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apparire o essere? la vita come opera d'arte

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©by mario iannino, 2011, realtà contemporanee, particolare, opera polimaterica su cellulosa Cosa significa “arte” nel lessico comune per la maggior parte delle persone? Con estrema facilità si sente appioppare l'appellativo di “artistico” “artista” “arte” a questioni squisitamente comuni; ad azioni di normale routine; a soluzioni tecniche spesso intellettualmente infruttifere se paragonate alla vera essenza della vita e dell'Arte. dal punto di vista, non filosofico, storico o analitico, ma, incentivante al pensiero comune che sfocia nella meditazione c'è ben poco di “Arte” in una impeccabile esecuzione pittorica che espone chiaramente episodi dettati dai vincitori per glorificare un dato momento. Lì, in quel determinato lavoro, si può ammirare la maestria acquisita dopo lunghi anni di lavoro, quando c'è!, la conoscenza delle tecniche pittoriche, la costruzione dei piani, l'enfasi; il dramma, il castigo, la promessa ecc., tutte cose che afferrano alla gola...

le teorie destabilizzanti di Galan ministro della cultura

Di male in peggio! Dopo Bondi, Galan . Possibile che questo è il meglio che il governo Berlusconi possa propinare all'Italia? E, si badi bene, non c'è polemica quando uso il termine “propinare” viste le uscite del neoministro della cultura Galan! “ I Bronzi - dice Galan - sono stati trovati nei mari della Calabria ma solo per questo devono rimanere in quella zona.” giusto! Ha ragione! Ma per gli altri beni culturali sparsi per l'Italia che facciamo? Li facciamo smontare tutti e li rimontiamo in Veneto o sotto casa di Galan? Visto che ora è lui a comandare? Ma l'intellettuale neoministro non si ferma solo ai bronzi di Riace, mette in dubbio anche la “festa del cinema di Roma”, la definisce stravagante se paragonata al più antico festival di Venezia. Insomma, non c'è che dire! Le ricchezze devono stare solo in Veneto o nelle regioni governate dalla lega e chi ha qualcosa o tenta di istituire qualche intuizione culturale non lo può fare. Si rasenta l...

dalla candela all'atomo, 50 anni di storia

Negli anni '50 in Calabria e nel resto d'Italia la maggior parte delle persone non aveva le scarpe, camminava scalza e aveva le toppe ai vestiti. Nelle famiglie, i vestiti passavano dai genitori ai figli e dai grandi ai piccoli. Non si buttava niente e le donne erano educate ad una sana e responsabile economia domestica. Rattoppavano i vestiti fino a quando il tessuto teneva; rigiravano giacche e cappotti e quando i pantaloni lunghi erano collassati in prossimità delle scarpe si trasformavano in pantaloncini corti per l'estate. Le poche persone che avevano le scarpe erano ritenute benestanti, “ricche”. La povertà era misurata dai calli ai piedi e alle mani; dalle toppe sui vestiti; dalla gracilità. Ma, nonostante ciò, il sorriso sulla faccia dei bambini era una caratteristica usuale. Bastava poco per rendere felice un bambino: due legnetti in croce e iniziavano interminabili battaglie con la spada; una verga verde, flessibile, con una cordicella tesa alle due estre...

demenzialità mediatiche: i reati di Scalzo

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Lo so potrei farmi i cazzi miei ma siccome siamo in democrazia voglio dire la mia sulle persone che si candidano a amministrare la città in cui vivo. Per quanto riguarda i vecchi della scena politica catanzarese, Loiero e Traversa, la loro storia è più o meno conosciuta in città e fuori visto che tutti e due hanno avuto incarichi comunali, fatto i consiglieri e assessori provinciali, regionali e i parlamentari nazionali con cariche anche di ministri o vice e quindi hanno già dimostrato come governano. Si dice sempre che le amministrative non hanno niente a che fare con le politiche. Mai cazzata più grande è stata detta! Se no, perchè ogni volta i sostenitori di destra o sinistra e centro, alla fine hanno detto: abbiamo vinto noi? Si, perchè alla fine vincono sempre tutti. Nessuno perde! Nessuno che dica onestamente: ho sbagliato! Questa volta ho perso perchè... sembra che la politica sia il territorio delle possibilità mancate; sì, però dagli altri. E noi? Noi che ci riteniam...

2012, la profezia dei Maia

Come al solito non c'è mai una linea univoca neanche quando si tratta di questioni delicate che coinvolgono il destino dei popoli . E nonostante vi siano leggi, ponderate e scritte dagli uomini per legittimare interventi delle forze democratiche oltre i confini nazionali a favore delle popolazioni oppresse dai tiranni che uccidono civili insorti, in Italia e nel resto del mondo la polemica infiamma i cuori. Gli schieramenti sono netti: i tiranni, che approvano l'intervento sanguinario per reprimere i dissenzienti, i liberali, definiti anarchici indisciplinati; “non rieducabili” alle scuole dei regimi totalitari, non ammettono ingerenze da parte di altri popoli nelle loro questioni interne; i democratici , che ritengono inaccettabili e improponibili i sistemi coercitivi esercitati sugli inermi, pur valutando le inevitabili problematiche, consequenziali alle operazioni d'aiuto portate agli oppressi, sostengono gli interventi dei paesi democratici tesi a mitigare ...

è la Libia che deve spodestare Gheddafi!

Cina e Russia non si sono smentite. in sintonia col modello autoritario in vigore da loro si sono tenute distanti dalle operazioni politiche e militari dei governi che sono intervenuti in Libia per evitare ulteriori morti di civili innocenti o comunque in disaccordo con il rais. D'altronde le due grandi potenze usano lo stesso metodo contro i dissenzienti. Lo si è visto a Tiananmen nell'89 quando i sogni dei giovani che occupavano la piazza da settimane sono stati spenti dai carri armati cinesi, i carri armati russi nella ex jugoslavia o la carneficina in Cecenia nel 2004 quando un commando tentò una sortita in una scuola e prese in ostaggio 1200 persone tra studenti e lavoratori della scuola. Dopo tre giorni le forze speciali sovietiche fecero irruzione e decimarono i contestatori, 186 bambini e causarono oltre 700 feriti. Il commando kamikaze chiedeva la liberazione della cecenia e la libertà dei prigionieri politici. Questo per ricordare che la filosofia dei regimi totali...

Libia, profughi, migranti, realtà e impegno comune

Ai qualunquisti, agli avidi, e a quanti pensano che l'altro è cosa altrui. Anni addietro, nell'hinterland romano, si consumò una storia tra due amici intrisa di meditata violenza, sopraffazione e sottocultura. La vicenda vede protagonisti due amici di vecchia data; uno ben piazzato fisicamente, euforico, il cosiddetto buzzurro che esterna la sua baldanza con scherzi grossolani sull'amico debole. Un giorno, il buzzurro passa a trovare l'amico intento, che di mestiere faceva il canaro, cioè, badava ai cani. Battute, pacche sulle spalle, spintoni sull'amico che, essendo mingherlino, sopporta mal volentieri le pur bonarie angherie. Senza dimostrare la benché minima contrarietà chiede all'amico di dargli una mano per aggiustare una gabbia e per farlo lo invita a entrarci. Il buzzurro entra e voilà. Il piccoletto serra la porticina e con estrema calma inizia a torturarlo. A nulla valsero le invocazioni di pietà del grande e forte ex amico. Determinato, il...

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