"per le strade di Gaza è festa quando si ha del cibo" |
È davvero il caso di fare festa. Brindare a chi sta male e consolarci perché non è toccato a noi. Tra territori devastati dai bombardamenti e popoli che muoiono di fame per colpa di capipopolo determinati a imporre i propri voleri noi continuiamo a sonnecchiare apatici.
Non ci disturba niente. Le decisioni del governo che dovrebbe rappresentarci ci sembrano lontani eppure determinano la nostra quota di sensibilità sociale e culturale.
Fin ora ho cercato di tenermi alla larga da determinati casi di quotidiana dis-umanità. Non per una sorta di qualunquismo endemico ma per estremo pudore e rispetto nei confronti di chi è costretto a sottomettersi per paura e disinformazione, per evitare di alimentare faziosità, nel rispetto dei sottomessi costretti alle genuflessioni quotidiane per sopravvivere.
Anche se cruenti, bestiali, alcuni episodi di violenza collettiva preferisco elaborarli nell'intimo inviando anche pensieri di solidarietà ai familiari coinvolti nei drammi esistenziali. Non amo cementificare camei e incensare chi è vittima del destino!
Adesso, però, una domanda al governo è obbligatorio porla:
non è bastata la cronaca che ha narrato al mondo le torture e l'uccisione di Giulio Regeni?
Come può una mente politica insabbiare l'intera vicenda, se non tutta la realtà, purtroppo, delle politiche sociali ch'è disseminata l'Egitto?
Può, una democrazia come la nostra considerare l'Egitto paese sicuro?
Eppure la Farnesina dice di no!
Che pensare? Che vi siano interessi a noi sconosciuti? Oppure la ripicca politica della destra al potere che sculaccia la sinistra?
Intanto, mentre le alte sfere perdono del tempo prezioso, utile per risolvere casi umanitari, Netanyahu continua a ammazzare innocenti e intimorisce pure le forze dell'ONU, Unifil e giornalisti non asserviti che sono d'istanza nei territori resi incandescenti dall'odio di una parte determinante di un popolo che ha sofferto sulla propria pelle la pazzia di un despota.
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