatto bene e che i tagli al ceto medio e basso sono stati dolorosi ma necessari. Certo se avesse tagliato anche i privileggi alla casta politica e imprenditoriale oggi staremmo meglio.

lunedì 31 ottobre 2016

Tra conti in ordine, ue, terremoto e ponte

Il terremoto del centro Italia ha messo in secondopiano la personalizzazione di Matteo Renzi sul referendum del 4 dicembre.
Ancora una volta è dovuto succedere l'irreparabile, in questo caso, alle bellezze culturali italiane e ai beni privati devastati dalla forza imprevedibile e inarrestabile del sisma affinché cambiassero le attenzioni e quindi i temi del contendere.
I crolli delle abitazioni private e la distruzione dei monumenti storici, vanto dell'Italia, hanno messo un altolà ai media e ai politici sulle barricate.
L'assordante vocio dei sostenitori del Sì e del NO si è affievolito. In queste ore le attenzioni gareggiano tra la raccolta fondi e la ricostruzione.

sabato 29 ottobre 2016

Nell'attesa di un Parlamento credibile

4 dicembre 2016, DOMENICA
si vota per il referendum e modificare, se vince il Sì, la Costituzione.

Non so se andrò a votare. L'indecisione nasce dalle troppe inutili primogeniture politiche appioppate alle decisioni post voto: se vince il Sì diventiamo una nazione al passo coi tempi, decisionista, veloce, intraprendente, affidabile per i mercati e i mercanti di anime. Gl'imprenditori internazionali investiranno in Italia (dicono quelli del sì).
Non è sufficiente la macelleria sociale fatta fin qui dai governi attenti alle necessità delle aziende. Non è sufficiente l'abolizione dell'art.18. E delle tutele contemplate nello Statuto dei Lavoratori. Non sono bastate le decisioni del governo Renzi tese a favorire gl'imprenditori.

lunedì 24 ottobre 2016

Cos'ha il politico + di me?

moneta unica, €, per esigenze diverse

In base al principio di uguaglianza, esplicitato nella Costituzione, perché i politici devono guadagnare molto ma molto di più rispetto ai normali cittadini? 

Opportuni

Tagli dimostrerebbero solidarietà verso i cittadini.

In questo mese, come negli altri mesi che si sono avvicendati, ho avuto seri problemi. A voler dare corpo e anima ai problemi che ho subito e fare capire l'origine dei mali devo necessariamente sommare le uscite vive:
assicurazione, 350€; tasse comunali, 251€: tasse scolastiche, 755€ condominio, 110€; gas 120€, telefono,.. insomma, non voglio annoiare, il totale è superiore ai 1500€ dopo avere omesso qualche altra bolletta che scivolo al mese successivo. Anche se nel mese successivo ci sarà l'imu della casetta a mare, comprata quando ancora le forze e le finanze familiari lo consentivano, il condominio e le bollette delle utenze domestiche che non si possono eludere.

Eppure la casta sembra lontana dalle tortuosità che deve affrontare una famiglia normale.
Parlano di API, la pensione anticipata che, a occhio e croce, sembra una regalìa a banche e assicurazioni. Come potrebbe, un pensionato/a campare con un ulteriore cappio attorno al collo?

giovedì 13 ottobre 2016

Dario Fo, esempio di coerenza

Dario Fo l'ultimo giullare e re dei menestrelli è andato nel regno dei morti a rivisitare e mettere in scena il mistero buffo insieme alla sua compagna di vita e di spettacolo Franca Rame.
È stato compagno, adesso si dice “virtuale”, di provocazioni culturali di più generazioni e con la sua gestuale mimica ha saputo dare corpo e rafforzare la cadenza enfatica delle contrapposizioni verbali messe in scena. Sbeffegiava i potenti per dare voce ai deboli.
Amava dipingere e disegnare. Preparava bozzetti e quinte dei suoi spettacoli. Come sappiamo.
È andato via sorridendo. Così lo immagino. E forse avrà anche fatto l'ultimo sberleffo in punto di morte.

