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sabato 24 aprile 2021

Rinascita scott, spettacolarizzazione o notizia?

Tre piani.

Tre piani di pubblicità occupano mezza costruzione di un palazzo sulla strada per Marina di Catanzaro.

Difficile non vederlo! Impossibile non leggere il messaggio.

La pubblicità è l'anima del commercio e anche il pane quotidiano di pubblicitari e grafici che campano di questo.

L'enorme e ingombrante cartellone pubblicitario comunica qualcosa d'inusuale. Non si riferisce a un prodotto di largo consumo per le famiglie e neppure suggerisce una merce. Non è neanche una campagna sensibilizzante o socialmente utile.

Non è, a mio avviso, la vetrina di qualche evento culturale. Che so, un messaggio per i cittadini che indichi l'inaugurazione di una esposizione artistica o la premier teatrale; l'inaugurazione di un qualche e vento qualsiasi inerente alla crescita intellettuale. E in momenti come questi segnati dall'odio e dalle maldicenze gratuite, dalla cattiveria e dalla sopraffazione mediatica mirata alla conquista di spazi personalistici, Dio solo sa quanto avremmo bisogno di un po' di positività.

Ovviamente la cronaca fa parte della dialettica democratica. E i giornalisti e gli opinionisti hanno pieno diritto a esprimere il loro pensiero.

L'informazione, per la democrazia e la libertà d'espressione che rappresenta, è sale per gli intelletti agili.

Non conosco il palinsesto della televisione privata e neppure la programmazione dell'editore che ha commissionato il manifesto ma una domanda sorge spontanea: può un mega-processo trasformarsi in intrattenimento mediatico?

Sì, un evento che vede le forze contrapposte della società malata allo Stato e a cui il dr. Gratteri non intendeva affatto dare una vetrina o metterli sotto i riflettori mediatici. Tant'è che fino ad ora le telecamere sono rimaste fuori dall'aula.

I cameraman sono stati tenuti fuori, ritengo, per evitare il deprimente voyeurismo e la spettacolarizzazione quasi morbosa di certi fatti, mentre all'interno delle aule bunker di Lamezia Terme, luogo in cui si svolge il processo per mafia, accedono solo i legali delle parti, gli avvocati, i giudici, gli accusati e i giornalisti senza telecamere al seguito.




sabato 11 aprile 2020

Valanghe di denaro, malaffare e ...

Scorrendo le pagine del “rapporto” tra malaffare, colletti bianchi, politica e 'ndrangheta descritte da Gratteri e Nicaso in “Padrini e padroni” i numeri sono da paura.


Anno dopo anno una montagna di denaro accumulato disonestamente dalle organizzazioni malavitose contagia la società e la condiziona.
La corsa al guadagno facile e sicuro fa parte della filosofia di vita della gente priva di scrupoli. La manovalanza criminale tenta il grande salto e a volte ci riesce. Chi detiene il potere reale, però, sono le famiglie storiche della consorteria 'ndranghetista.

La 'ndrangheta condiziona gli affari. I rapporti istituzionali. Piccoli e grandi imprenditori. Amministratori locali e politica nazionale. Nessuno è fuori dal flusso di denaro sporco.

Riciclaggio e lavaggio dei proventi sporchi fanno gola a molti e arrivano anche in Germania checché ne dica “DIE WALT” la testata che ha teorizzato il NO alle nuove norme di aiuto comunitario all'Italia motivandole con l'infiltrazione della 'ndrangheta nei meccanismi dello Stato.

Gli autori della cronaca narrano di somme inimmaginabili che fanno ubriacare. Ma tracciano anche il sottobosco narrativo antropologico e mentale in cui avviene tutto ciò.
C'è degrado! Dovuto a mancanze e disattenzioni di vecchia data. Soprusi subiti laddove l'assenza dello Stato è motivata stando alla dichiarazione d'intenti delle parti sociali e istituzionali contaminati dal potere deviato. La colpa è degli altri, dicono facendo proseliti, di quelli che non si prendono cura delle esigenze primarie dei deboli. Vuoi mangiare? Vuoi farti una famiglia? Allora ti devi fidare di noi!
In questo clima cresce il malaffare. Povera gente presa per fame. Ricattata dalle necessità quotidiane. Gente che per campare, e non vuole essere una scusante, china la testa e fa finta di non vedere. Lascia che a gestire la cosa pubblica siano altri. Magari si vende il voto.
Comunque sono tutte teorie immotivate.

Immotivate perché prive, tutte le motivazioni, di fondamenta strutturali e logistica. Culturali! Ma dov'è la cultura in una comunità che è alla fame?
Intere aree geografiche lasciate sole, isolate dal contesto globale cognitivo, purtroppo piegano la testa. E qui necessita un gesto di riscatto. L'intervento dello Stato è necessario. Non con fiumi di interventi restrittivi o sovvenzioni a pioggia ma con la giusta attenzione verso la massa silenziosa e debole (lavoro, scuola, socialità creative e partecipata) e, nel contempo, con l'isolamento delle famiglie dedite al malaffare note agli organi investigativi dello Stato.

