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lunedì 12 giugno 2017

Arte contemporanea open, installazioni interattive

Al marca, al musmi, nel parco della biodiversità in Catanzaro.

Arte in trincea.

Coprirsi e attaccare. Difendersi. Stare in trincea. Per paura o preservazione si erigono muri mentali e materiali per delimitare spazi
L'installazione posta nella piazzetta del parco della biodiversità in Catanzaro, già magnifico museo d'arte contemporanea, collega idealmente i percorsi esistenti nel museo storico militare “musmi” che fa da quinta al suggestivo muro fatto di sacchi.
Due gli accessi. O le uscite.
Dietro il muro fatto di sacchi si paventa l'imprevisto.
Inusuali strutture semoventi composte da Lingue di alluminio ricurve danzano attorno a nuclei traslucidi. Una sola struttura è bianca! Le altre, pur monocrome, scure, dalle superfici butterate, riportano alla mente le sinuose linee danzanti di Cezanne.
Danzatrici del tempo muovono passi estatici.
La materia si dissolve. Trasmigra.

Al centro del labirinto l'installazione proietta verso l'alto forme danzanti in continuo movimento. Vestali. Spose del pensiero positivo avvolgono in sinuose forme sfere tirate a specchio.
E tu sei lì. Catturato/a. Parte di un attimo. La tua immagine, riflessa nel mondo onirico, danza. Le lame la avvolgono. L'abbracciano. Come a proteggerla.
Rapiscono la materia. Rimane il pensiero. L'astrazione. La concreta astrazione materica.
Il pensiero è teoria visiva. Manu-fatto di spazi vuoti delimitati e avvolti dalle lingue danzanti traslati in spazi altri. Guardiani del tempo. Materia de-strutturata. Sospesa.

All'interno del labirinto mentale il percorso è breve. Sogno e realtà. Nelle insenature del tracciato, protette dalla barriera di sacchi colmi di sabbia e incastrati uno sull'altro per attutire i colpi nemici, gli assemblaggi poliedrici interagiscono.
Posizionati su piedistalli bianchi. Le strutture cambiano aspetto.
Se spinte dolcemente. La danza ha inizio.

L'arte deve essere protetta? La bellezza  È sotto assedio?

sabato 26 luglio 2014

Catanzaro, il MARCA chiude?

L'altra sera al Marca si è parlato di ricordi. Di come eravamo e del clima culturale che si viveva in città negli anni '70. Si sa, i ricordi amplificano e sublimano persone e cose sull'onda dell'emotività personale. La sfera amicale influenza i giudizi magnificando i conoscenti legati da amicizie profonde e, strategicamente, oscurano gli altri, gli avversari.
Il rischio di alterare o minimizzare le faccende sopite nei meandri del tempo passato è in agguato.



Se poi si tenta di riprendere e proporre in chiave contemporanea la ricostruzione “storica” degli eventi culturali passati, inevitabilmente, l'emotività e l'affetto nei confronti di alcune persone, a volte condite di opportunismo, diventano fantasmi, oleografie oniriche da proporre come reali, o come opportunità mancate.

A Catanzaro, come in mille e una città e nelle periferie terrestri, a memoria d'uomo, è sempre accaduto e continuerà a succedere che qualche evento diventi memorabile a condizione che influenzi e trasformi le menti e li proietti su nuove dimensioni esistenziali, apra, in sintesi, nuovi scenari lessicali.

In pittura lo spartiacque tra il classico e le avanguardie, la rottura netta tra i due modi artistici di comunicare può essere identificato nella nuova visione impressionista.
Il 1850 è una data cruciale. Da quel momento storico in poi le avanguardie rompono gli schemi accademici. La visione è ricerca personale. È movimento. Azione proattiva contaminata e contaminante dell'esistente. Ed in Catanzaro c'è chi fa ricerca da oltre quarant'anni con occhi e cuore nella storia per decifrare il presente! Mimmo Rotella è stato uno di questi ma per essere apprezzato testimone del tempo è dovuto andare via da Catanzaro.

giovedì 24 luglio 2014

gli anni 70 e le avanguardie al marca di cz

Gli anni settanta sono gli anni della giovinezza di gran parte del pubblico seduto nel cortile del MARCA un tempo di proprietà provinciale dell'ente sordomuti adibito ad istituto riabilitativo per sordo muti e con annessa tipografia ed ora museo espositivo di arte contemporanea.
mario parentela, alberto fiz, wanda ferro

Wanda Ferro è soddisfatta del lavoro svolto in questi anni e auspica ancora lunga vita al sito e non vada persa la fatica fin qui fatta dal suo entourage e dal tecnico Alberto Fiz curatore degli eventi.