Ha detto sempre ciò che pensava in politica e nei rapporti sociali. Sovversivo? Forse! Coerente di sicuro.
La sua nomina nel '97 a nobel per la letteratura è stata una sorpresa. Anche quella conferita a Bob Dylan adesso lo è. Piacevoli sorprese entrambe.
Vuol dire che qualcosa sta cambiando. E lui che era un innovatore è stato il precursore.

Critico nei confronti di una politica inconsistente e poco chiara, Dario Fo si era definito "sconvolto" e "terribilmente stupito" per l'annuncio di Benigni a favore del Sì al referendum costituzionale.
Parole dure quelle utilizzate da Fo nei confronti di Benigni: l'ha accusato di tradire se stesso e di "cedere davanti alle lusinghe".
Da tempo vicino al Movimento 5 Stelle, Fo, ha chiarito: "La questione non è votare questo o quello, ma lasciarsi andare alla deriva. C’è qualcosa del ‘dare e avere’. Non c’è dubbio che questa posizione favorisce il governo e il potere. Sarà ripagato. Però mi stupisce terribilmente".
"A Dario Fo non si risponde, è come la mamma", aveva replicato Benigni nel giugno scorso.



Ed io che sono niente in confronto a loro come devo comportarmi davanti a quesiti simili?

C'è troppa bagarre attorno ad un referendum che, all'inizio, avrebbe dovuto essere un test per Renzi e il suo governo. Poi ha capito o qualcuno glielo ha fatto capire che non era il caso di personalizzare un affare costituzionale.

mercoledì 12 ottobre 2016

Buffoni, non rappresentate l'Italia

Mi son presa la briga di leggere il testo della “nuova costituzione” Renzi-Boschi disponibile sulla pagina dell'Associazione Stampa Parlamentare (asp) e devo dire che Renzi non ha torto quando dice che la legge è stata approvata nelle sedi opportune anche da chi adesso la contesta. Ecco di seguito l'estratto:

DISEGNO DI LEGGE COSTITUZIONALE N.1429-D
Senato della Repubblica XVII LEGISLATURA N. 1429-D DISEGNO DI LEGGE COSTITUZIONALE presentato dal Presidente del Consiglio dei ministri (RENZI) e dal Ministro per le riforme costituzionali e i rapporti con il Parlamento (BOSCHI) (V. Stampato n. 1429)
approvato, in sede di prima deliberazione, dal Senato della Repubblica l’8 agosto 2014 (V. Stampato Camera n. 2613) approvato, con modificazioni, in sede di prima deliberazione, dalla Camera dei deputati il 10 marzo 2015 (V. Stampato Senato n. 1429-B) approvato, con modificazioni, nuovamente in sede di prima deliberazione, del Senato della Repubblica, il 13 ottobre 2015 (V. Stampato Camera n. 2613-B) approvato, senza modificazioni, nuovamente in sede di prima deliberazione, dalla Camera dei deputati, l’11 gennaio 2016
Trasmesso dal Presidente della Camera dei deputati alla Presidenza il 12 gennaio 2016
Disposizioni per il superamento del bicameralismo paritario, la riduzione del numero dei parlamentari, il contenimento dei costi di funzionamento delle istituzioni, la soppressione del CNEL e la revisione del titolo V della parte II della Costituzione
DISEGNO DI LEGGE COSTITUZIONALE Approvato, in prima deliberazione, dal Senato della Repubblica e dalla Camera dei deputati”.
A prescindere delle intenzioni dei cittadini contrari alla modifica, il presente estratto certifica la mancanza di serietà o l'insipienza di quanti siedono indegnamente sulle poltrone istituzionali occupate e determinate dalla politica.

Chiedo a lor signori: perché non siete intervenuti prima ad apportare le modifiche necessarie? E magari, suggerire anche di tagliare qualche centinaio di parlamentari dalla camera dei deputati?
Una risposta ce l'avrei! Ma ...
Voglio pensare che vi sarà dispiaciuto rovinare il colpo d'occhio del cameraman quando in futuro avrebbe dovuto documentare con una panoramica l'aula semivuota, non per le assenze ingiustificate, dovuta al taglio dei deputati sancito dalla vostra riforma.

