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domenica 30 ottobre 2022

Tempo, amicizie, saperi acquisiti: feticci inutili o buoni insegnamenti?

 

Tra contraddizioni e guerre intestine trascorrono i giorni. I rapporti sono deteriorati anche negli aspetti semplici dei contatti giornalieri tra conoscenti. Gli sconosciuti o peggio gli stranieri sono visti come potenziali nemici.

Lo sgambetto o la pedata nascosta inopportuna è prassi. I decessi per cause naturali non lasciano spazio alla riflessione neppure quando il lutto è in casa.

Da tempo ormai assisto alla dipartita ineluttabile di conoscenti e amici. Alcuni sono andati da tempo ma i loro ricordo rimane vivo accompagnato da espressioni indissolubili dal loro aspetto fisico.

Eravamo convinti di fare baldoria e festeggiare la riuscita con belle donne e champagne e siamo finiti a pugnette e gassose”. Questa frase goliardica ma molto esaustiva nel descrivere amarezza per le aspettative deluse riposte in un progetto a cui si teneva molto la ripeteva un carissimo amico: Quirino Ledda. Bastava questa simpatica frase per risollevare il morale frantumato dalle avversità momentanee del sogno infranto ma che anticipava l'analisi e contestualizzava l'esito negativo dell'azione.

sabato 1 giugno 2019

QUANDO LA SINISTRA DIMENTICA

I braccianti in Calabria è una raccolta di fotografie scattate in Calabria tra il 1970 e il 1980 da Ledda e Veltri. Foto rigorosamente in bianco e nero.

La raccolta con la prefazione di Saverio Di Bella e la collaborazione di Quirino Ledda, all'epoca consigliere regionale del pci e vicepresidente della regione Calabria, e Filippo Veltri, giornalista de “l'Unità “, insieme con la passione della fotografia testimoniano il fervore politico nonché spaccati di vita quotidiana nelle campagne e nei paesi calabresi.

Dieci anni di lotte dei braccianti, dei forestali, dei giovani e delle donne per una Calabria diversa. Si legge in quarta di copertina.
Immagini che testimoniano grandi mobilitazioni unitarie ma anche momenti di vita familiare contadina e operaia. Dieci anni di storia sono raccontati per immagini e testimoniano la crisi economica e sociale della regione che avrebbe dovuto essere parte attiva della “questione meridionale”. Una regione che non seppe utilizzare le risorse e rinascere dalle proprie ceneri a nuova vita.
A spulciare oggi quelle 94 pagine sembra che tutte le sofferenze patite dai lavoratori e le proposte d'intenti urlate nei cortei e nelle piazze dai leader politici e di categoria siano stati vani.


Siamo caduti nell'ennesima barbarie culturale.
A sentire i nuovi leader politici pare che le maestranze, la mano d'opera in generale, non copra un ruolo importante nell'economia nazionale e globale. Negli schemi mentali dei politici e delle lobbie c'è al primo posto l'azienda e gli imprenditori coi rispettivi investimenti. Sarà per questo che a Taranto si continua a morire?

La cosa strana e inaccettabile per quanti hanno seguito e combattuto le ingiustizie sociali sta nella nuova linea dei dirigenti del pd, cioè di quelli che avrebbero dovuto essere il “nuovo” del partito di sinistra in Italia legato ai sovietici. Un partito laico e poliedrico che, oltre alle tutele dei cittadini avrebbe dovuto inglobare le necessità degli imprenditori. Non più muri tra i due sistemi, niente barricate frapposte tra lavoratori e padroni ma proficue collaborazioni per il bene comune.
Dopo la caduta del muro di Berlino la cortina di ferro e la guerra fredda tra usa e urss, in Italia e nel resto d'Europa necessita rinnovare le menti, espandere le risorse sociali, economiche e culturali senza però dimenticare i tantissimi martiri caduti sulla strada delle conquiste sociali per la tutela dei lavoratori.

giovedì 5 gennaio 2017

Davanti casa di Quirino

Davanti casa di Quirino.



Vi sono altri punti di riferimento chiari come la chiesa, il macellaio e persino il mio vecchio studio eppure la prima cosa che è venuta alla mente è la casa di Quirino. Un appartamento in cooperativa edilizia costruita in economia popolare a tasso agevolato ed a società indivisa.
È uno di quei palazzoni sorti agli inizi degli anni ottanta a sud di Catanzaro in una zona di campagna: un terreno argilloso coltivato a ulivi e ortaggi, destinato, dal piano regolatore cittadino, a zona di edilizia popolare.

Il nuovo quartiere avrebbe dovuto essere la Catanzaro due, nome preso in prestito da qualche politico di allora dalla più conosciuta zona del nord: la Milano due di Berlusconi.

Le cooperative erano costituite per lo più dai vari organismi legati alle realtà consociative sindacali e politiche, nonché da privati cittadini che inseguivano il sogno della casa di proprietà a prezzi accessibili.

Fu qui che scoprì il lato privato del “compagno” Quirino. Prima, un sindacalista conosciuto in cgil, dirigente stimato e in seguito un politico indipendente di sinistra eletto nelle fila del pci per la politica regionale della Calabria.

giovedì 31 ottobre 2013

come eravamo: I Braccianti in Calabria, di Ledda e Veltri

Dicembre 1983; da appena un mese è uscito il libro di Quirino Ledda e Filippo Veltri:
©aore12blog

I braccianti in Calabria” è la testimonianza storica difficilmente fruibile sui media massificati ma circoscritti dagli interessi del capitalismo, dei latifondisti e dalle forze politiche avverse che, in quegli anni, detenevano il potere politico.

La raccolta, con prefazione del prof. Saverio Di Bella, copre uno spazio temporale che va dal 1970 al 1980 raccontati attraverso 140 scatti degli autori, immagini in bianco e nero di vita quotidiana e di lotta per i diritti sociali.

Quirino, all'epoca, ricopriva l'incarico di consigliere regionale del PCI in Calabria, con alle spalle un passato di segretario della federbraccianti cgil calabrese.

Filippo Veltri era un giovane giornalista, redattore dell'Unità. Ha scritto anche per il Giornale di Calabria e il quindicinale “questa Calabria”.

Entrambi appassionati di fotografia regalano scatti pieni di pathos di un mondo ormai, per i più, morto. Consigliatissimo, comunque, alle nuove generazioni ed a quanti hanno resettato la memoria e rimosso sofferenze e sogni dei calabresi contaminati da sano sciovinismo e un pizzico di enfatica demagogica certezza ugualitaria.

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