martedì 9 agosto 2016

Il branco è mafioso

Leggo solo il titolo: "Gratteri: la 'ndrangheta a Cosenza è acculturata ma mafiosa nei fatti" e mi fermo.
Non vado oltre perché stanca leggere il solito ritornello imperniato sui comparaggi e le agevolazioni del branco. Acculturato o no. Poco importa.
Lascia molto amaro in bocca a quanti credono e lavorano affinché cambi qualcosa. Ma qui pare che nulla possa essere modificato nonostante i Gratteri o Oliverio di turno tuonanti.
A parte l'esclusione, l'isolamento coercitivo degli "estranei" dal branco, cosa assai negletta ma conservatrice della specie, quello che fa retrocedere la Calabria davvero è l'assordante silenzio delle Istituzioni vincolati alla parata di facciata.
Le alte cariche istituzionali della politica sono messe lì dal popolo sovrano e se quando governano le masse continuano nell'errore nascondendosi dietro le parole rituali "il popolo dice, il popolo vuole" oppure mantenendo le posizioni da branco elettorale allora significa che siamo tutti divisi in branco e quindi strenui conservatori di posizioni acquisiti. Ergo: abbiamo tutti la mentalità 'ndranghetista.

lunedì 21 marzo 2016

I rischi delle città mercato

Centro commerciale 2 mari: tutti mafiosi? 

Certo, siamo bravi a creare eventi e giornate commemorative per non dimenticare le scellerate azioni disumane fatte in passato e tenere alta la guardia affinché non accadano mai più crimini contro l'umanità:
Non dobbiamo dimenticare la guerra (e siamo perennemente in guerra); le ingiustizie, gli sfruttamenti, le schiavitù e le diseguaglianze sociali (e siamo a fare i conti per strappare coi denti la quotidianità più banale in una finta falsissima democrazia).

Oggi in Italia si commemorano le vittime di mafia e da sud a nord nelle piazze si scandiscono i nomi dei morti ammazzati dalle organizzazioni malavitose.

centro commerciale due mari

Oggi in Calabria lo Stato sequestra beni per oltre 500milioni di euro ad una presunta famiglia 'ndranghetista lametina e tra i beni confiscati c'è anche l'equivalente economico investito in un centro commerciale frequentatissimo che, suppongo, dia da vivere a chissà quante famiglie oneste oltre a quelle malavitose: i due mari, che non chiude per evitare ingenti perdite a quanti lavorano nel e per il Centro Commerciale ma la cui gestione è affidata ad amministratori nominati dallo Stato

Il centro commerciale dei due mari sequestrato dalle forze dell'ordine è una realtà particolare, sorge ai margini della strada statale che conduce a Lamezia Terme e poi si dirama: una bretella s'immette sulla A3, in piena campagna, e l'altra prosegue per la stazione ferroviaria e l'omonimo aeroporto gestito dalla sacal.

lunedì 16 marzo 2015

Il valore della vita

Un uomo, solo, ma in compagnia di un dolore interiore enorme, ha scritto la parola fine.
Il dramma, maturato lentamente nella sua testa, si è consumato l'altro ieri in un paese jonico catanzarese: Montepaone.
Tra le mura di casa, ha teso una corda e … giù.
Stanco di una situazione personale creatasi nell'apatia generale di quanti dovrebbero tutelare e gstire la società civile ma seguita con attenzione morbosa e punzecchiata dal piacere voyeristico dei media ha ceduto alla umana debolezza: la depressione.

lunedì 1 settembre 2014

Inciviltà e ignoranza alimentano le mafie

Pagare qualcuno per potere lavorare e stare tranquilli è l'azione più schifosa che possa esistere nei rapporti umani. Non fa nessuna differenza se a pagare il cosiddetto pizzo è un piccolo imprenditore o un personaggio ricco e famoso che per stare sereno è costretto a pagare o assumere qualcuno suggerito dalla criminalità organizzata.

Lo sdegno sale al pari della solidarietà per chi è vessato dalle forze non tanto oscure che si coniugano in mafia, 'ndrangheta e simili.

Stando a quanto pubblica “Repubblica”, in seguito alle intercettazioni ambientali registrate nel carcere milanese Opera, dove è detenuto Totò Riina, viene fuori che Berlusoni è stato costretto a pagare il pizzo per non vedersi bruciati i grandi magazzini “standa” siciliani.

Notizia che il boss mafioso pare abbia confidato al suo compagno di aria.

Insomma, detta in soldoni, la mafia imponeva a Silvio Berlusconi l'assunzione dello stalliere Mangano e il versamento di 250milioni di euro ogni sei mesi, trattative andate in porto con il coinvolgimento di alcuni politici siciliani tra cui Dell'Utri.

Dire che lo Stato è in ritardo o inefficiente non serve. Lo Stato dovremmo essere noi. Malavitosi compresi. Dirigenti politici e semplici cittadini.

È più giusto e onesto prendersela con noi stessi, con la nostra paura imbastardita da ignoranza e egoismo che pur di pararci il culo ci fa chiudere gli occhi, la bocca e il naso. Ci tappa il cervello.
Tarpa le ali e immobilizza i sogni di bellezza suggeriti dalla vita stessa

domenica 6 luglio 2014

Tra recessione e statue che s'inchinano

Non è una giornata particolarmente calda. Il barometro segna appena 23°. sono le 11 ed è la prima domenica di luglio. Nonostante i buoni propositi del governo Renzi e nonostante le famigerate 80 euro in busta paga la gente sembra svanita in qualche universo parallelo.

