Il prato ricoperto di figlie secche veste i colori dell’autunno. Nel sottobosco, tra le felci, s'intravede una palluzza biancastra. Scostò con il bastone ricavato da un ramo di castagno le foglie secche e, l'ovulo, ancora chiuso, sembra essersi riparato sotto il cappello rosso, spuntato qualche ora prima.
È tempo di funghi. La zona è rinomata per la prolifera produzione di porcini, rositi e ovuli. I cercatori di funghi bravi, con alle spalle anni di esperienza tra quei boschi, riempiono i panieri in mezza mattinata. C’è anche chi riesce a trovare qualche tartufo.
Per me, che non sono un professionista ma un appassionato camminatore l’importante è, appunto, passeggiare. Amo osservare la natura. Con sguardo indagatore scruto i sentieri, la vegetazione e gli alberi.
Una sorta di grande scodella è attaccata al tronco di un vecchio tiglio.
Ha un aspetto poco raccomandabile lo strano fungo.
È un ganoderma di colore grigiastro. Più in alto, proprio sopra, un altro fungo dai colori bruni, quasi neri è frantumato.
I locali la chiamano “nasca”. Non è un fungo pregiato.
Ha però altre qualità il fungo parassita che predilige il legno per crescere. Opportunamente trattato è un ottimo integratore indicato per potenziare il sistema immunitario. In oriente, il cugino, chiamato reishi, è usato da millenni per le sue proprietà terapeutiche. Migliora il metabolismo ed è un ottimo tonico per il cuore.
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