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lunedì 21 marzo 2016

I rischi delle città mercato

Centro commerciale 2 mari: tutti mafiosi? 

Certo, siamo bravi a creare eventi e giornate commemorative per non dimenticare le scellerate azioni disumane fatte in passato e tenere alta la guardia affinché non accadano mai più crimini contro l'umanità:
Non dobbiamo dimenticare la guerra (e siamo perennemente in guerra); le ingiustizie, gli sfruttamenti, le schiavitù e le diseguaglianze sociali (e siamo a fare i conti per strappare coi denti la quotidianità più banale in una finta falsissima democrazia).

Oggi in Italia si commemorano le vittime di mafia e da sud a nord nelle piazze si scandiscono i nomi dei morti ammazzati dalle organizzazioni malavitose.

centro commerciale due mari

Oggi in Calabria lo Stato sequestra beni per oltre 500milioni di euro ad una presunta famiglia 'ndranghetista lametina e tra i beni confiscati c'è anche l'equivalente economico investito in un centro commerciale frequentatissimo che, suppongo, dia da vivere a chissà quante famiglie oneste oltre a quelle malavitose: i due mari, che non chiude per evitare ingenti perdite a quanti lavorano nel e per il Centro Commerciale ma la cui gestione è affidata ad amministratori nominati dallo Stato

Il centro commerciale dei due mari sequestrato dalle forze dell'ordine è una realtà particolare, sorge ai margini della strada statale che conduce a Lamezia Terme e poi si dirama: una bretella s'immette sulla A3, in piena campagna, e l'altra prosegue per la stazione ferroviaria e l'omonimo aeroporto gestito dalla sacal.

venerdì 9 maggio 2014

Dalla parte dei brutti

Don Memè prete mafioso?



Carmelo Ascone, parroco di Rosarno da trent'anni, dopo l'incursione delle jene è stato bollato come il “prete della 'ndrangheta”. Perlomeno questo è il sentimento che circola tra i curiosi e quanti inzuppano il pane nella brodaglia mediatica.

Ora, prendendo per buono il taglio televisivo delle iene, che non si sono viste in altre occasioni meritorie nella piana di Gioia Tauro e Rosarno come quando la provincia ha donato degli attrezzi agricoli alla scuola di Rosarno ed anche lì don Memè è intervenuto nella funzione della sua missione sacerdotale, è necessario ragionare sulle parole estrapolate dal servizio per comprendere davvero la realtà del reggino, della Calabria e la spettacolarizzazione dei media. Per questo rimando al servizio televisivo e chi vuole intendere intenda.

Su questa pagina buttiamo il seme del dubbio, prescindendo, se vogliamo, laicamente, dalle parole del Vangelo di Gesù che preferiva fermarsi e mangiare nelle case dei peccatori, a noi sembra che le parole che hanno fatto scandalizzare i benpensanti, e alcuni si sono persino indignati fino a pretendere la rimozione e la spretatura del parroco, le parole incriminate, dicevamo, sono quelle di “vicinanza e amicizia” nei confronti degli ultimi; la denuncia nei confronti di uno Stato assente che non produce e dà lavoro e l'accusa alla magistratura schierata ed ha osato toccare l'icona dell'antimafia don Ciotti.

Dico subito che non è compito mio vestire i panni dell'avvocato difensore. Basterebbe che tutti quelli che si sono sentiti offesi leggessero, se Cristiani, il Vangelo e s'interessassero davvero di socialità e politica allo stato puro e guardassero più in là del loro naso.!
Forse, così facendo sarebbero più inclini alla comprensione e non mi si venga a dire che la 'ndrangheta è brutta sporca e cattiva. Lo so! Ma è anche vero che la 'ndrangheta e la fame non si combattono solo a parole nei seminari, con slogan e marce, e neanche con le targhe attaccate sulle porte dei comuni. Tenere alta l'attenzione dell'opinione pubblica è importante ma non determinante.

Per sconfiggere le piaghe sociali serve cultura, tanta cultura! Cultura verso gli ultimi, comprensione e vicinanza a chi soffre. Solidarietà!
L'indignazione è un sentimento riprovevole quanto inutile!

domenica 20 gennaio 2013

politica antimafia in campagna elettorale

Il pensiero dominante dell'antipolitica si misura concretamente nelle candidature antimafia e nelle quota rosa di liste e listini dei partiti.

courtesy Mario Iannino©
"vasi comunicanti" courtesy archivio M. Iannino

Politica, quote antimafia, quote rosa in parlamento e senato sono davvero indici di buona gestione del governo? mi spiego meglio: avere nel proprio cv un parente morto per mano mafiosa, terrorismo e quant'altro sinonimo di delinquenza, fa del titolare un buon dirigente o serve dell'altro?

Di sicuro rimanere vittime di mafia non è cosa piacevole. E chi resta in vita lotta contro il malaffare. Fa proseliti. Conferenze. Pone il suo tempo a disposizione della collettività affinché non si ripetano mai più crimini analoghi. Lo fa per se, per ricordare le vittime e per le nuove generazioni. certamente non per vedersi cooptato nell'arena politica nazionale o regionale. 
I marpioni dell'antipolitica conoscono benissimo gli umori del popolo e sono certi che il nome di una vittima, che sia di mafia o di guerra, meglio ancora se reduce di fatti freschi della malagiustizia, porta molti voti emotivi.