Per strada le macchine sono distante l'un l'altra come i denti di chi non ha la possibilità di ricorrere alle cure del dentista: una ogni 5, 6, 10, 20, metri.

La ss 106 non è stata mai così tranquilla. Volendo fare un paragone, chi riesce a immaginare delle 600 o 750 o, ancora, delle 850 della fiat al posto delle renault, citroen, wolkswagen e le piccole giapponesi in circolazione sulle strade italiane, si trova proiettato negli anni sessanta. Con l'unica amara differenza che in quegli anni iniziava davvero il rilancio economico sostenuto dal miraggio industriale delle grandi città del nord.

L'austerità ci sta uccidendo. E quanti perseguono le politiche economiche delle banche sono assassini in doppiopetto. Non posseggono un cuore ma al suo posto hanno impiantato un calcolatore impostato per controllare profitti e poco importa il numero di quanti dovranno morire o soffrire per raggiungere gli obiettivi prefissati.

Matteo Renzi dice che non serve una moneta unica europea se gli obiettivi dei popoli sono diversi.
Papa Francesco afferma evangelicamente che non può e non deve esistere la dottrina del dio denaro.

Intanto da quando Matteo Renzi è diventato segretario del pd e presidente del governo ha fatto solo chiacchiere e proclami. Riforme in 100 e poi mille giorni ma solo a parole.

E papa Francesco, tolta quella sua aria bonaria, spento l'audio e oscurato il video degli abbracci e baci, cos'altro potrebbe fare in concreto perché gli ultimi non rimangano tali (visti i lasciti, l'8xmille per la chiesa cattolica e i privilegi concessi dallo Stato Italiano)?


Non è blasfemia! E neanche mancanza di rispetto. È un'analisi. Una valutazione dei fatti! E quando la maggioranza della popolazione è costretta a fare sacrifici non si può cambiare l'esistente solo con le parole. Ci vogliono i fatti. Subito!

Urgono cambiamenti epocali. Se si vuole sconfiggere la 'ndrangheta e le mafie. Perché, come si è visto, chi cresce in un clima culturalmente deviato s'inchina e fa inchinare le statue nelle processioni davanti a chi dà loro un tozzo di pane e sembra difenderli nella guerriglia della quotidianità.

Chi vive in queste realtà di sottoculture non si ferma davanti alle scomuniche o agli anatemi solenni. Non ha paura del carcere perché, come dice Gratteri, sono cose messe in bilancio dagli 'ndranghetisti e e dai simpatizzanti.

L'indignazione non serve davanti ai fatti recenti di Oppido Mamertina. E non servono neanche le prese di posizione nelle piazze mediatiche del web.
È necessario costruire l'uomo nuovo...

venerdì 9 maggio 2014

Dalla parte dei brutti

Don Memè prete mafioso?



Carmelo Ascone, parroco di Rosarno da trent'anni, dopo l'incursione delle jene è stato bollato come il “prete della 'ndrangheta”. Perlomeno questo è il sentimento che circola tra i curiosi e quanti inzuppano il pane nella brodaglia mediatica.

Ora, prendendo per buono il taglio televisivo delle iene, che non si sono viste in altre occasioni meritorie nella piana di Gioia Tauro e Rosarno come quando la provincia ha donato degli attrezzi agricoli alla scuola di Rosarno ed anche lì don Memè è intervenuto nella funzione della sua missione sacerdotale, è necessario ragionare sulle parole estrapolate dal servizio per comprendere davvero la realtà del reggino, della Calabria e la spettacolarizzazione dei media. Per questo rimando al servizio televisivo e chi vuole intendere intenda.

Su questa pagina buttiamo il seme del dubbio, prescindendo, se vogliamo, laicamente, dalle parole del Vangelo di Gesù che preferiva fermarsi e mangiare nelle case dei peccatori, a noi sembra che le parole che hanno fatto scandalizzare i benpensanti, e alcuni si sono persino indignati fino a pretendere la rimozione e la spretatura del parroco, le parole incriminate, dicevamo, sono quelle di “vicinanza e amicizia” nei confronti degli ultimi; la denuncia nei confronti di uno Stato assente che non produce e dà lavoro e l'accusa alla magistratura schierata ed ha osato toccare l'icona dell'antimafia don Ciotti.

Dico subito che non è compito mio vestire i panni dell'avvocato difensore. Basterebbe che tutti quelli che si sono sentiti offesi leggessero, se Cristiani, il Vangelo e s'interessassero davvero di socialità e politica allo stato puro e guardassero più in là del loro naso.!
Forse, così facendo sarebbero più inclini alla comprensione e non mi si venga a dire che la 'ndrangheta è brutta sporca e cattiva. Lo so! Ma è anche vero che la 'ndrangheta e la fame non si combattono solo a parole nei seminari, con slogan e marce, e neanche con le targhe attaccate sulle porte dei comuni. Tenere alta l'attenzione dell'opinione pubblica è importante ma non determinante.

Per sconfiggere le piaghe sociali serve cultura, tanta cultura! Cultura verso gli ultimi, comprensione e vicinanza a chi soffre. Solidarietà!
L'indignazione è un sentimento riprovevole quanto inutile!

lunedì 21 aprile 2014

Affruntata tra folklore teatralità e commissariamenti

A proposito del caso Stefanaconi e Sant'Onofrio.