“avremmo potuto, politicamente, guadagnare più consensi, dando a chiunque la possibilità di esporre per dieci giorni ma abbiamo preferito la qualità artistica degli espositori...!” dichiara la ex presidente della provincia di Catanzaro Wanda Ferro. 

I componenti del complesso musicale hanno tutti i capelli bianchi tranne la cantante che li ha rossi. Fanno dell'ottima musica e Tonino LaSalvia, anche lui dal passato artistico (dipingeva) ha una voce blues accattivante. Il salto temporale è immediato sulle note di “Georgia” e riporta gran parte di noi ai mitici anni della nostra giovinezza.

Musica, filmografia, arte. Questi i temi trattati ieri sera al Marca.

L'amarcord di provincia snocciola quanto è stato fatto quarant'anni addietro in fatto di avanguardie artistiche.
Sono citati il regista Amelio e l'artista Mimmo Rotella.
C'è anche chi vanta la primogenitura del giornale “Il Manifesto”. Intuizioni geniali che, purtroppo, non sono riuscite a fare emergere e divulgare la creatività e le intelligenze locali oltre i confini cittadini ad eccezione dei “migranti” Rotella, Amelio, un po' De Seta, Mario Foglietti e qualcun altro che adesso mi sfugge. Impossibile, per me, dimenticare Papaleo, poeta e giornalista controcorrente. Ed a proposito di primogenitura, anche Papaleo ebbe l'intuizione di titolare il suo foglio a tiratura cittadina e perciò limitata “l'Opinione” prima della testata a diffusione nazionale che ovviamente denunciò per plagio. Lui denunciava senza timori le contraddizioni politiche e culturali della città senza fare sconti a nessuno.
Papaleo scrisse di una mia esposizione degli anni 70. Ricordo quando mi chiese una tela 50x60 per tenerla esposta nella vetrina del negozio “Stefania” gestito dalla moglie sul corso Mazzini che gli donai volentieri.

Bei tempi...

"retro polimaterico"

venerdì 13 aprile 2012

Evan Penny scultore iperrealista geniale?

Camminando per la città un manifesto pubblicitario cattura la mia attenzione, e questo, dal punto di vista del marketing è importante!, mi avvicino per osservare meglio e capire di che si tratta.
Altri manifesti attaccati sopra lasciano trasparire qualche lettera, mezzo viso schiacciato e deformato dalla lente degli effetti speciali.
È senza dubbio un ritratto, penso.

Più tardi sul giornale un articolo mi svela l'arcano: “al marca di Catanzaro il genio di Evan Penny”.

40 sculture lavorate in digitale e poi terminati con la minuzia del particolare, forse sintomo di una psicosi latente nell'uomo che cercava il perfetto nell'imperfetto o forse la sindrome feticista di certa cultura che evince nei particolari, in questo caso i capelli e i peli del corpo, il passaggio del tempo sulle teste.

aore12Iperrealismo distorto quello di Evan Penny, artista sudafricano residente in Canada che fa parte della scuderia Sperone Westwater di New York insieme ad altri artisti delle ultime tendenze come Andy Warhola, Moore, Accardi, Boetti, Fontana, Manzoni, tanto per ricordarne alcuni, ed è opportuno ricordare anche l'operato di questi ultimi, condensabile in contestazione e sovversione delle poetiche del '900. Hanno dissacrato e sovvertito il concetto che l'opinione pubblica e alcuni addetti ai lavori avevano dell'arte e dell'operazione artistica. Erano andati oltre all'oggetto in sé e alle sue forme; oltre l'impatto emotivo.

Evan Penny realizza figure umane; in alcuni casi sono assimilabili ai prodotti cari agli iperrealisti, maniacalmente più reali della realtà; in altri sembrano frutto della memoria e della percezione soggettivizzata come se li vedesse da dietro lenti ottiche deformanti.