Negli ultimi decenni quanti sono state le vittime della mafia?
Oltre ai magistrati Falcone e Borsellino, Della Chiesa, Scopelliti, nomi eccellentissimi che sono diventati il simbolo del martirio civile; ma chi ricorda quelli delle scorte o dei tanti cittadini comuni taglieggiati quotidianamente?
Probabilmente pochi! Pochissime persone ricordano i nomi o conoscono gli imprenditori che lottano tutti i giorni o rimangono vittime ignote. Invisibili alla società perché non interessano ai media. Ma quelli diventati icone dell'antimafia sono ricercati dalle forze politiche.
Borsellino ha detto di no! Ha detto no con chiarezza a Ingroia e ha rifiutato il posto sicuro nella lista civica del magistrato motivando la sua risposta con argomentazioni che hanno fatto onore al suo reale impegno nella lotta contro le mafie. Mafie palesi che i giornalisti assegnano nomi luoghi e casati. Delinquenza comune, manovalanza e capibastone. E tutto si ferma lì. Al caso folkloristico delle lupare e dei ladri di polli che si ammazzano per la supremazia territoriale.

È confacente far diventare i drammatici fatti personali dei biglietti da visita da spendere continuamente nei talk show e aprire le porte ai giochetti della politica?

Stesso discorso vale per le quote rosa, tirate in ballo dagli strateghi per indorare la pillola e far sembrare equo e democratico il pensiero che guida le lobby presenti nei partiti per non farli sembrare tali e poter gridare inventive a quanti hanno gli occhi aperti e guardano alla gestione della cosa pubblica in maniera pragmatica.

Concludendo, i problemi attuali non sono le liste e le rappresentanze ma il pensiero che guida i partiti e le coalizioni. Le disuguaglianze create dal capitalismo e dalle ideologie antiumane attuate in nome dello spread da Monti e i partiti che lo hanno appoggiato e continuano a osannare la famigerata agenda Monti.


sabato 19 maggio 2012

LA CULTURA FA PAURA

la follia oscurantista semina morte. La Società civile risponde: non riuscirà mai a uccidere il pensiero positivo dei giovani schierati contro il malaffare.

Quando qualcuno dichiara la pericolosità del pensiero e bandisce la libertà d'espressione attua la dittatura.
Le dichiarazioni posso essere esplicite o sottaciute; rafforzate da intimidazioni o soppressioni.
La morte della democrazia non limita, però, le facoltà intellettive. E se pur costretti, per mera sopravvivenza, alla prudenza, i liberi pensatori coltivano e diffondono, coi mezzi a loro congeniali, proposte e soluzioni, forse infantili, sotto certi aspetti, ma efficaci.
Le avanguardie artistiche, nate con la contestazione “impressionista” francese, rompono col passato, adottano e indicano nuove forme espressive in continua evoluzione, spesso in contrapposizione con il consolidato asettico fenomeno museale. Ma la contestazione artistica, che muove contro la società utilitaristica e mercantile, nel momento in cui è assimilata e quindi accettata, diventa essa stessa mercato, nonostante l'intenzionalità, da parte dell'artista, di rendere l'opera invendibile, appunto per sottrarre l'oggetto tesaurizzante ad una economia famelica e offrirlo alla collettività come punto di partenza per ulteriori incontri intellettivi.
L'azione artistica di molti creativi contemporanei rifiuta o reinventa i canoni del fare arte.
L'artigianalità sublime o decorativa studiata e accettata nel passato sembra non stare al passo coi tempi e le sensibilità dell'uomo contemporaneo.
Ma, la provocazione culturale non sempre si trasforma in sfida, ricerca dell'originalità, a volte è scadente, se non dannosa allorché intacca e deturpa le testimonianze storiche dei nostri avi.
In certe manifestazioni “culturali” si ha la sensazione che l'avanguardia porti alle estreme conseguenze i caratteri della modernità del pensiero e del gesto creativo. Mette in dubbio la sacralità storica. Crea connubi concettualmente improbabili tra antico, vecchio e nuovo.
Di contro, la medesima azione, progettata e contestualizzata in scenari differenti o affiancata al reperto storico salvaguardandone struttura e peculiarità temporali del manufatto, sprigiona la sua vera essenza di “Azione concettuale riformatrice”.
E mentre si tenta di volare alto per alleviare le piccole e grandi meschinità del cattivo pensiero che sovrasta e condiziona la materia, atroci notizie di cronaca giungono da scenari geograficamente   prossimi.
A Brindisi nel giorno in cui è attesa la carovana antimafia per ricordare la strage di Capaci nel ventennale della morte del giudice Falcone una bomba rudimentale fa stragi di innocenti. Morta una studentessa di sedici anni e feriti altri sette ragazze per lo scoppio di due bombole di gas messe tra il muro e il cassonetto della spazzatura adiacente la scuola professionale intitolata alla memoria di “Francesca Laura Morvillo Falcone” moglie del magistrato e vittima anche lei della mafia nella strage di Capaci.
Ragazzi, studenti inermi, ignare vittime sacrificali della follia di qualche assurdo pretesto pseudo politico-mafioso riconducibile ad affari sporchi che vedono nella figura del Giudice antimafia Giovanni Falcone e nei suoi insegnamenti i nemici più temuti.

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