Stato e Istituzioni religiose insieme per la rinascita sociale e culturale della Calabria

Leggo che secondo la prefettura vibonese due dei sorteggiati che avrebbero dovuto fare i portatori delle statue “dell'Affruntata”,uno a Stefanaconi e l'altro a Sant'Onofrio, fossero in odor di 'ndrangheta. Per questo motivo, in sintesi, la commissione ha deciso il commissariamento della rappresentazione religiosa che dalla notte dei tempi si svolge nei due centri calabresi.

"resurrezione" gentile concessione arch. m. iannino

C'è da chiedere: non si sarebbe potuto intervenire sui due presunti 'ndranghetisti piuttosto che creare l'ennesimo caso di cattivissima nomea ad una terra martirizzata dai mass media?

La notizia ha fatto il giro del mondo! E, com'era prevedibile, ha gettato altro fango sui calabresi onesti che si sono visti scippati della rappresentazione religiosa.
Ancora una volta macchiati dall'infame connubio, i cittadini di Sant'Onofrio hanno reagito con l'annullamento della rappresentazione. L'incontro tra Maria e Giovanni non c'è stato. Ma neanche quello tra Stato e cittadini.

domenica 8 dicembre 2013

Il cemento della 'ndrangheta

UN GIORNO MI FARAI UNA GRANDE CHIESA 

Così disse la Madonna, durante una visione, a mamma Natuzza.



Costruire una chiesa o una casa religiosa, una visione di Natuzza Evolo suggeritale dalla Madonna e impiegare persone del luogo che secondo alcune indiscrezioni sono stati indicati da qualcuno in odore di 'ndrangheta è una cosa brutta? È peccato?
Oppure è una semplice notizia giornalistica da prendere così, senza tante preoccupazioni e lasciare che la costruzione dell'opera faccia il suo corso?

La notizia ha fatto clamore. Ha avuto il suo bell'effetto. Ma se si valuta benevolmente nel suo insieme si arriva a concludere che non c'è lo zampino del diavolo.

La sintesi dei fatti, (a disposizione in ogni momento nel web, sugli organi di stampa e altre fonti istituzionali giacché l'indagine non ha più i vincoli della segretezza) è questa:

Dopo che la Regione Calabria diede il via libera ai cantieri di ampliamento della struttura e assicurando un finanziamento erogato in base al progressivo avanzamento dei lavori ci fu una regolare gara d’appalto a cui parteciparono cinque imprese. Si aggiudicò l’appalto, per un importo di 780mila euro, l’impresa Mirarchi Antonio e fratelli di Davoli, un paese nella provincia di Catanzaro.
I lavori iniziarono in agosto e nel mese di giugno il direttore della “fondazione cuore immacolato di maria rifugio delle anime”, sacerdote Michele Cordiano, ebbe la visita di un signore che gli suggerì di concedere un appalto, qualora ci fosse stata necessità di calcestruzzo, ad una ditta di Limbadi.

“Effettivamente la ditta Mirarchi Antonio e fratelli una volta vinto l’appalto, su mia indicazione – affermò il sacerdote – si è rivolta alla ditta indicata da Pantaleone Mancuso la quale ha fornito tutto il calcestruzzo impiegato nella costruzione dell’opera. Dopo il primo incontro con Mancuso non ho ricevuto più sue visite. Nella scelta di assecondare il suggerimento di Pantaleone Mancuso ho inteso anche garantire quella che io consideravo una ‘tutela ambientale’ al fine del raggiungimento dello scopo finale nella realizzazione dell’opera. Pertanto appariva superfluo un confronto con altre proposte di fornitura di calcestruzzo”.

E qui casca l'asino, caro don Michele!

Quando i mass media parlano di cosche mafiose, di malaffare, di 'ndrangheta, nella mente s'innesca automaticamente il dualismo tra cos'è bene e cos'è male.

Certo, se ci fosse stato un riscontro con altri fornitori ed eventualmente giustificare con preventivi alla mano che la ditta di Limbadi ha fatto l'offerta migliore i fedeli che inviano le offerte per realizzare il sogno di Mamma Natuzza avrebbero appreso la notizia con un altro stato d'animo.
Magari avrebbero messo tra i “peccati veniali” questa sua decisione, presa,  senz'altro, a fin di bene.

mercoledì 13 novembre 2013

Papa Francesco nel mirino della 'ndrangheta?

Quando i media vogliono creare caos e terrorismo psicologico ci riescono.

aore12blog

Ho letto sui social che la 'ndrangheta starebbe pensando di “eliminare” Papa Francesco. La cosa mi sembra abnorme. Un'azione impopolare come questa è fuori dalla mentalità della 'ndrangheta che si nutre di riti religiosi e sciorina religiosità.

Comunque nulla è impossibile. Perciò cerco notizie.

L'origine sta in queste dichiarazioni che Nicola Gratteri, procuratore aggiunto di Reggio Calabria, fa al “fatto quotidiano”:

“...il comportamento del Santo Padre non viene visto di buon occhio dai boss della mafia calabrese.
Papa Francesco sta facendo innervosire la mafia finanziaria. Se i boss potessero fargli uno sgambetto, non esiterebbero. E di certo ci stanno già riflettendo. Questo Papa è sulla strada giusta. Ha da subito lanciato segnali importanti: indossa il crocifisso in ferro, rema contro il lusso. È coerente, credibile. E punta a fare pulizia totale.
E sarebbe proprio questa pulizia totale a far storcere il naso ai boss che per anni hanno riciclato denaro nutrendosi “delle connivenze con la Chiesa e del potere e della ricchezza che derivano direttamente dalla Chiesa”.