GB, Italia: Referendum destabilizzanti

CAMBIAMENTI. Pericolosamente Inutili


Secondo alcune teorie di pensiero i riformisti sono per il cambiamento mentre i conservatori preferiscono i processi consolidati.

Molti avvenimenti inusuali sono accaduti in questi ultimi tempi.
Dapprima, sembrava, che, finalmente, prendesse corpo la tanto desiderata storia dell'Europa Unita. Fiduciosi nelle parole di Prodi e quanti hanno lavorato perché ciò accadesse abbiamo accolto con favore i cambiamenti. Tutti, quindi, sotto la stessa bandiera blu con le prime 28 stelle, una per ogni nazione che la componeva.

Abbattute le frontiere siamo cittadini europei senza più bisogno di passaporti per circolare negli Stati Membri. Unica moneta, l'€. ma differenti politiche, di questo ce ne siamo resi conto cammin facendo. E qualche Stato come la Grecia ha pagato un eccessivo castigo per colpa della politica dissennata interna che l'ha portata al fallimento. E, l'Europa Unita, l'ha aiutata per davvero? Ha mantenuto l'equilibrio tra i ceti sociali oppure ha preteso rigorose azioni per contenere il debito pubblico?

martedì 11 ottobre 2016

REFERENDUM Sì, NO, PERO'

COSTITUZIONE, POSSIAMO CAMBIARLA? È questo il momento adatto?


Niente è per sempre. Nemmeno i diamanti!

La Carta Costituzionale è uno di quei diamanti da taglaire in due. Lo hanno deciso e si farà.
Ora il problema, per noi che non siamo tutelati granché dai poteri forti (perché loro, i poteri forti, sono attenti a tutelare le loro priorità economiche all'interno del mercato globale) consiste nel capire quanto la guerra del Sì e del NO può nuocere al nostro precario equilibrio economico.

courtesy m.iannino "surrogati"

Qualcuno dice che non sarà un dramma se vince il Sì. Anzi è convinto di snellire i processi burocratici proprio come vuole l'Europa e il mercato globale. Come se ogni secondo si dovesse imbastire una legge o una determinata azione per favorire i commerci e le attività lavorative.

Qualcun altro la butta sul risparmio economico visto che i già eletti nelle regioni andrebbero a prendere il posto degli attuali senatori al Senato trasformandolo così in senato delle regioni e delle autonomie locali... Ma se con la modifica del titolo V le regioni dovessero essere esautorate da una serie di provvedimenti(che passerebbero allo Stato centrale), a che serve mandare lì, a Roma, consiglieri regionali e sindaci in veste di senatori? … per dar loro immunità?

Vogliamo davvero risparmiare e tagliare i costi vivi della politica? Aboliamo completamente il Senato! E lasciamo lavorare, si fa per dire visti gli esiti ottenuti, la deputazione locale sui territori a tutela di infrastrutture e popolazioni. Anche questo passaggio verbale sembra debole da sostenere per chiunque, anche per Renzi.

giovedì 6 ottobre 2016

La Costituzione demolita a colpi di spot

Quando, in qualsiasi campo, per vincere una partita ci si rivolge alla pubblicità e si fa leva sulle paure collettive pittosto che dire la verità e spiegare le intenzioni senza nascondere nulla, allora, si è ad un passo dalla dittatura.


Ma Benigni non diceva, in uno show dove vestiva i panni del docente e spiegava calorosamente i principi fondamentali della nostra Costituzione, che la Costituzione della Repubblica italiana è la più bella del mondo? E nel frattempo cosa è successo? Perché si schiera apertamente e caldeggia le modifiche rattoppate da un parlamento discutibile per i modi e i metodi coi quali è lì a governare i cambiamenti e sbeffeggia quanti la pensano in maniera diversa?

Sarà per l'aria di toscanità che regna ai vertici?