Penny adopera le tecniche digitali per realizzare i suoi lavori e in seguito aggiunge i particolari con precisione maniacale.
creta, gomma e silicone dipinti e trattati con gli stessi effetti speciali dello spettacolo quali borse sotto gli occhi per evidenziare le occhiaie, rughe, capelli, persino gli abiti fa realizzare su misura. Un lavoro che richiede molto tempo e pazienza.
Penny lavora anche per il cinema e si occupa degli effetti speciali visto l’uso che fa di creta e silicone.
aore12

Ecco un modo semplice per diffondere la cultura della disinformazione e contrabbandare i linguaggi kitsch della cultura americana contemporanea in linguaggi alti pregnanti di poetica visionaria.
Cosa dovrebbe trasmettere la mania ossessiva di Penny ai visitatori?
Se per un attimo paragoniamo il suo lavoro alla statuaria greca (vedi bronzi di Riace, IV, Vsec.a.c.)  questa, sì, priva delle tecniche digitali di ultima generazione ma ricca di fascino e artigianalità creativa storica in grado di sbalordire i visitatori del museo reggino, verrebbe da rispondere che non ci cambia o amplia nessun orizzonte. Lavori banali, intellettivamente poco apprezzabili, anche se faranno nascere negli ingenui qualche esclamazione di meraviglia. Ma non è la sensazione epidermica, l'imprevisto che trasforma in linguaggio alto la mediocrità dozzinale di una presunta arte definita pop.

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bronzi di Riace, guerriero A e B

lunedì 12 marzo 2012

Mario Parentela al marca di Catanzaro

Mario Parentela "colonna sonora"


Un signore dai capelli bianchi e la bocca sigillata da una striscia nera guarda tre pile di vecchi dischi in vinile posizionate a triangolo su una pedana. Più in là strumenti a fiato e improbabili spartiti ingombrano ipotetici spazi dedicati alla musica bandistica.
Il signore dai capelli bianchi e dalle labbra sigillate ha uno spazio nel museo marca di Catanzaro fino al 1° aprile non per presentare il suo pesce d'aprile neo dada agli estimatori e amanti dell'arte ma per proporre letture differenti del fare umano, osservare in silenzio i rumori inutili del mondo. Fare il punto sulla situazione artistica e ascoltare in religioso silenzio le sensazioni traslate dai canali internazionali ai locali legati e condizionati dalla parola dal suono e dall'immagine.

Lui sta lì e sembra dire: non parlo più con chi non è all'altezza della situazione con chi apre la bocca e fa uscire fiato insensatamente. Ciononostante non ha un'espressione sorniona né si dimostra infastidito o scandalizzato. Forse spera o aspetta di vedere assurgere a musica i rumori inutili degli stolti.

Il signore dai capelli bianchi è Mario Parentela. Artista catanzarese che ama sperimentare.

Nella rassegna corrente dal tema “colonna sonora” Mario Parentela pare voglia far assurgere l'oggetto a metafora della parola insipiente. Lo si evince dagli strumenti a riposo, in attesa dei musicanti sul palco del paese allestito a corollario dei festeggiamenti   patronali.
Anche i 15 metri di percorso, disseminato di briciole audiovisive, riporta alla metafora di Pollicino.
Un Pollicino adulto che osserva con occhi da bambino le scorie dei grandi. Non a caso le particelle che compongono lo “spartito” parenteliano suggeriscono qualcosa di familiare. Essi sono (gli audiovisivi) la risultante storica della presenza umana che nel segnare i flussi e riflussi del pensiero contemporaneo da testimoni del percorso evolutivo tecnologico degli ultimi anni si trasformano in monito. un monito benevolo che induce a
astenersi dalla parola quando inutile e nel contempo evitare di essere vittime dei rumori inutili! (questo sembra voler dire l'artista con le sue installazioni) E bene fa il saggio a isolarsi nell'alveo del silenzio catartico fino a giungere, attraverso la rivisitazione poetica dell'oggetto, al gioco e alla creatività ri/trovata!

ph courtesy Anna Lauria©

giovedì 16 dicembre 2010

catanzaro, al marca ennesima esposizione esterofila

Al marca l’ennesima esposizione esterofila a partire da sabato prossimo.
Eppure il tema portante della mostra tratta di comunità! Una comunità virtuale circoscritta!, che lascia fuori dal circuito espositivo e quindi propositivo gli artisti catanzaresi e pone la Calabria e quanti operano nel campo della cultura nel ruolo di semplici spettatori e non fruitori attivi di un mercato culturale giacché mancano i confronti diretti tra intelligenze locali e conquistadores dei siti museali nonostante il fecondo humus culturale esistente in loco.
Gli organizzatori dell'evento parlano di aggregazione a sproposito dati i fatti appena accennati, perciò ricordo agli amministratori locali e ai curatori della mostra di prestare maggiore attenzione alle intelligenze creative calabresi in virtù del fatto che siti e risorse economiche sono calabresi.

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