Appunto, “se potessero”, condizionale. Ma non possono! Perché un'azione simile non sarebbe capita e “giustificata” nemmeno dal popolo delle 'ndrine.

Gratteri parla della mafia finanziaria non necessariamente 'ndranghetista, forse contigua ma con criteri e apparati autonomi. E questo a chi studia i fenomeni sociali deviati, siano essi denominati mafia, 'ndrangheta etc, non sfuggono.

Questo non significa che Papa Francesco sia al sicuro! Le cronache sono piene di morti ammazzati per interessi economici e finanziari. Quindi, formiamo un cordone solidale attorno a Papa Francesco

martedì 24 settembre 2013

Accendere un'auto e attaccare targhe è facile

Difficile è far evolvere la collettività dall'arretratezza culturale imposta dalle caste.

Non passerelle ma lavoro come volano di cultura e legalità!

Mi son sempre chiesto a che valgono i simboli, le manifestazioni di piazza e persino i salotti culturali, dove, per intenderci, si parla tanto di letteratura, poesia, pittura, un po' meno di scultura e sempre con la puzza sotto il naso si addita l'ignoranza collettiva ché non legge, non si documenta, non amplia gli orizzonti con un buon libro.


http://aore12.blogIn Calabria, per combattere la 'ndrangheta e il malaffare che si associa ai colletti bianchi e alla politica, c'è stato un pullulare di targhe affisse sui muri dei municipi regionali con tanto di scritta: “QUI LA 'NDRANGHETA NON ENTRA!” Come se bastasse una sana intenzione, uno slogan, per annullare gli effetti di un malcostume cresciuto negli anni. Non si è voluto capire che laddove la miseria taglia con l'accetta gli animi e fa morire d'indigenza la fame fisica annulla anche la libertà, la volontà d'immergersi in una buona lettura.

Una sorta di asservimento dei reietti al potere che dà loro di ché vivere, salvo, poi, vedere comuni commissariati per infiltrazioni o contiguità mafiose, fa stare nell'inferno dell'ignoranza la maggior parte della popolazione. Ma questo non accade solo in Calabria!

In “Presa Diretta” un “dipendente” dei poteri nascosti così giustifica il suo atto di gratitudine al microfono del giornalista: “Come posso, quando mi chiama, rifiutare un favore a chi mi ha dato lavoro?”
http://aore12.blog
Giancarlo Siani

Cosa significa, si spieghi meglio. “Anche col voto”.

Insomma, i simboli sono importanti ma non importantissimi laddove regna la fame la disoccupazione e nessuna voglia di far crescere la cultura da parte di chi detiene il potere.
Che rilievo può avere l'accensione della macchina di Giancarlo Siani, giovane reporter ucciso dalla camorra per i suoi scritti su il Mattino di Napoli nello sfacelo totale di una Repubblica guidata da gente che per mantenere i conti dello Stato in ordine toglie il lavoro ai dipendenti pubblici e privati ma mantiene intatti i privilegi dei ricchi e affama il 90% dei cittadini?

Simili presupposti non lasciano spazio alla speranza checché ne dicano scrittori, intellettuali, politici che assediano gli schermi e i media.


mercoledì 10 ottobre 2012

Reggio Calabria, tutti a casa per contiguità mafiosa


E se Scopelliti avesse ragione?


Ieri sera, su rai news, Enzo Ciconte, conoscitore dei fenomeni malavitosi che infestano la Calabria e autore di numerosi libri sulla ‘ndrangheta, ha ricordato le radici storiche della malavita organizzata e le strategie che da sempre mette in atto per penetrare nelle amministrazioni locali. In sintesi, la ‘ndrangheta a Reggio Calabria e nella maggior parte di comuni province regioni e persino nello Stato, è presente, in varie forme, da sempre!

Santo Versace, imprenditore reggino, fratello dello stilista Gianni, scomparso qualche decennio addietro, si è detto rammaricato per l’onta che i reggini e la Calabria onesta sono costretti a subire. Versace auspica, motivandolo, l’intervento dell’esercito a fianco delle forze dell’ordine tradizionali. Insomma una militarizzazione del territorio.
Santo Versace, da ex ufficiale di cavalleria crede nella forza fisica, nella soppressione o sottomissione coatta dei cattivi pensieri, non nella cultura della legalità quale forma mentale acquisita volontariamente in ottemperanza ai sani principi del vivere civile.

Giuseppe Scopelliti, intervenendo energicamente all’assemblea del consiglio regionale di ieri sera, forse perché appresa la notizia in anteprima rispetto ai cittadini, ha invitato ad alzare la schiena. Dalle pochissime immagini televisive si è intuito che l’invito/rimprovero era rivolto ai presenti. Infatti, dopo, davanti ai giornalisti ha parlato di agguato politico.
Ora, se analizziamo quanto detto da Enzo Ciconte e da altri illustri e attenti osservatori, Scopelliti potrebbe avere ragione!