La Costituzione non è un vestito da dismettere quando è passato di moda. E sì! Pare che la moda attuale preferisca schierarsi coi più forti. Con gli imprenditori d'assalto che intra/prendono commesse nel mondo globalizzato fottendosene delle persone e delle esigenze primarie dei cittadini.

È una logica che fa prevalere le esigenze del mercato, i soldi di chi investe, il capitale impegnato e quello da incassare coi relativi interessi a discapito degli aspetti umani predicati da papa Francesco.

domenica 2 ottobre 2016

Referendum, sì o no? ecco i punti

No, proprio non ci siamo! Il referendum inerente la modifica della Costituzione sta assumendo, come al solito, i connotati di un derby senza scampo e esclusioni di colpi bassi.

Lo stiletto lo usano in pochi per dimostrare i passaggi da evitare, non per andare contro a Renzi che in un primo momento aveva affidato all'esito positivo del referendum la sua sorte politica. Bensì, per illuminare, o forse sarebbe meglio dire, togliere il prosciutto sugli occhi dei partigiani dell'una e dell'altra sponda.

Sono fermamente convinto che il voto del 4 dicembre di quest'anno è vissuto dalla stragrande maggioranza degli italiani come se fosse una sfida tra Roma e Lazio, Milan Inter o sampadoria genoa. Grazie anche alla tv spazzatura! Ai talck show in cui dura di più la pubblicità degli assorbenti che il dibattito serio tra i sostenitori del sì e del no.

sabato 1 ottobre 2016

Referendum, se Renzi modificasse qualcosa

Il confronto tra Renzi e Zagrebelsky, ospiti di Mentana, si chiude una manciata di minuti prima della mezzanotte.
renzi, mentana, zagrebelsky


Matteo Renzi è in difficoltà. Risponde con frasi fatte alle sagge argomentazioni articolate dal costituzionalista Zagrebelsky sulle ragioni che lo spingono a spiegare il suo convinto no alla riforma costituzionale voluta da Renzi.

Mentana modera il dibattito politico. Renzi sembra avere il complesso dello studente che sostiene un esame importante. Ripete come un mantra: abolire il senato così com'è significa ridurre i politici, risparmiare sui costi dei senatori che saranno sostituiti dai consiglieri regionali e dai sindaci dei capoluoghi ma con funzioni di controllo importanti: noi abbiamo perso milioni dalla comunità europea. Soldi che sono andati alla Polonia perché non sono stati investiti nelle regioni. (…).

martedì 27 settembre 2016

Italia America andata e ritorno + smarriti che mai

Tra presidenziali americane e referendum italiano regna il più alto smarrimento, perciò,


Me lo sono perso volentieri il confronto tra Hilary e Donald anche perché in Italia abbiamo il nostro bel problema che non è per nulla trascurabile.

Anche se l'America condiziona la politica di mezzo mondo e quindi quanto accade in USA riguarda per riflesso anche noi non me la sono sentita di aspettare le tre della notte per assistere allo show.
Mi era bastato il servizio dell'inviata di Riccardo Jacona per fugare, semmai ce ne fosse stato bisogno, l'idea di Trump presidente della potenza economica e politica americana.

Impossibile pensarla nelle mani di un fanfarone che sa solleticare l'ombellico delle masse impaurite e incolte.

venerdì 24 giugno 2016

UE, Inghilterra fuori

BR€XIT, HA VINTO L'EGOISMO?

Oppure il voto referendario degli inglesi spinge a rivedere le linee guida fin ora adottate dall'Unione Europea?

l'unione europea perde pezzi

Una prima risposta potrmmo leggerla dalla reazione dei mercati finanziari subito dopo, ma anche prima e durante, la chiusura dello spoglio che ha confermato la volontà della maggioranza degli elettori inglesi di uscire dal guazzabuglio europeo, ad eccezione della Scozia.

L'alta finanza, i mercati e le quotazioni borsistiche sono in caduta libera. La sterlina è in caduta libera. E i favorevoli alla br€xit esultano della rinnovata e ritrovata indipendeza. Come se fino ad adesso non avessero ottenuto agevolazioni e sostegni dalla politica economica europea.

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