L’ambulanza è partita. Singhiozzando, l’ululato della
sirena, chiede strada. Non che ve ne sia bisogno. Nel quartiere a quest’ora, ma
anche nelle altre ore, si dormicchia.
I soliti podisti si fermano. Osservano l’ambulanza andare
via verso Catanzaro. Nessuno si chiede più chi sarà l’ospite all’interno della
macchina bianca con la croce segnata sulle fiancate. Da qualche tempo è
diventata una presenza continua. Solitamente arriva; si ferma sotto i portoni. I
sanitari scendono solerti, entrano nei portoni aperti. Salgono le scale e dopo
i primi soccorsi, vanno via da soli, altre volte caricano i malati nelle
ambulanze tra lo sgomento di chi osserva.
Ormai non fa nessuna impressione! La popolazione è
invecchiata.
Osservo il palazzone e non posso fare a meno di pensare a
quando, oltre quarant’anni addietro abbiamo lavorato per edificarlo. Eravamo giovani!
Qualcuno superava i 35/40 anni. Tutti entusiasti e con la prospettiva di poter
diventare proprietari di una casa in cooperativa stilavamo il capitolato d’appalto
e le relative ceramiche attenti a non sforare le direttive.
Le prime riunioni nei locali della cassa edile servirono per
avviare la formazione della cooperativa economica popolare in sintonia con le
direttive di legge. E poi, le iscrizioni dei singoli soci con le rispettive
quote: 500.000lire! cinquecentomilalire! E chi ce li aveva?! Tutti dipendenti. Proletari,
con un contratto sindacale delle diverse categorie, edili, ferrovieri,
metalmeccanici, poste, telecomunicazioni …, firmammo.
Passò qualche tempo prima della posa della prima pietra. Nel
1975 istituimmo la cooperativa. E i lavori, tra burocrazie lente e intoppi
logistici, furono consegnati nel 1980.
Il quartiere cresceva tra ulivi e fango; strade sterrate e
urbanizzazione essenziale, noi, Pionieri! Mossi dall’energia giovanile e
accomunati dalla passione sociale e politica, iniziammo un percorso di
socializzazione con Feste dell’Unità pubbliche, stand e relative riffe, musica,
comizi e proposte d’intenti. Non c’era ancora la chiesa e le messe si
celebravano nei locali condominiali alla domenica.
Non tutti avevamo il doppio stipendio in casa e molti
dovevamo fare spesso i conti in tasca. Essere oculati! Comprare l’essenziale. E
mettere da parte i soldi per le rate del mutuo, il condominio e qualche
imprevisto. Ma , tutto sommato eravamo positivi! Confidavamo l’uno dell’altro. Sempre
pronti al confronto e alle azioni solidali. Predisposti alla convivialità,
restano memorabili i ritrovi nei locali condominiali le tavolate chiassose: u
morzeddhu! I dolci casarecci. Il teatro. Le tarantelle. Gli incontri sociali e
politici delle donne dell’UDI catanzarese. E i tanti compagni che non ci sono
più: Franco Politano; Franco Ritrovato, Gianni Attanasio, Serafino Pesce e la moglie
Erminia, Nino Epifano, Franco Rania, Vassilis Wassilakakis e oggi un’altra figura
storica è andata a trovare la consorte deceduta da poco: Salvatore Saverino,
che adesso sarà affianco alla sua Titina, così, affettuosamente, la chiamavamo
quando necessitava il suo intervento sartoriale!
Tantissimi altri son stati amici, compagni e promotori
sociali del nostro complesso edile: Luigi Concolino, Federico Veraldi, e le
sorelle Concettina e Delia Sandulli, i marescialli Lecce e Tassone, Salvatore
Severino, Lino Vartolo … mi scuso per le dimenticanze dovute al dispiacere e
allo stato d’animo con cui mi sono messo a scrivere per una necessità tutta
umana. Non per magnificare qualcuno o qualcosa ma per sottolineare le
intenzioni che ci hanno spinto e dato forza negli anni, scusandoci per non
avere potuto fare di più.
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