La ‘ndrangheta, ma parlerei molto più semplicemente di organizzazioni lobbistiche parassitarie che abitano in pianta stabile i palazzi delle decisioni importanti inerenti gli affari degli appalti dello Stato, è sempre contigua laddove si maneggiano soldi.

Nel Pirellone lombardo, nella giunta regionale della regione Lazio, in Puglia, Calabria, Veneto. Da nord a sud e viceversa, pur vestendo panni e ambiti differenti, affaristi privi di scrupoli si sono tuffati nei forzieri pubblici e li hanno prosciugati.

Perché scandalizzarsi se gli stessi effetti li troviamo a Reggio Calabria?

Contiguità mafiosa! Questa la formula adottata da Annamaria Cancellieri per motivarne lo scioglimento dell’amministrazione comunale. Contiguità riscontrabile nel 99% dei comuni sparsi in lungo e in largo nello Stivale.

L’interrogativo che dovremmo porci, piuttosto, è un altro! E cioè: gli amministratori politici sono stati all’altezza della situazione, hanno saputo governare e tutelare il bene comune? Sono stati attenti osservatori delle leggi repubblicane?, oppure hanno instituito una repubblica a statuto speciale affine agli interessi delle lobby che li hanno supportati durante le elezioni?

venerdì 18 maggio 2012

Denuncia e speranza di un Testimone di Giustizia

Mi è capitato tra le mani un libro dalla veste grafica banale che, a primo acchito, non suscita curiosità nel lettore. Copertina bianca con scritta centrale rossa tra due linee orizzontali rosse e agli estremi, verticalmente, due nomi dal cognome identico: in alto, Pino Masciari e sotto, in basso Marisa Masciari. Fratello e sorella? No, marito e moglie! È d’uso, in Calabria, che la donna sposata perda il cognome da nubile e acquisisca quello del marito. È una forma arcaica di sottomissione e di nuova appartenenza molto radicata nei paesi. La tradizione impone anche il perpetuarsi dei nomi dei capifamiglia, prima di tutto quello del nonno paterno che si trascina dietro anche “a ‘ngiuria”, il nomignolo, un’eredità indelebile!
Lo schema della copertina del libro sembra mantenere saldo il concetto antropologico appena espresso, ad eccezione del soprannome.

Il titolo “Organizzare il coraggio” e il sottotitolo “La nostra vita contro la ‘ndrangheta”, ha il sentore del “solito opuscoletto” scritto per accumulare “punti” in qualche club.
Lo apro e dopo qualche pagina la ridondanza di certi concetti evidenzia una sorta di ego mortificato e qualche sottile incongruenza nel ripetere ossessivamente fatti risaputi.
È una sorta di biografia di un imprenditore che per sfuggire al pizzo denuncia i suoi estorsori e divenuto testimone di giustizia entra nel programma dello Stato che tutela i cittadini.

Purtroppo, come documentano le cronache, il profitto attrae l’uomo di e in ogni latitudine, figuriamoci nella nostra amatissima terra, testimone di saccheggi, ricatti e sottomissioni.
Qui la ‘ndrangheta è una realtà! e l’imprenditore famelico che intende accorciare i tempi sa dove bussare.
Anche chi vuole stare lontano da certe realtà è condizionato dal pensiero attaccaticcio delle confraternite. E nel libro gli spunti non mancano.

giovedì 17 maggio 2012

Marisa e Pino Masciari, Organizzare il Coraggio

Ha le dimensioni di un tascabile e raccoglie alcuni anni di vita tormentati di un calabrese trascorsi da testimone di giustizia sballottato per l’Italia non sempre nei modi più consoni per una famiglia con due bambini piccolissimi sradicati dalla propria realtà.
Il concetto della famiglia è un tema ricorrente nel racconto-testimonianza di Pino Masciari, questo il nome del testimone di giustizia, autore del manoscritto, che racconta di sé, del suo lavoro, e del padre prima di lui, della sua passione per l’edilizia e dell’intimità familiare che si instaurava nei cantieri. Parla di un piccolo mondo antico fatto di onestà e di duro lavoro; della voglia di ampliare la piccola impresa artigianale di famiglia; della volontà di acquisire commesse importanti anche per offrire lavoro alla sua gente; Pino Masciari sogna in grande, e ci riesce! Vince appalti! Ma con la morte del padre si trova a dover fronteggiare le incongruenze territoriali, la piccola malavita organizzata, le famiglie di ‘ndrangheta che chiedono il pizzo del 3% e alcuni intoccabili che invece chiedono il 6%.

Più che un libro sembra di scorrere le pagine di un diario personale dove l’autore riversa amarezze derivanti dai soprusi e dall’arroganza del potere politico economico e imprenditoriale calabrese ma anche romano. Denuncia collusi, faccendieri, malavitosi e istituzioni. Ripete concetti e delusioni quasi come un tantra, qualcosa che lo aiuta a rafforzare il riscatto di una vita trascorsa da fuggiasco nei momenti di scoramento e quando tutto sembra perduto, quando anche lo Stato in alcune sue frange sembra deludere le aspettative, ecco spuntare i cittadini onesti che diventano gli amici di Pino Masciari e della sua famiglia e insieme a una moltitudine di gente comune quali i ragazzi del Meetup di Catanzaro, Torino, Roma, Ancona, Napoli, Bari si affiancano nomi conosciuti per l’impegno sociale: don Ciotti di Libera, il filosofo Gianni Vattimo, Angela Napoli, Gian Carlo Caselli, Beppe Grillo.

