1967. Erano passati 6 anni e ancora si ricordava con
sgomento la terribile sorte capitata ai ragazzi che scendevano da Soveria
Mannelli e Decollatura con il treno locale. Quel tragico giorno a ridosso delle
vacanze di Natale del 1961. Rimane scolpito nella memoria storica dei paese del
Reventino che videro perire una intera generazione.
Vacanze! che gli studenti attendono sempre con entusiasmo
per affrancarsi dalle fatiche della scuola e vivere senza stress i giorni
dedicati al SS Natale. E che quegli studenti non seppero mai quale sapore
potesse avere.
Il 1961 rimane indelebile negli annali regionali per l’immane tragedia.
Ed io avevo appena compiuto 15 anni. E conseguita la licenza
media frequentavo il primo anno all’istituto ercolino Scalfaro. L’ingresso
situato sulla piazza, solitamente affollato, quel 23 dicembre del ’67 ribolliva
di umori. I ragazzi più grandi urlavano slogan contro. Contro chi o cosa non lo
avevo capito. Poi qualcuno mi disse della ricorrenza funesta:
Quasi tutti pendolari, ragazzi sui sedici/18 anni, figli del
proletariato iscritti all’istituto cittadino che ha sede in pazza Matteotti in
Catanzaro: l’Ercolino Scalfaro. Sembra di vederli sul vagone e tra i sedili in
legno intenti a esibirsi in battute goliardiche e magari qualcuno alle prese
col “ripasso” per l’ultima interrogazione dell’anno.
E poi lo schianto! La carrozza di coda si sgancia dal locomotore,
e cade, trascinata dalla forza di gravità, in piena curva, sfonda
l’inconsistente inutile barriera e vola giù nel torrente della Fiumarella. 71
passeggeri muoiono. Pare, per colpa di un errore umano. Eccessiva velocità?
Manovra azzardata? Aggancio difettoso?
Conoscere il motivo del disastro non cancella la storia e
non torna in vita nessuno. La conoscenza è produttiva quando pone soluzioni
alle incognite e argina, per quanto possibile, i drammi sociali e individuali.
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