È un documento lucido, spietato. Uno spaccato sociale che, pur con i suoi lati oscuri, illumina le menti di chi vuole vedere la bellezza e “ORGANIZZARE IL CORAGGIO” per raggiungerla.

venerdì 13 aprile 2012

con il sindaco Lanzetta dalla parte della legalità

Quasi tutti gli esponenti dei partiti e delle istituzioni nonché personaggi della cultura si sono sentiti in dovere di essere a fianco della dottoressa Maria Carmela Lanzetta sindaco di Monasterace da qualche tempo sotto la mira della 'ndrangheta. Dopo varie pressioni intimidazioni e attentati la dottoressa decide di dimettersi dalla carica di sindaco. ma ecco la svolta, lo scatto civico che fa anteporre alla donna madre di famiglia il bene comune della collettività monasteracese alle paure e persino alla tranquillità sacrosanta che dovrebbe regnare nelle case, dopo una assennata riflessione la sindaco ritira le dimissioni! E proprio ieri mentre lei presenziava una conferenza stampa con il segretario del PD Pierluigi Bersani, riceve una telefonata dal marito che la rende partecipe dell'arrivo di una lettera minatoria. Minacce rivolte a le ai suoi familiari: ai suoi figli! E neanche questa volta ha ceduto!
Solidarietà doverosa a parte, che può, sì, dimostrare solidarietà e fortificare emotivamente la Lanzetta e la sua famiglia, c'è da chiedersi: quali interessi ha toccato e a quale famiglia 'ndranghetista, se di 'ndrangheta si tratta, ha pestato i piedi?
Un dato sembra essere certo:
La signora Lanzetta prima di assumere la carica di sindaco risulta essere stata una farmacista stimata e benvoluta da tutti a Monasterace.
Viene da sé che tutto il male che le sta cadendo addosso dipende esclusivamente dall'avere operato secondo i criteri e i poteri conferitegli dalla legge nell'espletare il ruolo di sindaco. È altrettanto ovvio, quindi, che al di là delle solidarietà di rito, lo Stato si faccia carico del problema 'ndrangheta o malavita come dir si voglia, ed estirpare il cancro sociale che ammorba e rovina l'immagine della Calabria con i mezzi consoni al caso.
Noi calabresi siamo stufi di essere associati dai media alla malavita e non alle bellezze della Calabria!

lunedì 2 gennaio 2012

dal carcere Morelli ribadisce la sua innocenza

''Mio caro, carissimo Franco, desidero innanzitutto ringraziarti ed esprimerti i miei più vivi sentimenti di gratitudine per la testimonianza di stima e affetto che hai inteso riservare alla mia persona oltre che per la vicinanza attestata alla mia famiglia. Grazie veramente dal profondo del cuore, Grazie.
Mai e poi mai avrei potuto immaginare che un giorno la mia esistenza si sarebbe potuta connotare di una vicenda così dolorosa, che però per alcuni versi diventa anche drammaticamente comica. Mi trovo, mio malgrado, ad essere protagonista inconsapevole di un film che non mi appartiene né per forma, né per contenuto (mafia, servizi segreti ecc.. ecc.. simili romanzesche storie sono lontane dalla infinitesima parte di cervello e di anima in modo siderale)''.

Così scrive Franco Morelli, il consigliere regionale del Pdl arrestato il 30 novembre dalla Dda di Milano nell'operazione 'Infinito', in una lettera indirizzata al leader del movimento Diritti civili Franco Corbelli. A renderlo noto è lo stesso Corbelli che esprime la ferma convinzione dell'innocenza del politico calabrese all'indomani del suo arresto.
Nella lettera, Franco Morelli, da cristiano fervente descrive la sofferenza, causata dalla vicenda che lo vede coinvolto, come una prova a cui Dio ha voluto sottoporlo e ribadisce la sua innocenza con una difesa puntuale e precisa che, in alcuni passaggi, è ''un vero attacco -spiega Corbelli- a chi ha, nel caso, approfittato della sua buona fede e cristiana disponibilità nell'accogliere tutti indistintamente''. 

sabato 19 novembre 2011

11 arresti a Reggio Calabria

Avvocati, commercialisti e prestanomi sono, secondo Giuseppe Pignatone, procuratore di Reggio Calabria, gli esponenti della “borghesia mafiosa” che hanno contaminato la gestione comunale della “multiservizi” reggina, adesso agli arresti: il commercialista xxxxxo, sua moglie, l’avvocato xxxxx, sua sorella xxxxxx e suo cognato, il commercialista xxxe i prestanomi della cosca xx i fratelli xxx e i figli di quest’ultimo, i gemelli xxx i fratellixxxx. E ancora i boss xxx. 
Il nome del governatore della Calabria, Giuseppe Scopelliti, non appare mai nelle 228 pagine dell’ordinanza di custodia cautelare che ha portato agli undici arresti, non in una intercettazione, non in un interrogatorio. È il suo «modello Reggio» a finire sul banco degli imputati e dimostrarsi, perciò, fallimentare perché da sindaco della città non ha vigilato sul passaggio delle quote azionarie dall’Ingest Facility Spa (100% Fiat), mandataria capogruppo dell’Ati che deteneva il 49% del pacchetto azionario di «Multiservizi». Nel 2006, l’Ingest è uscita dalla partecipata e la sua quota è stata rilevata da imprenditori privati che a loro volta hanno ceduto il 33% del 49% ai Rechichi, prestanomi dei Tegano. secondo gli inquirenti.

A questo punto e col senno del poi, c'è da chiedersi se un solo uomo, anche se politicamente illuminato, può governare simili ragnatele in una realtà fortemente contaminata da interessi economico malavitosi oppure c'è la necessità del coinvolgimento democratico dei cittadini a tutela del bene comune.

ps: gli omissis sono stati determinati dalla legge europea sulla privacy

sabato 9 luglio 2011

la fenice della politica rigenera mostri

Stesso tatticismo stesse facce in politica. Questo il nuovo che avanza. Gregari di ben noti personaggi politici che gestiscono i destini degli uomini e della terra occupano le platee di oratori che mettono la faccia per dare credito e consolidare castelli strapieni di demagogia inconcludente. Anche in Calabria è così! il giovane Salvatore Scalzo è tallonato da vicino da uno stuolo di facce note per avere ricoperto incarichi istituzionali e non fin dalla prima repubblica quando a far la voce del padrone era la DC. Gente incartapecorita che continua a governare la società nei modi consacrati dalla politica, che parla di legalità, lavoro, diritti, cultura, emancipazione e inserimento delle classi meno ambienti, solo per incantare i creduloni e mantenere il potere.
Come spiegare altrimenti la soppressione della Consulta per la legalità dallo statuto regionale calabrese ad opera della giunta Loiero?
La notizia, appresa stamane dall'editoriale di Paolo Pollichieni direttore del Corriere della Calabria, lascia sconcerto e amarezza proprio perché la sinistra, paladina di tutte le battaglie legali e sociali, depenna, forse inconsapevolmente, un ottimo strumento di legalità dai meccanismi regionali.
Ma niente paura! Di contro la commissione sulla legalità attuale ha dato fondo ai fondi per comprare chiodi, martelli e targhe da consumare sui portoni dei comuni calabresi per sentenziare un monito da brivido: qui la mafia non entra! E per gli 'ndranghetisti che non sanno leggere? Niente paura. Per loro un bel disegnino col divieto di accesso alle coppole con la lupara.

martedì 21 dicembre 2010

Governatori e Guide tra luci e ombre della cronaca politica

La cultura dell'etica per governare e annullare i comitati d'affari


Le accuse urlate non si placano nel paese e tutti sono alla ricerca del nemico da incolpare. Ognuno accusa l’altro di tradimento, di collusione con la ‘ndrangheta, di avere accettato o cercato i voti dei malavitosi, quelli che non fanno niente per niente e che al momento opportuno presentano il conto da pagare. La destra accusa la sinistra e il centro. Il centro dice di essere moderato e non vuole alleanze spregiudicate. Le indagini delle forze dell’ordine arrestano per collusione mafiosa esponenti politici calabresi che hanno portato moltissimi voti a Scopelliti. Ma la cosa che lascia perplessi è che il consigliere in questione ha ricoperto altri incarichi, ha gestito e governato il territorio reggino e anche le altre persone sono attivisti politici noti. Ora, a distanza di qualche mese dalle elezioni, salta fuori che:

Un consigliere regionale, del Pdl, e altre 11 persone sono state arrestate dai carabinieri in Calabria con l'ipotesi di accusa di condizionamento da parte della 'ndrangheta sulle elezioni regionali del 29 e 30 marzo scorso, vale a dire: il consigliere Santi Zappalà e altri quattro candidati nelle liste del centro destra: Antonio Manti, Pietro Nucera, Liliana Aiello e Francesco Iaria, tutti sospettati di avere ottenuto il sostegno della cosca Pelle in cambio della promessa di favori sono agli arresti.

Solo il consigliere Zappalà ha ricevuto quasi 12mila suffragi, non si sa quanti sponsorizzati dal Pelle ma pare che l’intervento della famiglia Pelle sia stato importante e, sempre secondo le notizie divulgate nelle ultime ore, (aggiungiamo che la sinistra è stata letteralmente stracciata e in quanto a preferenze ne ha ottenute pochissime) ciò potrebbe inficiare anche le altre candidature?

Se ciò avvenisse, il vuoto di potere governativo sarebbe preoccupante per la già fragile economia regionale. Stesso concetto per il governo centrale. Inutile sbandierare lo spauracchio delle elezioni anticipate, tanto si è visto il qualunquismo di certa gente che salta da un banco all’altro, si è visto persino Bondi fare il pianista alla camera dopo avere mostrato le altre facce della politica personalizzata.

Per finire: la borghesia mafiosa c’è sempre stata e sempre ci sarà a governare gli eventi e le masse incolte; come pure la manovalanza, quella che chiede il pizzo, uccide perché vuole soldi appalti e lavoro. Anche una grandissima maggioranza di cittadini vuole le stesse cose ma non uccide o intimorisce gli altri anche se costretta nella miseria dall'avidità altrui. Ecco, questo stato di cose deve sapere governare e modificare la politica. Le istituzioni sane dovrebbero essere più vigili; i politici veri dovrebbero esserlo!, per onorare il mandato degli ingenui che credono ancora in una società migliore, nella non utopia di Tomaso Moro, Campanella, nella figura pragmatica di Sandro Pertini.

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